Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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A distanza da tanti anni dal manga che vide la luce nel lontano 1990, e che al tempo fu ingiustamente sottovalutato, ecco la serie TV che rende finalmente giustizia a questo titolo pieno di emozioni e di pathos.
Vestitosi da splatter spietato, tratteggiato con toni inequivocabilmente horror, “Kiseiju” è molto più di quello che la “copertina” possa mostrare: il sangue c’è, i corpi mutilati anche, ma ciò che ne emerge non è né un macabro mosaico alla Dario Argento, né un universo lovecraftiano di antichi orrori, bensì un viaggio profondo nei recessi dell’animo umano, dall’accettazione del diverso alla comprensione e alla fatica che ognuno di noi compie nell’intento di arrivarci, il tutto passando per immagini crude e spietate, che, in contrapposizione alla classica e stereotipata vita scolastica dei protagonisti, rende ancora più scioccante la vicenda, e permette di far risaltare ancor più la drammaticità di alcune situazioni veramente allucinanti.

Un po’ “Guerra dei mondi” in miniatura, un po’ Carpenter con la sua “Cosa”, con il sapore appena accennato dei bizzarri mostri deformi di “Gantz”, “Kiseiju” è la storia di Shinichi, classico liceale imbranato e timido, che viene coinvolto, così come tanti altri umani ignari, nella capillare invasione di una miriade di minuscoli parassiti caduti dal cielo una notte d’estate, creature che sembrano essere non di questo mondo, capaci di penetrare fisicamente nel corpo umano e intenzionati a impossessarsi delle funzioni cerebrali, in modo da utilizzarlo come nido da abitare. Può capitare che la contaminazione non avvenga correttamente, e allora, in quel caso, il parassita, invece del cervello, dovrà accontentarsi di un’altra parte del corpo che tuttavia lo farà inevitabilmente entrare in conflitto con il suo ospite. Quando si verifica questa simbiosi incompleta, l’unico modo per liberarsi dall’orrido parassita è mutilarsi la parte “abitata”. Un quadro iniziale piuttosto angosciante, messa così. Ma tranquilli, le cose andranno molto peggio.
Il povero Shinichi, la mattina seguente alla misteriosa invasione, scopre di possedere qualcosa di strano nella mano destra: a tratti questa non risponde o, ancor più stranamente, reagisce da sola a determinate situazioni. In breve, l’assurdo e l’orrendo accadono sotto i suoi occhi: sul palmo si manifesta un volto, capace di ragionare per conto proprio e comunicare con lui! Ecco l’ospite assolutamente indesiderato, capace di prendere il controllo dell’arto, mutarlo, e addirittura di mostrarsi con un volto pseudo-umano, dotato di occhi e bocca: metamorfosi kafkiana di una mano.
L’obbiettivo dei parassiti è sostituire l’essere umano in cima alla catena alimentare... ma è una cosa realmente fattibile?

È questo l’incipit di una storia rocambolesca, piena d’azione, di angosce, di colpi di scena e di sorprendenti risvolti che porterà il giovane liceale a fare scelte difficili, trovare fiducia in sé stesso e, soprattutto, capire davvero quanto complesso sia l’animo umano, ma, contemporaneamente, semplice e fragile: quando di fronte a noi abbiamo qualcosa di sconosciuto, l’istinto primario è avere paura, diffidenza, e, se le percezioni sono negative, allora la paura diviene odio.

“Kiseiju” utilizza proprio il vettore della paura per arrivare al cuore dello spettatore, parlando il linguaggio delle emozioni primordiali: desiderio, paura, rabbia, amore, ansia, sono tutte componenti che ognuno di noi vive ogni giorno, in un modo o nell’altro. E, paradossalmente, anche qualche parassita come Destry (così viene chiamato l’ospite di Shinichi), che possiede una logica fredda e calcolatrice, per niente influenzata dalle emozioni umane e totalmente aliena alla nostra mentalità, presto o tardi tenterà di capire queste sensazioni sconosciute, rischiando di rimanerne davvero... affascinato.
Allo stesso modo, alcuni personaggi umani tenteranno di fare lo stesso, ricordandoci che, tragicamente, dolorosamente, inevitabilmente, l’unico modo per convivere con qualcuno che ci appare davvero diverso è sforzarsi di comprenderlo, in un modo o nell’altro.
Possiamo tranquillamente dire che “Kiseiju”, fra le righe, è un contorto inno contro ogni forma di razzismo; masochista, sì, senza dubbio, e che proprio per questo ci mostra - e rammenta - che è sempre più facile aggredire chi ci fa del male, sia apposta sia per errore, ma che, se all’odio si risponde con altro odio, non si potrà mai tornare indietro; mentre l’unione fa la forza e, se ci si sforza di capirsi, si può anche collaborare.

