Lo scenario degli shojo manga degli anni 90 faceva perno intorno a due poli: l'uno, la rivista Nakayoshi della casa editrice Kodansha, ridefiniva il genere majokko grazie ad autrici come Naoko Takeuchi, le CLAMP, Megumi Tachikawa o Nami Akimoto; l’altro, Ribon della Shueisha, proponeva invece tutta una serie di manga più quotidiani e corali, basati su gruppi eterogenei di amici e studenti alle prese con l’adolescenza e i suoi problemi, di cuore e non.

Questo nuovo genere vede come sue maggiori esponenti due autrici, che riescono ben presto a distinguersi diventando in breve tempo molto popolari: Ai Yazawa (Non sono un angelo, Cortili del cuore) e Wataru Yoshizumi, il cui titolo più celebre è Marmalade Boy, pubblicato dal 1992 al 1996 sulle pagine della rivista.

Marmalade Boy


L’opera ha una gestazione piuttosto travagliata, in quanto l’idea originaria, che prevedeva un protagonista maschile, è stata fatta modificare per imposizione degli editori per giungere successivamente alla trama definitiva, così come lo stesso finale della storia è stato ridiscusso più volte, allontanandosi dalle intenzioni iniziali dell’autrice.

Il Marmalade Boy definitivo racconta la storia di Miki Koishikawa e Yu Matsura, due ragazzi su cui grava un bizzarro (o anche felice, dipende dai punti di vista) destino, in quanto le loro famiglie, conosciutesi durante un viaggio, decidono di scambiarsi i partner e di vivere tutti insieme in una grande casa. I due ragazzi, dunque, si ritrovano loro malgrado ad essere fratellastri e a condividere la stessa scuola, la stessa casa e la stessa famiglia, sebbene inizialmente non facciano altro che punzecchiarsi vicendevolmente. Dalle schermaglie iniziali, tuttavia, passeranno poi a sviluppare una grande intesa, dimostrandosi due ottimi amici e “familiari acquisiti”, finché questo loro rapporto non darà il via ad una delle storie d’amore più popolari della narrativa shojo di tutti i tempi.

Intorno alla vicenda principale, che riguarda la storia d’amore dei due protagonisti, si sviluppano numerose sottotrame secondarie che mettono in luce un cast eterogeneo e molto cospicuo di personaggi di contorno. Si va dagli amici di lei (la silenziosa e raffinata Meiko Akizuki, segretamente innamorata del giovane professor Shinichi Namura, il gentile compagno del club di tennis Ginta Suo e l’ombroso pianista Kei Tsuchiya), a quelli di lui (la frizzante e affascinante ex fidanzata Arimi Suzuki, il collerico “rivale” Tsutomu Rokutanda, il misterioso rappresentante degli studenti Satoshi Miwa e la scoppiettante modella Suzu Sakuma), fino a passare a parenti, compagni, rivali e amici vari: un gruppo di personaggi molto vasto e corale, ognuno con qualcosa da dire e con una storia che, spesso e volentieri, si intreccerà con quella dei due protagonisti per poi divergerne e assumere personalità.

Marmalade Boy: un'opera corale


Composto in totale da otto volumi, Marmalade Boy si conferma come una delle serie di maggior successo fra gli shojo manga della prima metà degli anni 90, nonché una delle love stories più amate e prese ad esempio, per stile e contenuti, dagli autori che poi verranno.

Gran pregio dell’opera è in primis la maniera fresca e delicata in cui affronta argomenti seri, profondi e un po’ “scomodi” come il divorzio, lo scambio di partner, le relazioni tra alunni e insegnanti, l’amore che va oltre la pubblica morale, l’unione familiare. Marmalade Boy è inoltre uno dei primi shojo manga del genere scolastico a introdurre una tematica oggi sfruttatissima, quella dell’amore fra fratelli (o presunti tali), con gran garbo e sobrietà.

La narrazione della love story tra i due protagonisti procede a piccoli passi, facendo sì che il lettore riesca ad affezionarsi a Miki e Yu attraverso il racconto della loro vita quotidiano/scolastica e l’evolversi, a piccoli passi, del rapporto che li lega, il quale, prima ancora di essere amore, è una bellissima intesa reciproca.

