Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo a titoli di stampo sentimentale, con il manga Sex = Love2 e gli anime Amagami SS Plus e Sakamichi no Apollon.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


3.0/10
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La famosa autrice Mayu Shinjo non si smentisce mai e partorisce idee subdole come "Sex=Love2" perché, evidentemente, è la sua indole ad istigarla a punire gli ignari lettori che acquisteranno i suoi lavori, ma fortunatamente non mi ha avuta, no, io l'ho letto online.

Kumiko è un'imprevedibile sognatrice che, seppur abbia un padre a cui manca solo la frusta per vincere il premio di "Miglior genitore dell'anno", ambisce ancora a divenire una professoressa. Caso vuole che il suo dolce babbo, dopo essere stato implorato giorno e notte, decida di concedere alla sua unica figlia di realizzare il suo sogno e le dà una possibilità di dimostrargli se sarà mai capace di insegnare in tutta la sua vita, o se sarà destinata a subire le angherie altrui per sempre. E come dimostrarglielo al meglio se non impartendo lezioni private ad un teppista depravato, non vergine, allupato come il giovane Ryo?
Ma giustamente non ci sarebbe metodo migliore, pertanto accetta, ma purtroppo perde la verginità nell'arco di ben una pagina! E adesso cosa ne sarà di lei?! Come potrà mai insegnare qualcosa al giovane scimmione senza che venga stuprata?!

Mentre leggevo, però, mi sono spesso domandata come fosse possibile che questa furbastra di Kumiko volesse sottomettersi così facilmente al super sensuale Ryo, seppur lui fosse completamente sproporzionato grazie alle spalle che lo facevano apparire come un affascinante armadio. Ma poi, perchè non le è mai venuto in mente di impedirgli di agire, anzi, o semplicemente di digli "no"? Beh, certo che lo dice, ma le sue gambe si divaricano comunque, però tutto ciò avviene per magia, non perché lo vuole lei!

Comperando questo manga avrete la possibilità di immergervi nella profonda lettura di un poema, anzi, di un vero e proprio tomo di parole come "Ahhhh" oppure "Oh, uh, eh, ah", e al termine di questa faticosa impresa diverrete dei perfetti illuminati, e tutto vi sarà chiaro, anche i più profondi segreti del mondo.

Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi è inesistente, in fondo, a cosa serve? Rovinerebbe le numerose atmosfere pre-stupro di Kumiko. Ah, comunque a lei piace essere violentata, quindi è una violenza assolutamente velata da un vago effetto molto chic di "vedo-non vedo", che in questo caso si sposa perfettamente con la perversione di entrambe le menti in procinto di accoppiarsi fra vari versi animaleschi e posizioni per cui sono richieste almeno una "monkey bar" (una barra particolare per scimmie), oppure una limousine.

Mi auguro di avervi fatto venire una tremenda e lacerante voglia di leggere questo fantastico manga dalle copertine giallo canarino che, a parer mio, sono la cosa più bella e fascinosa di quest'opera così profonda e colma di pathos.
Voto: 3.



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Com'era andata a finire lo si era già saputo con la prima serie, ma per l'appassionato che "di più" vuole ecco arrivare Amagami SS + (Plus), una nuova serie in cui proseguono le avventure del buon Junichi Tachibana e delle sei eroine che lo accompagnano.
Parlare di harem però con Amagami sarebbe fuori luogo, e infatti anche in questo caso ci troviamo di fronte a sei storie ben distinte, seguito diretto dei sei archi narrativi che avevano composto la prima serie con l'unica differenza che ciascuno di essi ora conta due episodi per soli dodici in totale, a cui si aggiunge un nuovo special sulla sorellina di Junichi, Miya.

