Scritto e diretto da Yoshiaki Kawajiri per la Madhouse, Jūbee Ninpōchō, meglio conosciuto in occidente come Ninja Scroll (1993) è un jidai-geki (opera in costume ambientata nel periodo Tokugawa) che rilegge, con un marcato gusto per il fantastico e l’orrorifico, alcuni episodi chiave della storiografia nipponica, con particolare riferimento alla rivalità tra i clan Tokugawa e Toyotomi esplosa in una sanguinosa lotta senza quartiere agli inizi del XVII sec. dopo la morte di Oda Nobunaga.

Si tratta di un lungometraggio fra i più rappresentavi nella carriera del regista, che si era già imposto al grande pubblico con il noir sovrannaturale Yōjū toshi (La città delle bestie incantatrici, 1987), e che in questo caso cura anche il soggetto, la sceneggiatura e il character design, imprimendo il proprio stile personale con ampia libertà di manovra. Nel 2003 ne è stata tratta anche una serie animata di 13 episodi, per la regia di Tatsuo Satō, molto meno incisiva rispetto al suo antesignano, con la supervisione dello stesso Kawajiri.
 
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La principale fonte d'ispirazione si può riconoscere nei romanzi di Futaro Yamada, che fu l’iniziatore del genere letterario ninja-mono, racconti visionari e dal carattere marcatamente erotico che hanno profondamente influenzato intere generazioni di mangaka e animatori. Allo stesso scrittore viene attribuita anche la paternità del termine kunoichi con cui si indicano le donne ninja, assunte a protagoniste assolute nel racconto Kunoichi Ninpōchō (1961).

La vicenda narra le gesta del ronin Jūbee Kibagami (personaggio liberamente ispirato alla leggendaria figura di Yagyū Jūbee), abilissimo shinobi dall’oscuro passato e specializzato nell'arte della katana. Questi, nel suo vagabondare di villaggio in villaggio alla mercé del miglior offerente per i suoi tetri servigi, rimane coinvolto in una serie di misteriosi eventi, quindi incrocerà il suo destino con quello della bellissima Kagero, kunoichi fiera e letale del clan Koga, e con quello del viscido Dakuan, scaltro agente segreto del governo Tokugawa. I tre, loro malgrado, devono unire le loro forze per sventare il complotto ordito dagli otto Demoni di Kimon, padroni di micidiali tecniche magiche e guidati da una vecchia conoscenza di Jubee, l'immortale Himuro Genma, il quale ha nelle sue mire un carico d'oro maledetto che gli servirà per creare un potente esercito di ninja allo scopo di diventare il nuovo shogun dell'intero Giappone.
 
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Il film si presenta da subito con tutti i tratti caratteristici del regista: atmosfere dense e tenebrose, azione al cardiopalmo, personaggi solidi e ben costruiti, sempre in bilico tra l’umano e il mostruoso, scene cruente impastate di torbida sensualità. Kawagiri dipinge il suo Giappone feudale come un ukio-e allucinato e cupo in cui eros e thanatos si mescolano vorticosamente ed emerge la figura romantica dell'eroe solitario, senza macchia e senza paura, vagabondo disinteressato alle lotte politiche fra clan, che ha nella via del bushido il suo unico credo.

Ascrivibile alla migliore tradizione del genere sword and sorcery, il racconto è scandito dal susseguirsi di epiche e rocambolesche battaglie contro avversari dai poteri sempre più irrealistici. Il ritmo è incalzante e la trama avvince con frequenti colpi di scena, una struggente storia d’amore impossibile e un epilogo di tragica bellezza. Nei passaggi più dialogati si delinea la caratterizzazione di un’assortita galleria di personaggi a dir poco memorabili, o quanto meno abbastanza iconici da influenzare a posteriori molta letteratura pop non solo nipponica, echi di Ninja Scroll possono essere tranquillamente rievocati in opere come Kill Bill o Scott Pilgrim.

