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Kondo

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Una gran bella sorpresa.

Kakushi Goto è il giovane padre di Hime, una dolce bambina di dieci anni. La madre non sappiamo che fine abbia fatto, la sua sorte è avvolta dal mistero, fatto sta che Kakushi si trova a crescere la bambina da solo. È un padre ammirevole: attento, affettuoso, pronto a fare qualunque cosa per sua figlia, e proprio per questo, per proteggerla, decide di tenerla all’oscuro del suo lavoro. È infatti un autore di manga un po’ sconci, e pensando che questo lavoro imbarazzante potesse arrecare a sua figlia difficoltà sociali e derisione, decide di tenerlo segreto.
Il titolo “Kakushigoto” non è stato scelto a caso: leggendolo tutto attaccato in giapponese, significa infatti “segreto”, ma è anche il nome del protagonista (Kakushi Goto, appunto).
Assisteremo dunque alle simpatiche situazioni in cui si verrà a trovare e ai salti mortali che faranno lui e i suoi collaboratori, nel tentativo di mantenere il segreto e dissimulare ogni indizio agli occhi della figlia.

Detta così, potrebbe sembrare una robetta comica senza spessore, e in effetti superficialmente si presenta come una commedia allegra e spensierata, tuttavia è in grado, quando meno te lo aspetti, di tirar fuori dei momenti amari e melanconici che sono come stilettate improvvise, colpiscono dritte al cuore. È questo il grande pregio di questa serie, il gusto agrodolce che lascia in bocca ogni puntata. Ridi, ti diverti e poi un pensiero malinconico di Kakushi o Hime ti fa inumidire gli occhi.

I personaggi sono stupendi. Hime è una bambina tenerissima, si preoccupa per il suo papà, cerca a modo suo di aiutare la famiglia. Kakushi in casa è un padre amorevole, si sente onorato di essere padre di Hime, fa l’impossibile per lei. Al lavoro rappresenta la quintessenza del mangaka sotto stress.
Anche i personaggi secondari sono ottimi: dalla maestra d’asilo Ichiko che fraintende sempre, ai collaboratori pronti a parodiare impietosamente il mondo dei mangaka, per culminare con quell’ignobile mentecatto di Tomaruin, l’editore imbecille che ogni volta che apre bocca combina disastri (da morire dalle risate).

Un cartone animato delizioso che riesce a emozionare e che consiglio a chi cerca una visione leggera che strappa sorrisi e talvolta anche una lacrima.


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IgnisSphero

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8,5
Abbiamo mai fatto una promessa a noi stessi? Di certo sarà capitato a tutti. Promesse che possono riguardare sia quello che noi vorremmo fare in un determinato futuro ma anche segreti che ci hanno portato a nascondere parte di quello che non vogliamo far vedere nemmeno a noi stessi. Nell’opera chiamata “Kakushigoto” predomina questo tema della “promessa”, che si rivela essere il fulcro generatore dell’intera storia. Tratto dal manga di Koji Kumeta, la storia (ambientata in un quartiere di Tokyo chiamato Nakameguro) racconta le vicende del padre e della sua bambina dopo che essi hanno perduto la madre in un incidente. Nella loro relazione però è presente un fatto abbastanza insolito: il padre, per non rivelare la sua professione di mangaka, mente ogni giorno alla figlia mascherandosi da “padre perfetto”, in modo che essa possa crescere in un ambiente salubre. Questo perché il protagonista disegna manga di un “certo calibro” che parlano di situazioni sconce ed erotiche, un genere che potrebbe in fondo altamente turbare una bambina.

