Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

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9.0/10
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Tratto dal manga scritto e disegnato da Yumi Unita, nasce nel 2011 “Usagi Drop”, anime di undici episodi (più quattro special) realizzato dallo studio Production I.G.

La trama vede come protagonista Daikichi Kawachi, trentenne single che il giorno del funerale del nonno scopre che il vecchio ha avuto una figlia illegittima di nome Rin. Dato che nessun altro membro della figlia desidera occuparsene e che l’unica alternativa rimasta sarebbe l’orfanotrofio, Daikichi decide di prendersi cura della bambina. Iniziano così le vicissitudini del nostro protagonista, che capirà quanto possa essere difficile, ma allo stesso tempo gratificante, essere un genitore.

L’arma vincente di “Usagi Drop” è, sicuramente, la capacità di restituire allo spettatore tematiche profonde utilizzando la massima semplicità e delicatezza. Le varie puntate, infatti, sono spezzoni di vita quotidiana in cui tutti i genitori potrebbero facilmente immedesimarsi: il primo giorno di scuola, le prime influenze, la caduta del primo dente da latte. Tutti questi avvenimenti, anche se ci sembrano scontati, sono trattati in modo da far apparire importante ciascuno di essi, come se fossero delle piccole perle. Questo perché ogni avvenimento è filtrato dal punto di vista di Daikichi, che si ritrova di punto in bianco a diventare padre, e a dover affrontare, dunque, il difficile compito che egli stesso ha deciso di sobbarcarsi. Ma accanto alle piccole preoccupazioni che ogni giorno un bimbo può procurare, ci sono le complicate decisioni da prendere riguardanti la propria sfera personale. Daikichi, infatti, capirà che essere “padre” comporta anche dei sacrifici, sia a livello lavorativo sia per quel che concerne il proprio tempo libero. Durante la serie egli verrà a contatto con altri genitori, i quali hanno dovuto fare delle scelte analoghe alle sue: immedesimandosi perfettamente con i pensieri di quest’ultimi, il nostro protagonista agirà di conseguenza e farà quello che è meglio per Rin, senza pentirsi mai, però, delle sue azioni. Tuttavia, oltre alle condizioni familiari “più felici”, nella storia ci verranno presentate situazioni ben più complesse: una madre divorziata che deve crescere il proprio figlio da solo, un marito e una suocera ostili, una ragazza che non ha il coraggio di diventare madre e di farsi carico della propria bambina. Insomma, oltre a momenti lieti e spensierati, l’opera ci mostra anche il lato più difficile dell’essere genitori: tuttavia, ogni sacrificio non è nulla se paragonato alla gioia che il sorriso di un bambino può regalare.

Ottimo lavoro è stato svolto anche per quanto riguarda i personaggi. Daikichi è quello meglio riuscito: sicuramente è quello più approfondito, tant’è che non mancheranno suoi pensieri e riflessioni ad ogni puntata; inoltre, è quello che troviamo più cresciuto alla fine della serie. Molto spazio è stato dedicato anche gli altri adulti, come la madre di Kouki o la cugina di Daikichi, Haruko. Ognuno di essi risulta profondamente realistico, e ancora più “veri”, nonché tenerissimi, sono i piccoli della serie. Kouki e Reina incarnano esattamente la natura dei bambini più pestiferi, mentre Rin è quella che ho più apprezzato: dolce e innocente, ma allo stesso tempo matura e dotata di una spiccata intelligenza.

Passiamo al lato tecnico. Il character design è semplice e delicato, come l’essenza dell’opera stessa. Gli sfondi (così come la colorazione e le animazioni) sono invece un po’ particolari: prima della sigla di apertura sono un po’ abbozzati, mentre per il resto della puntata risultano di ottima fattura. Una scelta che ho trovato molto simpatica e originale. Le OST sono molto orecchiabili; l’opening e l’ending sono allegre e spensierate, ed è come se racchiudessero in sé il sapore dell’infanzia.

In conclusione, “Usagi Drop” è un’opera che, tra un momento gioioso e l’altro, riesce a trasmettere benissimo cosa significhi essere genitori, con le difficoltà, ma soprattutto le soddisfazioni, che derivano da quest’arduo compito. Una serie che trascorre in assoluta tranquillità ma che non annoia, grazie anche alle numerose situazioni divertenti. Il finale dell’anime potrebbe definirsi aperto, dato che lascia delle questioni in sospeso, ma non c’è alcun bisogno di un sequel, visto che l’obiettivo dell’opera è stato pienamente centrato in questi pochi, ma intensi episodi. Voto: 9.

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“Kemono no Souja Erin” è una serie di cinquanta episodi del 2009. Dire a che genere appartenga mi sembrerebbe riduttivo, perché Erin accumula in sé tante tematiche e tanti generi differenti che si mescolano e intrecciano più volte, senza mai prendere il sopravvento gli uni sugli altri.
Se cercate serie che puntino all’azione, questa non fa per voi, benché di azione ce ne sia (poca, ma c’è). Così come, pur essendo una delle tante componenti proposte, non è adatta a chi cerca una serie puramente sentimentale. Se dovessi classificarlo, direi che “Kemono no Souja Erin” è un anime che punta alla maturazione e alla crescita personale.