Nella fattura tutto viene replicato e mutuato dalla prima serie: c'è la cura nei dettagli nel realizzare le ambientazioni, c'è una buona cura nelle animazioni, c'è soprattutto il bel character design di Hiroaki Gohda, che ancora una volta realizza figure efficaci, dotate di un certo realismo, nonché attraenti nel caso di quelli femminili.
Differente è però la struttura narrativa della serie, che non ripercorre più ciclicamente lo stesso arco temporale cambiandone eroina di turno e situazioni. Ci sono infatti sei storie che sono la diretta prosecuzione di quelle precedenti e ben distinte per contesti e situazioni. E probabilmente è questo uno dei principali punti deboli della serie, ma non perché sia un difetto vero e proprio, bensì perché viene meno la presenza delle molte sfaccettature e dei diversi punti di vista sulla storia, che avevano dato un valore aggiunto al primo Amagami.

Ci si affida quindi più alla forza del singolo che a quella del gruppo e di conseguenza i risultati risultano più altalenanti che in passato. Capita dunque che, su sei mini-archi narrativi, un paio arrivino con sforzo alla sufficienza (quelli di Ayatsuji e di Sae), un altro paio siano godibili, ma un po' meno che in passato (quelli riguardanti Ryoko e Ai) e solamente gli altri due riescano davvero bene e portino più in alto la media della serie. Ovviamente per esclusione si tratta delle storie su Kaoru e su (la senpai) Haruka Morishima, non a caso due dei personaggi con più carisma della serie.
Alla fine, in tutti i modi, l'obbiettivo di saperne "di più" sul movimentato piccolo mondo in cui si ambienta Amagami si può dire raggiunto. L'anime è godibile e a tratti molto divertente... Ecco, viene forse a mancare quella vena di erotismo sfuggente che c'era nella prima stagione, ma anche questo era un bel valore aggiunto difficilmente replicabile.
Ci avrà messo lo zampino la "maledizione dei sequel", ma questo "Plus" è sicuramente da considerare per chi ha apprezzato il primo Amagami.



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Shinichiro Watanabe, il regista di "Cowboy Bebop", torna finalmente con una nuova serie, per di più coadiuvato a livello musicale da un astro luminoso quale Yoko Kanno, apprezzatissima compositrice a cui dobbiamo un vastissimo repertorio di bellissime colonne sonore.
Un'occasione rara, uno spettacolo da non perdere, un anime da guardare assolutamente: questo, almeno, era ciò che pensavo quando mi sono approcciato per la prima volta a "Sakamichi no apollon", opera dalle credenziali stratosferiche, molto chiacchierata negli ultimi tempi.

L'impressione che ne ho ricevuto, invero, non è stata globalmente molto buona. Non voglio fare una polemica, ma dare un'opinione in tutta sincerità. Personalmente riconosco che si tratta di un'opera di buona qualità se considerata nel suo genere, per una serie di ragioni, tuttavia, essa non rientra affatto nel circolo di lavori che riterrei brillanti o particolarmente toccanti e meritevoli. I problemi a mio avviso stanno nell'impostazione delle dinamiche con cui si evolve la trama, nell'atteggiamento dei personaggi e nel modo in cui vengono toccate certe tematiche.

