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Marmelade Boy è stato il primo manga che ho comprato: frequentavo le scuole medie e intercettai un volume della Planet Manga in un'edicola in un centro commerciale.
Lo comprai perchè avevo visto, come tutti i Millenials (diciamo la verità!), Piccoli Problemi di Cuori, l'anime trasmesso da Mediaset, tagliuzzato e orrendamente italianizzato.
Marmelade Boy fu il mio primo manga, mi dischiuse un mondo, questo mondo, e la necessità di recuperare i volumi mancanti mi condusse in un luogo, sacro e mistico: la fumetteria.
La fumetteria, quale meravigliosa fucina di idee, immaginazione, confronto e divertimento dove incontrai tanti esseri appartenenti alla mia stessa specie, anche se non sapevo ancora di appartenervi: i Nerd.

Ad ogni modo, Marmelade Boy è il mio Shojo preferito in assoluto: non c'è storia!
Non è il più bello, sia chiaro. Ne ho letti di più belli, di più complessi, articolati ma è, indubbiamente, il mio preferito.
Ritengo, inoltre, che il manga, nonostante la propria semplicità, rappresenti alla perfezione il modello di Shojo perfetto: contiene alcuni topoi del genere (non tutti e non in maniera eccessivamente stereotipata) e rappresenta il perfetto equilibrio tra caratterizzazione efficace dei personaggi, storia d'amore coinvolgente, buon ritmo tra narrazione principale e storie secondarie, leggerezza e brevità.
In Marmelade Boy non si trovano estremizzazioni: non si ama in maniera eccessiva e/o morbosa, non ci sono turbamenti isterici, non ci sono cattivi cattivissimi e tutto si svolge con leggerezza, una leggerezza che è realistica e che descrive bene quell'età e quei sentimenti, quella spensieratezza.

La storia di Miki e Yu è abbastanza semplice: lei, Miki, carina, acqua e sapone (una ragazza normale) viene fuori da una cotta non ricambiata per il migliore amico; lui, Yu, bello e silenzioso, tormentato quanto basta, con lei rivela una freschezza inaspettata.
Si innamorano: lui si innamora per primo ed è sincero con sé stesso e con lei, essendo emotivamente più maturo (anche se ha 16/17 anni, quindi non ci aspettiamo Shakespeare), lei ci metterà un po' di più ma alla fine comprenderà cosa prova e coroneranno il loro amore.
Wataru Yoshizumi è perfetta nella conduzione della narrazione anche se a mio avviso scivola poco poco sul finale, che è comunque bello e coerente. Il finale, infatti, vira su una drammaticità improvvisa che stona con la leggerezza del manga, spezzandola, ma che conduce comunque ad un bel happy ending.
La storia è breve ma non brevissima e si sviluppa in otto volumetti (il formato che ho io, la prima edizione italiana, erano sedici): un numero adeguato per uno Shojo che consente di affezionarsi ai personaggi principali e secondari, di partecipare ai loro turbamenti ed empatizzare con loro, non indugiando in filler e riempitivi.

Ho letto, successivamente, molti altri manga di Wataru Yoshizumi, per poi smettere: in quelli che ho letto non è più riuscita a ripetere il piccolo miracolo di Marmelade Boy.

Se dovessi definire Marmelade Boy con una parola userei 'fresco': è un manga fresco, scorrevole, non didascalico, con una ottima grafica (anni 90, perchè è di quegli anni lì); in definitiva piacevolissimo.

Ed è anche il mio preferito.

Voto: 10