La Erin del titolo è, a inizio storia, una vivacissima bambina di dieci anni. Vive con la madre in un villaggio che cresce i Touda, ovvero mostruose creature nate e allevate con lo scopo di proteggere il granduca e la regina. Il sogno della bambina è quello di seguire le orme della madre e diventare una veterinaria. Il suo spirito vivace e curioso le permette di diventare una bambina e una ragazza sveglia, attenta ai particolari, e molto intelligente.
La storia prosegue per tutti gli archi della vita della piccola Erin, intrecciandosi con i fati di numerosi altri personaggi, col destino del regno, e con segreti scioccanti che Erin scoprirà a sue spese lungo tutto il suo tragitto di vita.

Cosa rende speciale questo anime? Di sicuro la sensibilità e il forte impatto lasciati da tutti i personaggi, la loro caratterizzazione, la loro evoluzione e la loro caparbietà. Ogni personaggio della storia lascia qualcosa di sé, ognuno offre tutto sé stesso per la causa in cui crede. E lo fa anche con sacrifici e scelte difficili, non sempre facili da accettare. Lo spettatore è portato proprio a chiedersi cosa sia giusto fare in una determinata circostanza, e se le scelte compiute dai protagonisti siano effettivamente quelle moralmente giuste.
La cosa più stupefacente è che, per tutta la durata della storia, ogni scelta posta non è mai banale. Non c’è niente di solo bianco o nero, ogni cosa ha le sue sfumature e le sue sfaccettature. Erin stessa parte come una bambina risoluta che non vuole sfruttare gli animali per il solo bene dell’uomo. Un proposito nobile, di sicuro, ma è anche giusto? Una domanda lecita che viene spontanea nel preciso momento in cui Erin stessa si rende conto che il non seguire le regole poste dai suoi simili può portare a conseguenze più disastrose che il farlo.
Oltre a tutto ciò, le tematiche proposte sono molto interessanti. Tramite episodi puramente introduttivi ed esplicativi, vediamo proposto il tema del rapporto uomo-natura a cui è legato quello più profondo del conflitto tra ideali e realtà, che ho accennato prima. A braccetto con essi, c’è una cornice politica di tutto rispetto.

Quanto al comparto tecnico, nulla da ridire. L’anime è tratto da dei romanzi, e molte scene violente della serie sono colorate tramite pastello, per edulcorare la violenza insita. Anche le OST e le opening sono sensazionali, in particolare “Shizuka”, prima opening, riproposta più e più volte anche all’interno della serie.

Insomma, un anime di tutto rispetto, che consiglio caldamente.

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Il tono scelto da Gengoroh Tagame per quest’opera, lettura veramente piacevole, è lieve e profondo al tempo stesso.
Il terzetto protagonista di questo manga è ben assortito e ci si affeziona a loro facilmente nel corso degli episodi auto-conclusivi che, prendendo spunto dal tema “famiglia non convenzionale”, invitano a riflettere su temi vari: dalla discriminazione verso gli stranieri all’accettazione delle differenze, dalla paura del giudizio degli altri al dialogo all’interno della famiglia.

La storia ha inizio con l’arrivo del canadese Mike che irrompe nella routine di Yaichi, padre divorziato che vive con la figlioletta Kana, e si presenta come marito di Ryoji, il gemello di Yaichi recentemente mancato (e che non era più in contatto con Yaichi).
L’imponente Mike è una persona posata e matura; è provato, ma non annientato, dal grave lutto che lo ha colpito, e sa porsi nel modo giusto con i diversi interlocutori rassicurando chi cerca il suo aiuto, come il giovane Kazuya, divertendo la piccola Kana e parlando apertamente con Yaichi. La piccola Kana è dolce e vivace e per lei l’arrivo inaspettato dell’esotico zio (che arriva da un paese che ha un suono simile al suo nome!) è immediatamente fonte di gioia. Yaichi è il personaggio che compie la sua crescita nel corso della storia: inizialmente è contrariato dall’arrivo di Mike e quegli stessi pregiudizi che l’avevano allontanato dal fratello lo mettono a disagio con il cognato, ma è una persona capace di ascoltare, di interrogarsi e comprendere i propri errori e la breve permanenza di Mike sarà per lui l'occasione per riflettere sul passato, sui rimpianti e capire quale tipo di genitore vuole essere per Kana.

Il disegno è peculiare: tutti i personaggi, non solo Mike o gli altri uomini adulti ma anche Kana e sua madre, sono decisamente “robusti”, a volte questo li rende un po’ buffi, ma c’è molto mestiere in questi disegni e sono quasi poetiche le immagini dei minuti particolari della vita domestica disseminati qui e là, a dare il ritmo alla lettura: l’acqua che defluisce in un lavabo, l’aspirapolvere, un particolare di una porta che viene fatta scorrere, il cibo, i piedi (calzati o non a seconda dei momenti), e il risultato è decisamente gradevole.