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Eudaimon. Dal greco, vuol dire "buon demone".
Si dice che alla nascita ognuno di noi possa essere abitato da un demone, buono o cattivo che sia.
La lettura di quest'opera è il più chiaro esempio del significato di buon demone: il talento caratteristico che è tuo e tuo soltanto, uno stampo nell'anima che può essere sì velato e nascosto, ma mai cancellato. Puoi celarlo, ma mai annullarlo; ti renderà schiavo del tuo talento e non potrai affrontare sfida che sia senza manifestarlo. Questo è Ashita no Joe.
Il protagonista, che per sua bocca "non possiede altro bene che la libertà", finirà per perdere anche quest'ultimo, proseguendo in un cammino non di redenzione bensì di consapevolezza di sé. Joe sarà sempre violento, scapestrato, selvaggio, attaccabrighe... Ma il fuoco interiore, la "combustione completa", sarà il vero leitmotiv della maestosa opera.
Custode e fomentatore di questo fuoco sarà Danpei Tange, allenatore e pigmalione di Joe, un angelo custode disposto a tutto pur di lasciar manifestare il puro talento che racchiude Joe come una crisalide.
Ed è dolce il momento in cui egli capirà che l'unico imperativo che tale talento esige è la sua semplice manifestazione. Joe non può non essere se stesso, dentro e fuori dal ring. Il demone interiore, che ambisce a divenire "cenere bianchissima e pulita", è il vero protagonista dell'opera, Joe è solo oggetto del suo manifestarsi.
Ciò che stupisce poi, all'interno dell'opera, è il suo essere classica e rivoluzionaria al tempo stesso. Joe non è il predestinato, il suo non è un cammino lineare bensì costellato di paure e fobie, privazioni e tragedie, che lo porteranno a confrontarsi con se stesso, forse il suo peggior nemico. Magnifica introspezione e grande intensità traspaiono ad ogni volume per giungere ad un finale da climax assoluto, coerente con inizio e compimento.
Opera maestosa e venerabile, un must read per ogni lettore.