Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con i manga K-On!Donten Prism Solar Car e Le memorie di Emanon.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


9.0/10
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Il male in forma cartacea. Questo è K-ON!.
Prima di divenire il fenomeno di massa che è, con due serie anime alle spalle, un film cinematografico di prossima uscita, i tanti cd di colonne sonore e un videogame (divertentissimo) per PSP, K-ON! è un manga.
Scritto e disegnato da Kakifly, in soli 4 volumi, peraltro anche di poche pagine (circa 120 pagine per volume).
Credo che ormai tutti conoscano la storia, ma molto velocemente: Mio e Ritsu vogliono entrare nel club di musica leggera della loro scuola per evitare che venga sciolto, ma devono avere almeno quattro iscritti. Dopo aver tirato in mezzo la gentile Tsumugi rimane da trovare il quarto membro; la scelta cade su Yui Hirasawa, che probabilmente è una delle poche persone al mondo a non avere mai visto una chitarra.
Questo gruppo di ragazze, che per caso si ritrovano a fare musica, con l'impegno (mica tanto) miglioreranno sempre più, fino ad arrivare a esibirsi al festival scolastico con ottimi risultati.
Al secondo anno, un nuovo membro si unisce al club: la seconda chitarrista, Azusa.

Con una trama del genere ci si aspetterebbe un manga incentrato sulla musica, e invece no. In K-ON la musica è solo un elemento di sfondo e di contorno, anche se è l'elemento che dà il via a tutte le vicende. Nel manga non ci sono scene di concerti, esibizioni musicali o altro (anche perché come fai a rappresentare la musica su carta?), invece seguiamo le ragazze nel corso dei tre anni scolastici, mentre mangiano dolci e bevono the nell'aula del club anziché suonare e tra lo studio, festival scolastici, recite, esami, fino al giorno del diploma.
Essendo il manga uno yonkoma, ovvero un manga composto di strisce comiche a quattro vignette, si punta tutto sull'immediatezza e sulle gag. Inoltre anche se i volumi sono di appena centoventi pagine circa, c'è molto da leggere, e anche se la lettura è scorrevole è comunque sentita.

Uno dei motivi del successo di K-ON sono certamente le cinque protagoniste e le poche comprimarie che via via si aggiungono. Sono praticamente certo che i loro caratteri e personalità siano state ben studiate per far breccia nel cuore di molti lettori, ragazzi soprattutto, e ovviamente ci riescono benissimo. Ogni ragazza ha una qualche particolarità che la rende irresistibile a qualcuno, inoltre la geniale pensata di farle andare a una scuola femminile contribuisce a creare un'aura di purezza che si respira per tutto il manga, dato che praticamente non si vedono personaggi maschili.
A essere maliziosi, ogni tanto si può trovare qualche accenno di yuri, molte volte messo esplicitamente come gag, altre volte più velato. Ma è comunque difficile restare indifferenti ai personaggi; come detto, tra le ragazze, una riuscirà a imporsi più delle altre, l'autore l'ha pensata davvero bene.

Altro motivo del grande successo di K-ON, i disegni. C'è a chi piacciono e a chi no, ma non si può dire che siano brutti. Io li trovo ottimi. Le varie espressioni di Yui, Mio, Azusa e le altre, sempre disegnate benissimo. L'autore sa di avere creato dei bei personaggi, e non lesina di disegnarli in diverse illustrazioni che si possono ammirare all'inizio di ogni capitolo, qui dà il massimo davvero.
Nel manga il tratto è semplice, ma allo stesso tempo pulito e dettagliato.
L'unica cosa che può far storcere il naso è che le ragazze non sembrano dimostrare l'età che hanno (mi sembra alla fine del manga dovrebbero avere diciotto anni). Non è davvero un problema, ci si fa l'abitudine presto, e nei manga poi è normale.

Ho letto il manga dopo aver guardato l'anime, che iniziai a guardare solo per capire il motivo di tanto successo, e non c'è stato più ritorno, dopo pochi episodi ero stato rapito dalla bellezza della serie. Dal manga dunque sapevo cosa aspettarmi, e invece sono rimasto sorpreso ancora: mi sono accorto che l'anime non ha inventato nulla. Tutto ciò che di bello c'era nella serie era già presente nel manga. Se l'anime è cosi ben riuscito, è perché dietro c'è questo ottimo manga.
Certo l'anime ha in più le voci e la musica, che sono tutto sommato un fattore importante, ma la storia, le gag, i personaggi, insomma, c'era già tutto.

