Chiariamoci subito. Questa recensione non potrà e non vorrà essere per nulla oggettiva. L'argomento delle trasposizioni live action di anime (per giunta famosi) sarà sempre argomento di discussione divisivo, specie nella nicchia di noi fan di vecchia data. Anche in questo caso ho provato a guardare il prodotto con mente aperta, senza farmi dei preconcetti e giungere a facili conclusioni, cercando di farmi un mio parere vedendo tutta la serie e ragionandoci anche discretamente sopra, oltre che parlandone con altre persone che l'avevano vista.
Sono anche un gran fruitore di serie tv americane, in particolare di fantascienza, quindi il farmi veicolare le idee dall'essere anche uno storico amante degli anime era quanto di più lontano dalle mie intenzioni. Devo ammettere però che non ce la si fa, certi paragoni vengono spontanei e se i protagonisti si chiamano Spike e Faye e devono essere loro, il confronto con la storica serie del 1998 viene spontaneo come bere un bicchiere d'acqua.
 
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Intendiamoci, il prodotto in questo caso non vuole essere per nulla irrispettoso secondo me.
"Questo è Cowboy Bebop, è un qualcosa che viene considerato sacro, perciò non facciamo cazzate." È questa una delle frasi che Nemec, uno degli showrunner della serie, ha ripetuto più volte ai suoi durante i lavori sul live action iniziati nel 2019, conscio dell'attaccamento dei fan a quest'anime ormai diventato di culto in tutto il mondo.
"Abbiamo scrutinato i set, gli oggetti di scena, i costumi, le modifiche, abbiamo discusso su tutte queste cose e non lo abbiamo fatto perché volevamo scimmiottare l'anime, ma perché volevamo far rivivere lo spirito dell'anime." Quella di Nemec e la sua squadra di creativi è stata un'attenzione così maniacale da spingerli addirittura a riguardare tutti i film che sono stati fonte d'ispirazione per Watanabe.
Lo stesso Andre Nemec però in una sua intervista pubblicata su Entertainment Weekly ha spiegato che l'approccio attuato dalla produzione sarebbe stato quello di una "espansione dell'universo narrativo canonico" dell'anime originale con l'aggiunta di elementi narrativi originali.
 
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Il canale YouTube ufficiale di Netflix descrive così la serie: COWBOY BEBOP è un western spaziale ad alto contenuto d'azione che vede protagonisti tre cacciatori di taglie, alias "cowboy", in fuga dal loro passato. Radicalmente diversi, Spike Spiegel (John Cho), Jet Black (Mustafa Shakir) e Faye Valentine (Daniella Pineda) formano una squadra agguerrita e sarcastica pronta a combattere i peggiori criminali del sistema solare, se il prezzo è giusto... ma che può solo farsi strada a calci e battute tra le tante risse prima che il passato finisca per fagocitarli tutti.

Dal 19 di questo mese tutti abbiamo potuto verificare dal vivo i risultati degli sforzi di Nemec e non solo. Che fosse impossibile replicare l'intera storia dell'anime era ovvio. L'anime è di 26 episodi da 30 minuti e il live-action è di 10 episodi da 50 minuti. Sono fermamente convinto che ogni media deve essere libero di interpretare una storia come meglio crede, anche perché una replica 1:1 non è solo noiosa, ma a volte anche ridicola, visto che l'immaginario animato difficilmente può essere riprodotto integralmente dal vivo senza generare almeno qualche elemento fuori luogo, se non trash.

Veniamo a cosa è stato indovinato. Siamo tutti universalmente d'accordo che le musiche sono l'aspetto davvero positivo (qualcuno ha detto l'unico) di questo prodotto. L'aver richiamato Yoko Kanno e aver utilizzato buona parte delle ost della serie originale ha dimostrato come queste siano ancora oggi eccezionali e senza tempo, salvando alcune volte dalla monotonia e anche dalla noia in cui, specie nella parte centrale, la trama andava a impelagarsi.
Veniamo ad un aspetto invece molto discusso: i costumi e le scenografie. I primi a me non sono dispiaciuti, si adattano perfettamente ai vari personaggi, anche il vestiario di Faye, sarà anche perché non ho mai dato troppo peso alla sua sessualizzazione ma essendo una donna intelligente e di azione, dal vivo in queste vesti ce la vedo meglio, specie nelle scene di azione.
 
