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esseci

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Arrivo a visionare la prima serie di dodici episodi di "Science Fell in Love, So I Tried to Prove It" (titolo originale: "Rikei ga Koi ni Ochita no de Shōmei Shite Mita", tradotto in "Ho provato a dimostrare che la scienza si è innamorata." - abbreviato "RikeKoi") con un po' di ritardo rispetto alla data di uscita (stagione invernale 2020).
Si tratta della trasposizione dell'omonimo manga serializzato dal 2016 in tredici volumi e ancora in corso sulla rivista Comic Meteor, scritto e disegnato da Alifred Yamamoto, e credo ancora inedita in Italia. Dal manga sono stati tratte due fiction (2018 di quattro episodi e 2019) e due serie anime (inverno 2020 e primavera 2022). Si tratta pertanto di un titolo che ha attirato in poco tempo un certo successo, vista la pletora di produzioni tratte dalla storia originale in fumetto.

Premessa doverosa. Si tratta a tutti gli effetti di una rom-com che presenta un elemento di originalità rispetto ai soliti prodotti e che non passa inosservato: l'ambientazione e la modalità con cui viene sviluppata la storia.
Invece di essere ambientata nella solita scuola superiore o nell'ambito lavorativo dei giovani impiegati, "RikeKoi" descrive la "storia" d'amore tra due ricercatori del laboratorio del prof. Ikeda dell'Università di Saitama - Dipartimento di Scienze dell'Informazione. Ayame Himuro e Shinya Yukimura, i due ricercatori, scoprono reciprocamente di piacersi ("essere innamorati" è un po' troppo avanti per la loro "weltanschauung" scientifica delle loro esistenze e sentimenti) e tale circostanza è rivelata fin dal primo episodio senza troppi dubbi, tanto da diventare nota tra tutti i membri del laboratorio: il prof. Ikeda, Kanade (studentessa), Ibarada (dottoranda) e Kosuke (altro studente). Trattandosi di ricercatori che fin da bambini hanno vissuto la loro esistenza come una missione dedicata allo studio e alla spiegazione della realtà che vivono in modo razionale e scientifico, restando sempre isolati se non avulsi dalla realtà in cui vivevano, soprattutto per il cosiddetto mondo delle relazioni e delle emozioni umane, non potevano approcciarsi a livello amoroso in modo "convenzionale", mettendosi in testa, come sfida a loro stessi e alle emozioni/sentimenti che provano reciprocamente, di dimostrare scientificamente il loro "amore" come se fosse un "esperimento".
E così si "dilettano" nell'individuazione dei presupposti e nella quantificazione dei sintomi talvolta fisici (battiti cardiaci, respirazione, presenza di ormoni nella saliva, temperatura corporea, ecc.), talvolta psicologici (attraverso lo studio delle reazioni anche irrazionali a determinate stimolazioni, ecc.), talvolta ambientali (attraverso la creazione in modo artificioso delle migliori condizioni per addivenire a un avvicinamento dei due, ecc.).

Il risultato? Dodici episodi divertenti e simpatici, in cui i due ricercatori, dediti allo studio e all'approccio analitico a tutto ciò che fanno, si cimentano in continui esperimenti su sé stessi, coinvolgendo anche i colleghi di laboratorio in situazioni ovviamente ilari ed equivoche in cui la risata è assicurata.
Ma allora si tratta del solito cliché degli "scienziati pazzi"? La risposta a mio avviso è: "No".
I due ricercatori sono tutto sommato credibili nelle premesse (due soggetti un po' borderline per l'isolamento in cui si sono posti per l'amore incondizionato per la scienza "tout court", che determina anche la visione della vita piuttosto rigida e fuori dagli schemi classici di una persona non di scienza), ma sono anche incredibilmente "umani" nel manifestare il loro disagio e l'incapacità a dare una spiegazione logica ai loro sentimenti e alle sensazioni che si determinano nell'approcciarsi reciprocamente.
Ovviamente sembrano talvolta cadere nel solito deja vu dell'imbarazzo e della timidezza tirati all'esasperazione, tanto caro ai Nipponici ma tanto fastidioso per noi "Occidentali", che alla fine di molte serie si ritrovano con il solito finale "aperto" in cui non si è concluso nulla, e anche nella "puerilità", dato che dimostrano di non sapere come comportarsi in modo romantico anche solo a un primo appuntamento o a un bacio (che tuttavia e incredibilmente accade...).
Ma in fondo il loro percorso sembra più una sorta di "reverse engineering" latu sensu, in cui partono dalla premessa che si piacciono (ma non sanno ancora quanto... e non capiscono se possono definirsi una coppia convenzionale vera e propria), per poi cercare di dimostrare scientificamente il processo per arrivare a quello stato di innamoramento o prodotto dei loro sentimenti.

