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"No Game No Life", o forse sarebbe più giusto dire "No Cheat No Win", è un isekai che oggettivamente si distingue molto dagli altri, in quanto non punta molto all'ambientazione fantastico-medievale, alle classiche motivazioni Bene contro Male o ai combattimenti di cappa, spada e magia. Bensì punta agli spazi ristretti di una stanza, a motivazioni più egoistiche e a sfide di ingegno. La serie si tiene strette la ricchezza multirazziale tipica del genere, in questo caso ben sedici specie diverse, tra cui varie classiche e apprezzate, ma solo per allungare la corsa dei due protagonisti, che, nonostante ciò che dicono, non sono rinati in un nuovo mondo, ci sono solo stati portati.

I protagonisti sono Sora e Shiro, due fratellastri NEET, di cui una è una undicenne alla "Lucky Star", con colori più delicati, atteggiamento rilassato e continue espressioni graziose della bocca. Già dicendo questo, si parte un po' prevenuti nella visione, e in effetti il loro legame è molto... diciamo pure troppo, stretto, a un passo dalla sindrome "Lannister". I due protagonisti fanno sempre tutto insieme, vanno d'accordo, hanno totale fiducia reciproca, si compensano nei momenti di crisi, vengono colti da attacchi di panico se si separano di pochi metri, e soprattutto si capiscono al primo sguardo. Più che anime gemelle, sono la stessa anima divisa in due corpi. Due auto-reclusi, con un'innata genialità in tutto ciò che è considerabile come confronto ludico, indipendentemente dal formato, dal genere e dalle varianti. In realtà, questo è più un confine che si sono creati loro, in quanto, nonostante la giovane età, hanno più cultura, capacità di calcolo e di analisi di chiunque altro al mondo, trascendono le capacità umane e riescono ad assimilare informazioni dai libri, con una rapidità seconda solo al Johnny 5 di "Corto Circuito"... anche se in regia non si sono premurati molto di giustificare la conoscenza della lingua parlata e non di quella scritta. A muovere i due ragazzi, oltre al loro interesse personale di volersi divertire, ci sarà, sempre da parte loro, il solito comizio anime sulle infinite possibilità del genere umano, sul fare la differenza pensando fuori dagli schemi e sull'orgoglio dell'umanità, trattata classicamente come la cenerentola delle specie senzienti, ma che, se si impegna, guarda caso può superare tutti.

A guidare gli eventi sarà principalmente Sora, il fratello maggiore, che, come i malati di gioco d'azzardo, prova un certo godimento nel rischiare tutto quello che ha. Come molti tronfi protagonisti intelligentoni tipici degli isekai, Sora raccatterà ogni informazione possibile e sarà molto attento ad ogni minimo, dannato, particolare, con l'aggravante di essere più rapido di Flash nel saper che fare e più onesto nel mostrare fin troppo la sua sicurezza. La sua specialità è la strategia, potremmo dire... di tipo napoleonico, ovvero non solo concentrata sugli elementi in campo, ma anche sulla comprensione umana degli avversari, su cui non di rado farà pressione psicologica. La sorella Shiro invece, dichiaratamente la più intelligente dei due, è più portata alla fredda e ferrea elaborazione degli elementi matematici.

A fare particolarmente le spese del loro stile di vita sarà Stephanie, la tipica formosa testa vuota, indifesa e dal cuore d'oro. Il modo in cui viene trattata la ragazza a volte mi ha ricordato la povera Flauto dell'ormai dimenticato "Violinista di Hamelin". Anche lei infatti viene derisa a livello personale (cognitivo), sfruttata lavorativamente e persino umiliata in pubblico, rimanendo, nonostante questo, sempre devota, in minima parte per via di una scommessa persa. Eh già, scommessa, perché non è una semplice schiava vinta al gioco. In questo particolare mondo ogni partita ha conseguenze inevitabili per lo sconfitto, e qualsiasi sia la posta in gioco va rispettata, anche se vuol dire manomettere il libero arbitrio, se non addirittura la stessa esistenza di una persona. E purtroppo (o per fortuna) è anche l'unico modo per risolvere le controversie.

Bisogna riconoscere agli autori di aver tentato di rappresentare il più possibile i due fratelli come due simpatiche canaglie, capaci di atti distensivi dopo la vittoria o dopo un eccessivo attacco personale, nonostante l'agire luciferino tenuto sia per provocare che per vincere gli scontri. Con Shiro, si potrebbe dire che vi sono riusciti, visto il fattore kawaii e il fatto che sia la più dipendente, nel loro indissolubile legame. Una sottomissione, mascherata dal fatto che lei sembri pensarla anticipatamente allo stesso modo, sempre. La piccola Shiro va oltre il concetto di genialità comune, ed è anche maliziosetta, ma non è astuta come Sora né altrettanto energica, ed essendo una bambina, per giunta con un'infanzia difficile, non ha la stessa, seppur limitata, esperienza di vita del fratello. Con Sora invece è più complicato dare un giudizio, anche solo per la sua sconsideratezza da sociopatico. Francamente, l'avrei visto a più riprese adatto come cattivo, ma alla fine lo hanno reso solo un gran pazzoide bluffatore, ma buono nel profondo.

