Il periodo a cavallo tra gli anni 60 e 70 fu uno dei più difficili per Osamu Tezuka, il creatore dello story-manga moderno e suo ideale padre putativo, anche conosciuto per la sua importanza storica e abilità artistica come il Dio dei manga.

Le disuguaglianze sociali di un paese che stava cercando di affrancarsi dalla povertà del dopoguerra, i movimenti di protesta del '68 contro l'asservitismo agli americani o per l'uguaglianza delle donne e il diritto all'aborto avevano provocato un interesse per storie e tematiche adulte, ben lontane da quelle infantili e superficiali dei manga per bambini che avevano spopolato negli anni 50 e inizio 60. Era nato il movimento gekiga, con autori provenienti dai bassifondi del Giappone, poveri, sofferenti, spesso veri e propri falliti che potevano raccontare queste proprie esperienze in opere cupe e spesso autobiografiche; gli studenti in rivolta brandivano il Kamui di Sanpei Shirato come manifesto ideologico della propria generazione.

Anche le grandi riviste stavano iniziando a correre ai ripari, con la nascita dei primi seinen e il crescente interesse degli editori di shonen per il pubblico un po' più grandicello; i vecchi mangaka per bambini, tuttavia, non sembravano riuscire a restare al passo, lasciando spazio alla nuova generazione di gekiga-ka e giovani più in linea con i desideri di questo nuovo pubblico. Lo stesso Tezuka, già all'epoca considerato una leggenda, era diventato il “vecchio uomo dei manga”, un autore del passato, incapace di interfacciarsi coi desideri della nuova generazione.

A differenza dei suoi colleghi, tuttavia, Tezuka decise di affrontare questa nuova sfida. Negli anni 70 (ma anche negli ultimi anni del decennio precedente) il Dio dei manga iniziò a produrre nuove opere, adulte, cupe e drammatiche con cui intercettare i gusti del nuovo pubblico, pur senza mai abbandonare le storie per bambini e ragazzi. Opere fondamentali come Black JackBuddha e le nuove saghe de La fenice conquistarono il pubblico portando nuovamente Tezuka sulla cresta dell'onda. Tra le tante opere realizzate dal Dio in questo fertile e fortunato periodo ce n'è una che si è conquistata un suo piccolo spaziettino nel cuore di molti lettori, grazie alla fortissima critica sociale e alla pesantissima carica drammatica che la caratterizza, tra le storie più dure della sua intera bibliografia: Ayako.
 
Sakuemon Tenge rimpiange il passato

Ambientata nel Giappone del dopoguerra, la storia di Ayako prende spunto dal famoso incidente Shimoyama e ruota intorno ai Tenge, potente famiglia di latifondisti che vanta una tradizione secolare e la cui influenza e buon nome sono noti e rispettati in tutta la zona. La situazione non è tuttavia delle più rosee per i Tenge, in quanto la riforma agraria ha portato all'espropriazione della maggior parte dei terreni del potente clan in modo da poterli redistribuire equamente tra la popolazione, lasciando il capofamiglia (e il suo diretto erede) carico di odio e risentimento per il governo.

Su queste premesse il lettore viene presto a contatto con la vera anima oscura della famiglia Tenge, con tutto il marciume tenuto nascosto dietro la propria rispettabile facciata. La caratterizzazione dei vari membri della famiglia Tenge è uno dei punti di forza dell'opera, donandoci alcuni dei personaggi più interessanti e ricchi di potenziali spunti di riflessione mai realizzati da Tezuka, in grado di mostrare alcuni degli aspetti più deviati e oscuri dell'animo umano in modo realistico e coerente.

