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10.0/10
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E' giusto seguire le direttive del sistema pur mettendo da parte la propria etica personale? E' possibile stabilire un modello di giustizia che sia equo e universale? La creazione di una collettività perfetta è destinata inevitabilmente alla soppressione del libero arbitrio?
Sono queste le tematiche presentate in "Psycho-Pass", anime scritto da Gen Urobuchi e prodotto da Production I.G.

La storia è ambientata in un ipotetico futuro (più precisamente nel 2112), in un distopico Giappone ove la società si avvicina molto a quella rappresentata in "Minority Report"; una società in cui i progressi tecnologici hanno reso possibile misurare e monitorare con precisione lo stato mentale, la personalità e le disposizioni delle persone, usando lo "Psycho-Pass". Quest'ultimo viene usato anche per valutare le probabilità che una persona commetta un crimine, misurandone il "Coefficiente di Criminalità": quando questo valore supera un determinato limite, interviene la sezione anticrimine della Pubblica Sicurezza, formata dagli Agenti, criminali latenti il cui compito è catturare altri criminali e dagli Ispettori, ufficiali di polizia che monitorano e dirigono le loro azioni. Ispettori e Agenti possono intervenire usando le Dominator, particolari pistole che possono variare il tipo di colpo in base al tipo di bersaglio (si disattivano di fronte a persone con coefficienti bassi, stordiscono in caso di coefficiente medio, sono armi letali per i criminali con alti coefficienti).

Le atmosfere dark lasciano intendere fin da subito ciò che va a palesarsi ancor di più con la messa a nudo della psicologia dei personaggi: similmente alla Londra rappresentata da George Orwell in "1984", ma con assai meno totalitarismo, è evidente il contrasto tra la ricerca utopica di una società strutturalmente perfetta e la cruda, spietata realtà, una realtà in cui la popolazione è schiava di un sistema oppressivo che giudica le masse attraverso metodi ignoti alle stesse e ne prestabilisce il futuro abolendone il libero arbitrio, un mondo in cui una presenza occulta governa incutendo terrore ai cittadini. La volontà stessa del singolo di essere un buon concittadino porta i personaggi alla disperazione, all'ossessione e al conseguente peggioramento del proprio Psycho-Pass, che comporta la perdita definitiva di qualsivoglia diritto o addirittura la morte.

L'opera non risalta semplicemente per la grande varietà di temi e la profonda analisi psicologica dei personaggi, ma anche per l'eccellente comparto tecnico. La grafica è minuziosa in ogni aspetto, dal character design alle ambientazioni, passando anche per le dettagliatissime scene d'azione quali combattimenti e inseguimenti. Il sonoro è sempre accuratamente selezionato e rispecchia perfettamente il contesto in cui viene posto. Il ritmo stesso di tutta quanta la serie è pressoché perfetto, con una buona alternanza di dialoghi mai banali ad avvenimenti avvincenti.

In una serie dal così alto spessore psicologico non potevano certo mancare riferimenti culturali e letterari; essi sono numerosissimi in tutto l'arco narrativo, e mostrano il profondo studio dietro alla creazione dell'anime: vi sono riferimenti ad opere delle più svariate epoche, in particolare vengono nominate spesso "I viaggi di Gulliver" di Swift, "1984" di Orwell e alcune citazioni filosofiche di Pascal, Cartesio e Rousseau.

In definitiva, "Psycho-Pass" è un anime di altissimo livello che riesce a spaziare tra più generi differenti quali cyber-punk, poliziesco, splatter, psicologico ecc., adatto a un pubblico che non ricerchi solamente il puro intrattenimento, ma che al contrario sia disposto, seguendo i numerosi dialoghi, a prendere coscienza della crudeltà del mondo e della complessità della psicologia umana.