Marmalade Boy è dunque un intrecciarsi di storie, di amori, schermaglie, amicizie, gelosie, equivoci e, sì, anche misteri, che di tanto in tanto si celeranno nel passato dei personaggi ponendosi come ostacolo per la felice realizzazione dei loro amori.

VOGLIO VEDERTI SORRIDERE
 

Marmalade Boy: intreccio di storie


Il successo dell’opera porta alla realizzazione di una serie animata. Cosa, peraltro, abbastanza rara per i tempi, in cui si preferiva puntare sul sicuro successo di un majokko, più che su una commedia sentimentale.
L’adattamento animato di Marmalade Boy, ideato parallelamente alla stesura del manga da parte della maestra Yoshizumi, è curato da Toei Animation e viene trasmesso su TV Asahi fra il 1994 e il 1995, per un totale di 76 puntate.

I due protagonisti, Miki e Yu, sono affidati rispettivamente a Mariko Koda (Gome in Dai no daibouken, Okinu in Ghost Sweeper Mikami, Holly in Monster Rancher) e a Ryotaro Okiayu (Tiger’s Eye in Sailor Moon, Kevin Mask in Kinnikuman nisei, Byakuya in Bleach, Scar in Full Metal Alchemist, Kaku in One Piece, Mitsui in Slam Dunk). A supportarli, una schiera di celebri doppiatori che comprende, fra gli altri, Wakana Yamazaki (Meiko), Tohru Furuya (Namura), Aya Hisakawa (Arimi), Junichi Kanemaru (Ginta), Akira Ishida (Kei), Hikaru Midorikawa (Michael), Bin Shimada (il papà di Yu), Hideyuki Tanaka (il papà di Miki) e Nobuyuki Hiyama (William).

La realizzazione tecnica è di gran pregio, con un character design fedelissimo allo stile dell’autrice originale e dei colori molto accesi. La serie vanta inoltre delle splendide musiche, capitanate dalla opening “Egao ni aitai” a cura di Rie Hamada, un brano ritmato e coinvolgente che sarà ripreso in diverse versioni nel corso degli episodi e suonato in maniera incalzante nei momenti salienti, e da “Moment”, un’insert song molto piacevole che viene presentata diverse volte in sottofondo alle scene, confermandosi come uno dei motivi cardine della colonna sonora.

Dal momento che manga e anime procedevano di pari passo, la realizzazione della serie animata incise sulla creazione del manga, i cui ritmi furono rallentati per far sì che le due opere terminassero nello stesso periodo ed evitare così che il finale della storia venisse anticipato da quella delle due che si fosse conclusa per prima. Questo portò alla realizzazione di due differenti stagioni del cartone animato, composte rispettivamente da 53 e 23 puntate, che formavano tuttavia un’unica storia intitolata Marmalade Boy.

La prima stagione segue più o meno fedelmente le vicende cartacee dei primi sei volumi, inserendo qua e là qualche episodio, personaggio o siparietto riempitivo creato dagli sceneggiatori dell’anime che si mostra utilissimo per approfondire i caratteri dei molti personaggi secondari, i quali risultano così essere ancor più simpatici nella resa animata.

Marmalade Boy: manga e anime


Gran parte della seconda stagione è invece esclusivamente opera dello staff della Toei e mostra le vicende di Miki e Yu alle prese con l’America, in quanto Yu vi si reca per studiare e vi conosce nuovi personaggi che giocheranno una parte importante nella vita del ragazzo e Miki, invece, rimasta in Giappone, subisce le avances di Michael Grant, adolescente in soggiorno-studio nel Sol Levante.
Manga e anime si ricongiungono poi negli episodi finali, dove le due storie risultano essere pressoché identiche, di base, e differiscono solo per la presenza dei personaggi americani nell’anime.

Il successo della serie animata, in maniera insolita per una storia di questo tipo, fu cementato anche grazie ad un omonimo film per il cinema, uscito nelle sale giapponesi nel Marzo 1995.
Si riprende, per il film, l’incipit della storia, ossia il primo incontro fra i due protagonisti, ma stavolta il punto di vista è ribaltato, poiché la vicenda è narrata attraverso gli occhi di Yu invece che quelli di Miki.

