Almeno una volta nella vita, giocatrici e giocatori incalliti di otome game avranno pensato "Che barba questa protagonista", inveendo contro la fortunata donzella circondata da bei ragazzoni nonostante ella non sia né particolarmente bella, né particolarmente intelligente. Se il primo e più istintivo pensiero è "Ci starei meglio io al suo posto", i suddetti giocatori si saranno trovati a riflettere sul fatto che una protagonista meno blanda, più vispa e carismatica avrebbe potuto dare un qualcosa in più alla storia, senza necessariamente oscurare l'harem di bei ragazzi, che in fondo è il vero protagonista.
 

Se è vero che il mondo degli otome game, e dei reverse harem in generale, sta lievemente cambiando, offrendo personaggi femminili un po' più interessanti della media a cui siamo abituati, l'idea di un'eroina carismatica, che faccia innamorare, a ragion veduta, schiere di bei ragazzi, sembra ancora lontana ma al contempo non impossibile da realizzare. My Next Life as a Villainess: All Routes Lead to Doom! (che da ora abbrevieremo in Hamefura, crasi del titolo giapponese) si fa portavoce di questo obiettivo, e non solo propone un'eroina che è vera protagonista e non ombra del suo harem, ma si tratta addirittura della cattiva della storia!
La serie anime è disponibile su Crunchyroll con sottotitoli in italiano.
 
Catarina Claes, 8 anni, figlia di un duca, dopo essere stata colpita alla testa da un sasso recupera la memoria della sua vita precedente in cui era una normale studentessa diciassettenne. Ritrovatasi improvvisamente fidanzata con un Principe, si rende conto che la storia è uguale a quella di un otome game a cui stava giocando prima di morire, realizzando di essere rinata come l'antagonista che interferisce nella storia d'amore dell'eroina. Se l'eroina riuscirà a coronare il suo sogno d'amore, Catarina verrà esiliata, ma se l'eroina avrà un triste finale, lei verrà uccisa. Senza un lieto fine ad attenderla Catarina dovrà in qualche modo riuscire ad evitare la distruzione e arrivare a una pacifica vecchiaia!

Hamefura nasce come light novel scritta da Satoru Yamaguchi e disegnata da Nami Hidaka; il successo in patria è ottimo e la serie ottiene prima una trasposizione manga e poi, per l'appunto una versione anime. Catarina dà così seguito a un filone, oggi molto prolifico, di romanzi con protagonista un'eroina reincarnatasi nella "cattiva", una villainess in cerca dell'amore, di approvazione o rivalsa.

Catarina però, è tutt'altro che cattiva, e anzi, altro non vuole se non godersi in pace e allegria questa "rinascita" all'interno del suo otome game. La ragazza si impegna per cercare di evitare tutte le azioni che la condurrebbero alla rovina, e il tutto le risulta abbastanza semplice visto il suo naturale buon cuore e la capacità di attirare le simpatie di chiunque. Invero, è un peccato che di "villainess", la reincarnata Catarina non abbia proprio nulla, e finisce così per crearsi lei stessa, inconsapevolmente, un harem che non fa distinzione di genere. La nostre eroina è simpatica, divertente, autoironica, forte e coraggiosa, sciocca ma mai ebete, insomma, l'opposto della classica protagonista da otome game, che viene invece rappresentata egregiamente da Maria. Purtroppo però, Catarina conserva uno dei tratti distintivi meno gradevoli di questo tipo di personaggio, ossia, l'ottusità e la totale incapacità di rendersi conto che tutta la sua cerchia di amici (e parenti) le sbava dietro. Se è pur vero che il suo modo di relazionarsi ai personaggi che anelano al suo cuore è ironico e divertente, sicuramente parodistico, resta il fatto che questa poca perspicacia possa alla lunga richiamare qualche sbuffo.
 

Se Catarina è vera mattatrice della serie, si difendono abbastanza bene tutti i comprimari; ognuno dei ragazzi rappresenta per bene gli stereotipi più quotati del genere, ma si finisce per amarli tutti proprio perché è la stessa protagonista a mettere in ridicolo certe peculiarità, rendendo simpatico e gradevole anche un principino perfetto come Geordo.
Le amiche della ragazza, nonché sue accorate spasimanti, sono ben caratterizzate e non mancano di offrire qualche sorpresa. Sicuramente sarebbe stato meglio approfondire ognuno di questi personaggi, ma l'esiguo numero di puntate non ha permesso di fare più di tanto.

