I circa 5 milioni di euro incassati lo scorso gennaio, hanno reso Capitan Harlock 3D il più grande successo dell’animazione giapponese sul suolo italiano (superando, senza però tenere conto i dovuti calcoli dell’inflazione lira-euro, Mew contro Mewtwo), e questo sorprendente risultato sembra avere attirato su di sé l’attenzione degli altri (pochi) distributori di anime del Bel Paese, pronti a cogliere la palla al balzo.

Se da una parte Lucky Red proverà a bissare il successo del pirata spaziale con altri film di moderna concezione tridimensionale (Doraemon, Legend of Sanctuary), dall’altra Yamato Video, forte dell’accordo raggiunto con Koch Media per la distribuzione cinematografica, prova a sfruttare quello che è il suo enorme bacino di licenze, poiché fino a prova contraria, Capitan Harlock, quello classico e in due-dì, è cosa loro.
Ecco quindi l’annuncio in pieno agosto che non ti aspetti: L’Arcadia della mia Giovinezza, film d’animazione datato 1982, uscirà al cinema, con nuovo doppiaggio e nuova traduzione. Nulla che faccia gridare all’evento storico in realtà, avevamo già visto Il Castello di Cagliostro (1979) appena qualche anno fa, ma in quel caso c’era il traino del nome di Miyazaki, oltre che del personaggio di Lupin ben noto non solo ai vecchi ma anche alle nuove generazioni; appare chiaro quindi di come i recenti successi di Lucky Red e Dynit abbiano fatto virare il vento verso una direzione diversa e favorevole sul versante della distribuzione degli anime nelle sale. Da non sottovalutare poi l’importanza, in tal senso, del totale passaggio nei cinema dalla tecnica di proiezione con la tradizionale pellicola al digitale, con conseguente taglio di costi tale da permettere queste operazioni “mirate” e di pochi giorni, impensabili fino a qualche anno fa.
 

Ma al di là di tutto, rivedere al cinema un personaggio come Harlock, nella sua forma migliore e tradizionale, ha di per sé un significato speciale, specie se il film in questione l’abbiamo visto, rivisto e amato per tanti anni. E si pensava di conoscerlo bene Waga seishun no Arcadia, ma come spesso purtroppo accade, la nostra non fu che una visione filtrata, e in certi casi distorta, da un adattamento superficiale e non all’altezza del valore del film. Essendo in possesso del DVD della vecchia versione Yamato Video, integrale nelle immagini (in TV invece fu tagliato in 4 parti con diversi tagli e trasmesso prima di Rotta Infinita SSX) ma contenente sempre la vecchia traccia audio, chi vi scrive ha potuto effettuare un confronto diretto tra i due doppiaggi, e il risultato che ne scaturisce è una visione differente del film del 1982, grazie alla quale possiamo cogliere meglio le sfumature del personaggio e dell’universo creato da Leiji Matsumoto.

Finché non rinunci ad un sogno, il sogno resta vivo

Il prologo con Phantom F. Harlock, aviatore del XX secolo e antenato del nostro protagonista, è di fondamentale importanza poiché insieme al flashback successivo, funge da collante al messaggio cardine del film, ovvero quello della sconfitta. Grazie al nuovo doppiaggio la scena appare adesso nella sua essenza originaria, dato che è lo stesso aviatore a raccontare del suo incontro con “La Strega”, una inaccessibile catena montuosa nella Nuova Guinea, mentre nel doppiaggio storico era suo figlio a narrarne le gesta:

“Spesso ripenso a mio padre, Phantom Harlock, alle sue avventure, e al giorno in cui scomparve per sempre”.

Nuovo doppiaggio:
“Il mio nome è Phantom F Harlock, volavo con il mio aereo, nel mezzo di un temporale, e con estrema difficoltà”.

