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8.0/10
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<b>Attenzione! Possibili spoiler sulla trama</b>

"Elfen Lied" è un anime giapponese prodotto fra il 2003 e il 2004 sotto supervisione e regia di Mamoru Kanbe, già noto per aver diretto la produzione di "Card Captor Sakura - Pesca la tua carta Sakura". L'anime è completamente basato sul manga omonimo, edito fra il 2002 e il 2005, dell'autrice Rin Okatomo, precedentemente collaboratrice anche per il franchising giapponese Bandai. "Elfen Lied" è una serie televisiva composta di 13 episodi e un OAV a parte, che per i suoi temi e contenuti (come il nudo e la violenza) è stato classificato seinen.
Pur essendo un prodotto ormai quasi vecchio di 10 anni, "Elfen Lied" è riuscito a farsi strada fra moltissimi altri lavori, diventando un titolo noto più o meno ad appassionati del genere e non. A testimonianza di questo, anche se abbiamo dovuto aspettare anni, già da ottobre 2012 anche noi Italiani possiamo finalmente acquistare il manga in versione originale in tutte le fumetterie, grazie alla Panini, che capendo il valore del prodotto l'ha lanciato sul mercato al modico prezzo di 6,50 €.

Comunque, parliamo un po' del titolo vero e proprio. "Elfen Lied" è un anime raro o forse unico nel suo genere. La storia gira intorno alla giovane Lucy, una mutante della razza umana detta "diclonus", ovvero un essere dotato fin dalla nascita di un certo numero di braccia invisibili chiamate vettori, che può sfruttare a suo piacimento potendo controllarle proprio come gli altri arti. La storia inizia proprio con la fuga di Lucy dal laboratorio in cui per anni e anni era stata rinchiusa, con la certezza di essere un diclonus, data la presenza delle piccole corna caratteristiche di questi mutanti, sulla sua testa. La creatura sfrutta l'incompetenza delle guardie per riuscire finalmente a fuggire dalla sua gabbia, lasciando dietro di sé una scia di cadaveri maciullati e sventrati grazie proprio agli invisibili vettori dalla forza inimmaginabile. Ma proprio quando la ragazza pensa di essere libera viene ferita alla testa da un colpo di pistola che distrugge la sua maschera utilizzata per controllarne i sensi, ma le causa anche una perdita della memoria che sfocerà in uno sdoppiamento di personalità. Viene trovata sulla spiaggia da due giovani cugini, Kota e Yuuka, che decideranno di prendesi cura di lei. Kota però ha come la sensazione di non trovarsi per la prima volta faccia a faccia con questa ragazza senza memoria, e presto si renderà contro che quella faccia dolce che riesce solo a dire "Nyyyu" porta in sé il più terribile dei segreti. Comunque Lucy non è l'unico mutante diclonus conosciuto sulla Terra, e nel corso del manga vedremo l'apparire di Nana, diclonus di età sconosciuta e completamente sottomesso ai ricercatori, e Mariko, figlia di uno dei ricercatori del centro, e con un numero di vettori maggiore rispetto agli alti esemplari.