Inoltre con la lettura del manga ho potuto apprezzare il vero finale dell'opera, che è più aperto a differenza di quello dell'anime.
A tal proposito, cercando questo manga da leggere ho scoperto che in Giappone è ripreso, e uscirà il quinto volume che continuerà da dove la storia si conclude, seguendo le quattro ragazze diplomate all'università, mentre Azusa, essendo più piccola di un anno, è rimasta a scuola e dovrà fondare un nuovo club con nuovi membri.
Perciò il finale non è più un finale, ma si potrebbe considerare come la fine della prima serie.
Spero che l'autore non lo faccia solo per i soldi e il successo (voglio dargli fiducia) e in qualche modo non rovini la sua stessa opera.
Comunque, fino alla fine del quarto volume ho trovato K-ON divertentissimo, piacevole da leggere e da ammirare. Non gli do il massimo solo perché aspetto di leggere il nuovo volume, ma finora è ottimo su tutti gli aspetti secondo me.

Spero che qualcuno si decida a pubblicarlo anche da noi e di riuscire presto a poterlo sfogliare davvero e non leggerlo su pc.




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Le risorse energetiche tradizionali, come petrolio e gas, non dureranno in eterno, poiché sono destinate ad esaurirsi nel giro di qualche decennio. Il mondo per non ritornare ad un medioevo tecnologico, sarà costretto a rivolgersi alle fonti alternative che allo stato delle cose, pur essendo meno efficaci di quelle odierne, sono sicuramente più eco-sostenibili per il pianeta. Lo sceneggiatore Yasuo Otakagi, avvalendosi ai disegni della collaborazione grafica di Yusuke Murata, matita di "Eyeshield 21", confeziona "Donten Prism & Solar Car", manga di due volumi che si concentra sull'uso di una delle principali fonti energetiche alternative; cioè l'energia solare.

La storia vede protagonista un giovane poco loquace di nome Kaneda Shouta, studente che ha perso il padre da piccolo e per questo motivo ha vissuto un'infanzia difficile sia a livello affettivo che economico, dovendo per questo motivo lavorare nella fabbrica dello zio per accumulare il denaro necessario. Una svolta nella sua monotona vita, sembra essere data dall'arrivo a casa sua di un gruppo di giovani ragazzi, i quali chiedono la sua collaborazione per aiutarli a far funzionare una macchina ad energia solare, così che possano partecipare ad una competizione automobilistica.

Un manga avente un soggetto del genere è sicuramente interessante, non solo per il panorama nipponico, ma anche per il fumetto a livello generale. Il problema però sta nel non aver sfruttato al meglio l'idea di base, poiché gli autori temevano lo scarso appeal di pubblico verso cui poteva andare un'opera del genere e per questo motivo hanno dovuto infarcire la sceneggiatura con solite componenti shounen come la componente romantica ed idealistica. Il gruppo dei giovani ragazzi capitanati dalla bella Yazaki, si dimostra si mostra sin dall'inizio troppo allegro, scanzonato e decantatore della nobiltà della loro missione energetica, risultando melenso , anche per via dei dialoghi messi in bocca a loro, i quali sembrano essere usciti da una stamperia studentesca di fine anni 60-inizio anni'70. Tutto ciò, andrebbe bene se i ragazzi fossero dei liceali non ancora inseriti nei meccanismi del mondo del lavoro, ed invece, ci ritroviamo a che fare con dei giovani universitari, che in quanto tali dovrebbero essere ben consci delle difficoltà del mondo odierno e settare in questo modo i loro ideali su un orizzonte più pragmatico, cosa che invece risulta del tutto assente.
La tipica caratterizzazione shounen di tali ragazzi, dovrebbe essere bilanciata dall'amara realtà, del duro lavoro di saldatore, riservata al protagonista Shouta, il quale inizialmente entra in conflitto con il gruppo dei giovani proprio per via del loro modo di fare idealista. Tale scontro sulla visione del mondo, poteva portare a risultati interessanti, se su di essa fosse stata posta più attenzione del necessario, ed invece dopo un paio di capitoli, il conflitto è risolto e il nobile ideale di amicizia vince su tutto.
Nonostante sia un manga che dovrebbe farsi potatore del messaggio ecologico, avendo come argomento principale l'energia solare, purtroppo per portare aventi la storia, scade nei più beceri meccanismi shounen con il solito dramma del passato che ritorna a farsi sentire (risolto all'acqua di rose) e la componente romantica su cui è arduo rinunciare, pena mancanza di empatia verso i personaggi da parte del pubblico. Se non altro sono da sottolineare in modo positivo i capitoli dedicati alla gara automobilista delle macchine ad energia solare, visto che è rappresentata in modo anti-adrenalinico e anti-spettacolare, riuscendo a mettere in scena lo spossante sforzo fisico nel guidare tale mezzo per un lungo periodo.