Viene naturale chiedersi, con la prima versione, quando Phantom F. Harlock senior avrebbe scritto il suo libro, dato che ci viene detto sia morto lassù, e come sia possibile che suo figlio conosca i suoi "ultimi istanti" fin nei minimi dettagli. Appare chiaro quindi che Phantom F. Harlock, viene sì sconfitto dalla montagna, ma la sua è una presa di coscienza dei suoi limiti, senza però arrendersi, e per questo svuota quasi del tutto il serbatoio per tentare nuovamente di superare la montagna. Nulla però vieta sia sopravvissuto, mentre al contrario nel vecchio doppiaggio viene fatta passare per una perforazione, condannandolo.
La differenza è abissale, da una parte abbiamo un uomo sconfitto, ma che non per questo rinuncia al suo sogno (infondendo il messaggio nel suo libro), dall’altra c’era semplicemente un avventuriero andato a schiantarsi contro una montagna.
 
 
 
Siamo stati sconfitti, non ci resta che mangiare e vivere per quanto ci è possibile

E si arriva al presente, con la Terra ormai conquistata dagli Illumidiani, dove Harlock è ormai un ex comandante della federazione che a causa un burrascoso atterraggio rende inutilizzabile la sua Death Shadow. Al suo ritorno sulla Terra fa la conoscenza di Zoll, soldato di un altro pianeta conquistato dagli illumidiani, Tokarga. Zoll è suo malgrado al servizio degli invasori, ma prova una certa ammirazione nei confronti di Harlock. Emblematica e sotto certi versi spassosa, la modifica effettuata a suo tempo nel primo dialogo tra loro due, che ben illustra la superficialità con la quale venivano adattati i dialoghi Fininvest negli anni ottanta:

Harlock: “Ci siamo già incontrati?”
Zoll: “A quel Torneo del Castello della Grande Stella, tu hai distrutto subito la mia nave ed io sono stato sconfitto”
Harlock:”Capisco, e adesso vuoi prenderti la rivincita, vero?
Zoll: “No, io ho sempre avuto molta stima di te, e devo riconoscere che se sono stato sconfitto a quel torneo è perché sei un grande pilota”
Harlock “Ti ringrazio”.


Quindi in quest’epoca di guerre e conflitti planetari, secondo gli adattatori Mediaset, si svolgono dei folkloristici “Tornei” nello spazio con navi spaziali, forse omaggi alle giostre medioevali.
Sentiamo invece cosa dicono con il nuovo doppiaggio:

Harlock: “Ci siamo già incontrati?”
Zoll: “Nella battaglia per l’ammasso stellare di Castlemagne, la vostra nave perforò la mia creando un grande squarcio”
Harlock:”Ora ricordo, e questa è la vostra rivincita?”
Zoll: “Fu un lungo scontro, un duello in cui ho pensato continuamente di morire di lì a poco, sapete? Voi siete un uomo valoroso, un uomo davvero forte”
Harlock: “Vi ringrazio”.


In pratica il nome dell’ammasso stellare si è tramutato in un “torneo del castello”. Ogni commento a riguardo è superfluo.

Tornando giustamente seri, essendo tale il film, l’occupazione Illumidiana della Terra può essere interpretato come un neanche tanto velato rimando a quella dell’esercito americano in Giappone nell'immediato dopoguerra, periodo sicuramente impresso nella mente dell’autore, classe 1938. Il Comandante Zeda appare come un futuristico MacArthur, mentre gli umani sembrano colti in quella che viene definita “condizione Kyodatsu”, termine coniato dai giapponesi proprio nel dopoguerra per esprimere la loro prostrazione fisica, e soprattutto morale, a seguito di una sconfitta tanto devastante in quanto a perdite umane quanto umiliante per un popolo che fino ad allora aveva dato anche la vita per la Patria e il suo Divino Imperatore.

 

Ma alla radio riecheggia una voce, quella di Maya, che invita a tenere viva la speranza e di resistere alla sofferenza, sulle note della bellissima e struggente Taiyou wa Shinanai, una speranza di libertà che uomini come Harlock e Tochiro non abbandoneranno.