Un altro elemento di "originalità" è dato dalla spiegazione dei metodi logici e scientifici in base ai quali i due cercano di dimostrare le loro teorie. Non essendo un "uomo di scienza", non sono in grado di scrivere se le spiegazioni date negli intermezzi con l'orsetto Rikekuma siano pertinenti e corretti, tuttavia attribuiscono alla serie un minimo di logicità almeno nell'approccio, e rendono intellegibili alcune teorie che altrimenti resterebbero astruse allo spettatore che non comprenderebbe la situazione "tecnica" utilizzata dai protagonisti e la conseguente comicità di fondo nel contrasto tra l'approccio logico e quello sentimentale.
Tale contrasto appare sempre più spesso, man mano che i due proseguono negli esperimenti, tanto da ingenerare nello spettatore la sensazione che la "chimica" dei sentimenti e del bisogno che ciascuno prova reciprocamente verso l'altro non sembra facilmente dominabile con la razionalità. Sono incredibilmente potenti le reazioni dei due, quando non riescono a dominare le loro pulsioni, tanto da provare profondo disagio fino al malessere esistenziale.

Gli altri personaggi, a differenza dei protagonisti, non ricevono in questi dodici episodi un vero e proprio sviluppo: al termine della serie restano più o meno come li abbiamo conosciuti all'inizio. Sono sostanzialmente degli strumenti per sviluppare il percorso della trama, e sembrano un po' troppo "macchiette" molto caratterizzate, eccezion fatta per Kanade che dovrebbe rappresentare il comune punto di vista dello spettatore (e non solo) di fronte agli "eccessi" e alle "follie" comportamentali e sentimentali dei due ricercatori.
Forse la serie ha il suo punto debole proprio nei personaggi secondari, che sono spettatori e in un certo senso assistenti un po' piatti delle astrusità di Ayame e Shinya, con l'aggravante di risultare eccessivi e caricaturali (il professore culturista ma comunque carino e comprensivo, Ibarada "gothic loli" otaku per i videogiochi, Kosuke sfaticato studente otaku e, alla fine della serie, la mangaka opportunista), che sono sì coerenti con il trend scelto per la serie, ma un po' fuori luogo, tanto da sminuire il buon livello della trama e della serie.

A livello grafico, a parte qualche scelta un po' "puerile" come la coda dei capelli di Ayame che oscilla come la coda di un cane ogni volta che lei si emoziona (circostanza tuttavia presente solo nei primi episodi), la serie è molto ben disegnata e animata.
Le ragazze ovviamente sono tutte carine e avvenenti (Ayame è proprio la ricercatrice con cui tutti vorrebbero collaborare...), ma anche i personaggi maschili non sono da meno: Shinya è il classico bel tenebroso tutto logica e poco sentimentalismo, e Kosuke è il belloccio sfaticato ma simpatico e buono, innamorato della loli Ibarada.
A livello musicale, l'opening "Paradox" è cantata da Sora Amamiya, mentre l'ending "Turing Love feat. Sou" è cantata da Akari Nanawo: entrambe orecchiabili e adeguate al prodotto, sebbene non memorabili.