Come ogni serie televisiva che si rispetti, inoltre, Marmalade Boy generò una grossa quantità di merchandising dedicato, con gran sorpresa dell’autrice che lo pubblicizzava spesso e volentieri nei suoi free-talks all’interno dei volumetti. In questo, fu aiutato dall’inserimento nella serie animata di diversi piccoli gingilli, registratori vocali, piccoli videogiochi, pupazzetti di peluche o medagliette, che venivano mostrati spesso e volentieri nelle puntate televisive, rendendosi talvolta anche importanti a livello di trama e che poi furono realizzati per la vendita.

Tra i molti oggetti relativi a Marmalade Boy che furono messi in commercio, ricordiamo: bambole e pupazzetti dei protagonisti, videogiochi (una sorta di simulatore di appuntamenti ispirato a Tokimeki Memorial) per il Game Boy e il Super Famicon, videocassette, svariati cd musicali con la colonna sonora, romanzi, artbook, drama CD, borse, portafogli, diari, ciondoli, calendari, portachiavi, spillette, quaderni, orologi, sedicenti prontuari per ragazze innamorate completi di cd audio con le voci dei doppiatori nipponici, DVD e una nuova ristampa del manga in meno volumi, in un’edizione più pregiata con nuove copertine e pagine a colori (quest'ultima purtroppo inedita nel nostro Paese).
Si registra, addirittura, la creazione di un live action taiwanese liberamente ispirato alla storia creata da Wataru Yoshizumi.

Marmalade Boy Little


A partire dal 2013, l'autrice decide di pubblicare il seguito della storia, dal titolo Marmalade Boy Little. Pubblicato su Cocohana, rivista di Shueisha dedicata ad un pubblico di donne adulte, è incentrato sulle vicende di Rikka e Saku, i due giovani fratelli di Miki e Yu, che si ritrovano a vivere una vicenda ricca di schermaglie amorose, gelosie e strani sentimenti a metà tra affetto familiare e amore, in cui sono coinvolti anche i figli dei vecchi personaggi, oltre che volti nuovi. Sullo sfondo, le vicende di Miki, Yu, Ginta, Arimi e tutti gli altri, ormai adulti, alle prese con problemi come la vita lavorativa, il matrimonio, la gravidanza.

Marmalade Boy Little è ancora in corso e ha fatto un po' da apripista per un rinnovato interesse verso l'opera originale di Wataru Yoshizumi, che ha goduto di un nuovo adattamento in un film live action per il cinema, uscito ad aprile 2018, e dell'uscita di un nuovo, tardivo, disco dedicato alla serie animata, che raccoglie tutte le innumerevoli versioni della opening "Egao ni aitai".

PICCOLI PROBLEMI (DI CUORE E DI CENSURA)

È la primavera del 1997 quando Marmalade Boy sbarca nel nostro Paese sotto forma di serie animata con il titolo cambiato in Piccoli problemi di cuore. La serie viene dapprima trasmessa, introdotta da una celebre sigla cantata da Cristina D’Avena, nel pomeriggio di Canale 5, per poi farsi, nel clou del suo svolgimento, portabandiera del passaggio del programma per ragazzi Bim Bum Bam da Canale 5 a Italia 1, alle porte dell’estate di quello stesso anno. La serie fu uno dei più grandi successi di quel biennio 1995-1997 in cui gran parte degli anime giunti nel nostro paese furono soprattutto diretti ad un pubblico femminile, sull’onda della popolarità raggiunta dalla trasmissione di Sailor Moon.

Marmalade Boy: l'anime in Italia


Nemmeno Marmalade Boy sfugge all’infausta tradizione del cambio dei nomi dei personaggi che era la norma in quel periodo. Pochissimi i fortunati che hanno mantenuto il loro nome originale: Miki, Arimi, Ginta (scritto però “Ghinta” nei titoli degli episodi, nei credits e nel merchandising) e i personaggi che avevano già in origine un nome americano, per il resto si è passati a creare il solito incoerente universo in cui la gente porta nomi giapponesi, americani (Steve, William, Susy, Mary), russi (Yuri, nome nostrano del protagonista Yu), italiani (Alessandro, Angela), se non addirittura strampalati collage di nazionalità (Nick Namura). Peraltro, alcuni nomi stranieri venivano scritti erroneamente, come Mary (ossia Meiko) che nei titoli degli episodi, nei credits e nel merchandising veniva sempre riportato “Meri”, e si è dato a un personaggio, William (ossia Tsutomu Rokutanda), il nome che poi avrà un altro personaggio della storia futura, che si chiama William poiché di nazionalità americana, ribattezzato Willy nella nostra versione per non creare confusione tra gli spettatori.