Quella della radio clandestina della resistenza non è un’idea originale di Matsumoto, che da bravo otaku di storia bellica ha tratto ispirazione da una vicenda reale, ovvero quella di Charles de Gaulle che da Londra tramite un messaggio radiofonico del 18 giugno 1940, spronò il popolo francese alla resistenza, con la celebre frase “La fiamma della Resistenza francese non deve spegnersi e non si spegnerà”, del tutto simile all’appello di Maya.

Sono felice di averti conosciuto alla fine di questa inutile guerra

Il secondo flashback del film, dedicato all’incontro tra gli avi di Harlock e Tochiro durante la seconda Guerra Mondiale, è anche esso come il primo di fondamentale importanza, se non di più. La bellezza de L’arcadia della Mia Giovinezza sta nel fatto che non si limita a raccontare la storia di un personaggio, bensì in esso convergono più opere di Leiji Matsumoto, opere spesso legate da un unico filo conduttore e dagli stessi personaggi che interpretano ruoli differenti, esattamente come i destini dei protagonisti in grado di superare le generazioni. Così come la vicenda del primo Phantom F. Harlock riprendeva quella narrata in un manga breve di inizio anni ’70 (“La Strega di Owen”), allo stesso modo la figura di suo figlio trae spunto da altri due racconti, intitolati Pilot 262 e Itamashiki Arcadia, con protagonista sempre un pilota tedesco. In questi manga compare lo stesso mirino “Revi C12D” che vediamo nel film, definito dal protagonista “i miei occhi”, il quale sancisce la presenza di un’altra tematica cara a Matsumoto e che svilupperà nel suo Galaxy Express 999, ossia quella dell’uomo-macchina.
 
  

Tornando all'incontro tra Tochiro e Phantom F. Harlock II, vale la pena sottolineare un’altra sconcertante modifica ai dialoghi effettuata nel doppiaggio storico e che a suo modo stravolgeva totalmente la figura dell'avo di Harlock:

Tochiro: “Dimmi, perché voli su un aereo con la croce di ferro?”
Phantom F. Harlock II: “È l’unico che ho trovato, io combatto da solo, per la pace e la libertà”.


Non si capisce bene come, nel mezzo della WWII, un pilota decida di combattere “per la pace e la libertà”, sparando a chi, all’Asse? Agli alleati? A tutti? Tra l’altro, prima dello schianto si è visto chiaramente che era insieme ad altri due aerei tedeschi, e meno male che combatteva da solo.
Nel nuovo doppiaggio le cose cambiano radicalmente:

Tochiro: “ Senti ma, perché voli su un aereo con la croce di ferro?”
Phantom F. Harlock II: “Per rettitudine e riconoscenza verso la mia nazione, per questo”.


Molto semplicemente, Harlock è di origine germanica, e in tempo di guerra non può che combattere per la sua patria dato che la sua casata ne ha giurato fedeltà, anche se questo significa combattere per un regime. Una posizione evidentemente troppo scomoda per l’italico pensiero dei traduttori anni ottanta.

Nel punto in cui gli anelli del tempo si ricongiungono, noi ci ritroveremo

Questa frase, pronunciata da Harlock, racchiude in sé la filosofia-teoria che lega l’intero Leijverse, concetto secondo cui in un lontano futuro, la linea del tempo finisce per fondersi con il passato, spiegando così le innumerevoli incongruenze tra le varie serie e dei personaggi che le popolano, i quali non si risparmiano di apparire in ruoli diversi e in epoche diverse. Il tema dei Toki no Wa, introdotto nel manga Miraizer Ban, nonché chiave di lettura del finale del multi-metaforico Galaxy Express 999, tornerà di prepotenza nel crepuscolare Capitan Harlock 3D, tacciato da molti come un semplice blockbuster, quando in realtà è un film altamente simbolico, in linea con le altre opere di Matsumoto, al netto dello stravolgimento attuato su alcuni personaggi.
 