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Ma è soprattutto nella regia e nelle animazioni che va individuata la principale attrattiva di Ninja Scroll; il team di animatori guidato da Kawajiri dà il meglio di sé non solo nelle sequenze d’azione e nei furiosi combattimenti ma anche nella meticolosa composizione delle inquadrature e nella fotografia in stile live action. Il tutto impreziosito da un comparto grafico a livelli di eccellenza, sia per quanto riguarda i ricchi e sofisticati fondali scenografici (a più piani per un efficace effetto 3D), sia per ciò che concerne il character design, con le sue fisionomie scultoree, dal tratto spigoloso ed espressivo, che si trasforma in esagerato e parossistico nelle concitate coreografie fra i duellanti.

A venticinque anni di distanza bisogna riconoscere che le animazioni risentono a mala pena il peso del tempo ed offrono ancora un compendio di quanto di meglio la laboriosa tecnica di animazione analogica possa offrire (ricordiamo che il digitale all'epoca è ancora di là da venire). Il film è pieno di trovate originali e invenzioni sceniche spettacolari con grande sfoggio di virtuosismo manieristico, complici la natura demoniaca e i poteri stregoneschi dei Kimon. Fra le tante sequenze visionarie che senz'altro meritano una citazione, vale la pena ricordare la suggestiva scena dell’incantesimo sul lago, in cui i sinuosi tatuaggi della venefica dark lady Benisato prendono vita trasformandosi in veri serpenti, con un effetto visivo di grande suggestione ripreso anche nel live action di Crying Freeman (1995).



L'imponente colonna sonora di Kaoru Wada suggella l’opera riuscendo ad inserirsi magnificamente nelle immagini e instillando una forte tensione emotiva alle scene, con le sue ritmiche martellanti e l'ampio uso di strumenti tradizionali che danno un deciso sapore esotico alla pellicola. Inoltre una nota di merito va alla bella canzone sui titoli di coda che chiude il sipario con malinconica dolcezza.

Per concludere, consiglio senza remore la visione di Ninja Scroll (edito da Yamato Video in un ottimo doppiaggio italiano), il gioiello dell’animazione giapponese che con i suoi cinque lustri alle spalle (portati benissimo!) vi farà trascorrere un'ora e mezza immersi nei meandri più bui e violenti del Giappone feudale. Buona visione!
 
 
Yoshiaki Kawajiri
Classe 1950, si diploma alla scuola superiore di Yokohama nel 1968, quindi lavora per alcuni anni come animatore alla Mushi Production. Co-fondatore della Madhouse, debutta come regista nel 1984 con SF Shinseiki Lensman. Nel 1987 dirige il secondo episodio del trittico Manie Manie: I racconti del labirinto, dal titolo L'uomo che correva. Nel 1987 viene incaricato di dirigere un corto basato su racconti di Hideyuki Kikuchi, Yōjū toshi (La città delle bestie incantatrici) . La Madhouse ne rimane così impressionata che gli commissiona di trasformarlo in lungometraggio. Dopo il successo commerciale e di critica del film, Kawajiri si dedica a un film ispirato alle gesta dell'eroe popolare giapponese Jubei Yagyu, Jubei Ninpucho (Ninja Scroll), che però esce solo nel 1993. Nel 1988 realizza il lungometraggio OAV Makai toshi Shinjuku (Demon City Shinjuku). Tra le altre regie figurano i due OAV di Gokū: Midnight Eye (1989) e i tre OAV di Cyber City Oedo 808 (1990). In seguito scrive e dirige i 4 OAV di Birdy the Mighty (1996), il film Vampire Hunter D: Bloodlust (2000), e la serie TV X (2001). Nel 2002 viene chiamato dai fratelli Wachowski per il progetto Animatrix, di cui dirige il quinto episodio, Program, e il sesto, World record. Nel 2007 dirige il film d'animazione Highlander: The search for vengeance (Highlander - Vendetta immortale), ispirato al celebre film dal vivo.