Il comparto grafico è veramente accattivante, la trama ben costruita, i punti focali vertono sui dilemmi etici e arricchiscono l’anime in modo maturo e interessante; tuttavia non mancano alcuni punti morti che si sarebbero potuti eliminare, così come qualche forzatura di trama per rendere funzionali al meglio alcuni eventi.

“Kiseiju”, dopo anni di dimenticatoio nella sua versione cartacea (almeno agli occhi dei neofiti), ha trovato finalmente giustizia nel 2014 con questa trasposizione animata diffusa (anche) da Netflix, ed è stata messa all’attenzione dell’utenza mondiale. Un prodotto spettacolare e ricco di spunti di riflessione, adatto soprattutto ad adolescenti e maggiorenni.
Da vedere, anche perché del buffo, orribile, tuttavia simpatico Destry difficilmente vi potrete dimenticare!

7.5/10
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Aragami: creature che hanno messo a ferro e fuoco il pianeta Terra, conducendo l'umanità sull'orlo dell'estinzione. Vani sono stati i primi tentativi di neutralizzare la furia omicida di queste "creature divine", così battezzate dagli esseri umani, a causa della loro immunità nei confronti di qualsiasi arma umana esistente e dall'insaziabile bisogno di divorare qualsiasi cosa si ponga sul loro cammino. Tuttavia l'essere umano possiede la straordinaria attitudine all'adattamento, cioè la capacità di adeguarsi all'ambiente in funzione delle risorse e degli strumenti che ha a disposizione, di conseguenza gli scienziati sono riusciti quasi fin da subito a manipolare il materiale genetico degli Aragami (Cellule Oracle) per generare delle armi (God Arcs) potenti abbastanza da uccidere queste terrificanti creature. Il problema principale di questi rivoluzionari armamenti, però, è che solo alcuni individui hanno la predisposizione e soprattutto la determinazione nel loro utilizzo. Tra tali prescelti c'è proprio il protagonista, Lenka Ustugi, il quale ha il ruolo di controparte nella trasposizione animata giapponese, in quanto nella serie videoludica ufficiale il protagonista è Yuu Kannagi. Lenka è il classico carattere stereotipato il cui scopo è quello di proteggere i preziosi compagni, ma stranamente non il suo obbiettivo prioritario, poiché ciò a cui mira effettivamente Lenka è l'uccisione preventiva e definitiva di tutti gli Aragami. Il suo passato, la sua vita, la sua determinazione, il suo spirito sono stati influenzati inesorabilmente dagli Aragami, divenendo la ragione fondamentale per cui combatte. È difficile assistere impotente alla morte di tutte le persone a noi care, acquisire la consapevolezza che gradualmente chi ci circonda sta scomparendo e non possiamo fermarci, dobbiamo continuare a correre, sebbene da soli, in quanto un piccolo passo falso può segnare definitivamente la nostra esistenza. Lenka è stato testimone di tutto ciò, dunque, è proprio da qui che nasce la sua tenacia nel voler sterminare fino all'ultimo Aragami presente sulla faccia della Terra. L'alter ego del protagonista è la God Eater, così si chiamano gli sterminatori degli Aragami, Alisa, una ragazza che sfortunatamente è stata vittima di un passato simile a quello dello carattere principale, tuttavia Alisa non è riuscita a reggere la pressione psicologica di perdere le persone a lei care. In effetti la God Eater che lo spettatore ha caratterizzato come sicura di sè, sfacciata e determinata a perseguire i suoi obbiettivi, non è altro che una maschera ben costruita per celare tutte le sue debolezze e paure. Per di più questa maschera non è neanche frutto della acquisizione di consapevolezza di dover voltare pagina, ma dei costanti farmaci che il suo medico gli prescrive. Dunque Alisa risulta essere un personaggio facilmente manipolabile, la quale non appena cessa di somministrarsi farmaci, cade in una depressione e impotenza tale, da rappresentarla come il più debole e fragile tra i personaggi. Credo che la differenza tra i due personaggi stia nel fatto che Lenka sia riuscito a tutti gli effetti a prefigurarsi un ideale e a perseguirlo senza mai cadere nel rimorso o nella disperazione, aspetto che Alisa non ancora è riuscita ad elaborare totalmente e, soprattutto, non è ancora riuscita a superare tutto quello che subito nel suo atroce passato.