L'interesse delle fazioni nel voler espandere a tutti i costi i propri territori, nonostante lo spazio a disposizione e la bassa popolazione generale, è sicuramente qualcosa di realistico, tuttavia, quello che tragicamente non va in "No Game No Life" è che i due fratelli sono realmente invincibili, e per i motivi peggiori, cioè becero protagonismo. Non ci troviamo di fronte a una storia che vuole andare molto per le lunghe, anche perché di fazioni ve ne sono parecchie, quindi, dopo aver conquistato subito un alloggio comodo, l'obiettivo, invece di perder tempo e proteggere ciò che si ha, sarà di prendere tutto il territorio di ogni avversario, in una o due sfide. Il problema è il modo in cui i due hikikomokori vincono. Praticamente, ogni giocata, dalla più impegnativa alla meno rilevante, verrà presa seriamente dai due ragazzi, perché il loro motto è "non perdere mai". Di conseguenza elaboreranno strategie, o ne avranno di già precotte all'uso, anche per le cose più semplici. Il difetto nascerà quando gli scontri si faranno pesanti, perché in quel caso Sora e Shiro, oltre a non contemplare la possibilità di un imprevisto, cominceranno ad avere una sfera di cristallo grande come il monte Fuji, giocandosi il tutto per tutto su eventi con zero possibilità realistica di avvenimento e... quando non sarà così, o si faranno aiutare tanto quanto gli avversari oppure, con il loro comportamento, semplicemente volgeranno a loro favore le regole in modo ridicolo. Capisco che gli avversari abbiano abilità innate che li avvantaggiano, e capisco meno perché in un luogo fantasy l'umanità non ne abbia, o meglio, non ne possa acquisire nessuna. Sicuramente le strategie sono necessarie, ma, se vi era bisogno di trovate tanto ingarbugliate, ci credo che l'umanità era in declino. Contrariamente a ciò che vorrebbero gli autori, non ti viene curiosità di sapere cosa i due fratelli tireranno fuori dal cilindro, in quanto è troppo lontano da quello che potrebbe fare chiunque, per quanto abile.

"No Game No Life" fa solo finta di prendersi sul serio, e mira piuttosto ad attirare una certa fascia di utenza. Durante la visione, compariranno varie citazioni di famose proprietà intellettuali, tra cui: "Doraemon", "Phoenix Wright", "Jojo", "Persona", "Steins;Gate" e "Di-gi Charat". I personaggi secondari, per quanto sopra le righe, non lasceranno mai il segno, risultando solo un inutile presenza harem, priva di qualsiasi peso nella storia, con scarsa valenza comica e fuori dall'obbiettivo romantico. Alcune saranno pure indefinibili, come l'elfa Fi, oppure saranno un pasticcio come la più presente celestiale Djibril, che si potrebbe definire una proto-Albedo che, però, vuole essere troppe cose, senza per questo far simpatia. Se rimanevano solo i due fratelli e Stephanie, onestamente, non cambiava moltissimo. Infine, c'è da sottolineare l'immancabile componente ecchi, con tanto di mega-bagno regale incluso nel pacchetto. La cosa strana è che, per quanto la serie potesse godere di personaggi femminili pensati apposta per essere guardati con lascività, invece di giocare sul sicuro, oseranno giocherellare persino con la figura acerba di Shiro, e la cosa, onestamente, mi ha sorpreso, e credo infastidirà più di qualche spettatore.

Questa serie non ha personaggi che mi siano piaciuti particolarmente, anzi, i protagonisti (specie Sora) rischiano di suscitare antipatia con la loro strafottente sicurezza. Stephanie mi ha suscitato almeno un briciolo di compassione e qualche sorriso, ma niente di più, in quanto il suo ruolo di bambola da mostrare seminuda la rende una figura fin troppo banale ormai. Tra le cose rimaste in sospeso, rimane da capire come il fratello avesse cercato o progettato di aiutare la sorella ad esprimere il suo potenziale, visto che alla fine, per quanto predisposta, l'ha fatta semplicemente rintanare come lui, modellandola a sua immagine, peggio di alcuni animali domestici che finiscono per somigliare ai loro padroni. Ci sono indubbiamente spunti interessanti in "No Game No Life", già il concetto di voler sfidare la divinità reggente, tramite un gioco da tavolo, ricorda vagamente la partita del, forse sopravvalutato, "Il Settimo Sigillo" di Bergman, e questo delirio di onnipotenza è sicuramente più intrigante dello sconfiggere il tipico capo dei cattivoni nel suo cupo maniero. Tra l'altro, Tet, la divinità assoluta di questo mondo, è un tipetto da cui aspettarsi prima o poi qualche grossa sorpresa.

Il comparto tecnico è discreto e vi è una colorazione accesa e luminosa che dividerà certamente i pareri, ma che personalmente ho davvero gradito. Purtroppo, i pochi pregi non aiutano a rendere la visione particolarmente interessante, ma solo a godersi meglio alcuni momenti più concitati nelle poche sfide importanti, di cui l'ultima, a mio avviso, è la meno ispirata di tutte.

In definitiva, ci troviamo davanti a una serie con, finora, solo un antefatto uscito in formato di lungometraggio, e da cui non so se aspettarmi una continuazione, che dovrebbe mostrare tra l'altro un bel saltone nella caratura dei prossimi sfidanti. Un anime ricco di fancervice, dove non si va avanti di abilità, e nemmeno di strategie, nonostante 'spiegoni' e alleanze improbabili. Tutto, dall'acqua fino al sale, andrà avanti a suon di piani assurdi e protagonismo puro e semplice, e, credetemi, la cosa si farà presto stancante, al punto di desiderare fortemente che arrivi un tragico imprevisto a scuotere gli eventi.

Si può guardare, ma, a mio parere, nel suo voler esagerare fino alla fine, e nel suo volersi circondare di elementi attira-otaku, ha sprecato gran parte del suo potenziale.