Hai to Gensou no Grimgar (Grimgar di fantasia e cenere) non era un titolo che mi ispirasse molto. Negli ultimi tempi c'è un proliferare di titoli fantasy con contaminazioni da mmorpg che hanno avuto anche un discreto successo, ed avendo letto tantissima letteratura fantasy, tendo ad essere abbastanza esigente.

Il primo aspetto che colpisce dell'anime è sicuramente quello grafico. I fondali acquerellati sono davvero spettacolari ed evocativi e ho trovato davvero ottimo il character design di Mieko Hosoi che in questa stagione ha brillato anche per il chades di Showa Genroku Rakugo Shinju. Forse i personaggi non si amalgamano a volte benissimo coi fondali molto sfumati, ma secondo me questo aspetto contribuisce a rafforzare l'atmosfera da mondo fantastico. Considerando poi che parliamo di A-1 Picture, non certo famosa per la continuità nella realizzazione tecnica, c'è da dire che è stato fatto un ottimo lavoro anche con le animazioni.
 
Hai to Gensou no GrimgarHai to Gensou no Grimgar

Il titolo è tratto da una serie di Novel (8 volumi, tuttora in corso, l'anime copre solo i primi 2) di Ao Jyumonji illustrate da Eiri Shirai. La storia inizia con il protagonista Haruhiro che si risveglia in un mondo fantasy. Non ricorda nulla a parte il suo nome, tanto meno perché si trova li. Come lui anche tutte le altre persone intorno a lui si trovano nella stessa condizione e presto tutti si rendono conto di trovarsi in un mondo fantasy in cui per sopravvivere dovranno combattere.

Se non c'è nessun dubbio che i personaggi provengano dal mondo reale, rimane invece il dubbio se si trovino all'interno di un videogame o se siano stati catapultati in un vero mondo fantasy. In tutto e per tutto viene sposata questa seconda possibilità nonostante il mondo abbondi di meccaniche tipiche da gioco di ruolo: i personaggi devono scegliere una classe, devono impossessarsi del loot (ovvero del bottino dai resti dei nemici) e imparare nuove abilità man mano che acquisiscono esperienza.

È abbastanza normale che in un gioco ci si butti a capofitto all'avventura, ma se vi trovaste sperduti in un altro mondo senza alcuna abilità particolare e dover combattere per sopravvivere, lo fareste davvero? Questo è il punto su cui ruota la trama. I personaggi principali cominciano ad affrontare quelli che sono considerati i nemici più deboli di tutto il mondo: i goblin. Ma scoprono che non è affatto facile combatterli. Anche i globlin lottano per la sopravvivenza, e un gruppo senza alcuna esperienza di combattimento non ha certo vita facile. Ecco quindi che l'allegro gioco di ruolo si trasforma in un survivor game.
 
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I primi episodi sono tutti su questa falsariga. Non c'è il Kirito fortissimo in grado di sconfiggere chiunque o lo Shiroe stratega finissimo che sa sempre cosa fare; qui semplicemente Haruhiro è consapevole che vige la regola della giungla e che deve farsi cacciatore per poter vedere l'alba del giorno successivo. In tutto questo viene a mancare la componente di azione. Il gruppo che si forma, passa magari un intero episodio alla ricerca di un goblin singolo da affrontare e nell'episodio successivo di un altro goblin. Nel mezzo la storia si prende i suoi tempi, affronta le difficoltà del gruppo e quelle dettate dalla convivenza di tutti i giorni.

Oltre ad Haruhiro, che intraprenderà la carriera di ladro, a completare il party ci sono: Manato, chierico del gruppo e dal carattere di premuroso fratello maggiore che assume da subito il ruolo di leader; lo scorbutico Ranta; il gentile Moguzo che assumerà il ruolo di Tank (ovvero colui che combatte in prima linea); l'insicura Yume, che sceglierà di fare l'arciere pur non sentendosi a proprio agio con l'arma; e la timidissima maga Shihoru che riuscirà ad aprirsi solo con Manato.
 
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Le varie personalità si delineano poco a poco nell'anime e ammetto che, visto il ritmo lento dei primi episodi condito con la presenza di un fan service anche abbastanza fastidioso, ero molto tentato di abbandonare. Avrei fatto un grosso errore, e qui purtroppo per spiegare sono costretto ad entrare nello spoiler.

*** Spoiler ***
Proseguendo giornalmente nella "caccia ai goblin", il gruppo assume sempre più fiducia cominciando a farsi più audace. Ma è proprio in quel momento che il gruppo cade in un'imboscata e Manato viene ferito a morte. Da questo momento in poi cambia tutto. Il mondo che già dall'inizio si era mostrato duro, ma che sembrava poter essere sormontabile, ritorna a mostrare tutta la sua crudeltà. Ed è qui che comincia l'anime vero e proprio e che i personaggi cominciano a mostrare le varie sfaccettature dei loro caratteri.
Haruhiro sente la responsabilità di dover prendere la leadership del gruppo scegliendo di sostituire Manato con Merry (il nome nella novel originale era Mary, ma è stato modificato nell'anime affinché suonasse più giapponese) una ragazza chierico dal carattere scontroso ben poco interessata ad amalgamarsi al resto del gruppo. L'introduzione di Merry, personaggio leggermente modificato rispetto alla novel, è quello che secondo me segna il cambio di passo.
*** Fine spoiler ***

Sentimenti: è questo il leitmotiv dell'anime da questo momento in poi. Il ritmo lento diventa un pregio, ci si sofferma molto sui personaggi (specie su Haruiro e Merry) e le emozioni dei protagonisti riescono a fluire allo spettatore.
Ci si dimentica che non succede nulla e del ritmo lento, e ci si ferma ad assaporare le sensazioni grazie anche all'ottima regia di Ryousuke Nakamura e alle splendide insert song sulle quali la produzione ha davvero investito molto. Musiche che non sembrano mai fuori luogo e che spesso vanno a sottolineare le situazioni più malinconiche senza bisogno dei dialoghi.
 
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Non sono molti gli anime in cui i sentimenti dei personaggi arrivano così forti. Il rimpianto per i propri errori, la sofferenza per la perdita, la voglia di dover riparare, la sensazione di dover essere autosufficienti e non dover chiedere aiuto e infine l'accettazione di non dover per forza di cose superare la perdita, ma di poter andare avanti nella nuova realtà.
Grimgar ha tantissimi difetti, potrei stare qui a elencarli: è lento, ha una storia ormai stra-abusata, non approfondisce tutti i personaggi (su Yume, Moguzo e Shihoru si poteva fare di più), fa un uso sconsiderato del fan service... ma una cosa riesce a farla bene: emozionare.

Il setting del mondo fantasy è realistico, i personaggi e le loro reazioni sono realistiche. Stanco dei Kirito fortissimi e imbattibili e delle Asuna principesse da salvare ho trovato una storia ottimamente bilanciata in cui personaggi maschili e femminili contribuiscono in egual modo, e che non ha mai mancato di immergermi in un mondo fatto di sogno e incubo; un mondo che ha il sapore della libertà e l'odore della morte; un mondo, in due parole come dice il titolo, di fantasia e cenere. Guardandolo probabilmente lo amerete o lo odierete senza vie di mezzo, ma se amate le ambientazioni fantasy e non avete problemi con le storie dai ritmi lenti, allora ve la consiglio senza remore.