Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo alla comicità con il manga Urasawa: Gli esordi e gli anime Nichijou e Excel Saga

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Anche uno dei più grandi maestri come Naoki Urasawa ha dovuto cominciare sgomitando dal basso, creando una serie di storie brevi, nella speranza che qualcuna di esse attirasse l'attenzione di qualche editor che avrebbe potuto lanciarlo nella sua futura carriera di mangaka. Come quasi tutti le storie dell'autore, quest'opera è edita in Italia da Planet Manga al prezzo di 15.90 euro. Il costo è alto e l'edizione non mi ha soddisfatto visto il piccolo formato, con la costina che si piega facilmente (600 e passa pagine... si poteva scegliere un materiale migliore) e le pagine ondulate. Alla fine del volume vi è un'intervista dell'autore, grazie alla quale il lettore potrà sapere molte chicche su di lui.

Essendo, per lo più, una raccolta di one-shot, "Naoki Urasawa-Gli Esordi" raccoglie più di una ventina di storie dell'autore, create sin dall'inizio della sua carriera sino alla sua prima serializzazione ,"Pineapple Army". Tranne per qualche rara eccezione (“N.A.S.A.” e “Singing Policeman”), le storie sono per lo più auto-conclusive, e per questo motivo risultano scialbe, insipide e poco incisive. Il problema è che mancano le due cose per cui Urasawa è celebre :

- Caratterizzazione psicologica dei personaggi verosimile.

- Struttura narrativa estremamente intricata, con varie sotto-trame.

Dimenticatevi tutto ciò in questa raccolta, visto che le storie durano molto poco (un 20-30 pagine), per riuscire ad abbozzare dei personaggi o creare architetture narrative intricate. Le uniche storie degne di nota risultano essere "Addio Mr. Bunny", "N.A.S.A." (peccato che risulti incompleta, era interessante), "Old Western Mama" e "Shinjuku Lullaby". Quest'ultima risulta essere la più interessante di tutto il volume, poiché è un noir che racconta un oscuro spaccato della società Giapponese e quindi, alla storia, Urasawa inserisce anche della protesta sociale.

Neanche il disegno purtroppo riesce a risollevare le sorti della raccolta, poiché esso risulta molto acerbo e ben lontano dalla precisione e dalle inquadrature ad effetto ben studiate e costruite, presenti nelle opere successive.

Questo volume, visto anche il costo abbastanza proibitivo, è rivolto ai soli fan dell'autore, che vogliono vedere il suo percorso evolutivo. Dimenticatevi di "Monster", "20th Century boys" o "Pluto": le storie raccolte qui sono distanti anni luce dai futuri thriller psicologici del maestro. Se vi aspettate qualcosa del genere, fermatevi subito poiché potreste rimanere fortemente delusi. Ai neo-lettori consiglio di cominciare con le opere della maturità di Urasawa e solo successivamente, se vi piace l'autore, prendere questo volume.



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"Danshi Koukousei no Nichijou" è un anime del 2012 tratto dall'omonimo manga di Yasunobu Yamauchi, di 12 episodi da venticinque minuti circa, ognuno dei quali racchiude un vario numero di mini-episodi autoconclusivi.

La serie, di stampo prettamente demenziale, narra le vicende quotidiane di tre amici liceali, la loro banale vita scolastica e sociale, puntando su un humour tipicamente giapponese: la grigia normalità dei protagonisti viene colorata di tinte sovrannaturali e decisamente comiche, regalando allo spettatore un affresco di personaggi strani (seppure sorprendetemente realistici) e situazioni spiritose all'apparenza individuali, ma che nell'ultima parte della storia acquisiscono anche un certo legame l'una con l'altra.
Essendo la storia incentrata sull'argomento "normalità", chiaramente non si può trattare di una trama particolarmente originale; cose del genere (cioè il resoconto del proprio quotidiano) si sono viste più volte in varie occasioni, e affrontate anche decisamente meglio - esempio topico potrebbe essere "Bakuman": un caso in cui mangaka scrivono di mangaka. E nemmeno la comicità denota peculiarità, essendo di una tipologia, come già detto, particolarmente diffusa. Eppure, "Nichijou" riesce a prendere. Inaspettatamente, senza rendersene conto, ci si ritrova ad amare certi personaggi e a non vedere l'ora che spunti una gag dedicata a loro.

