Tra i lavori più interessanti del re dei manga Shotaro Ishinomori c'è La strada di Ryu, pubblicato nel 1969 su Shonen Magazine, in cui un ragazzo di nome Ryu si risveglia da un sonno criogenico, unico sopravvissuto di una nave spaziale di ritorno su un pianeta Terra selvaggio in cui la specie umana è decaduta. Alla ricerca di altri sopravvissuti e su cosa sia accaduto alla specie umana, Ryu deve anche cercare di sopravvivere in un ambiente così ostile e barbaro.
Sull'opera venne valutata una trasposizione animata televisiva a cura di Toei doga, che ben presto divenne un prodotto a se stante con una storia e personaggi diversi, con in comune solamente il nome del protagonista Ryu e l'ambientazione selvaggia quasi preistorica.
Esattamente mezzo secolo fa, il 30 ottobre 1971, fu trasmesso sulle TV giapponesi il primo episodio di Ryu, il ragazzo preistorico (Genshi shōnen Ryū, conosciuto in Italia come Ryu, il ragazzo delle caverne).
Ishinomori risultò abbastanza deluso dall'assenza di elementi fantascientifici, decidendo di realizzarne una sua versione manga in contemporanea alla serie animata. Le due opere partirono da basi e personaggi simili per poi distanziarsi sempre più col proseguire della narrazione, con la parte finale del manga completamente diversa rispetto a quella dell'anime. Successivamente sarebbe uscito anche un terzo fumetto che, insieme ai due precedenti, avrebbe formato la cosiddetta Trilogia di Ryu.
 
 
La storia è ambientata in una non meglio definibile era preistorica in cui gli esseri umani convivono con i dinosauri. Ryu è un bambino dalla pelle chiara, perciò completamente diverso dal resto della sua gente che è invece di pelle scura e che per questo lo considerano portatore di malasorte. Abbandonato a se stesso, Ryu vive per anni insieme ad una scimmia che lo adotta come figlio, ma appena diventato adulto si mette alla ricerca della sua vera madre. È l'inizio di un'incredibile avventura che porterà Ryu ad affrontare le tribù ostili, i vari pregiudizi tra uomini di pelle bianca e nera e soppratutto Tirano, un terribile tirannosauro che ha ucciso la scimmia che lo adottò.

La serie animata presenta una struttura fortemente episodica in cui in quasi ogni puntata viene presentata una nuova situazione, un nuovo villaggio, una nuova minaccia in cui Ryu si ritrova invischiato, con tuttavia sullo sfondo diverse trame orizzontali che si dipanano per buone parte della serie. Non solamente la ricerca della madre da parte di Ryu, seguendo rari indizi e vaghe testimonianze da parte di quei pochi che ricordano di averci interagito, ma anche la spietata guerra contro il terribile Tirano da parte sia di Ryu che di Kiba, e non ultima la caccia di Taka sempre più guidato dall'odio e della sete di vendetta nei confronti del protagonista. Il tutto in un mondo ostile e spietato in cui vige la legge del più forte e in cui più di una volta la pelle chiara di Ryu lo rende vittima di razzismo da chi vede in essa una maledizione o un simbolo di malasorte.

A definire graficamente i personaggi di Ryu fu scelto il giovane Kazuo Komatsubara, qui al suo debutto al Character Design ma che aveva già dato prova della sua abilità di animatore in diverse opere oltre supervisionare brillantemente le animazioni di alcuni episodi di Tiger Mask.
 

A brillare in modo significato furono tuttavia il reparto artistico e di realizzazione dei fondali e quello musicale, grazie al lavoro di due delle figure più interessanti di quegli anni: Mataji Urata e Takeo Watanabe.

Mataji Urata, direttore artistico e/o addetto ai fondali fin dai primi film Toei doga, ha collaborato a opere come Tiger Mask, Cutie Honey, Jeeg, Candy Candy, Dr. Slump & Arale e Ferrovia galattica 999. Utilizzando il coltello da pittore per dare un sapore quasi impressionista ai suoi disegni, Urata realizza dei fondali incredibilmente evocativi in grado di immergere lo spettatore in un'epoca dominata dalla natura, alternando rilassanti fiumiciattoli e una tranquilla vegetazione a terribili disastri naturali come terremoti e eruzioni vulcaniche (come nella sigla di apertura, di cui Urata ha anche supervisionato le animazioni).

Takeo Watanabe, tra i migliori compositori dell'epoca, si è occupato invece di svariate colonne sonore, tra cui spiccano titoli come La stella dei Giants, Attack No.1, Heidi, Il cane delle fiandre, Candy Candy, Zambot 3Remì, Daitarn 3, La storia di Peline e Gundam. Grande compositore in grado di variare sonorità in base all'opera e alle tematiche trattate, Watanabe si trova a suo agio in quest'ambientazione barbara ma al contempo delicata, variando da sonorità potenti e ansiogene come il tema di Tirano a tonalità più delicate come la canzone di Ran, per non dimenticare l'opening che segnò anche il debutto del cantante Ichiro Mizuki nel mondo delle sigle d'animazione.