Nel complesso è un’opera che contrappone la comicità alla serietà, cercando di rendere meno monotone quelle vicende che riprendono la vita del protagonista, intento a svolgere le sue solite mansioni di padre e artista. Un espediente che inizialmente non parte bene, a causa di una presenza, troppo grossolana, di scene eccessivamente comiche, che però poi tendono a bilanciarsi con elementi drammatici e misteriosi, man mano che la serie ingrana. Il protagonista è alla fine una persona come tutte le altre, con i suoi difetti, i quali vengono messi in evidenza specialmente in quelle vicende che mettono in mostra il suo lavoro e i dialoghi che ha con i suoi colleghi. Il rapporto con questi è del tutto diverso; difatti non ha bisogno di nascondere quei sentimenti che cela ogniqualvolta cerca di mantenere il suo segreto di fronte alla figlia. Nelle varie scene, quindi, la comicità viene levigata da un certo senso di fatica e di preoccupazioni che il protagonista affronterà, pur di non rimanerne schiacciato.

Lo stile non è di certo canonico e riflette anch’esso la spensieratezza di quella vita normale che facciamo tutti i giorni. Minimalista ed essenziale, il disegno si presenta poco dettagliato nei volti e negli ambienti, con una presenza abbastanza minima di scene mozzafiato che rendono indimenticabili i luoghi rappresentati. Ciononostante il colore svolge un azione importante, cioè quella di comunicarci l’essenza dell’opera, presentandosi, quasi mai, né troppo acceso e né molto spento. Anche il colore ci vuole far entrare in un mondo comune, calmo, con un accenno insolito alla nostalgia. Oltretutto anche i giochi di ombre e luci si fanno valere molto in questa serie, rappresentando in pochi istanti quello che possiamo chiamare “la maschera dell’individuo”. Affrontare il dolore di una perdita e allo stesso tempo allevare una figlia senza farle mancare niente sia d’amore che di necessità è un’impresa ardua per una sola persona. La contrapposizione tra desiderio e necessità è inevitabilmente un altro tema fondamentale che si può scovare vedendo l’anime.

Apprezzo anche le musiche che si adattano sufficientemente al contesto. Azzeccata soprattutto nella sua musicalità e nelle parole l’opening dei Flumpool “Chiisana Hibi”, che parla del fatto di dover sempre cercare un modo per raggiungere i nostri desideri, nonostante le problematiche legate alle nostre scelte attuate nel passato.

Come considerazione finale, posso dire che “Kakushioto” sia un anime che riesce con efficacia a lasciare traccia nei nostri cuori delle tematiche trattate. Si poteva fare di meglio? Forse, ma almeno resta vivido il ricordo di aver convissuto, in qualche modo, con le problematiche “reali” di questi protagonisti, le quali possono assomigliare a quelle con cui noi stessi conviviamo nel nostro mondo.

Desideri, amori indissolubili, speranze in un futuro migliore, la felicità nell’essere vivi. Questo è quello che troveremo in “Kakushigoto”.


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Focasaggia

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
«Kakushigoto» è un anime, tratto dal manga scritto e disegnato da Kōji Kumeta (già autore di "Sayonara Zetsubou-sensei"), leggero ed emozionante.

Una famiglia composta da una bambina e un padre: il genitore (Kakushi Gotō, da cui il titolo) lavora come mangaka specializzato in opere non adatte ai bambini per via delle tante battute spinte ricorrenti; per questo, sentendosi in imbarazzo, decide di non far trapelare il suo segreto alla figlia, fingendosi un normale impiegato. Quel segreto porterà a una serie di peripezie e incomprensioni molto divertenti. L'autore gioca su tutto, persino sui nomi, in quanto Kakushi Gotō significa al contempo "segreto" e "disegnare per lavoro".

Far ridere è una delle cose più difficili per un autore, puoi creare un personaggio dalle battute brillanti, puoi creare scene divertenti ben costruite, ma creare una storia solida dai giusti tempi umoristici è molto difficile. Servono precisi tempi di narrazione che devono essere veloci, non ci devono essere tempi morti, l'attenzione deve essere sempre viva, gli scambi di battute vengono velocizzati durante le fasi più divertenti, per nascondere fra le battute più riuscite quelle non all'altezza, allungando i tempi comici complessivi.