L'anziano capofamiglia, Sakuemon, è il classico padre-padrone dai poteri assoluti su tutta la famiglia. Profondamente attaccato ai valori dell'onore sociale e della famiglia come il suo primogenito, possiede anche un lato dolce e sentimentale – forse dato dall'età – come quello che mostra verso la figlioletta Ayako, sua beniamina. Suo degno erede è Ichiro, il figlio maggiore e colui che è destinato a ereditare quel poco resta dell'un tempo enorme proprietà terriera dei Tenge. Privo di qualsiasi scrupolo o moralità, è disposto a tutto per mantenere il buon nome della famiglia e per salvaguardare la propria posizione al suo interno, persino a prestare la propria moglie ai piaceri sessuali del padre pur di entrarne nelle grazie. Costoro non disdegnano violenze fisiche e psicologiche per mantenere la propria autorità sul resto della famiglia, o anche solo per sfogarsi per i problemi e le avversità cui vanno incontro nel loro percorso. Il buon nome della famiglia è tutto per loro, la cosa più importante in assoluto, più dell'onore, della giustizia, persino della felicità dei loro stessi familiari.

Loro complementari sono le rispettive mogli: la signora Tenge Iba, completamente asservita al marito Sakuemon, si prende diligentemente cura di lui in qualsiasi situazione senza una sola parola di protesta, anche di fronte ad Ayako, frutto degli incontri segreti tra il marito e Sue. E la stessa Sue, in parte una versione giovanile della signora Tenge, già completamente sottomessa al marito ma non ancora del tutto rassegnata agli eventi – come mostrano il suo tentativo di suicidio e il suo ultimo tentativo di ribellione.
 
Il tentato suicidio di Sue

A contrapporsi a queste due famiglie, ultimo simbolo di una società feudale messa in crisi dai cambiamenti sociali del dopoguerra, sono i giovani, non ancora sporcati da valori anacronistici e desiderosi di allontanarsene il più possibile, donandoci un interessante e ben riuscito spaccato del fortissimo divario generazionale che colpì il Giappone dell'epoca, con tutte le contraddizioni e i cambiamenti che esso portò.

In perfetta antitesi con le mogli dei capofamiglia è l'unica figlia di Sakuemon, Naoko, femminista e segretamente militante nelle fila del partito dei lavoratori; Naoko si oppone fermamente alla tirannia maschilista interna alla famiglia, tanto da spingere Sue a ribellarsi al marito e lasciarsi per sempre alle spalle l'oscurità della famiglia Tenge prima di venirne corrotta lei stessa. Di vedute simili è anche il terzogenito, Shiro, ragazzino onesto ed intelligente che gioca al tribunale e che disapprova fortemente, ribellandosene più volte, i metodi utilizzati dai Tenge per salvaguardare il proprio onore, ma ancora troppo piccolo per poter opporre una reale resistenza verso il padre e il fratello maggiore.

Questa personaggi ruotano intorno ai due fulcri dell'intera narrazione: Jiro e Ayako.
Jiro, tornato vivo dal fronte, si è attirato la disapprovazione del padre per “non essere nemmeno riuscito a morire”, marchiato dal disonore di essere finito prigioniero degli americani. Per salvarsi, Jiro stringe un accordo con i servizi segreti americani, da cui viene utilizzato come complice nell'omicidio di un importante membro della sinistra locale, portando la sventura su tutta la famiglia Tenge.
E poi c'è Ayako, la bambina di quattro anni che dà il nome al manga, nata da uno dei rapporti segreti tra Sakuemon e Sue. Bambina dolce e affettuosa, il contrasto con la sua purezza e innocenza fa emergere con ancora più forza l'anima corrotta e putrescente della famiglia Tenge, mostrando come uno specchio ai suoi familiari il proprio lato più oscuro.
 
Ayako adulta

Grazie all'ottima impalcatura costruita su tali personaggi, Tezuka critica ferocemente la corruzione e l'inadeguatezza del vecchio sistema feudale giapponese ma anche, più in generale, la stessa società nipponica messa in crisi dalla guerra e il suo modello di valori, vera causa della decadenza morale della famiglia Tenge, i cui membri, più che meri carnefici, ne appaiono loro stessi vittime.
Coi personaggi di Jiro e Naoko viene inoltre indagata la situazione politica dell'epoca, dagli intrighi dei sistemi di controspionaggio americano alle lotte dei sindacati e del partito comunista a favore dei lavoratori, dai rapporti segreti tra cariche politiche ed esponenti della yakuza locale al sottobosco malavitoso fatto di bande e delinquenti comuni. Vengono anche toccati eventi storici realmente accaduti come la riforma agraria, l'ondata di licenziamenti della Japanese National Railways e la scomparsa e morte in circostanze misteriose del suo presidente, permettendo una contestualizzazione storica attenta e puntuale dell'epoca in cui si svolge la storia.

