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10.0/10
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Trovo sempre comprensibilmente difficile parlare di opere che hanno saputo accompagnarci nel corso della nostra infanzia e della nostra adolescenza, perché, diciamocelo, in fin dei conti finiremo sempre per essere un po' di parte, e questo piccolo, grande (ma soprattutto lungo) capolavoro del maestro Gosho Aoyama, nel mio caso non fa affatto eccezione. Conan ha avuto l'importanza di essermi stato accanto in alcuni momenti delicati della mia infanzia/adolescenza, e non potrò che essere sempre grato per questo.
Ma mettiamo momentaneamente da parte i sentimentalismi, e andiamo ad analizzare un po' cosa ha da offrirci questa opera.

"Detective Conan" è un anime ideato a partire dal 1996 dalla geniale (nel vero senso della parola) mente di Gosho Aoyama, che, ad oggi, conta oltre mille episodi (sì, avete letto bene), nonché oltre venti film, svariati OAV e tanti altri prodotti inerenti alla storia originale.
Nonostante l'infinità di episodi, in realtà non sarà difficile riassumere brevemente ciò che fondamentalmente è la storia principale di "Detective Conan". Shinichi Kudo è un liceale dalla mente brillante fissato con Sherlock Holmes e sulle indagini del crimine. Un "bel" giorno, dopo aver assistito a uno scambio sospetto tra due loschi individui, cadrà vittima di quest'ultimi, che costringeranno il malcapitato Shinichi ad ingerire un veleno in via di sperimentazione, che, difatti, invece di ucciderlo, lo trasformerà, per chissà quale motivo, in un bambino di sei anni (sei anni da ormai trent'anni circa).
Dicevo che non sarebbe stato difficile riassumere la trama, poiché tutto ciò che ho appena scritto avviene nel primissimo episodio; tutto ciò che accade negli altri novecentonovantanovemila episodi vedrà Conan, il nostro nuovo protagonista, risolvere brillantemente una miriade di casi, dei quali, per ovvi motivi, non potrà prendersi i meriti, che dunque cederà, con svariati marchingegni, a un altro detective, Kogoro (ignaro come quasi tutti gli altri personaggi della storia della vera identità di Conan), padre di Ran (suo amore segreto dell'infanzia), del quale sarà ospite da quello sfortunato giorno.
Saranno successivamente pochi gli episodi che richiameranno la trama principale, ovvero la battaglia contro l'organizzazione degli uomini in nero, ma quelli che avremo il piacere di vedere sparsi qua e là all'interno di tutto l'anime saranno coinvolgenti e affatto banali.

Personalmente, ho sempre adorato il modo in cui si svolgono i vari i casi, e sono sempre rimasto piacevolmente sorpreso e affascinato dall'incredibile fantasia che ha dato modo all'anime, nonostante conti un così elevato numero di episodi, di non risultare quasi mai scontato o banale nel trovare soluzioni sempre diverse e intriganti, accettando ovviamente anche vicende al limite dell'inverosimile, dato che, non dobbiamo dimenticarci, anche se si vanno a trattare situazioni spesso molto serie, siamo comunque di fronte a una serie animata.
Una menzione particolare va ai vari personaggi e alla loro caratterizzazione. Sono tanti, tantissimi, ma, nonostante ciò, la maestria con la quale sono stati caratterizzati mi ha sempre sorpreso; sarà impossibile rimanere indifferenti di fronte a determinati personaggi che appariranno di fronte allo spettatore, mai lasciati al caso e sempre approfonditi, più che nell'aspetto fisico, in quello caratteriale, grazie al quale Aoyama è stato in grado di tirar fuori dei veri e propri idoli, intriganti e carismatici.

Andrei ad analizzare brevemente anche il lato tecnico.
Partirei dal character design: bello, particolare, dal tratto distintivo, e che, come ovviamente accade in opere che si protraggono così in avanti con gli anni, cambia e si evolve con l'avanzare del tempo e delle varie tecnologie; personalmente apprezzo maggiormente lo stile iniziale, sarà perché sono un nostalgico, ma, nonostante sia ovviamente più "sporco" o visivamente più grezzo, non ha nulla da invidiare a quello più moderno.
Ora vorrei passare a quello che è per me uno dei punti di forza dell'anime, sto parlando delle OST: belle, originali, iconiche, e che, ancor più delle varie opening, sono in grado di riportarmi indietro nel tempo, riuscendo a rievocare momenti e sensazioni ormai appartenenti a tanti, tanti anni fa.
Qualche parola sull'adattamento e sul doppiaggio italiano; dato lo svolgimento e le ambientazioni dell'anime, e i vari personaggi che sono al 99% giapponesi, e dunque con nomi giapponesi, "italianizzare" nomi, luoghi, ecc. sarebbe stato inutile e anche alquanto difficile; dunque, a parte qualche piccola eccezione, non ho trovato niente che vada ad allontanarsi troppo da quella che è la versione originale.
Nulla da dire sul doppiaggio storico, sempre ben fatto; raramente nel corso degli anni i nostri doppiatori ci hanno deluso, e sicuramente il lavoro fatto con Conan non fa eccezione.

Tanti vedono la lunghezza estrema di questo anime come un difetto (e ne hanno anche il diritto), ma, se ci pensiamo bene, solo un'opera di tale portata sarà in grado, se lo vorremo, di prenderci per mano e accompagnarci per praticamente tutta la vita; personalmente, sono il primo colpevole di aver interrotto la visione svariati anni fa (difatti il numero di episodi che ho indicato come visionati è alquanto indicativo), quindi non so se ci si stia o meno avvicinando a un finale, ma sono sicuro che, se e quando questo tanto atteso momento arriverà, il nostro Conan e tutti gli altri infiniti personaggi al quale sarà impossibile non affezionarsi ci mancheranno, e tanto.
Personalmente devo tanto a questo che non fatico a reputare un vero e proprio capolavoro nel suo genere; sarò sempre legato a tutto ciò che ha sempre saputo regalarmi durante gli svariati anni in cui mi è stato accanto, e molto spesso si tende a sottovalutare l'importanza che può avere un'opera del genere per un ragazzino.

Per concludere, non ho difficoltà ad assegnare un voto finale, 10 per l'appunto, per il semplice motivo che a scrivere queste poche righe è stato il me di dodici-tredici anni fa, che non aveva bisogno del capolavoro tecnico e grafico per esaltarsi, ma solo di tornare a casa dopo scuola, sedersi sul divano, e immergersi, seppur per pochi istanti, in quella che era per noi un'altra realtà, nella quale il più delle volte, perché no, trovare rifugio.
Grazie Gosho, grazie Conan.