Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

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"Spider-Man: The New Animated Series" è una serie animata basata sulle storie a fumetti dell'iconico supereroe Marvel, Spider-Man, conosciuto da noi anche come "Uomo Ragno". Realizzata dopo la sfortunata "Spider-Man Unlimited", è stata trasmessa nel 2003, ed è composta di tredici episodi. La serie è stata chiamata "The New Animated Series" per differenziarla dalla ben più famosa serie del 1994, che era appunto nota come "Spider-Man: The Animated Series". In patria è nota anche con il titolo di "MTV's Spider-Man", perché trasmessa in America proprio dal noto canale musicale. Inizialmente doveva essere un adattamento del fumetto "Ultimate Spider-Man" di Brian Michael Bendis, tuttavia, a causa dell'enorme successo al botteghino del film del 2002, "Spider-Man", diretto da Sam Raimi e con protagonista Tobey Maguire, il cartoon è stato ripensato e modificato per farne una sorta di sequel del suddetto film.

La prima cosa che salta subito all'occhio è che la serie non è realizzata in animazione tradizionale, bensì è stata interamente animata in computer grafica, una tecnologia, per l'epoca, ancora molto innovativa. Ma andiamo con ordine.

La serie dunque si svolge nello stesso universo narrativo del film ed è, o almeno dovrebbe essere, in continuity con esso. I protagonisti sono Peter Parker, sempre in conflitto tra quello che vuole fare come Peter e quello che invece deve fare come Spider-Man, Mary Jane Watson, la ragazza di cui Peter è innamorato ma con la quale non riesce a impegnarsi in una vera relazione, e Harry Osborn, amico di Peter, che però odia Spider-Man, convinto che sia lui ad aver ucciso il padre, Norman Osborn, ignorando che fosse il super criminale Green Goblin.
I tre vivono insieme nell'appartamento di Harry, e frequentano tutti la Empire State University a New York. Peter si divide tra il lavoro di fotografo per il Daily Bugle, l'università e la lotta ai criminali, Mary Jane tenta di sfondare come attrice, mentre Harry si prepara a ereditare l'azienda del padre.

L'elemento centrale della serie è il conflitto interiore di Peter, sempre più combattuto tra i suoi doveri di eroe e i suoi desideri personali. Anche se si tratta di un elemento già visto nei precedenti adattamenti animati, resta sempre uno dei punti più importanti della storia di Spider-Man, e nella serie è ben trattato, dal primo all'ultimo episodio, in un crescendo che raggiunge ovviamente il climax nell'episodio finale, rendendo tutta la serie abbastanza avvincente da seguire.

Per quel che riguarda le trame dei vari episodi, va subito chiarito un punto importante: la serie è stata prodotta da Sony, che all'epoca aveva comprato i diritti di sfruttamento di Spider-Man e di tutti i personaggi correlati, con un contratto talmente a suo favore, che la Marvel stessa non era più libera di usare il personaggio senza il permesso di Sony. Per questo motivo, gli sceneggiatori della serie avevano diverse limitazioni nelle storie e nei personaggi che potevano usare nel cartoon. Ad esempio, il Dottor Octopus nella serie non compare, perché si era già deciso di farne il nemico principale del secondo film, lo stesso si può dire di Venom e di altri personaggi iconici del mondo di "Spider-Man".

Allo stesso tempo, però, agli sceneggiatori è stata concessa abbastanza libertà creativa per creare nuovi personaggi originali, come ad esempio l'assassina ninja Shikata, la ladra Talon (probabilmente ispirata a Black Cat), e Indy, una ragazza di cui Peter s'invaghisce, complicando il rapporto con Mary Jane.

Una piccola curiosità riguardo ai personaggi è la totale assenza di un personaggio importante come la zia May. Il motivo è che i dirigenti di MTV pensavano che avere una "vecchia" tra i personaggi della serie potesse allontanare una parte di pubblico, facendo calare gli ascolti, e per questo il personaggio è stato eliminato. Per lo stesso motivo, anche il buon J. Jonah Jameson compare molto poco nei vari episodi.