Il doppiaggio, a cura di un collaudato cast milanese, schiera nel ruolo di Miki una Elisabetta Spinelli (Usagi in Sailor Moon, Himeko in Himechan no ribbon, Hikaru in Rayearth, Leona in Dai no daibouken, Chichi in Dragon Ball) all’apice della popolarità e in quello di Yu Simone D’Andrea (Trunks in Dragon Ball, Takao in Beyblade, Jonouchi in Yu-Gi-Oh, Hiroto in Kilari, Sosuke in Full Metal Panic). A dar voce al resto dei personaggi vi sono doppiatori del calibro di Patrizio Prata, Emanuela Pacotto, Alessandra Karpoff, Davide Garbolino, Marco Balzarotti, Nicola Bartolini Carrassi, Diego Sabre, Debora Magnaghi, Cinzia Massironi e gran parte dei nomi milanesi che abbiamo imparato a conoscere nel corso delle molteplici serie da loro doppiate.

Marmalade Boy: piccoli problemi di censura


La censura operata su Marmalade Boy, tuttavia, non si limitò al cambio dei nomi e all’eliminazione delle canzoni in sottofondo degli episodi, che erano ordinaria amministrazione, ma fu ben più profonda, e a tutt’oggi si ricorda Marmalade Boy come una delle serie più censurate in assoluto nel nostro Paese, tanto da poter credere che la versione originale e quella nostrana siano due serie diverse.

Furono eliminate, tramite un pesantissimo lavoro di “taglio e cucito”, tutte le scene più compromettenti, togliendo così dalla storia qualsiasi riferimento allo scambio di coppia operato dai genitori dei due ragazzi e al fatto che vivessero tutti insieme nella stessa casa (fu detto che le due famiglie abitavano separate nei due piani dell’abitazione), alla love story tra Meiko e il professor Namura (quest’ultimo fu fatto passare per uno studente di poco più grande dei ragazzi che aiutava il club di tennis frequentato da Miki e furono tagliate quasi tutte le scene che lo vedevano in cattedra), all’omosessualità (eliminate le innocenti battutine dei compagni di classe che immaginavano un presunto rapporto gay tra Yu e l’amico Satoshi), all’adulterio (per coprire le scappatelle del padre di Satoshi fu inscenata un’assurda trama da telenovela che comprendeva naufragi e agenti segreti).

Il numero di episodi totali, inoltre, scese da 76 a 63. Alcuni degli episodi mancanti furono saltati e mai trasmessi, come ad esempio l’episodio 8 (in cui si assisteva sia ad un’accettazione della propria scombinata situazione familiare da parte di Miki sia alla gelosia di quest’ultima nei confronti di Arimi, più affascinante di lei a livello fisico) o addirittura i sei episodi finali della serie, eliminati in tronco donando una conclusione falsata alla vicenda. Altri episodi mancano all’appello nella numerazione, ma sono presenti nella serie, poiché molte puntate furono accorpate fra loro per evitare che durassero solo pochi minuti a causa dei tagli operati.

Inoltre, furono aggiunti logorroici monologhi mentali dei personaggi laddove possibile, anche e soprattutto durante le scene romantiche o in cui i personaggi si baciavano, che invece erano suggellate, nella versione originale, da silenzi o musiche d’accompagnamento, e furono eliminati (quando non direttamente sostituiti con scritte italiane che riportavano chiaramente tutt’altro) tutti i caratteri giapponesi presenti su cartelli, libri o insegne.