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Le scenografie invece mi hanno lasciato interdetto. Da un lato mi è piaciuta molto la fedeltà della parte prettamente spaziale e gli effetti speciali utilizzati per mostrarcela non sono stati affatto a basso budget. Non mi è dispiaciuta neanche tutta la parte del primo episodio in cui si è cercato di dare un proprio stile al tutto, molto simile a quello dei prodotti "alla Rodriguez" per intenderci. Puntata dopo puntata però ho trovato tutto questo altalenante: si passa da elementi vintage simili a serie come "Loki" a città che non sembravano neanche reali ma set di film di serie b. Non so quanto tutto questo sia voluto per cercare una propria affinità alla serie originale, ma devo dire che la sensazione di forte disomogeneità risulta piuttosto straniante e a volte fa anche scordare che siamo di fronte a un'opera di fantascienza.

 
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Quest'ultimo punto si rispecchia anche nella trama, che piano piano scivola sempre più nell'action mainstream di matrice americana perdendo anche il tocco "da fumettone" che i film di Rodriguez o Tarantino ci hanno regalato. 
Il tono nostalgico della serie originale è un lontano ricordo mentre l'ironia il più delle volte sembra piuttosto forzata. Difetti piuttosto evidenti che contribuiscono purtroppo a far precipitare anche l'operato dei tre attori principali che, oltre ad essere prigionieri in ruoli mai del tutto ben chiari, sono anche malamente approfonditi.

Jet perde parecchio del suo carattere di persona legata a un proprio codice, in favore di un ruolo di padre separato che francamente a volte risulta stucchevole e ripetitivo.Faye forse è quella che ne esce meglio, e in Italia ci è stata anche riportata la sua fantastica voce italiana (la De Bortoli), ma è ben lungi dall'essere quella intelligente malandrina che tutti conosciamo e abbiamo amato ma in confronto a Spike non può che risplendere.

Sul povero John Cho è stato detto di ogni, in primis che è vecchio e non può interpretare quel ruolo. Argomento non del tutto fuori luogo visto anche la particolare storia raccontata, eppure l'attore si da davvero da fare per entrare nel personaggio grazie anche a una forma strepitosa (invidia totale da parte mia) e al non risparmiarsi mai in ogni scena action. Non me la sento di dare la colpa totalmente a lui per la non riuscita di questo Spike in carne e ossa, bensì alla sceneggiatura che lo ha costretto a una bidimensionalità fine a se stessa. Questo Spike è una macchietta di eroe che non può scappare dal suo passato. Passato che, devo dire, è ancora più macchiettistico di lui.
 
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Vicious infatti esce davvero con le ossa rotte da questa serie, una figura patetica e stereotipatissima di villain senza nessun risvolto se non quello di bramare il potere come il più classico dei matti megalomani dei cattivoni anni 60/70 alla Star Trek per intenderci. Unico approfondimento psicologico? Non sopporta che qualcuno giudichi la sua virilità che poi gli parte il complesso del padre. Nel 2021, senza neanche andare a fare il paragone con la serie originale, è lecito chiedere qualcosa di più a un prodotto seriale su una piattaforma importante come Netflix.

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Già tutto questo basta purtroppo per una netta critica negativa verso questo prodotto, ma se non bastasse (e senza fare eccessivi spoiler) gli autori ci hanno regalato anche un finale davvero risibile per cercare di aprire a una seconda stagione di cui, diciamolo, non si sente proprio il bisogno. L'ultima perla che lascia proprio l'anime fan con l'amaro in bocca è l'avvento di Edward negli ultimi secondi. Molti si erano lamentati della sua assenza nella storia: ebbene, posso ampiamente dirvi che fosse stato davvero così non sarebbe poi stato male visto cosa poi ci è toccato vedere.
 
Dopo anni di rumors, rimandi e cambi di rotta abbiamo quindi avuto il nostro tanto chiacchierato live action di Cowboy Bebop. Peccato che esso non solo sia lontano parente di un titolo che ha fatto la storia dell'animazione anni 90, ma che non colga neanche bene i tanti rimandi che la produzione Sunrise aveva fatto all'epoca proprio verso i prodotti cinematografici occidentali.
Cowboy Bebop parte da una base conosciuta (storia, personaggi, musiche) e cerca una propria strada per affrontarne la leggenda, perdendosi purtroppo per strada dopo un inizio promettente, e diventando né più né meno come tanti altri prodotti usa e getta dell'epoca dello streaming.
Come serie quindi sicuramente non sarà ricordata ma può avere un risvolto positivo: far incuriosire e guardare la serie originale a chi non lo ha purtroppo mai fatto!