La serie inizia con un ritmo travolgente e incalzante e la giovanissima Catarina dei primi episodi si fa amare immediatamente in virtù del suo carattere esplosivo e buono. Con lo scorrere degli episodi la vediamo crescere e interagire con ognuno dei bishonen che dovrebbero innamorarsi della tenera Maria, con le amiche e con altri personaggi secondari ma molto piacevoli.
Bisogna però dire, che pur restando sempre divertente, la serie perde un po' della verve dei primi episodi, poiché una volta mostrati i pretendenti, i loro caratteri e il modo in cui Catarina si approccia ad essi, non vi sono particolari scossoni o colpi di scena, almeno fino al termine della stagione. Sul finale, inoltre, l'eroina assume un ruolo eccessivamente "eroico", rientrando per l'appunto in alcune delle più classiche peculiarità delle protagoniste da otome.
 


Altro elemento che convince poco, ma che pare essere di norma negli isekai, è il fatto che Catarina non si ponga più di tanto il problema di essere morta e rinata in un altro mondo. Pur dando per buono il fatto che il suo carattere positivo l'abbia fatta rassegnare alla cosa senza bisogno di rimuginarci troppo, fa storcere il naso il fatto che, anche dopo determinati avvenimenti, la ragazza non sembra provare un minimo rimpianto per il suo mondo originario, per la famiglia e per l'amica che ha lasciato. Catarina era una otaku, una ragazza con poche amicizie, ma non viene mai dipinta come un'infelice o come una persona in cerca di un modo per fuggire dalla casa paterna, per cui, volendo caratterizzare meglio il personaggio, sarebbe stato lecito aspettarsi una sua minima riflessione su quello che ha lasciato, tra l'altro, in maniera improvvisa e inaspettata.

Menzione d'onore invece alle cinque piccole Catarina che affollano la mente della giovane; ognuna possiede una personalità distinta che incarna un lato diverso del suo carattere, e a intervalli di tempo, le cinque si consultano sul da farsi per trovare il modo migliore di non arrivare alla route della sventura, dando vita a dei divertentissimi concili.



Il comparto tecnico di Hamefura è buono, non spicca particolarmente sotto nessun aspetto ma si rende gradevolissimo grazie a colori vivi e accesi che ben evidenziano l'atmosfera allegra e giocosa della serie. Il chara design dei personaggi è un po' anonimo ma basta ad evidenziare la bellezza di personaggi maschili e femminili.
Sul fronte doppiaggio troviamo una Maaya Uchida, doppiatrice di Catarina, in grande spolvero, che con la sua proverbiale bravura riesce a rendere tutte le sfumature del carattere eccentrico e travolgente della protagonista, anche e soprattutto quando presta la voce alle cinque piccole Catarina del concilio. I ragazzi sono invece doppiati da veterani del settore otome; a dar voce ai bei principi che si contendono l'eroina abbiamo infatti Tetsuya Kakihara, Shouta Aoi, Yoshitsugu Matsuoka e Tatsuhisa Suzuki.

Le frizzante opening è opera del duo angela, mentre l'ending è affidata a Shouta Aoi.
 
 
Pur non esente da qualche difetto, Hamefura è una serie divertente e piacevolissima da seguire, che parodizza gli otome game senza però mancare mai di rispetto a essi o al loro pubblico, mettendo in evidenza quello che più conta in questo tipo di prodotti: il divertimento in senso puro e slegato da qualsivoglia pretesa di profondità. L'anime non è e non vuol essere niente di più di quello che mostra, risultando quindi un ottimo intermezzo tra un anime più impegnato e l'altro. Sicuramente il punto di forza di Hamefura è la sua scoppiettante protagonista, e se qualcosa di più si poteva dire sui principi (e principesse) bishonen che l'accompagnano... probabilmente basterà aspettare la seconda serie, annunciata immediatamente dopo la fine di questa prima stagione. 
Appuntamento quindi al 2021, nel frattempo Catarina avrà modo di ingrandire il suo amato orto, e perché no, anche quel suo fantastico harem che non conosce limiti di genere.