Sarà innalzando questo vessillo, che io me ne andrò

Passando alla qualità video, per permettere alla pellicola di avere un formato di 16:9, si è ben pensato di tagliare l’immagine sopra e sotto, operazione effettuata da Toei Animation e quindi non imputabile al publisher italiano. Quello del widescreen forzato è a conti fatti l’unico difetto di questo remaster, il quale per il resto si dimostra pienamente riuscito e che rende giustizia alla grande direzione artistica del grande Kazuo Komatsubara. Nell’edizione Limited Edition sarà comunque a disposizione un DVD extra con il film nel suo aspect ratio originale, anche se non in alta definizione.
 

Per quanto riguarda il comparto audio, è stata fino ad ora messa alla gogna la traccia storica, ma sempre con riferimento all’adattamento dei dialoghi e mai alla qualità del doppiaggio inteso come tale, che invece era di un buon livello interpretativo. Mi mancherà in particolare la buffa e inconfondibile voce di Tochiro (di Natale Ciravolo); passare alla nuova che ha una tonalità del tutto differente e più simile all’originale, è stato un colpo non da poco, anche se basta poco per abituarsi ai nuovi doppiatori. Per un'improvvisa botta di nostalgia, nell’edizione BD/DVD sarà in ogni caso sempre a disposizione la vecchia traccia. Loris Loddi si è dimostrato un buon Harlock tra i tanti che si sono susseguiti negli anni, Benedetta Ponticelli mi ha fatto di nuovo commuovere sul personaggio di Maya mentre Cinzia De Carolis, molto semplicemente, è Emeraldas.

Maestosa è invece l’aggettivo più adeguato per descrivere la colonna sonora de L’Arcadia della mia Giovinezza, e non poteva essere altrimenti considerando che la serie classica ebbe tra i suoi meriti quello di aver rivoluzionato il rapporto tra anime e musica orchestrale; qui è esaltata ulteriormente da una qualità audio nettamente migliorata, senza che i dialoghi facciano calare troppo le musiche come accadeva in precedenza (siamo passati dall’1.0 ad un DTS 5.1). La sigla italiana che attaccava di colpo nella scena finale è stata giustamente sostituita dalla traccia originale, consentendo alla pellicola il suo naturale accompagnamento musicale verso i titoli di coda.
 
L’Arcadia della mia Giovinezza non è solo il primo e più importante film di Capitan Harlock, in esso sono racchiuse moltissime delle tematiche care a Matsumoto, amicizie capaci di superare 1000 anni, uomini ciclicamente intenti a sfidare ciò che è più grande di loro (“La Strega” del primo Phantom F. Harlock, che diventa la Strega dello Spazio per il suo successore), in un vortice di destini che si ripetono. Un enorme affresco dove ogni figura si prende carico di simboleggiare qualcosa: Harlock è l'eroe wagneriano libero dai lacci del potere, Tochiro rappresenta la gentilezza verso il prossimo e il valore dell’amicizia, Emeraldas il coraggio e l’intraprendenza, Maya raffigura l’amore e la forza d’animo capace di donare speranza per il futuro.

L’Arcadia della Mia Giovinezza è un film in grado di reggersi sulle proprie gambe, imprescindibile per i fan del pirata spaziale ma allo stesso tempo adatto, anzi calorosamente consigliato, ai neofiti del Leijiverse. Drammatico come pochi, forse non ha la poetica della prima, indimenticabile serie, ma in compenso vanta un coinvolgimento e una realizzazione con pochi eguali, in quello che è uno degli ultimi veri colossal della Toei. L’invito di recuperare questo classico in una veste finalmente degna della sua caratura artistica è pertanto più che mai doveroso, e con l’auspicio che sia solo il primo di una proficua serie di ripescaggi d’eccezione, senza dover attendere che gli anelli del tempo si ricongiungano resettando l’universo.