Per concludere: "Delle menti analitiche si sono innamorate, così hanno provato ad analizzare il fenomeno" è una serie godibile e spensierata in cui il contrasto tra l'amore (che di logico ha poco) e l'approccio analitico/scientifico di Shinya e Ayane genera una serie di equivoci e situazioni romantiche paradossali e surreali in cui i due protagonisti, invece di godersi la storia, si struggono nel cercare spiegazioni logiche in base alle quali funziona la chimica dei sentimenti. Tutto sommato, una serie da visionare e da apprezzare maggiormente rispetto alla moltitudine delle opere di genere che alla lunga diventano noiose e ripetitive.


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Fede kyuujuusan

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
"Rikei ga Koi ni Ochita no de Shoumei Shite Mita", traducibile in "Science Fell in Love, So I Tried to Prove It" è un anime uscito nell'inverno 2020 composto da dodici episodi.

N.B. Non farò qui un riassunto, poiché non ce ne sarebbe bisogno e non avrebbe senso, quindi questa analisi potrà essere letta anche da chi ancora è indeciso se vedere o meno l'anime.

Allora, mi fermo subito, anche se non ho ancora cominciato, perchè qui un incipit è obbligatorio. Quest'anime è totalmente distante da tutti i suoi colleghi del genere e fuori dagli schemi! Mi spiego meglio, so che non ci state capendo niente, ma ora arrivo al punto: tutti gli anime basati su questo genere, purtroppo o per fortuna, hanno quasi sempre una timeline non criptata e ben definita, questo no! Abbiamo la confessione di rito neanche finita la sigla d'apertura, e neanche un secondo dopo veniamo catapultati, come da titolo, su una lavagna da laboratorio per provare e confutare, con ipotesi, tesi e dimostrazioni varie, se una persona è innamorata o meno... Abbiamo un genere, che non è più quel genere che tutti ci aspettiamo, tutti gli elementi che ci ricordano una storia di quel tipo sono non spariti, ma sfumati, non poco, in soli cinque minuti, almeno all'inizio. Tranquilli... poi torneranno.

A questo punto ti starai chiedendo: "Ma questa "recensione", o presunta tale, cosa vuole dire?" Ebbene, il fatto di indicare un genere, con annessa trama, che poi verrà smontata a neanche pochi minuti di visione, è straordinario, fermo restando che poi gi elementi ritornano tranquillamente nel prosieguo degli episodi e si sviluppano anche in maniera molto fedele, se così vogliamo dire, ma l'incipit iniziale è qualcosa di sorprendentemente gradito e inaspettato, che porta per un attimo lo spettatore a domandarsi: "Ma cosa sto guardando?"

Passiamo, ora, ai protagonisti, di cui abbiamo "sparlato" finora, i due "incappati" in questo strano ma interessante esperimento: sono Yukimura-senpai lui e Himure-senpai lei, li chiameremo così, perchè un senpai da qualche parte ci sta sempre bene, no!? La storia parte subito alla ricerca di prove, ipotesi, raccolta dati e calcoli su come fare per dimostrare se una persona sia innamorata o meno dell'altra, il tutto corredato da coprotagonisti, i compagni di laboratorio, che non perdono mai l'occasione di farci sorridere con una gag in un modo o nell'altro, anche solo con dei commenti, su come la "ricerca", e quindi, indirettamente, l'opera stessa, abbia un sottile divisorio immaginario tra il credibile e il surreale... insomma, della serie "Sì, facciamo gli esperimenti, tanto sappiamo tutti che non porteranno a ciò che vogliamo dimostrare!"

Episodio dopo episodio abbiamo la concreta spiegazione di ogni singolo esperimento che vada dalla misurazione cardiaca al confronto della temperatura, tutto spiegato nel minimo dettaglio da un orso con un camice da laboratorio... esatto, hai letto bene, uno orso che con bacchetta e lavagna spiegherà ogni esperimento nel minimo dettaglio, invitandoci anche ad andare a informarci se qualcosa non ci fosse stata chiara. Inutile dire che l'orso (kuma in giapponese, che è anche la parola con cui finisce ogni frase) si è guadagnato di diritto la fascia di mascotte indiscussa dell'opera.
Come detto in precedenza, nonostante l'incipit iniziale, tutto quello che siamo abituati a vedere in un genere come questo si ripresenta, ma sotto forma di esperimenti con relativa e accurata raccolta dati.