Marmalade Boy: problemi di censura non tanto piccoli


Nonostante la pesantissima censura apportata all’opera originale, Piccoli problemi di cuore riscosse un enorme successo nel nostro Paese, riuscendo a farsi apprezzare non solo dal pubblico femminile a cui era naturalmente diretto, ma anche da quello maschile. Nel corso dei suoi ultimi episodi, alla prima messa in onda, alla serie fu affiancato il telefilm francese Primi baci, quasi a voler istituire un “angolo rosa” nel pomeriggio di Italia 1. La cosa funzionò, dato che Piccoli problemi di cuore raggiungeva spesso e volentieri il 20% di share e addirittura il 30% nella trasmissione serale nel programma Game Boat di Rete 4 che fu operata l’anno successivo. Un’ulteriore replica fu fatta nella fascia mattutina di Italia 1 poco dopo la fine della prima messa in onda, mentre l’ultimo avvistamento televisivo della serie risale al 2005, in cui fece il suo trionfale ritorno, per la storia dei bambini di allora ormai cresciuti che lo riguardarono con lo stesso entusiasmo dei vecchi tempi, nel pomeriggio di Italia 1.

Ai tempi della prima messa in onda si spinse commercialmente la serie realizzando diversi giornaletti dedicati e album di figurine, ma cominciarono anche a circolare diverse fanzine che ne sbugiardavano le censure, anche se queste raggiunsero solo il ristretto pubblico degli appassionati di manga e anime, mentre il grande pubblico ne rimase per molto tempo, prima dell’avvento di Internet, completamente all’oscuro.

Dopo una replica su La5 nei primi anni 2010 e molti anni di assenza causa perdita dei diritti da parte di Mediaset, la serie ritorna in tv su Italia 1 per una trasmissione mattutina nel gennaio del 2019. Grande assente per il mercato italiano, tuttavia, è un’edizione integrale in home video. L’unico oggetto relativo a questa serie animata che è possibile trovare in Italia è il film cinematografico, uscito per Yamato Video col titolo Marmalade Boy: Quello stesso giorno a casa di Yu. Il doppiaggio è ad opera del cast originale della serie televisiva, ma riporta i nomi originali e le sigle sono quelle giapponesi ricantate nella nostra lingua.

Miglior fortuna ha avuto invece il fumetto, che ha avuto ben quattro diverse pubblicazioni italiane a cura di Planet Manga. La prima, uscita tra il 1998 e il 1999, ripartiva gli otto volumi originali in sedici di piccolo formato e fu uno dei maggiori successi del periodo, tanto da fare da apripista ad altre opere della stessa autrice e ad altri shojo manga anni 90, come le opere di Ai Yazawa, contribuendo, insieme al contenitore Amici della Star Comics, a far apprezzare un genere allora poco conosciuto in Italia.

La seconda, Marmalade Boy Collection, fu pubblicata fra il marzo e l’ottobre del 2002. Fu ripristinato il formato originale di otto volumi, ma rimasero invariati l’adattamento e il ribaltamento delle tavole all’occidentale che era stato operato per la prima versione. Per lanciare la ristampa, il primo numero uscì anche in versione speciale con allegato il film animato. La terza versione, Marmalade Boy Gold, si è conclusa nel 2010; ciò che la differenzia dalle precedenti versioni è il formato più grande, sebbene il fumetto mantenga gli otto volumi originali, unito ad un rifacimento del lettering e dell’impaginazione all’orientale. La riedizione più recente, Marmalade Boy New Edition, è stata pubblicata, in un formato simile all'originale con nuovi adattamenti, nel corso del 2015, e ad essa ha fatto seguito, in un formato simile, Marmalade Boy Little, che viene tuttora pubblicato, in pari con le uscite giapponesi. Inoltre, Planet Manga si occupò anche di portare in Italia il volume contenente le illustrazioni dell’autrice relative al manga.

Marmalade Boy, o Piccoli problemi di cuore che dir si voglia, è dunque una delle pagine più tristi dell’animazione giapponese in Italia, ma per molti nostalgici anche una delle più felici, poiché sono in molti, nel nostro Paese, ad essersi appassionati alle vicende amorose di questi ragazzi. Magari, ai tempi, questi appassionati erano bambini e sognavano di vivere un amore intenso come quello dei personaggi creati da Wataru Yoshizumi.
L’assenza di una versione integrale della serie televisiva è una grossa lacuna che, si spera, qualche casa editrice nostrana colmerà al più presto, mentre, fortunatamente, possiamo godere facilmente della lettura di questo piccolo caposaldo dello shojo manga moderno.

Marmalade Boy, anime sfortunato, manga decisamente meno