Dal comparto grafico mi sarei aspettato molto di più, essendo abituato a grande professionalità dallo Studio Ufotable: per i combattimenti naturalmente c'è davvero poco da dire, però, per quanto riguarda il character design, siamo su livelli piuttosto bassi... neanche le ambientazioni possono ribaltare in qualche maniera la situazione, dato che oltre a incessanti lande desolate e un mondo andato completamente in frantumi, c'è poco che possa attirare l'attenzione dello spettatore. Nessun commento particolare sulle OST, nella norma, stesso discorso per quanto concerne il doppiaggio.

Nel complesso "God Eater" è un prodotto ben riuscito che, però, ha bisogno necessariamente di una seconda stagione per affermarsi completamente; molti aspetti della trama non sono stati approfonditi a dovere e non tutti i personaggi principali hanno ricevuto una degna caratterizzazione sia a livello narrativo che psicologico. L'aneddoto nel finale ha lasciato alcuni spunti sui quale riflettere in maniera decisa e preventiva, in quanto l'essere umano ha dimostrato per l'ennesima volta che, quando si trova con le spalle al muro, è costretto a compiere delle scelte etico-morali abbastanza complesse e dolorose... dunque vi lascio con questo interrogativo: "È più giusto provare a salvare tutti fino all'ultimo" oppure "Sacrificare la maggioranza per garantire la sopravvivenza di pochi"? A voi la risposta...
Il mio voto finale è 7,5!

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"Hiniiru - Like a moth flying into the flame" è uno shounen di cinque volumi, disegnato e scritto da Yuichi Kato, di cui la Planet Manga aveva già pubblicato "Eureka Seven AO - Astral Ocean". Il manga si presenta nell'edizione un po' più grande rispetto gli standard, 13X18, brossurato, senza sovraccoperta, alla modica cifra di 4.50 euro. Per chi come me cercava una storia diversa dal solito è stata una spesa più che accettabile.

Che cosa fareste se da un giorno all'altro la vostra normalità fosse scossa da sangue e morti ovunque? Vi aggrappereste alla vita, o vi lascereste andare alla disperazione più totale? Dieci anni prima ci fu una tragedia inaspettata, Kagero e Momiji, i protagonisti di questa storia, erano ancora bambini, ma hanno assistito ad una enorme sfera nera che distrusse gran parte della città. Oggi si ripete la stessa storia, ma non rimangono indenni questa volta: lei diventa un "Dross" e lui un "Ember", eterni nemici. Il povero Kagero si trova da solo con dei poteri che non sa controllare e la sua dolce Momiji trasfigurata dalla sfera nera, in una macchina da guerra, pronta a sterminare l'umanità per salvare la Terra stessa dalla loro contaminazione. L'eco ambientalista risuona a gran voce: gli esseri umani meritano il luogo in cui vivono?

L'incipit mi ha talmente incuriosita che ho voluto provare a leggere questa storia, e sono arrivata alla conclusione con un sorriso stampato in volto: bello, mi son detta, ma non eccezionale. I disegni di Yuichi Kato sono molto dettagliati e i volti sono espressivi, soprattutto nelle pagine intere. Mi piace il suo stile! Le scene di combattimento sono "cazzute" (si può dire?), caotiche ma intellegibili. Ha fatto un gran lavoro da questo punto di vista, e la narrazione segue il tratto del disegno in modo fluido e scorrevole. Ci saranno molti colpi di scena durante la storia, e sarete curiosi di vedere dove andrà a parare. Inoltre ci sono salti temporali per spezzare la tensione che si crea in certi punti. Ci sono pochi ma fondamentali personaggi, ognuno abbastanza sviluppato.

In generale è un manga che mi ha fatto passare tranquilli pomeriggi, e merita una sufficienza piena, ma non lo consiglierei a chiunque. E' un po' splatter, un po' nonsense in certe sequenze, e un po' ridondante, causa l'esasperazione di Kagero di proteggere a tutti i costi Momiji. Quando perdi tutto, ti aggrappi a qualsiasi cosa per tenere duro e continuare a vivere. E' ciò che fa Kagero, nel bene e nel male: un piccolo insetto che s'infiamma per sopravvivere.