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9.5/10
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L'estate del 2016 ha presentato vari nuovi titoli e tra questi spicca "91 Days", una storia tinta dal sangue e dalla vendetta in stile mafia italiana. Questo titolo ha subito suscitato interesse sia per la trama che per il genere e, ben sapendo quanto i Giapponesi adorino noi Italiani, si può immaginare già un tema simile ai nostri film di mafia.

La trama è ambientata negli anni '30, quindi in pieno Proibizionismo, nel distretto di Lawless, dove comanda la mafia e dove l'alcool di contrabbando scorre senza problemi. Testa Ragusa è il contabile della mafia che per via di una guerra tra clan viene assassinato dai Vanetti insieme a sua moglie e suo figlio, ma per fortuna il suo primogenito riesce a scappare e mettersi in salvo, trasferendosi poi in un'altra città. Per sette anni Angelo Ragusa è riuscito a nascondere la sua identità, cambiando il proprio nome in Avilio Bruno, ma la sua sete di vendetta si accende all'arrivo di una lettera con mittente sconosciuto. Il protagonista quindi ritorna nella sua vecchia città motivato nel prendersi la testa dei Vanetti, infiltrandosi proprio nel loro clan, diventando un gangster freddo e spietato.

Il comparto tecnico è un pro di questa serie. La grafica è sicuramente di un buon livello con disegni precisi e sfondi che hanno uno stile piacevole, così come le animazioni che si presentano fluide e molto apprezzabili.
La colonna sonora non è da meno, grazie a un buon doppiaggio giapponese e OST che sanno come rendere l'ambientazione ancor più impressionante, ma ciò che colpisce sin dall'inizio è la opening "Signal" cantata da TK from Ling Tosite Sigure.

Partendo dal presupposto che dobbiamo visionare un'opera giapponese italianizzata, ci facciamo già qualche aspettativa sull'ambientazione e sui personaggi, ma i particolari sono quelli che subito cadono sott'occhio; infatti potremmo subito notare come hanno trasportato egregiamente un'ambientazione molto apprezzabile e simile al genere italiano, e come alcuni personaggi siano ben realizzati sotto ogni punto di vista, ma forse non proprio tutti. Anche l'orecchio vuole la sua parte, e quindi udire nomi assurdi non fa proprio piacere, come ad esempio "Cerotto" o "Lacrima" (non è finita qui), ma, provando ad essere comprensibili, ciò che a noi pare un nome assurdo, ai Giapponesi ispira aria italiana. A parte la scelta dei nomi, i personaggi principali di questa storia si dimostrano conformi alla trama e negli eventi, e le loro scelte e azioni porteranno sempre a uno sviluppo; il protagonista non ha del tutto l'aria di un vendicatore, ma è apprezzabile il suo sangue freddo e la sua determinazione, che porteranno ad eventi inaspettati e molto interessanti.
Perché consigliare questo titolo? Semplice, lo sviluppo della trama è da considerare ben riuscito e soprattutto coinvolgente, quando ai nostri sensi toccherà percepire drammaticità e violenza, la crudele realtà e l'amore per il proprio nome, sintomo di orgoglio; e per finire, vi verrà voglia di lasagne!