L'anime, comunque, dall'episodio 1 al 11 segue perfettamente la trama del manga, mentre successivamente prende un andamento diverso e presenta un finale alternativo, a causa del fatto che la produzione dell'anime ebbe inizio ben un anno e mezzo prima della fine del manga, mancando infatti anche di alcuni personaggi presenti nell'opera cartacea. Come dicevo all'inizio, "Elfen Lied" non è un manga/anime qualsiasi da analizzare, per la sua ricchezza di tematiche e per il fatto che tocca moltissimi generi. Se spogliato infatti dello splatter dei combattimenti e degli elementi fantastici che ruotano attorno alla figura dei mutanti, "Elfen Lied" si riduce a un classico anime harem in cui il ragazzo impacciato e sbadato della situazione si ritrova la casa piena di belle ragazze, tutte invaghite o perdutamente innamorate di lui. All'aspetto harem si va a sommare uno strascico drammatico che caratterizza il clima di ogni episodio: si passerà dalla semplice cotta più o meno non ricambiata di Yuuko al passato fatto di abusi fisici e pedofilia della piccola Mayu, scappata di casa e nullatenente fino all'incontro con Kota. Al dramma dei "buoni" si aggiungono i drammi degli antagonisti (che poi si possono definire tali fino a un certo punto): un ricercatore che perde sua moglie a causa di un parto che darà alla luce proprio una mutante diclonus, la piccola Nana che ormai sottomessa subisce abusi e torture giustificate come esperimenti scientifici, e la piccola Mariko, figlia proprio del ricercatore Kurama, che dopo essere stata rinchiusa fin dalla nascita massacra chiunque si trovi sulla sua strada alla ricerca del padre. Ed è proprio qui, da questo clima di drammatica disperazione che nasce l'elemento splatter dell'anime. Se queste creature diclonus si ritrovano a essere fin dalla nascita considerate abomini da tenere rinchiusi e maltrattati, cresceranno con un senso di disprezzo verso il genere umano che è più che una giustificazione alla loro sete di sangue. I vettori infatti non nascono come un'arma di distruzione e omicidio, ma bensì come nuovi arti evoluti, che diventeranno però alla fine l'unica arma in grado di difendere le mutanti. Lucy più di tutti, poi, è purtroppo un essere ancora diverso rispetto alle altre diclonus: questa specie nasce a causa di un virus che è trasmesso dal padre al momento del concepimento e che farà nascere esclusivamente bambine diclonus sterili, le Silpelit, che crescono rapidamente quanto i vettori. Lucy invece è considerata, come per esempio negli insetti, una "regina", ovvero colei che cresce come un'umana e può procreare come un essere umano normale. Da qui la sua importanza, perché tenendola sotto controllo potrebbe essere usata come macchina di produzione di diclonus che, controllati, diverrebbero armi di distruzione. I diclonus però sono anche maschi, e il direttore del progetto, esso stesso mutante, ne è la prova. Insomma, tutti questi singoli elementi, sommati insieme e affiancati da scene di sangue e violenza gratuita, di cui spesso sono vittima dei bambini, creano le basi per lo sviluppo della storia dei diclonus. Ma tralasciando un attimo la trama, vorrei passare a un analisi un po' più precisa della grafica dell'anime. Realizzato in stile anime shoujo, esso vede l'uso di colori sgargianti, quindi non delicati, come il rosa quasi fucsia dei capelli di Lucy e compagnia, e questo ci dà già la conferma che le scene non saranno affatto diminuite di violenza o drammaticità. Lucy risulta, nei suoi momenti di lucidità, il perfetto ritratto di un'efferata assassina, ma diventa quasi irriconoscibile nei panni di Nyuu, tutto grazie semplicemente alle faccine dolci e agli occhioni della sua seconda personalità.

Troviamo quindi uno stacco vero e proprio, che quasi ci mette davanti a due personaggi. Queste "corna" d'osso, che sembrano quasi delle orecchiette di gatto, invece di renderle temibili, le rendono quasi carine e amorevoli, e il fatto che queste diclonus siano quasi tutte bimbe o comunque abbiano sembianze infantili rendono ancora di più lo strappo che prova lo spettatore quando si ritrova a vedere tenere bambine dall'aria delicata e quasi dolce che si trasformano in beste e feriscono, venendo ferite a loro volta. Prendiamo ad esempio il caso di Nana, favorita del signor Kurama, che lei stessa considera suo padre: essa desidera solo essere amata e benvoluta dal padre, ed esprime il desiderio di avere "il fiocco che ha addosso" lo scienziato, usando poi la cravatta come cerchietto per capelli. Da qui ne viene fuori un personaggio tenero, ma poche scene dopo la ritroviamo a voler uccidere a tutti i costi Lucy e la vediamo piano piano perdere le dita, gli arti e ritrovarsi completamente mutilata, in una sequenza animata che non risparmia nulla allo spettatore.
Insomma, quest'anime si basa sulla dualità: bambine dall'aspetto tenero che fanno a pezzi esseri umani, il killer che va alla ricerca della diclonus Lucy che viene salvato dalla diclonus Nana, gli abusi sui mutanti rispecchiano gli abusi sessuali e la pedofilia nei confronti di Mayu, ragazzina qualunque, una Lucy divisa fra una personalità tenera e totalmente indifesa, e la sua reale mente che ricorda di continuo i maltrattamenti subiti, i suoi primi omicidi, e la contraddizione più grande di tutte: Kota che si ritrova a vivere, ospitare e probabilmente amare l'assassina della sua sorellina e di suo padre.

Questo è un anime, insomma, di domande su cosa sia l'amicizia, su fin dove può arrivare l'amore genitoriale e non, su quanto davvero la scienza non abbia più freni né paletti anche se a farne le spese sono delle vite, su cosa realmente sia giusto o sbagliato. Di risposte "Elfen Lied" non ne dà, perché dopotutto è solo un anime, ma dà comunque un sacco di spunti e di domande su temi che non sono così lontani da noi: non vivremo nell'epoca degli esperimenti sui diclonus, ma viviamo in quella delle sperimentazioni su feti umani, animali e traffico di esseri umani. "Elfen Lied" è veramente un titolo che secondo me merita tantissimo, sotto tutti i punti di vista appena toccati e anche se non si è estimatori del genere splatter/drammatico. Do un 8 all'opera semplicemente perché avrei gradito un finale un po' meno aperto e perché gli spunti medico-fantascientifici erano buoni ma sono stati sviluppati pochissimo e sprecati.
In conclusione consiglio a tutti di provare a guardare quest'anime, o comunque a leggerne la sua versione cartacea (che però comunque è diversa), perché è un'opera che al contrario di molte altre ha più di un valido motivo per essere considerata così ineguagliabile.