Gli ambienti e il design dei personaggi sono molto ben fatti, non si scorgono particolari pecche, opening ed ending sono belle e ritmicamente riconoscibili, quindi ottimo lavoro!

Che dire? La mia analisi è finita qui e "QED" (come volevasi dimostrare) consiglio assolutamente la visione di quest'opera, e sottolineo l'ottima idea avuta nell'aver sviluppato una storia unica nel suo genere, strappando molte volte quella risata che fa piacere avere.


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Shiho Miyano

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7,5
«Science Fell in Love, So I Tried to Prove It», o «Rikei ga Koi ni Ochita no de Shoumei Shite Mita», per brevità «Rikekoi», è una serie di dodici episodi uscita nell'inverno 2020. Si tratta di una commedia sentimentale, trasposizione dall'omonimo manga. I protagonisti sono Shinya e Ayame, due “scienziati”, probabilmente due dottorandi, ma non è chiarissimo; così come nebuloso è il loro campo d’indagine al di fuori della ricerca particolare che conducono in questa serie: qui vogliono riuscire a determinare, in modo scientificamente corretto, se i sentimenti che provano l’uno per l’altra possano essere definiti “amore”.

Mi sono avvicinata con una certa diffidenza perché, lavorando in ambito scientifico, spesso sono insoddisfatta dalla rappresentazione dei personaggi definiti “scienziati”; tendono spesso a essere ridotti a stereotipi: malefici esseri senza scrupoli in cerca di potere, sempliciotti con fede illuminista incrollabile (tipo “le magnifiche sorti e progressive” di leopardiana memoria) o, talvolta, simpatici e svampiti pasticcioni. Personaggi a volte anche riusciti, ma molto distanti dalla realtà. Chi ha scritto questa serie sembra, invece, conoscere bene come funzionino le dinamiche delle “menti analitiche”, e quindi questi scienziati risultano credibili, anche se la serie ha una componente comica marcata e il tono è molto scanzonato, con un gradevole tocco di surreale.

Il risultato è un'opera che riesce a introdurre efficacemente una serie di concetti familiari a chi lavora nell'ambito scientifico, come l’ipotesi nulla e i disegni sperimentali con controlli positivi e negativi; a tema sono anche gli intermezzi degli episodi affidati all'orsetto Rikekuma. Lungo tutta la serie ci sono semplificazioni in abbondanza, ma non ho notato veri errori. Anche la quotidianità del lavoro è ben resa, ottima la parte dedicata ai lab-meeting e alla preparazione degli speach da portare a congresso, così come il congresso stesso, ottimi spunti per il lato comico sono le deformazioni professionali che sono raccontate con efficacia: dalla frustrazione davanti a quantità come "un pizzico", al programma che estrae random gli ingredienti da aggiungere alle pizze da ordinare, e c’è anche l’immancabile elemento del gruppo che si aggira per il laboratorio con i calzoni più corti del camice.

E dal momento che è una serie romantica, cosa dire di Shinya e Ayame come coppia? Funzionano benissimo! Sono un pochino avulsi dalle normali dinamiche “romantiche”, infatti non sanno bene cosa fanno le persone durante gli appuntamenti, ma sono assolutamente sulla stessa lunghezza d’onda: si divertono un mondo a trovare la loro particolare declinazione di ogni cosa e ogni occasione è buona per far due calcoli.

La trama è semplice e ripercorre le classiche tappe delle serie incentrate sugli affari di cuore, trasponendole nella “vita da laboratorio”; i personaggi a contorno sono pochi: un professore bizzarro, una senpai brillante e cinica che è fissata con i videogiochi ed esibisce un look “dark lolita”, l’elemento buffo del gruppo (sì, quello dei calzoni corti) e la più giovane del gruppo, studentessa appena arrivata che ha il compito di dare voce ai pensieri degli spettatori. C’è poi un personaggio su cui è bene tacere, per non fare spoiler.

Dal punto di vista tecnico è tutto gradevole: character design, sfondi, animazioni, doppiaggio, OST e sigle, regia sono al passo con i tempi, non soffrono di particolari problemi se non quello di risultare tutti un po’ “scolastici”; a conti fatti mancano di originalità e, se la serie merita di essere vista, non è per il comparto tecnico.