Di contro, il fatto che la serie fosse trasmessa su MTV garantiva agli sceneggiatori più libertà riguardo a ciò che si poteva mostrare negli episodi. Le serie animate precedenti di "Spider-Man", infatti, erano tutte rivolte a un pubblico di bambini. Nessuno si feriva mai sul serio, nessuno moriva, e Peter non andava mai oltre a dei baci con le sue varie conquiste.
In questa serie, invece, la storia si fa più violenta e dark, e vediamo per la prima volta, almeno in un cartoon, Spider-Man ferirsi per davvero durante le sue lotte, con il costume lacerato e sangue in vista, ci sono personaggi che muoiono e, soprattutto, si vedono ragazze uscire dalla camera da letto di Peter, e questo rende la serie adatta a un pubblico più maturo, dandole un altro grosso punto a favore.

Torniamo alle animazioni. Come già detto, la serie è stata realizzata in computer grafica, dallo studio di animazione Mainframe Studios. Il lavoro svolto, sempre considerando l'anno di realizzazione del cartoon, è davvero di buon livello. All'inizio si può fare l'errore di ritenerlo un brutto stile grafico, ma pian piano ci si fa l'abitudine, e già dopo un paio di episodi non ci si fa più caso, perché il tutto funziona molto bene.
I personaggi si muovono in modo fluido e veloce. Anche tutte le varie scene d'azione e i combattimenti tra Spider-Man e i suoi avversari sono ben coreografati. Lo stile grafico usato, inoltre, rende i personaggi davvero molto simili a quelli visti nelle tavole a fumetti cui la serie s'ispira, grazie a un buon uso di luci e ombre.

Un altro aspetto degno di nota e che va assolutamente sottolineato è l'ottimo doppiaggio originale americano. Peter/Spider-Man ha la voce di Neil Patrick Harris, il leggendario Barney Stinson di "How I Met Your Mother", e Harry Osborn ha invece la voce di Ian Ziering, conosciuto ai più per il ruolo di Steve Sanders in "Beverly Hills 90210" ma soprattutto tra i veri cultori del cinema per la serie di film "Sharknado". Non mancano poi tantissime guest star che hanno doppiato personaggi minori, come ad esempio Michael Clarke Duncan che riprende il personaggio di Kingpin dopo averlo interpretato nel film "Daredevil", la rapper Eve nel ruolo della ladra Talon, o John C. McGinley, ovvero il Dr. Cox di "Scrubs", e altri che non sto a elencare. In un episodio c'è anche un cameo di Stan Lee che interpreta un personaggio che parla a Peter.

La serie è stata anche doppiata in italiano e trasmessa su un canale satellitare, ma, avendola vista in lingua originale, non posso esprimermi sulla bontà o meno di tale versione.

Per concludere: "Spider-Man: The New Animated Series" è una serie assolutamente degna di attenzione, molta di più di quella che ha ricevuto al momento della sua uscita. La trama alla base è quella classica di sempre delle storie di "Spider-Man", e che funziona sempre ottimamente, ma per la prima volta in un cartoon è narrata in modo più maturo e pensata per un pubblico più adulto. In più, va aggiunta l'innovativa realizzazione grafica, che, nonostante gli anni passati, è ancora adesso di buon livello. In breve, quindi, se siete fan dell’amichevole Spider-Man di quartiere, lasciatevi guidare dai vostri sensi di ragno e recuperatela. Non è la migliore serie animata di "Spider-Man", ma ne resterete comunque piacevolmente sorpresi.

10.0/10
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"Io ho bisogno che tu mi dica che sono una brava persona. So che sono un egoista narcisista autodistruttivo. Ma nel profondo sono una brava persona, e ho bisogno che tu mi dica che lo sono!"