In anime del genere poi è molto importante la bravura dei doppiatori utilizzati, che devono talvolta dire qualche battuta ridicola anche con toni seri (ricordo Emanuela Pacotto e Claudio Moneta ai tempi di "Slayers", la loro recitazione riusciva a dare all'anime un valore aggiunto); in questo Hiroshi Kamiya (il professore Itoshiki Nozomu della serie animata "Sayonara Zetsubō-sensei", ma anche Levi de "L’attacco dei giganti" e Trafalgar Law di "One Piece") grazie anche alla sua esperienza fa un ottimo lavoro, l'artista che ben si contrappone per toni a Natsuki Hanae (fra i tanti: Tanjirō Kamado di "Demon Slayer", Rill Boismortier di "Black Clover" e Shūichi Kagaya di "Gleipnir") riuscirà da solo a tenere scena.

Una buona riuscita è un incastro di vari fattori che solitamente alla lunga stanca lo spettatore, le situazioni rappresentate posso soffrire di una ripetizione percepita che si dovrebbe evitare (solitamente negli anime lunghi si utilizza l'espediente dell'entrata in scena del nuovo personaggio per dare freschezza all'opera). In «Kakushigoto» l'umorismo si mantiene costante, non si utilizzano espedienti di nessun genere, i personaggi rimangono pochi, prestabiliti ognuno con una sua precisa funzione. L'opera scherza sul lavoro del mangaka, è autoironico, si vede come l'autore ha la capacità di non prendersi sul serio, gioca anche su certi espedienti grafici-narrativi che vengono realmente talvolta utilizzati.

L'anime non fa solo ridere: la storia nascosta dietro la storia, i misteri che si celano dietro a personaggi che non si vedono, dietro a qualche scatolone nascosto intriso di ricordi e speranze, i segreti che forse non durano per sempre e forse non terminano sempre fra sorrisi ma talvolta fra rimpianti. Sentimenti forti che trasmette allo spettatore, grazie anche al detto e non detto, alla sospensione della trama fra le tante battute che tutto nascondono.

Il coinvolgimento emotivo è riuscito in parte, non saremo ai livelli di "Run with the Wind", per quanto entrambe siano opere semplici, che parlano di persone semplici; l'introspezione psicologica fa la differenza e si sente nei momenti meno comici una sorta di mancanza, un qualcosa che convince solo in parte. L'altro limite è auto-imposto, in quanto come opera comica non può soddisfare tutti i gusti, quindi, se la comicità espressa non coinvolge, non convince, o semplicemente non è di gradimento dello spettatore, gli rimarrà poco della visione.

Per quanto riguarda i personaggi, l'elemento che crea disturbo in un gruppo ben affiatato è Satsuki Tomaruin, l'editor visto quasi come un "malvagio", talvolta molto distratto e poco curante del lavoro altrui, personaggio che ricorda in parte Naoyuki Saruta di "Paranoia Agent".

Sulle musiche l'opening melodiosa e dolce è "Chiisana Hibi" di Flumpool (già noti per "Yoru wa Nemurerukai?" di "Ajin"), mentre l'ending è "Kimi wa Tennen Shoku" di Eiichi Ohtaki. Le animazioni sono a cura dello studio Ajia-dō (fra le opere curate "Izetta: The Last Witch", "Zettai Shounen"), sono fluide, i disegni nella media, adatti al frangente.

Si consiglia a chiunque abbia voglia di ridere con una storia fresca e dolce, che strapperà anche qualche lacrima non solo di gioia durante la visione.


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Harue

Episodi visti: 12/12 --- Voto 10
Non sono solita dare voti così alti, credo che i titoli votati dieci io possa contarli sulle dita di una mano sola. "Kakushigoto", però, è a mani basse il migliore anime di stagione e, aggiungo, uno tra i migliori visti in questo decennio.

Non è facile trovare un anime che rimanga fino alla fine coerente con sé stesso, e tantomeno con il pubblico. Non è facile trovare un anime bello, profondo, divertente e onesto. Non è facile trovare un anime bello ma con un finale altrettanto dignitoso. Non è facile trovare un anime che mantenga una qualità di animazioni, magari non eccellente, ma che non abbia visibili e fastidiosi cali qualitativi.