Fonte principale della comicità della serie credo sia il chiaro riferimento alla vera natura della quotidianità liceale nipponica, sottolineata, oltre che da conversazioni più che realistiche - c'è addirittura una gag in cui si parla di Twitter! -, da esplicite citazioni di manga/anime molto famosi: esempi lampanti possono essere la palese somiglianza delle OST usate nei momenti più "tragici" con quelle di "Sayounara Zetsubou Sensei", o il fatto che la figura oggetto di desiderio di Hidenori in uno sketch sia la copia esatta di Madoka Kaname. Questi riferimenti, lungi dall'essere elemento di speculazione, non fanno altro che far immedesimare ancora di più lo spettatore nell'anime, introducendolo in un universo parallelo al suo; solo che, diversamente dalla sua vita, quella dei protagonisti di Nichijou è follemente divertente!

Fino a ora mi sono trovata a elencare i capisaldi che reggono il prodotto, rendendolo significativo o comunque degno di essere visto. Ora però, veniamo alla sua grande pecca. Perché, sì, pur essendo dannatamente spiritoso nella trama, l'anime è pessimo in una cosa: la grafica.
Per essere un'opera del 2012, anno in cui, grazie a mille invenzioni tecnologiche nel campo dell'animazione, si pensa di aver raggiunto un buonissimo livello in fatto di effetti e disegni, trovarsi di fronte a una così lampante carenza di budget (e penso proprio di voglia di fare) è davvero degradante. Magari posso anche capire il design: i disegnatori, in fin dei conti, si devono essere attenuti alle tavole dell'autore, rispettandone anche lo stile. Ma quegli sfondi stilizzati, quegli effetti scarni, quelle luci inesistenti sono un vero supplizio, che infastidisce per tutta la visione. E la cosa mi dispiace, perché penalizza di molto il mio voto.

Una sola nota positiva alla realizzazione grafica, anche se non è proprio relativa a essa, la attribuisco all'originalità nelle rappresentazioni delle ragazze. Dovete sapere, infatti, che, fatta eccezione solo per alcuni personaggi ricorrenti nella serie, non vengono mai fatti vedere i volti delle controparti femminili, sempre in ombra. Questo penso sia per attribuire maggior soggettività alla serie: essendo la vita quotidiana di ragazzi che non hanno per niente esperienza con il gentil sesso, la loro scarsa conoscenza le rende degli esseri alieni, così lontani da non poterne vedere il viso. Questa è l'unica parte davvero originale dell'anime, e che più di tutte mi hanno colpito.

Il mio giudizo alla fine sfiora la sufficienza. Evitando ulteriori commenti sul disegno, la mia percezione dell'anime è quella di un prodotto con del potenziale che però non è stato sviluppato al meglio. Se si fosse strutturata la storia in maniera più coinvolgente, magari con un accenno di trama o un filo logico che connettesse più episodi, sarebbe anche venuto fuori qualcosa di carino. Così, però, gli unici elementi di continuità risultano essere: il ripetersi di nuovi personaggi, che molto spesso hanno delle storie tutte per loro, scollegate da quelle dei protagonisti; il proseguire di una storia "alternativa", la vita quotidiana delle ragazze, che si sviluppa parallelamente a quella principale in maniera simpatica e divertente. Elementi troppo esigui per invogliarmi alla visione di una seconda serie.

In conclusione, consiglio quest'anime essenzialmente a chi ha del tempo da perdere. Vi state annoiando e volete farvi quattro risate? Guardatevi un episodio di "Danshi Koukousei No Nichijou". Non vi preoccupate se state seguendo un altro anime e volete finirlo prima di iniziarne un altro: la storia non invoglia alla prosecuzione.




8.0/10
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Ogni volta che penso a "Excel Saga" non posso fare a meno di immaginarmi un gruppo di autori che passa il sabato sera a sghignazzare facendo una maratona su Youtube dei finti trailer di Maccio Capatonda. Perché questo è fondamentalmente "Excel Saga": 'cazzeggio' allo stato puro.