Bojack Horseman, è una star di una famosa serie televisiva degli anni 90, che non è riuscito a mantenere alta la sua popolarità dopo la fine del programma. Il nostro protagonista, sotto consiglio della sua manager, si affiderà ad una ghost-writer per cercare di riguadagnare popolarità. Questo pretesto di trama ci accompagnerà (insieme anche a una discreta quantità di personaggi secondari) in quest'avventura ricca di colpi di scena. Vorrei raccontare di più della trama, ma ogni dettaglio svelato lo reputo un dettaglio in meno da assaporare durante la visione.

Le tematiche di Bojack probabilmente sono il punto più alto di questa serie e probabilmente le migliori che possiate trovare in una serie animata per adulti. Gli argomenti cardine su cui ruota la storia sono principalmente due, la depressione e la critica sociale, in particolar modo al mondo di Hollywood e l'industria cinematografica in generale. La depressione che affligge Bojack, è tangibile, crudele e spietata. Lo spettatore la riuscirà ad avvertire quasi come fosse la propria e proverà quasi una sorta di compassione per il personaggio. Anche se più della depressione in sé, quello che più colpisce è come Bojack l'affronta o forse sarebbe meglio dire come la subisce, come influisce nella sua vita, nelle scelte che deve compiere e nelle persone che gli sono vicino. Vedremo in maniera satirica e pungente le varie critiche mosse alla società odierna, ad esempio l'uso di droghe, l'alcolismo, in un episodio verrà trattato l'aborto, in un altro ancora la violenza sulle donne, insomma le denunce sociali saranno varie e molteplici. C'è da precisare che spesso il tutto verrà raccontato in chiave completamente comica ma che comunque riuscirà ad urlare fra le righe il reale significato.

Altro punto di forza sono i personaggi che saranno vari e caratterizzati divinamente. Mi sembra quasi inutile dire che il personaggio più arricchito sarà il nostro protagonista. Bojack è tormentato, una star dimenticata che non accetta la sua condizione, odia il mondo, ma soprattutto se stesso. Non è un'eroe, non sarà improntato a fare sempre la cosa giusta, è umano e rispecchia le debolezze umane, e cosa più grave è conscio di questa sua condizione orribile. Bojack vorrebbe urlare aiuto ma non ci riesce, e quando ci prova tutto ciò che viene fuori è un sibilo soffocato, così si rinchiude nel suo mondo fatto di eccessi in questa spirale di dolore formata da droghe, sigarette, alcool e sesso occasionale mirata ad una lenta autodistruzione.

Anche se l'intera vicenda ruoterà intorno a Bojack, sarà impossibile non interessarsi anche ai personaggi secondari, ed ammirare l'ottimo lavoro fatto per svilupparli, Princess Carolyn, Mr. Peanutbutter, Todd, Diane, Hollyhock e altri ancora, tutti ottimi personaggi. Da precisare che nel mondo di Bojack gli umani convivono con animali antropomorfi e questo riuscirà a dare vita spesso a gag mai banali. Artisticamente questo prodotto non mi ha mai entusiasmato particolarmente in quanto molto semplicistico, anche se comunque riesce ad essere sempre di qualità discreta e funzionale per il tipo di animazione che si propone.

Bojack Horseman è un capolavoro unico nel suo genere, su questo non si discute, è un prodotto di animazione anche se -chiaramente- non per bambini. Bojack riesce a emozionare, riflettere ed empatizzare col personaggio. Un elogio in particolare al mix perfettamente bilanciato fra la comicità ed alla malinconia che in quest'opera vanno a braccetto senza mai annoiare. La trama non sarà mai prevedibile e la storia continua in un mondo che sembra tremendamente reale. Qui non esiste l'eroe che alla fine ti salva, non esiste il buono che si redime o il "vissero felici e contenti", in questa storia c'è la depressione nei suoi angoli più bui, c'è la dipendenza mostrata nel modo più lurido possibile, c'è l'insoddisfazione e la frustrazione che ti attanagliano il cuore dolcemente.