Non è facile, ma "Kakushigoto" riesce, e soprattutto eccelle, in tutto questo.

L'anime è una onesta, scanzonata, malinconica, divertente, esilarante storia dell'amore incondizionato tra un papà e una figlia. Tra un papà e il suo faticoso e spesso frustrante lavoro. Tra una figlia e la sua pura, a volte confusa, percezione della realtà. Tra la volontà di andare avanti nonostante la vita ci giochi improvvisi e brutti scherzi.
Potrei andare avanti con la lista per ore, perché i temi toccati da "Kakushigoto" sono infiniti, e vengono esplorati in modo magistrale, senza lasciarsi dietro nulla, dando il giusto peso ad ogni tema, e con una delicatezza da far piangere. Letteralmente.

La quantità di personaggi secondari è davvero alta, eppure, sebbene molti di loro non vengano troppo approfonditi, si riesce incredibilmente a dare ad ognuno di loro delle caratteristiche precise e una personalità chiara e riconoscibile. Ognuno di loro è utile al racconto, funzionale alla storia e allo sviluppo di gag, emozioni e relazioni tra i protagonisti.
L'onestà e spontaneità di ogni personaggio è ciò che ha reso questa storia una ventata d'aria fresca, scorrevole. Sono riuscita, per un motivo o per l'altro, a immedesimarmi in ognuno di loro a seconda delle situazioni proposte.

Signori, se non è questo un bell'anime, non so più cos'altro io possa definire "bello". Bello non esteticamente, o meglio, non il più bello che io abbia mai visto: il chara design è molto semplice, un po' fuori dai miei gusti, eppure per una storia come questa risulta perfetto così, funzionale ed espressivo.

Ma il punto di forza di "Kakushigoto" per me è principalmente uno: l'abilità nel destreggiare e bilanciare i momenti tristi a quelli comici, momenti di riflessione a momenti spensierati.
Durante un semplice episodio, quasi letteralmente tra un frame e l'altro, ci si ritrova a ridere, piangere, riflettere, angosciarsi, intenerirsi, incuriosirsi. E il tutto avviene con una naturalezza disarmante.

Il finale è un po' 'rushato', perché i Giapponesi probabilmente ce l'hanno nel sangue, l'abitudine del 'rushare' i finali. Eppure, ciò che conta ha avuto il giusto peso, spazio e tempo. Alla fine dei conti il finale l'ho percepito come giusto, completo, coerente. Nessun amaro in bocca, solamente tanti applausi e la mancanza immediata lasciatami dalla conclusione dello stesso.
A livello narrativo questo anime è una perla, e ha molto da insegnare ai suoi compagni.

Ultima cosa, ma non meno importante: la colonna sonora. Semplicemente magnifica. Mi riferisco soprattutto alla ending, nient'altro che la nostalgica canzone di Eiichi Ohtaki direttamente dagli anni '80, è una bellissima conclusione per ogni episodio, e anche questa non manca di donare quel mood di malinconia e nostalgia che è indescrivibilmente azzeccato.

Quindi, il riassunto è: se non lo avete visto, vedetelo... e sbrigatevi pure!


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maxcristal1990

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Gotou, mangaka affermato ormai da molto tempo, specialista di commedia e battute sconce, porta avanti il suo manga di nome Calze. Costretto a crescere sua figlia Hime da solo, le nasconde il suo lavoro, perché lo giudica imbarazzante. Nonostante tutto è un padre molto premuroso e cerca di non far mancare niente alla sua bambina.

Non è male, anche se non è stato il massimo per le mie aspettative. Non lo posso giudicare un capolavoro e la storia ha molti punti interrogativi. Se ci si vuole fare due risate senza pensare troppo al perché succedono certi avvenimenti, è un buon lavoro. Vedere Gotou preoccuparsi, anche troppo, per la figlia e cercare di nascondere il proprio lavoro è stato divertente, e sull'umoristica rende veramente bene. Le pecche sono quei tratti demenziali in scene che forse non ne avrebbero avuto bisogno: se fosse stato più bilanciato tra commedia e slice of life, avrei preferito di gran lunga.
Nonostante questo, le animazioni sono ben realizzate e la scorrevolezza della storia è quasi perfetta. Un altro punto a favore va al finale, con molti colpi di scena e veramente ben fatto. Praticamente viene tutto spiegato nell'ultimo episodio, gli altri sono semplice e pura commedia. Musiche di poco rilievo e poco frequenti e dialoghi non sempre facili da seguire.