Tratto dall'omonimo manga di Koshi Rikudo, "Excel Saga" è la storia di Excel, una disoccupata, e Hyatt, una principessa aliena che muore una puntata sì e l'altra pure, le quali lavorano per l'ACROSS, l'organizzazione per la realizzazione dell'Ideale. Il loro compito è conquistare il mondo agli ordini de Il Palazzo. Dall'altra parte, a difendere l'umanità, c'è la Squadra Comunal Combattente, formata da tre impiegati comunali che sono anche i vicini di casa di Excel e Hyatt. Senza alcun motivo logico si dipana parallelamente la storia di Pedro, immigrato sudamericano che muore nella prima puntata a causa di Excel e vedrà sua moglie sposarsi con un altro.
Se cercate un filo logico nella trama di "Excel Saga" o una risposta anche alla più elementare domanda, state freschi, già il sottotitolo parla chiaro: animazione sperimentale insensata, e comunque lo scopo di questa serie non è fornire una trama solida. Il vero obbiettivo di "Excel Saga" è sfottere la gloriosa storia degli anime. Quest'anime infatti è un vero e proprio tritacarne di serie, generi e luoghi comuni di anime e manga, una citazione e una parodia continua che rovescia e sbeffeggia storie e situazioni che ci hanno accompagnato per anni. Non per niente ogni episodio si apre sempre con la gag dell'autore del manga che dà la propria autorizzazione affinché "Excel Saga" diventi un anime una volta sportivo, un'altra poliziesco, un'altra ancora fantascientifico... (c'è anche la puntata parodia degli hentai, mai andata in onda perché gioca proprio con il concetto di scandalo e decuplica sarcasticamente le scene hot e quelle di violenza). Proprio il suo particolare umorismo lo ha reso letteralmente il capostipite di un genere di comicità citazionista che, a partire dal suo esempio, ha portato alla nascita di tutta una serie di anime che ne riprendono la vena dissacratoria e parodistica, come "Gintama", "Abenobashi", "Dai Mahou Togue" o "Host Club". Ovviamente, per godere appieno di tutte le gag e le citazioni che Excel Saga sciorina nel corso dei suoi ventisei episodi, è necessario avere una buona conoscenza in materia di manga, altrimenti il rischio è rimanere interdetti. Difatti, quando lo vidi in televisione per la prima volta, molti episodi mi lasciarono con l'amaro in bocca; solo con gli anni ho potuto godere appieno di tutte le chicche comiche celate nella trama, piacere cresciuto di pari passo con la mia cultura di manga e anime. D'altronde cosa ne potevo sapere che Excel ha sempre fantasie erotiche su Il Palazzo di stampo omosessuale perché si prendono in giro le appassionate dello yaoi? O che il terzultimo episodio è inspiegabilmente tristissimo esattamente come certi film di alcune saghe comiche, che al contrario sono malinconici e intimisti (primo fra tutti "Tenchi Muyo")?

A tutto questo si unisce un umorismo frenetico, demenziale, un turbinio di gag che non risparmia nemmeno la riuscita della serie stessa, visto che non si fa nulla per nascondere le assurdità, le incongruenze della trama e i buchi di sceneggiatura, anzi, si rivendicano e si elevano all'ennesima potenza per la riuscita di nuovi momenti comici (basti pensare al personaggio della Grande Volontà del Grande Universo, un piccolo cosmo con le braccia da donna e lo smalto sulle unghie, il cui unico scopo è sbloccare la trama, resettandola, o resuscitare personaggi che non possono morire prima del finale). In fondo è questa la maggiore differenza con il manga: se il fumetto si limitava ad essere una serie comica di stampo supereroistico, l'anime eleva tutto all'ennesima potenza e fa invece dell'anarchia e dello sberleffo cronico la sua ragion d'essere.

Certo, "Excel Saga" non è immune a difetti. Certe volte la ricerca della gag a tutti i costi diventa stancante, per non dire che risulta forzata; inoltre sarebbe stato meglio mettere da parte un po' di anarchia narrativa e inserire un intreccio, anche se esile, ma comunque più lineare, in modo da dare più ordine e logica al tutto. Tuttavia, nel complesso, "Excel Saga" è una serie che non posso fare a meno di consigliare, perché è anche ottimamente realizzata dal punto di vista tecnico e ha una sigla finale da applausi. In particolar modo raccomando l'edizione italiana, in cui la doppiatrice di Excel, Federica De Bortoli, fa veramente un miracolo di interpretazione, riuscendo a rendere la parlantina in stile mitragliatrice di Excel non solo in maniera chiara, ma anche senza svenire per un'embolia.
Insomma, se avete amato "Gintama" e simili, la visione di "Excel Saga" è praticamente obbligata. Divertentissimo.