Le lezioni online di lingua giapponese nascono da una collaborazione esclusiva tra AnimeClick.it e l'associazione culturale Advena.

Elenco delle lezioni precedenti:
  1. Hiragagana 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
  2. Katakana 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8
  3. Esercitazione di riepilogo
  4. Introduzione alla lingua giapponese 1
Ricordiamo che sempre su AnimeClick.it è disponibile una pagina di riepilogo dell'intero corso di giapponese.
 
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LEZIONE N°20: Introduzione alla lingua giapponese

Struttura della frase
La struttura delle frasi in giapponese segue una logica ben precisa detta SOV (Soggetto - Oggetto - Verbo) e si costruisce indicando prima i complementi, in un ordine di solito ben preciso, finendo con il predicato verbale.
Si tratta di una struttura simile a quella del tedesco o del latino, e diversa da quella dell’Italiano che è invece una lingua SVO (soggetto - verbo - oggetto).

Quindi dove in italiano metteremo:
La ragazza mangia la mela.

In Giapponese sarà:
彼女さんは林檎を食べます。
Kanojo-san wa ringo o tabemasu.
La ragazza mangia la mela.

In cui Kanojo-san (彼女さん) è il soggetto, ringo (林檎) è l'oggetto, tabemasu (食べます) il verbo.

Va notato come nella frase giapponese i complementi vengano espressi posticipando ai sostantivi le particelle.
Il は (ricordiamo che come particella si legge wa e non ha) dopo kanojo indica l'argomento della frase, che per ora per semplicità possiamo pensare come il soggetto, mentre il を dopo ringo indica il complemento oggetto dei verbi transitivi (anche in questo caso si potrà obiettare che il を può assumere anche altre funzioni, ma approfondiremo la questione in futuro).

Cambiare una particella per un altra in giapponese può stravolgere completamente il senso di una frase!

Lingue agglutinanti
Il Giapponese è inoltre una lingua agglutinante in cui ad una radice fissa si aggiunge in coda un suffisso che ne indica la coniugazione o la declinazione. Ogni particella flessiva non modifica quindi la scrittura, né la lettura, né il significato della radice ma ne modifica il senso, aggiungendo informazioni su tempo e modo. Le particelle si accodano senza fondersi nelle lingue agglutinanti, a differenza di quanto avviene per altre lingue, dette sintetiche, come l'Italiano.

A onor del vero su questa classificazione il dibattito tra gli studiosi è ancora abbastanza aperto in quanto il giapponese presenta anche elementi tipici delle lingue flessive (che variano la vocale finale della radice) che la fanno classificare come lingua semi-agglutinante, ma questo dibattito esula dalle nostre lezioni.

Questo discorso vale ad esempio per i verbi per i quali avremo ad esempio:
Dalla forma base di 食べる (taberu) ovvero mangiare, avremo:
食べます mangio
食べない non mangio
食べました ho mangiato
Addirittura si può arrivare persino ad una sostantivizzazione come in 食べ物 (tabemono) ovvero il cibo.

Stesso discorso si può fare con gli aggettivi:
新しい車
Atarashii kuruma
la macchina nuova
 
新しかった車
Atarashikatta kuruma
La macchina (che) era nuova
 
新しくなかった車
Atarashikunakatta kuruma
La macchina (che) non era nuova.

Come si vede, l’aggettivo si coniuga come un verbo di stato, non è visto come una semplice qualità del nome.
A partire dalla radice Atarashi- (essere nuovo), aggiungiamo desinenze per esprimere tempo e modo. Ne parleremo meglio quando svilupperemo gli aggettivi.

Anche in questo caso è possibile modificare ulterioremente il senso espresso dall’aggettivo.
Ad esempio, la desinenza –sa esprime la sostantivizzazione dell’aggettivo.
Ad esempio Nagai (lungo) diventa Nagasa (Lunghezza)

Riassumendo, quindi, partendo dalla radice che esprime il significato di base, si aggiungono le particelle che modificano l’espressione della radice. Ciò vale per i nomi, gli aggettivi ed anche per i verbi. Vedremo nelle lezioni future come il concetto di aggettivo sfuma verso il verbo, e anche come poter sostantivizzare aggettivi e verbi.