Nel complesso, passabile.


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chiamami"S"

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7,5
"Kakushigoto" è il nome del protagonista della storia, ma anche un gioco di parole, infatti può essere tradotto sia come "disegnare per vivere" che come "mantenere un segreto". Non dirò assolutamente nulla della trama, ma, come è facile capire, tutto gira intorno a segreti e incomprensioni. Di solito il genere non mi fa impazzire, lo trovo a lungo andare noioso e ripetitivo, non importa quanto divertente, prima o poi tutto stanca. In questo senso il finale è pienamente appagante. Ad avermi appassionato è stato l'intreccio della storia: ogni episodio è in realtà un flashback, dove solo negli ultimi minuti ci viene mostrato il presente, tormentandoci con un senso di angoscia e malinconia fino all'ultimo episodio. In pratica ogni episodio è diviso in diciotto minuti di gag comiche e gli ultimi due-tre di tristezza. Nessuna delle due parti è particolarmente bella, ma questo alternarsi è accattivante. La comicità si basa soprattutto su giochi di parole che inevitabilmente si perdono e sugli stereotipi e luoghi comuni su mangaka e riviste di fumetti. Mentirei se dicessi che non mi ha fatto sorridere o che non sia divertente, ma c'è di meglio in giro. I personaggi sono ben caratterizzati, la coppia padre/figlia è favolosa e mi ha davvero fatto commuovere. Pecca enorme sono le animazioni minime e indispensabili, non sono brutte, si sposano bene con la storia, ma si poteva fare di più.
"Kakushigoto" è un'opera particolare, sicuramente ottima per gli amanti del genere, ma che consiglio anche a chi voglia provare qualcosa di diverso dal solito.


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L'unico isekai buno è l'isekai parodico

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8,5
Premetto che questa non sarà una recensione professionale, ma avevo proprio voglia di commentare a caldo questo anime.

"Kakushigoto" è una serie che, anche se mi aveva incuriosito fin dall'inizio, mi ha preso sul serio solo da metà stagione in poi. Infatti, ho guardato i primi sei episodi scaglionati, mentre gli ultimi sei li ho guardati tutti in un giorno solo.
Dalla premessa ci si potrebbe aspettare una serie del tutto comica. E in gran parte è così, non fraintendete. Questa serie ha dei tempi comici eccellenti, è estremamente autoironica, sia verso sé stessa che verso l'industria manga in toto, e ha personaggi con una buona chimica. Però, non mancano i momenti riflessivi e introspettivi. I temi principali sono i doveri del padre, il significato di "famiglia", i giusti metodi per crescere un figlio, cosa significa essere vedovi e cosa si prova a sentirsi in una situazione lavorativa precaria. Mica roba da poco, insomma. La serie però offre un perfetto equilibrio tra riflessioni malinconiche e scene comiche. Questo grazie a Goto-sensei, il protagonista, che funziona benissimo sia come personaggio serio che come 'cazzone'. Questo grazie a un abilissimo utilizzo dei fraintendimenti.
Ora, io so che qua in Italia l'associazione di "comicità" e "fraintendimenti" ci ricorda i cinepanettoni, ma siamo noi a far schifo, non questo genere di umorismo in generale. In questa serie, il fraintendimento è usato abilmente per sovrapporre comicità e riflessione: Goto-sensei chiede consigli alle sue conoscenti, che fraintendono (spesso pensando a una proposta, because Japan) e rispondono ad altre domande, che però offrono a Goto degli spunti di riflessione, poiché egli non pensa di essere stato frainteso. In questo modo il monologo continua, ma è intervallato da continue gag. Renderlo a parole senza fare esempi spoiler è difficile. Posso dirvi che la sensazione che vi lascia è una risata, che però, quando termina, si trasforma in un sorriso malinconico.

