Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Laputa - Il castello nel cielo e Norn9 e il manga La malinconia di Haruhi Suzumiya.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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“Laputa - Castello nel cielo” (titolo originale “Tenkū no shiro Laputa”), film d’animazione del 1986, è il terzo lungometraggio diretto da Hayao Miyazaki e il primo prodotto dallo Studio Ghibli.

Trama: in seguito a un attacco di pirati all'aeronave di cui è passeggera, la piccola Sheeta cade fuoribordo, ma, grazie ai misteriosi poteri del cristallo che porta al collo, fluttua lentamente verso la terraferma, fino ad adagiarsi dolcemente tra le braccia di Pazu, giovane meccanico in una miniera.
Tuttavia, non trascorrerà molto tempo prima che i due ragazzini siano costretti a intraprendere uno spericolato viaggio, la cui forza motrice è rappresentata proprio da Laputa, un’immensa isola volante considerata una leggenda dai più, i cui tesori e le cui avanzatissime tecnologie perdute fanno gola a uno stuolo di determinati inseguitori.

A differenza del precedente “Nausicaä della Valle del vento”, quest’opera è strutturata come una avventura di stampo più classico, di cui mantiene alcuni stilemi cari al genere: l’incontro fortuito tra i protagonisti, la tematica del viaggio, sia fisico che spirituale, una narrazione più dinamica e rocambolesca e dei veri e propri antagonisti che contendono agli eroi il premio finale.
Si ripresentano, in maniera meno spudorata e insistente, anche gli argomenti di riflessione tipici di Miyazaki, affrontati stavolta con un focus meno generico: la condanna al genere umano, alla sua sete di potere e alla sua volontà di predominio su tutte le forme di vita perde i toni di universalità, per concentrarsi su quegli individui dotati di rara arroganza e incapaci di apprezzare il valore di ogni esistenza, anche la più minuta.
Laputa stessa, patria di una civiltà ormai estinta, è il tragico simbolo di un popolo che si è elevato al di sopra di tutti gli altri, governando il mondo con il proprio devastante potere. Il tema del volo, del potersi librare nel cielo a proprio piacimento per raggiungere una dimensione nuova e superiore, con tutte le conseguenze che questo comporta, è portato agli estremi: da un lato, possiamo assaporare l'adrenalinica sensazione di libertà dovuta allo sferzare del vento sul viso e all'oltrepassare ogni limite biologico, dall'altro, si afferma la necessità che l’uomo non si separi mai completamente dalle proprie radici, dalla Terra e dalla natura. Quest’ultima, inoltre, è talmente forte e inarrestabile da riuscire a riappropriarsi, in un modo o nell'altro, del proprio spazio nel mondo, arrivando a sopraffare anche il più elaborato dei templi della scienza.
Non ultimo, si affaccia anche il ripudio del militarismo esasperato e dell’avidità, in grado di portare solo distruzione e morte all'uomo, il quale, vanaglorioso e accecato dalla cupidigia, aspira a innalzarsi sempre più in alto, quasi a raggiungere uno stadio di divinità, ignaro che siano proprio i suoi desideri terreni a incatenarlo a un abisso di malvagità e perdizione da cui è impossibile sfuggire.

“Laputa - Castello nel cielo” è un’opera sensibilmente più corale di “Nausicaä della Valle del vento”: non si cerca di concentrare tutte le doti positive in un unico personaggio e vi sono molte figure leggermente più approfondite psicologicamente, anche se il livello di introspezione resta superficiale.
Sheeta è una bambina molto dolce e affettuosa, ma viene sovente evidenziato come sia anche molto spaventata e pronta a scappare dalle proprie responsabilità, pur di vivere una vita serena e lontana da ogni male e dall'angoscia. Pazu è un giovanotto determinato e coraggioso, spinto dal desiderio di riabilitare il nome del proprio padre. Le interazioni tra i due protagonisti sono incredibilmente dolci e genuine, capaci di smuovere persino l’inaridito cuore di una banda di simpatici pirati. Gli antagonisti, al contrario, sebbene mossi da obiettivi opposti, sono spietati, irredimibili e terribilmente credibili.
Da sottolineare la maestria nel mostrare le emozioni dei personaggi, sia principali che secondari, capace di conferire una straziante umanità anche ad automi progettati come armi di distruzione di massa.