I personaggi godono di buoni background e caratterizzazioni, si guardi ad esempio il passato di Sentarō e la sua attuale situazione economico-familiare. Anche Kaoru viene ben delineato come personaggio: sebbene non brilli per originalità, la sua dimensione psicologica è più che curata.
I protagonisti, tuttavia, spesso reagiscono alle situazioni in modo palesemente esasperato, assumono atteggiamenti poco credibili e idealizzati, soprattutto con riguardo a quelli sentimentali. Il centro focale delle loro vite da studenti pare essere costituito interamente dalle beghe amorose, qui si manifesta la palese idealizzazione: tutti si devono innamorare per forza, tutti sono fissati con l'innamoramento, che diventa l'epicentro di ogni dinamica dei rapporti interpersonali e della trama, a parte la musica (e grazie tante!), ma su di essa torneremo più tardi. Altro elemento negativo è il modo in cui si sviluppa e costruisce la narrazione. Non è mia intenzione criticare il melodramma presente in quest'opera, è normale trovarne in serie dall'animo sentimentale, come è giusto che sia. Ritengo però sterile impostare così platealmente l'insieme di relazioni su poligoni amorosi a tre e più lati, giostrare le vicende facendo ruotare le dinamiche amorose su tali artifici. L'intreccio inoltre si sviluppa mediante continue coincidenze, in virtù delle quali i nostri eroi si trovano sempre nel luogo e nel momento giusto e più opportuno per ascoltare qualche segreto (o qualcos'altro) che non dovrebbero - o che invece dovrebbero - ascoltare. In tal guisa procedono le rivelazioni, i colpi di scena e più in generale gli sviluppi delle vicende. Dopo una piacevole introduzione, una volta capito dove la serie voglia andare a parare, seguire gli avvenimenti diventa piuttosto noioso. La narrazione incappa continuamente in cliché che spesso hanno dinamiche uguali tra loro o che sanno di già visto. Si parano innanzi elementi scontatissimi, oserei definirli "classici", come i continui e paradossali fraintendimenti, le paranoie amorose, i rossori da imbarazzo, i regali preparati a mano, le scene sofferte alla stazione del treno, i colpi di fulmine sulla spiaggia al tramonto, il salvataggio dai "teppistelli", ecc.
Si focalizza eccessivamente l'attenzione sulle ossessioni sentimentali, è tutto un continuo: "lui ama lei che però ama l'altro che ama un'altra" con poca variazione e originalità. La fantasia su questo versante scarseggia parecchio.

Il vero fulcro della serie, tuttavia, a mio modesto avviso si rivela essere l'amicizia tra i due protagonisti maschili. Anch'essa non è stata in grado di convincermi appieno: trattasi di un rapporto che viene sublimato al massimo grado, un'amicizia troppo delicata ed empatica per essere quella tra due uomini. Nel finale, inoltre, si assiste al culmine di tale percorso, palesato attraverso il forte senso di speranza affidato a un'amicizia che supera le distanze e il tempo. E' un tema non proprio originale e piuttosto conformista, trattato in modo assolutamente lineare.
L'elemento della musica, poi, che è il maggiore punto di contatto tra Sentaro e Kaworu, viene super idealizzato: la musica diventa una sorta di divinità redentrice, il medium che mette in comunicazione i due amici e quindi lo strumento della loro comprensione e riappacificazione reciproca.

Si deve riconoscere che "Sakamichi no apollon" gode di una regia davvero ottima e raffinata, di un'ambientazione anni '60 splendidamente realizzata, soprattutto a livello di atmosfera e ambienti. Le musiche sono bellissime, d'altronde vengono riproposti classici del jazz piuttosto famosi, come "Moanin'" di Arthur Blakey, oppure "Someday My Prince Will Come" di Bill Evans, "Summertime" di George Gershwin e molti altri ancora. Nell'opera sono inoltre presenti notevoli citazioni e rimandi al mondo della musica e del jazz: ad esempio si nomina la morte di John Coltrane, o il riferimento allo storico jazz-club "Birdland", in una scena si vede anche uno Höfner 500/1, celeberrimo basso utilizzato da Paul McCartney dei Beatles. Da ricordare la bellissima scena del concerto a scuola, forse il momento migliore di tutto l'anime, in cui viene proposto un medley di brani davvero fantastici come "My Favorite Things" e i già citati Someday My Prince Will Come, e Moanin'. Il lato musicale si rivela potenzialmente ottimo, ricco di particolari e di curiosità. Purtroppo rimane nettamente in secondo piano, di sottofondo, per lasciare maggiore spazio alle beghe sentimentali dei protagonisti.

"Sakamichi no Apollon" si esaurisce, sostanzialmente, in una classicissima storiella di amori e amicizie che a mio avviso non ha molto da dire, anche emotivamente parlando. Personalmente credo che lo possa apprezzare principalmente un pubblico femminile, amante dello josei e delle romanticherie da avanspettacolo. Per il resto si tratta di una serie sicuramente buona nel suo genere, tuttavia non mi ha colpito molto positivamente riguardo agli aspetti su cui punta di più, mentre mi ha maggiormente incuriosito rispetto a quei lati che vengono lasciati di contorno e che speravo potessero godere di maggiore spazio.

Voto: 7.