Ora però arriva l'unica vera "critica". La serie tende a concentrarsi su una determinata accoppiata riflessione/gag ad episodio, senza creare un vero filo conduttore tra gli eventi. Le cose succedono. Punto. Questo non è tanto un male, se si guarda un episodio a settimana. Ma guardarlo tutto di fila può risultare pesante, poiché ogni episodio è autoconclusivo. Dopo due o tre senti di averne visto abbastanza. "E che c'è di male? Molte serie fantastiche son fatte così!", penserete. Ecco, il problema è che tutto ciò è vero solo fino all'episodio 6. All'inizio e alla fine di ogni episodio, viene mostrata una scena ambientata nel futuro, sempre molto criptica, ma che ti fa intendere che la storia non ha un lieto fine. Fino all'episodio 6, non si hanno abbastanza informazioni per capire alcunché. Dopo, però, inizi a farti un'idea. Inizi a mettere insieme il puzzle, a speculare e ad essere intrigato. Iniziano ad esserci indizi anche nelle gag dell'episodio normale, poiché la serie, banalmente, avanza nel tempo. E quindi, ora, il filo conduttore tra le puntate c'è ed è fortissimo. Continui ad andare avanti non solo perché ti piace la comicità della serie, ma anche perché ora sei curiosissimo di unire lentamente i puntini. E gli indizi si trovano ovunque. Durante tutta la serie, dall'episodio 6 in poi, sei sempre sull'attenti, perché provi una miriade di sensazioni diverse. Prima ridi, poi rifletti malinconico, poi noti un indizio, inizi a speculare, ma parte un'altra gag, che però magari aggiunge qualcosa, e così via. Ti tiene sempre incollato. Dov'è il difetto?

Ecco, il punto è che questa serie è dannatamente corta per tutto quello che racconta. Il finale è perfetto, non fraintendete. Tutto si unisce e il quadro si completa. Tuttavia, ho la fortissima sensazione che avrei potuto avere di più! Più personaggi, più battute, più spunti di riflessione, più di tutto. Tutto quello che ho visto è stato piacevolissimo, ma, fino all'ultimissimo episodio, non senti che la serie stia per finire. Ti senti a metà stagione, ma poi ti accorgi che non è così. Il finale è fantastico, ma avrei voluto vederlo dodici episodi dopo. Ed è qui che la partenza lenta inizia a pesare. Immaginate uno spettacolo di fuochi di artificio. Inizia lento, poi all'improvviso inizia a diventare intenso, abbagliate e stupendo. Poi, però, proprio durante il suo culmine, viene sparato un botto più forte degli altri. Quel botto è meraviglioso, ma dopo di lui non ne arrivano altri. All'improvviso, durante il climax, stupendo botto finale e tutti a casa. Questo è "Kakushigoto". Ed è un peccato, perché poteva essere ancora di più, se non fosse partito un po' a rilento. Sono così severo, perché credo che questo avrebbe potuto essere l'anime della stagione, ma non lo è stato perché gli hanno dato dodici episodi, quindi il manga è stato tagliato. Non intendo che avrebbe potuto raccontare battute migliori o trattare meglio i suoi temi, intendo proprio che avrebbero potuto esserci più battute e più temi, se le prime sei puntate fossero state come le altre. I primi sei episodi sono "solo" molto godibili, gli altri sei invece sono fantastici.
Tutto quello che fa "Kakushigoto" è perfetto, ma non fa tutto quello che potrebbe fare. E questo, con mio grandissimo dispiacere, non lo fa essere un capolavoro.
In un'epoca in cui tutti gli anime più inflazionati soffrono per la loro troppa longevità, questa piccola perla, che avrebbe tanto bisogno di essere quanto più longeva possibile, ha soli dodici episodi. Ironico.
Il mio voto è quindi un 8,5. Sicuramente alto, ma, se penso che poteva essere un 10, mi brucia.