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10.0/10
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La collaborazione tra Chiaki Konaka, Yasuyuki Ueda e Yoshitoshi ABe ha dato vita, anche grazie al sostegno dello studio MadHouse, ad alcune delle più interessanti produzioni degli ultimi decenni, contribuendo in maniera consistente a spingere l'intero settore oltre i limiti delle restrizioni dettate dalla necessità di fare audience, a cui solitamente è vincolata ogni serie televisiva. Del resto Ueda riuscì a far emergere dal vivace quanto sottovalutato substrato dei manga autoprodotti le brillanti qualità come disegnatore e caratterista di ABe, l'Abnormal Being entity dei doujinshi, col preciso scopo di portare all'attenzione dei grandi studi di produzione questa realtà sommersa. Il loro incontro, avvenuto inizialmente su internet, sfocia prima in "serial experiments lain", serie tratta da alcuni sketch, raccolti successivamente nell'artbook "serial experiments lain - An Omnipresence in the Wired", e successivamente in "NieA_7" e "Haibane Renmei", autentici gioiellini di animazione indipendente, di cui ABe cura personalmente la supervisione e le animazioni.

Nel 2003 Ueda ottiene dalla MadHouse l'autorizzazione a portare sugli schermi televisivi "Texhnolyze", ispirandosi a un grezzo ed essenziale doujinshi di ABe. Protagonisti sono una glaciale scienziata di nome Eriko Kaneda e il cane randagio Ichise, un giovane disadattato usato dalla donna come vera e propria cavia da laboratorio. Tuttavia è la tagliente e ingegnosa sceneggiatura di Chiaki Konaka a fare di "Texhnolyze" un superbo capolavoro. Konaka non solo si ispira apertamente al linguaggio cinematografico del cinema d'autore, ma crea un vero e proprio film suddiviso in ventidue episodi, attingendo a piene mani da pietre miliari del genere fantascientifico anni '60 e '70 come "Solaris" e "Stalker" di Andrej Tarkovskij o "Alphaville" di Godard. Alla trama di pura fantascienza aggiunge, su consiglio di Ueda, una cruda e violenta storia di yakuza, intrecciando le vicende di numerosi ed elaborati personaggi, senza disdegnare inoltre le atmosfere surreali dello sci-fi televisivo di serie cult come "The Prisoner" e "Weird Tales". Sfruttando questi espedienti, il cupo scenario creato dagli autori diventa il teatro di una macabra e cinica rappresentazione della società contemporanea, dell'assurda follia con cui il genere umano si trascina verso il suo declino, vivendo la fine di un sogno divenuto l'incubo del New World Order, in cui Inferno e Paradiso sono le due facce di una medesima e orrenda realtà.

Tecnicamente la serie è di altissimo livello: Hiroshi Hamasaki asseconda l'atteggiamento degli ideatori del progetto con una regia solida e matura, cogliendo puntuale le emozioni e lo stato d'animo dello spettatore. Ambizioso nel suo volersi confrontare con una sceneggiatura criptica, quasi pineale, ma preciso nel tenere salde le redini di questo purosangue visivo colmo di citazioni cinematografiche e filosofiche, di riferimenti all'arte figurativa e di allusioni politiche. L'ambivalenza del suo contrapporsi a questi riferimenti esterni trae da essi ciò di cui ha bisogno per colmare le lacune del linguaggio e allo stesso tempo li usa per portarsi al loro stesso livello comunicativo e artistico.
Non sono da meno il comparto sonoro, molto curato ed efficace, e il commento musicale, che spazia dalla psy trance dei Juno Reactor, la storica band di musica elettronica-cinematica capitanata da Ben Watkins, artista da sempre impegnato nella produzione di musica "visuale" ispirata da film e serial di vario genere, fino ad arrivare al melodico J-Pop di Gackt e Yoko Ishida, passando inoltre attraverso sonorità jazz e avanguardiste piuttosto insolite. Trattandosi di una produzione di Yasuyuki Ueda non c'è da stupirsi, come scriveva nel suo commento alla colonna sonora di "serial experiments lain": "Se ci sono delle imperfezioni all'interno della produzione, la musica riuscirà a nascondere il vuoto. La musica ha un grande potere."

In Italia "Texhnolyze" viene presentato al Future Film Festival con due episodi in lingua originale sottotitolati; il primo episodio viene inoltre trasmesso sempre con i sottotitoli, all'interno del contenitore promozionale Anime Night, senza però destare particolari attenzioni da parte degli editori nostrani. Una superficialità peculiare dell'editoria italiana che ancora una volta si lascia scappare una vera perla, unica e assoluta nel suo genere.