Una serie spensierata piacevole, senza grandi pretese, ma che funziona e che merita una visione se si è in cerca di una serie romantica o se si frequenta, per studio o lavoro, un laboratorio scientifico!


 9
xAnnAx

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
"Science Fell in Love, So I Tried to Prove It" è un anime del 2020 tratto dall'omonimo manga redatto a partire dal 2016. Si tratta di una commedia sentimentale e, infatti, i due protagonisti sono Shinya Yukimura e Ayame Himuro, due studenti universitari che studiano ed effettuano ricerche su svariati campi della scienza, ma, per questi episodi, i loro sforzi saranno concentrati principalmente nel cercare di spiegare numericamente e scientificamente l'amore.

Potrebbe sembrare un'impresa ardua per le persone normali, ma non di certo per loro, che di normale hanno ben poco, infatti anche gli altri studenti che studiano allo stesso laboratorio di ricerca sono piuttosto particolari. Innanzitutto troviamo Kanade, la più normale del gruppo e colei che, spesso durante gli episodi, incarna i pensieri e le emozioni dello spettatore, riversandoli, però, all'interno della serie; poi vi è Kosuke, "l'uomo che vive d'amore" (e ho detto tutto), vi è anche Ibarada, una loli fissata con i videogiochi, e infine il professor Ikeda, culturista e sportivo. Man mano poi si aggiungeranno altri personaggi, anzi, principalmente solo una ragazza, che si aggiungerà e "movimenterà" ancor più la serie.
Certamente una descrizione del genere non è adatta a dei personaggi presentati in modo così particolare e per cui ci sarebbe da parlare molto di più, però, per evitare di anticipare qualcosa, mi fermo qui.

La serie è composta da dodici episodi, tutti molto piacevoli da guardare e tutti molto divertenti; mi è parso solamente che, dopo una partenza "a tutto gas", si sia andati un po' a scemare fino a, più o meno, metà serie, per poi risollevarsi e giungere ad una bella, bellissima conclusione, anche se scontata. Un po' tutto all'interno di questa serie risulta scontato, però piacevole da guardare perché molto divertente e, comunque, leggero.
Un aspetto che mi è piaciuto è quando, durante ogni episodio, si "sospende" la narrazione per lasciare lo spazio a un simpaticissimo orso (Rikekuma) che spiega in modo semplice e pratico leggi fisiche o regole matematiche incontrate poco prima, perché discusse o utilizzate dai personaggi.
Il comparto tecnico è molto buono: i disegni mi sono piaciuti parecchio, ma le animazioni, anche se buone, un po' meno. OST presenti e ben inserite, ma, dal punto di vista musicale, opening ("PARADOX") ed ending ("Turing Love") sono degne di nota: molto, molto belle.

Si tratta di una bella serie, piacevole e leggera da guardare, per chi vuole passare un po' di tempo divertendosi e, soprattutto, molto meglio rispetto ad altre serie dello stesso genere. Non escludo il fatto che sia contornata da difetti, ma nel complesso è più che accettabile!

Voto: 8/10


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yuriisan

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
"Science Fell in Love, So I Tried to Prove It" è un anime composto da dodici episodi trasmesso nel 2020 durante la stagione invernale.

Da scienziato con un forte pensiero analitico devo dire che mi sono sentito veramente ben rappresentato nel modo di essere e di pensare dei vari personaggi. Naturalmente il tutto è visto in chiave umoristica molto giapponese, ma ci sono diversi elementi (alcuni dei quali davvero molto assurdi) che rappresentano davvero molto bene la realtà.
La serie mi ha divertito e intrattenuto molto, e la rappresentazione della scienza così onesta (a differenza di altri anime come "Dr. Stone") me l'ha fatta apprezzare particolarmente.

P.S. Le spiegazioni reali dei vari teoremi e teorie le ho trovate davvero originali, anche se sono curioso di sapere il pubblico che non vive nell'ambiente cosa abbia capito a riguardo.