Il film è tecnicamente superbo: le animazioni sono di alto livello e al delicato design dei personaggi, molto più vario che in precedenza, sono affiancati fondali ricchi di dettagli ed estremamente variegati: il setting, ad esclusione delle immancabili aeronavi, è realistico e ispirato all'Europa del primo Novecento, e contrappone i piccoli casolari in legno e pietra dei villaggi minerari a cupe fortezze militari e, soprattutto, alla grandiosa e magnifica Laputa, una città fluttuante caratterizzata da ambienti futuristici, cupi e lineari, e rovine ricoperte di piante e rampicanti, che le donano un tocco di pura poesia visiva, oltre a rafforzare la sensazione di una dimensione temporale sospesa, indefinita ed eterna. Vi è anche una grande cura per gli effetti di luce.
La colonna sonora asseconda ogni sequenza alla perfezione, orecchiabile e scherzosa nei momenti più prettamente comici e solenne e maestosa nei momenti più drammatici ed emozionanti. Il doppiaggio e l'adattamento italiani del 2012 sono ottimi, precisi ed espressivi. La regia, ancora una volta, concede allo spettatore il tempo necessario per lasciarsi incantare dalle meravigliose scenografie, per preferire un ritmo più elevato nelle scene d’azione, davvero esplosive e spettacolari.

“Laputa - Castello nel cielo” è una storia semplice e lineare, ma che mostra tutta la propria forza nella realizzazione di uno stupefacente coinvolgimento emotivo, nel presentare su schermo un insieme di personaggi interessanti e simpatici, con cui è facile creare un rapporto empatico, e nell'esprimere un messaggio di fondo forse banale, ma non per questo non valido. Lontano dall'essere un’opera destinata unicamente a un pubblico di infanti, non risparmia scene molto dure e oscure e dichiarazioni di pura crudeltà e megalomania. Il mistero che si cela dietro la fine della civiltà di Laputa non fa altro che aumentare il fascino di questo lungometraggio, che rapisce lo spettatore fin dal primo momento con la propria magia.



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Devo confessarmi un po' deluso da quest'opera non propriamente memorabile. Data la fama riscossa le mie aspettative erano alte, e decisi di gettarmi a capofitto acquistando in blocco l'intera serie, convinto di non poterne rimanere altri che entusiasta.
"Suzumiya Haruhi no Yuutsu", in Italia "La Malinconia di Haruhi Suzumiya" è un manga composto da venti volumi ideato da Nagaru Tanigawa e disegnato da Gaku Tsugano e Noizi Ito, portato in Italia dalla JPOP, e tratto dall'omonima serie di Light Novel.

La storia ruota attorno ad Haruhi Suzumiya, una giovane ragazza delle scuole superiori inconsciamente dotata di strani poteri, talmente immensi da poter modificare a suo piacimento la realtà che la circonda. Kyon è un compagno di classe di Harhui preso in simpatia da quest'ultima, il quale si ritroverà controvoglia a creare un club chiamato "brigata SOS"; ad esso si uniranno Yuki Nagato, un'interfaccia umanoide creata da forme di vita aliene, Mikuru Asahina, una ragazza venuta dal futuro, e Itsuki Koizumi, un esper. Durante il corso del manga seguiremo le vicende di questo bizzarro gruppo formatosi prevalentemente per sorvegliare le azioni di Haruhi, ed evitare la distruzione del mondo.

Un'idea sicuramente interessante ma sviluppata in maniera confusionaria ed approssimativa. L'opera è suddivisa in tanti piccoli archi prevalentemente slegati gli uni dagli altri, e la narrazione è piuttosto pesante. I pensieri esternati, i ragionamenti sin troppo contorti e prolissi, rendono il tutto più difficile da digerire, e smorzano di molto il lato comico che si può invece ritrovare meglio trasposto nella versione animata. Molte delle storie raccontate sono inutili e a tratti noiose, ragion per cui sarà difficile per il lettore farsi coinvolgere a dovere. I personaggi non sono molti, ma nonostante tutto impiegheranno diverso tempo per farsi apprezzare, questo a causa di una caratterizzazione troppo superficiale. Kyon, il protagonista principale, è l'unico degnamente analizzato, tuttavia la sua personalità piatta ed indifferente non gode di particolare carisma. Una trama spezzettata e altalenante, che alterna archi interessanti ad altri soporiferi, e che, fortunatamente, dà il meglio di sé nella sua fase conclusiva.

Quello che si rivela però essere il vero punto a sfavore di quest'opera è sicuramente l'aspetto tecnico, soprattutto nei primi volumi. Disegni confusionari, tratti del viso poco curati ed espressioni anonime diverranno presto abitudine; in alcune tavole sarà persino problematico riconoscere Kyon da Koizumi, tanto saranno simili. Purtroppo questa condizione rimarrà tale per almeno i primi dieci volumi, migliorando drasticamente nella seconda metà dell'opera. Il prezzo è tutto sommato onesto, considerando l'ottima rilegatura dei volumi e le pagine a colori propinate in ogni singolo numero.

