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Capita spesso di passare interi pomeriggi al computer, magari accanto alla finestra; fuori c'è una bella giornata ma abbiamo troppo da fare (o troppa pigrizia) per pensare ad altro. Nel frattempo le ore passano, la luce del sole va via e stare di fronte allo schermo è più problematico, con il buio della stanza che ti ha pian piano reso difficile qualcosa che fino a poco prima ti veniva naturale. Perché non ti alzi e accendi la luce? Perché quel pulsante ti sembra così distante? Perché questa volta le tue gambe sono così pesanti? Eppure hai fatto quel gesto miliardi di volte nella tua vita.

La mia prima volta - My Lesbian Experience with Loneliness (Sabishisugite Lesbian Fuzoku Ni Ikimashita Report) è un manga del 2016 di Kabi Nagata, volume unico edito da East Press, giunto in Italia grazie a JPOP e tradotto da Carlotta Spiga, vincitore degli Harvey Awards (importante premio statunitense) nella categoria miglior manga. In patria vi è anche il sequel My Solo Exchange Diary, conclusosi con due volumi. Un'opera interamente autobiografica, un "report" dell'autrice sulla propria esistenza, per comprendersi e confrontarsi con se stessa .

Chi sei?

Andare al liceo, avere amici, diplomarsi, frequentare l'università e perdersi completamente. La vita di Kabi Nagata è simile a quella di molte persone della sua (e mia) generazione: ragazzi che ormai sono pericolosamente vicini ai trent'anni e senza neanche una certezza nella propria vita, piombati tutto d'un tratto nel mondo dei grandi senza una mappa. Voglio essere molto diretto: questo è un fumetto che parla chiaramente di malattie che colpiscono l'animo e la mente, e la depressione è senza ombra di dubbio la malattia simbolo di questa generazione.

L'autrice si denuda di fronte a noi e, soprattutto, di fronte a se stessa, mostrandoci le sue cicatrici e ogni suo piccolo difetto. Vi siete mai trovati con le spalle al muro nella vostra vita a chiedervi: com'è successo? Com'è possibile? Questo manga è un excursus esistenziale su tutte le scelte sbagliate, i pensieri autolesionisti e i tentativi di rivalsa di una ragazza prima di tutto incapace di comprendere se stessa.

Kabi Nagata, nel mezzo della sua fortissima crisi esistenziale cercherà perlomeno di capire quale sia il suo posto in questo mondo. Trova lavori part-time (anche ben retribuiti) e la vita magari sembra inizialmente sorridere, ma alla fine ripiomba sempre nel buio più cupo, vagando senza meta ma sopravvivendo, anche a terribili disordini alimentari e alla famiglia, la quale rappresenta uno dei nuclei principali della storia, soprattutto il rapporto conflittuale con la madre che riserverà diverse sorprese.

"Essere in uno stato d'ansia e paura è come avere sulla testa un bicchiere pieno d'acqua e doverlo portare senza versarne nemmeno una goccia"

Come non essere se stessi? La nostra identità è un costrutto sociale o una scelta? Magari sono i nostri hobby che ci definiscono, il nostro amore per la cultura pop giapponese (ad esempio) quanto definisce il nostro essere? Ma è davvero giusto così?

L'autrice è una classica figlia del suo tempo. Bombardata furiosamente da informazioni di ogni tipo ma senza niente di concreto che possa aiutarla a mettere un piede dopo l'altro nel suo cammino esistenziale. Più volte sfiora il baratro, accarezzando l'idea del suicidio. Un ultimo urlo le esce però dal cuore, rivelando una donna stanca ma non sconfitta; incapace di riconoscersi di fronte al proprio riflesso in questo buio soffocante, vero, ma capace di stare in piedi, pur sbattendo di continuo contro ogni spigolo.

Risposte?

Questa opera non è solo conseguenza dell'aggressivo aggrapparsi alla vita da parte dell'autrice ma è anche una dichiarazione d'amore ai manga. Kabi è nata per essere una mangaka, non può essere altro nella sua vita. Lei ha bisogno di vedersi attraverso queste pagine; non può vivere se non raccontando, se non impugnando i suoi ferri del mestiere e mettendosi a lavoro.

Il manga punta al vostro cuore ma solo perché ogni singola tavola mostra quello dell'autrice, pulsante, in modo nitido. Posso comprendere se qualcuno lo troverà troppo pesante, del resto non sono chiaramente argomenti per tutti o che vadano bene per ogni periodo della vostra vita, ma leggerlo vi potrà arricchire. Che voi abbiate vissuto quel prevedibilissimo improvviso buio pesto o meno, non conta: tutti ci siamo sentiti immobilizzati e tutti ci siamo fatti domande che forse non ammetteremo mai neanche a noi stessi. Rivivere i suoi passi è uno sfiorare le nostre cicatrici, immergersi nelle sue e in qualche modo comprenderci di nuovo. Un viaggio fortemente emozionale e che potrebbe essere estenuante, ma che non rimpiangerete di aver fatto.

Vorrei sottolineare nel modo più chiaro possibile che l'opera, nonostante i suoi argomenti, si lascia leggere con immensa leggerezza. Il lavoro generale espresso nelle tavole è semplice ma di grande impatto; essendo questa una storia nata come autoproduzione pubblicata su Pixiv (social network per artisti) si nota magari uno stile che non ha risentito pesantemente del tocco di un editor, elemento che rende il manga maggiormente intimista e autentico. I dialoghi e la narrazione scorrono con enorme semplicità considerando l'oggetto della storia, il tutto grazie al modo di fare un po' imbranato e un po' infantile dell'autrice che riesce ad addolcire (e a rendere pure divertente!) una storia che, chiaramente, dialoga con qualcosa di celato dentro di noi ma senza essere intrusiva, chiedendoci scusa e facendoci sentire a nostro agio.

Sia chiaro che non sto in alcun modo evitando uno dei temi principali, ovvero la sessualità della nostra protagonista. Ma è un tema trattato così perfettamente nella sua delicatissima goffaggine che ritengo dannoso anticiparvi qualcosa a proposito. L'autrice prende in considerazione studi psicologici, sociologici e non tralascia quel che conta davvero, ovvero l'animo di una persona. Non è una storia che parla in senso stretto di un coming out o di un accettare la propria sessualità; sono delle logiche conseguenze al percorso intrapreso dall'autrice, che fanno parte del ben più ampio discorso del comprendere se stessi.

Ma alla fine cosa rimane? Perché ho messo così tanti punti interrogativi? Esiste una risposta a queste mille domande?

Probabilmente no. Però non possiamo comprendere noi stessi senza mettere in discussione tutto quel che conosciamo; non possiamo essere sicuri di niente se non ci siamo mai chiesti davvero chi siamo. Kabi Nagata ha passato l'intera vita non curandosi delle domande, delle ovvietà, che componevano la sua anima: il minimo che possiamo trarre da questo manga è l'importanza di quanto sia importante dubitare di noi stessi.

Oppure no?

La mia prima volta è un manga che conosco da sempre, quindi vederlo annunciato da J-POP ha reso soltanto più piacevole scriverne una recensione. Soprattutto alla luce di quanto sia ottimo questo volume unico: 15x21 - brossurato con sovraccoperta per un totale di 142 pagine. Speriamo che venga presto annunciato il sequel.