Quando finirete di vedere questa serie, vi sembrerà come aver detto addio ad un amico sapendo che non lo rivedrete mai più, e questo credo sia il massimo che si possa aspettare da un libro, un fumetto, un film o come in questo caso una serie animata per adulti.

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“I Mitchell contro le macchine” è un film che unisce efficacemente fantascienza umoristica e avventura, regalando una visione decisamente spettacolare. Si tratta di una pellicola della quale avevo sentito parlare molto bene e carico di aspettative l’ho vista rimanendone soddisfatto su più fronti, in particolare quello tecnico.

Parliamo infatti di un prodotto estremamente curato in ogni animazione e che non si fa problemi a coniugare in alcune circostanze la computer grafica con l’animazione tradizionale. Il risultato è davvero interessante e sinceramente credo che il film possa essere apprezzato anche solo per questo. Ma di lati positivi ce ne sono parecchi.
Essendo il film fondamentalmente una commedia, si punta a far ridere lo spettatore, ma lo si fa in modo quasi ossessivo cercando di intrattenere chi guarda lo schermo con una battuta ogni cinque secondi. Di conseguenza rimanere annoiati con questo film è parecchio difficile, ma immagino che per molti questo tipo di intrattenimento possa comunque sembrare un po’ troppo sopra le righe. Inevitabilmente, non si prende mai troppo sul serio lo sviluppo della trama che tratta il sempreverde tema della “Ribellione delle Macchine”. Ad avermi colpito però è l’originalità e la creatività delle battute. Certo, ogni tanto ne scappa qualcuna di banale e poco ispirata, ma nel complesso la comicità di questo lavoro centra a pieno il suo bersaglio e credo riesca a rappresentare molto bene l’epoca in cui viviamo. Sembra letteralmente di vedere dei meme a ripetizione, che detta così sembra un’affermazione un po’ strana, ma credo che chi abbia visto il film sappia a cosa mi riferisco. Di fatto è una comicità molto scenica che punta sull’effetto visivo, in linea con il carattere e le ambizioni della protagonista.

Parlando dei personaggi, sono tutti abbastanza riusciti, ma in particolare spiccano la protagonista Katie e il padre Rick. Sono i due poli opposti della famiglia che entrano spesso in conflitto. La prima è la mente creativa incompresa, un’aspirante artista appassionata di cinema che nella sua realtà locale è destinata a non emergere e quindi desiderosa di evadere. Il secondo è un “Super Boomer” contrario alle tecnologie, scettico sulle passioni e fantasie della figlia. La madre Linda e il fratello Aaron invece fanno da mediatori. Direi che la trama si concentra molto più sulla famiglia e i suoi problemi più che sulla questione delle macchine e della fine del mondo.
A essere onesti, a livello di contenuti il film è meno innovativo di ciò che potrebbe sembrare. Alla fine, si tratta di una storia che racconta le vicissitudini di una famiglia che per quanto strana e sgangherata possa esserci presentata, in realtà è normalissima. E forse questo è il più grande limite del film, quello di essere dopotutto un prodotto per famiglie che non rinuncia a celebrare una famiglia americana anche nelle sue (ovvie) problematiche e difficoltà. La differenza quindi non la fanno tanto i contenuti, ma il linguaggio con cui il film ce li racconta e descrive.

In definitiva “I Mitchell contro le macchine” è stata una visione esilarante e coinvolgente, in grado di mettere in scena un comparto tecnico di prim'ordine e un intrattenimento decisamente originale, sul piano comunicativo, ma abbastanza tradizionale nei temi. Benché il carattere da film “da famiglie” sia a volte limitante, la pellicola riesce comunque a regalare un’esperienza drasticamente superiore alla media rispetto ai film di questa tipologia.