L'apparato grafico di Yusuke Murata, di cui si erano apprezzate le adrenaliniche tavole sportive di "Eyeshield 21", risulta di buona fattura e dimostra sensibili progressi rispetto alla precedente opera. Nonostante l'indubbio valore di tale disegnatore, forse non risulta essere la persona adatta ad un'opera del genere, visto che il manga seppur sia graficamente buono per gli standard dei gusti dei ragazzi odierni, non riesce a fare meno delle stravaganze grafiche e delle linee spigolose, tipiche della produzione shounen imperante; poiché al loro posto sarebbe stata richiesta una maggior "sporcizia" della tavola al posto di uno stile eccessivamente laccato, che conferisce un'impostazione grafica troppo pulita, inoltre sarebbero state gradite meno derapate stilistiche per un'opera avente in primo piano argomenti di futura attualità.

In sostanza "Donten Prism & Solar Car" si fa portatore di un messaggio ecologista e fortemente sostenitore delle fonti energetiche alternative, che in un futuro non molto lontano, dovranno sempre più essere adoperate in maggior numero, specialmente da parte di paesi come il Giappone o la nostra Italia, che sono povere di materie prime e sono costrette ad importare energia dall'estero a caro prezzo. Ciò che rammarica è l'aver trattato tale argomento in un modo troppo superficiale e di aver fatto ben poco cenno alle difficoltà dei ragazzi durante la lavorazione di un progetto tanto artigianale quanto pionieristico e per questo, di non facile realizzazione, scegliendo invece, di abbandonarsi troppo ai cliché del genere shounen.




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"Le memorie di Emanon" è per parecchi motivi davvero un manga unico, che riesce nell'intento di coniugare grande espressività artistica ad un racconto fantascientifico del tutto originale, privo degli stereotipi del genere in questione.

Ci troviamo nel Giappone degli anni '60. All'epoca l'imperante moda hippie aveva contagiato anche il paese del sol levante, e iniziavano ad essere diffusi i viaggi sabbatici verso l'ignoto, romantici pellegrinaggi di culto per generazioni di scapigliati studenti universitari che cercano di vivere esperienze fuori dal comune, prima di dover tornare al realistico grigiore di una vita vissuta da comuni colletti bianchi.

Su una nave che viaggia verso il Kyushu avviene un incontro fugace, durato solo qualche ora tra un ragazzo nella media, ma onesto, di vedute aperte e grande appassionato di fantascienza, e una ragazza tanto bella quanto misteriosa e portatrice di peculiari talenti.

Tra i due scatta una sincera complicità, a cui segue una affascinante conversazione, in cui la ragazza con un atto di fiducia nei confronti del genuino ascoltatore rivela il gravoso peso che si porta sulla coscienza. Emanon, il nome con cui si è ironicamente presentata lei -che è l'anagramma di "no name"- soffre di quella che a suo dire è una malattia genetica: ha memoria della vita sulla terra fin dai primordi, attraverso i ricordi del suo più ancestrale antenato, fino a quelli della mamma che l'ha generata.

Emanon è la custode materna e silenziosa della storia degli esseri viventi, è la testimone dell'evoluzione della specie, è esistita da sempre e sempre esisterà fin tanto che ci sarà la vita. La sua stessa esistenza ed essenza, un mistero.
Il fatto che la portatrice di un tale dono sia donna appare fortemente emblematico.
Il giovane, di cui non è dato sapere il nome, ascolta educatamente il racconto e avanza speculazioni sul ruolo futuro di una creatura così importante. La conversazione poi si sposta su argomenti più leggeri, ma la complicità tra i due ragazzi non per questo si affievolisce ed evolve in una dolce quanto effimera passione.

La mattina all'indomani della conversazione Emanon inspiegabilmente sparisce, con la stessa facilità con cui era comparsa, e si congeda dal giovane protagonista con un conciso biglietto d'addio, che comunque non dimenticherà mai l'esperienza vissuta, e avrà in futuro qualche ulteriore indizio sulla bella sconosciuta.

La storia è carica della struggente malinconia dell'incontro effimero ma intenso -elemento puntuale ma decisivo nella vita tendenzialmente monotona di un individuo- ed è incentrata sulle domande di fondo che si fa l'uomo da quando ha fondato teoreticamente la filosofia: "Da dove veniamo? Che siamo? dove andiamo? (propedeutico nel merito è il celeberrimo quadro di Gaugin). Ed ecco ancora il simbolo del viaggio continuo, della nave in tal caso.

Il tutto è evocato magistralmente dai bellissimi disegni di Tsuruta, dal tratto pulito ma deciso, che si coniugano perfettamente al racconto originale del romanziere Shinji Kajo.

Ce ne fossero così di storie di fantascienza, che ci fanno viaggiare con la fantasia ma riescono anche a ricordarci degli onori e degli oneri e di tutte le responsabilità di cui si devono far carico gli uomini, senza mai dimenticarsene, in quanto parte -a prescindere dalle credenze di ognuno- di una coscienza e di un disegno universale.