In conclusione "La Malinconia di Haruhi Suzumiya" è un'opera che avrebbe potuto offrire molto di più, ma che è stata gestita in maniera pessima. La lettura è piuttosto pesante e se si lascia passare troppo tempo fra un volume e l'altro si rischia di non capire più nulla. Mi sento di consigliare questo manga solamente se avete particolarmente apprezzato la versione animata, o se in qualche modo avete avuto occasione di recuperare le LN e siete fans della serie, in caso contrario lasciate perdere. Poco più che sufficiente.



7.0/10
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Anche se continua ad essere criticato, il reverse harem è un genere che persiste nell’animazione giapponese. Alcuni di loro si limitano a fare pubblicità agli otome game da cui sono tratti; altri sono talmente fatti bene da attirare anche l’attenzione del pubblico maschile (questi purtroppo si contano sulle dita di una mano). Infine, ci sono dei titoli che sì deliziano gli occhi e le orecchie delle donzelle con del fanservice spudorato, ma riescono comunque ad avere quei piccoli elementi che offrono qualcosa in più. “Norn9”, anime della stagione invernale 2016, rientra proprio in quest’ultimo gruppo.

Una ragazza di nome Koharu vaga in mezzo alla neve apparentemente senza meta. Ad un certo punto, incontra due ragazzi che decidono di prenderla con loro e ospitarla presso la loro gigantesca astronave, in cui vivono altri ragazzi, tutti con una caratteristica in comune: avere delle abilità speciali. Nel corso degli episodi, si scoprirà che l’astronave assieme ai suoi abitanti nasconde più misteri di quanti se ne possano immaginare.

Come ho scritto sopra, “Norn9” appartiene alla categoria di quei reverse harem che non sono niente di straordinario, ma con qualcosa in più. Quel qualcosa è dato innanzitutto dalla storia. Di certo, la trama a prima vista non sembra nulla di che: sembra quasi uno slice of life "on the sky" con una spruzzata di fantasy. In realtà, col suo svilupparsi la storia presenta diversi colpi di scena, alcuni neanche così tanto banali, e che sono capaci di suscitare una giusta dose di curiosità.

Altro elemento da rilevare sono sicuramente i personaggi. Infatti, non è presente solo una protagonista femminile, ma ce ne sono ben tre: la già citata Koharu, la solita protagonista stupida e così gentile da diventare fastidiosa (un personaggio simile doveva esserci, altrimenti un reverse harem non si può chiamare tale); Mikoto, una tsundere che riveste il ruolo di leader nell’astronave; infine, Nanami, la mia preferita tra le tre protagoniste, una kuudere che nasconde qualche terribile segreto. Non si dimentichino poi i protagonisti maschili, tanti e molto diversi tra loro.
Purtroppo, quando si hanno così tanti personaggi, non sempre sono facili da gestire e spesso si corre il rischio che molti di loro finiscano col diventare delle semplici macchiette. E’ il caso di personaggi come Senri, Sakuya e in parte anche Natsuhiko. Questi tre sono stati i personaggi che mi hanno più delusa, perché in quanto a caratterizzazione avevano potenziale da vendere. Discorso diverso va fatto per quanto riguarda Kakeru e Akito, che hanno una discreta profondità.

Parlando dei problemi di “Norn9”, mi viene in mente anche la sceneggiatura: non che sia brutta, ma è semplicemente deludente. Secondo il mio modesto parere, il soggetto che si aveva tra le mani era qualcosa di fenomenale, ma è stato sviluppato in maniera piuttosto mediocre. I primi episodi sono alquanto statici e sembra che siano utili solo per le fan che devono decidere quale sia la loro ‘ship’ preferita. Così facendo, non avviene né uno sviluppo di trama né uno sviluppo dei personaggi. La seconda parte della serie, invece, è l’esatto opposto: il ritmo diventa molto, troppo veloce e molte cose vengono spiegate in maniera frettolosa oppure non vengono spiegate per niente. Per quanto riguarda il finale, invece, è senza infamia e senza lode: buono, ma nulla di eccezionale.

Infine, nota di merito va fatta all’apparato tecnico: le animazioni non sono niente di particolare, ma il punto forte sono i disegni e soprattutto i fondali, di una perfezione tale da poter competere addirittura con quelli di “Sword Art Online”. Come in ogni reverse harem che si rispetti, il doppiaggio è ottimo, se si esclude la voce di Koharu, la quale riesce a far sanguinare le orecchie ogni volta che dice: “Kakeru-kun!”. Le OST, invece, sono semplicemente stupende, senza dimenticare la bellissima opening e la rilassante ending.

Insomma, “Norn9” è un reverse harem che per certi versi mi ha delusa, ma per altri mi ha positivamente sorpresa. Di certo, non si parla di un titolo che farà la storia, ma che dimostra di essere divertente, gradevole e in alcuni casi anche piuttosto intelligente. E per una che segue reverse harem e che sa che quello che la aspetta da un visione di questo genere è trash puro, questo è oro!