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Il mio approccio a "Tenki no Ko" non è stato sicuramente dei migliori, essendo arrivato con circa venti minuti di ritardo dall'inizio della trasposizione cinematografica. In effetti, durante la visione, mi domandavo se quella assenza di emotività e attrattiva fosse dovuta proprio a questo piccolo inconveniente o se, invece, si trattasse di un problema radicato all'interno della strutturazione della storia. Ebbene, ho avuto modo di apprezzare per una seconda volta il film, e devo ammettere che non è scattata quella scintilla, quella chimica, le quali solitamente sorgono quando guardo le opere di Shinkai.
Non metto in dubbio che la trasposizione tratti un'infinità di tematiche le quali spaziano sia su argomenti di carattere generale, come la questione ambientale, sia su aspetti più specifici e contestualizzati, come l'esaltazione delle scelte individuali a discapito della collettività; tuttavia è la storia in sé a non avermi pienamente convinto, lenta e soprattutto inesauribilmente prevedibile ogni secondo che passava. Deduco sia dovuto a tale analisi l'assenza, almeno per quanto mi riguarda, di qualsiasi sorta di empatia o immedesimazione all'interno dei personaggi. Al di là di semplici sorrisi, non ho provato nulla di così particolare o eccezionale, magari hanno influito nel giudizio anche le grandi aspettative createsi dopo la visione di un'opera del calibro di "Kimi no Na wa".

Ed ecco che arriviamo al nocciolo della situazione: da come la trasposizione è stata impostata, sembra quasi che Shinkai abbia voluto far intendere, implicitamente, che "Tenki no Ko" dovesse raccogliere il grande patrimonio e l'immensa eredità lasciatici per l'appunto dal suo predecessore... non credo bisogni neanche fare degli spoiler al riguardo per dimostrare la veridicità della mia affermazione, i riferimenti e i chiari segni in alcune parti della storia, seppur brevi e simbolici, non lasciano adito ad altre interpretazioni. Sfortunatamente, però, le cose non vanno sempre per il verso giusto, e penso che Shinkai fosse consapevole del fatto che sarebbe stato tremendamente difficile ideare una nuova opera che superasse in tutto e per tutto la precedente, o almeno che provasse a stare al suo passo. Il risultato? Un compitino. Qualcosa né di così eccessivamente semplice né di così eccessivamente complesso, qualcosa che sta esattamente nel mezzo e che non avrebbe permesso a nessuno di rischiare il fallimento o le critiche negative. Dunque ritengo che la sensazione di vuoto provata in questo momento sia proprio dovuta al fatto che Shinkai non abbia voluto rischiare e si sia limitato semplicemente a svolgere il "compitino", per timore della realizzazione di un prodotto al di sotto delle aspettative... e come se "Kimi no Na wa" rappresentasse quella soglia di confine così impossibile da raggiungere, da spegnere qualsiasi speranza esistente.

Ebbene, signori, l'esito di "Tenki no Ko" è uno Shinkai indeciso e ancora nascosto dietro l'ombra del suo precedente capolavoro, la dimostrazione è riscontrabile all'interno dei personaggi tipici e scialbi, una narrazione che non trasmette assolutamente nulla, rimanendo fine a sé stessa, e soprattutto la completa assenza di uno "sfondo", di un "contorno", che possa cambiare o esaltare in termini qualitativi l'opera. Onestamente non mi ero prefissato una tale durezza all'interno della recensione, tanto che all'inizio avevo pensato di attribuire un 8 alla trasposizione cinematografica, tuttavia scrivere mi ha aiutato ad esplicitare ancora di più la mia tremenda delusione nei confronti del film, e soprattutto di aver raggiunto la seguente conclusione: il finale scelto da Shinkai è la chiara dimostrazione di come Hodaka e Hino non siano altro che una fotocopia venuta male rispettivamente di Taki e Mitsuha!

Naturalmente ci sono alcuni aspetti su cui il Maestro non si può in nessun modo criticare, la sua padronanza delle arti visive è qualcosa di assurdo! Le inquadrature, l'esaltazione degli elementi anche più banali all'interno dei vari scenari, per non parlare poi dei maestosi paesaggi e degli effetti cromatici pazzeschi, rendono il comparto grafico uno dei più grandi punti di forza della trasposizione cinematografica, insieme alla scelta sempre sublime e meticolosa delle varie OST che accompagnano la sceneggiatura.

Adesso potrei iniziare ad argomentare, come solitamente faccio, delle molteplici tematiche che contraddistinguono il film, tuttavia, se dovessimo trattare nello specifico le singole tematiche, ci vorrebbe una recensione a parte per ognuna di esse, data la profonda complessità. Dovendone selezionare una fra tutte, mi piacerebbe discutere dell'esaltazione della potenza della natura: sebbene l'avanzamento tecnologico e le moderne strumentazioni scoperte dall'essere umano, quest'ultimo è ancora inerme di fronte alla forza maestosa dei fenomeni naturali. Basti pensare che la pioggia è riuscita a mettere in ginocchio Tokyo e un'intera popolazione. Pertanto, ne passerà di tempo prima che l'uomo possa imporsi e dire la sua, l'unico suo compito è quello di preservare il nostro pianeta ed evitare di conseguenza che cambiamenti climatici o altri fenomeni possano sconvolgere l'ordine naturale delle cose.

Sinceramente, per quanto il concept della trasposizione stessa non mi sia affatto piaciuto, non si possono ignorare elementi come le tematiche, le OST e la grafica nella valutazione complessiva dell'opera, le quali incidono positivamente e svolgono, almeno loro, alla perfezione il loro dovere.
Il mio voto corrisponde a quello che il professore attribuisce agli studenti quando realizzano un "compitino": 6!
Concludo il mio discorso affermando con triste certezza che "Tenki no Ko" non poteva, non può e non potrà mai essere definito come un degno erede per "Kimi no Na wa"!