Ayako è una delle opere più serie di Tezuka, che non utilizza quasi nessun personaggio del suo consueto Star System e limita il suo classico umorismo ed eventuali sperimentazioni. Il disegno e la regia delle tavole sono perfettamente funzionali alla storia narrata e riescono a enfatizzare al meglio sia gli aspetti più narrativi che quelli riflessivi.
Degna di nota è anche la gestione della sessualità, da sempre elemento cardine nella poetica di Tezuka e in particolar modo in quest'opera. Da un lato vi è Ayako, analizzata nella sua totale purezza durante la sua evoluzione da bambina a donna (la sua prima mestruazione, i suoi primi rapporti sessuali, la sua incapacità di distinguere tra amore e appetito sessuale), dall'altro è interessante notare la resa sperimentale utilizzata per rappresentare il coito tra Jiro e la sua compagna, metaforicamente illustrato come un'isola falliforme sferzata dalle onde del mare in tempesta, sulla cui cima ella giace ignuda.
 
La riedizione J-POP della Osamushi Collection

Ayako s'inserisce nella Osamushi Collection, l'ambizioso progetto tramite cui J-POP è intenzionata a portare numerose opere del Dio dei manga in Italia, sia inedite che già pubblicate in passato. A 15 anni dalla sua prima edizione, Ayako viene riproposta in due eleganti volumi in ampio formato con sovracopertina da 350 pagine l'uno. Buona la carta utilizzata, che unisce una trasparenza delle tavole quasi nulla ad un'ottima sfogliabilità dell'albo, che si apre con facilità anche a 180° senza pesare sulla costina. La rilegatura appare inoltre robusta e in grado di reggere al meglio anche sul lungo periodo. Nulla da segnalare nella resa delle campiture nere, sempre cariche e prive dei problemi presenti nella vecchia edizione; qualche imprecisione si nota invece nelle retinature, ma si tratta di una tecnica grafica poco utilizzata da Tezuka (che ha sempre preferito un sapiente uso di tratteggi) e quindi presente solo occasionalmente all'interno dei volumi.

In definitiva, dunque, si tratta di un'edizione più pregevole rispetto alla vecchia di Hazard Edizioni, che presentava una peggiore resa dei neri, un formato più piccolo e una cura editoriale generale inferiore, seppur potesse contare sulla più robusta rilegatura a filo. Spiace purtroppo constatare l'assenza, in entrambe le edizioni, di un approfondimento o redazionale in chiusura d'albo che analizzi l'opera in questione, l'epoca in cui si svolge o la figura di Tezuka più in generale.
 
Ayako si avvicina molto allo stile, narrativo e grafico, delle produzioni gekiga, di cui Tezuka fu contemporaneamente ispiratore, avversario ed esponente e dal quale fu egli stesso ispirato.
Una critica sociale e umana fortissima e di una crudezza insolita persino per Tezuka, una lettura a tratti pesante, a tratti lacerante, con scene che, più che pugni, sono badilate nello stomaco. Una pesantezza psicologica tuttavia non fine a se stessa che permette anche di far risaltare quei (pochi) gesti e personaggi “positivi”, cui non si può non affezionarsi e seguire con ansia le vicende, nella speranza non vengano anch'essi contaminati dal marciume della famiglia Tenge e del sistema in cui questa vive.
Ayako è uno degli esponenti più estremi e meritevoli del Tezuka maturo, in grado di indagare i meandri più oscuri e deviati della mente umana senza tuttavia scadere in stereotipi o forzature, con una caratterizzazione dei personaggi sempre attenta e ben contestualizzata all'interno dell'ambiente in cui personaggi vivono e sono cresciuti.

Titolo Prezzo Casa editrice
Ayako  1 € 10.00 Hazard Edizioni
Ayako  2 € 10.00 Hazard Edizioni
Ayako  3 € 10.00 Hazard Edizioni
Ayako  1 € 14.00 JPOP
Ayako  2 € 14.00 JPOP