Avete paura del buio? È comprensibile, la sua oscurità cela qualcosa di sconosciuto, ci avvolge e sembra come se volesse toglierci ogni certezza, proprio per questo è altrettanto normale avere timore della notte. Da sempre l’uomo è portato a temere ciò che non conosce e che non riesce a comprendere, e non c'è nulla di più misterioso e intangibile delle notte, questa coltre oscura che può nascondere chissà quali esseri pronti ad avvolgerti col favore delle tenebre.

Poi c’è chi non ha paura del buio, della notte. C’è chi si sente più a suo agio nella stasi di una città che ha messo da parte la sua frenesia e che sembra quasi bloccare l’orologio, un luogo dove l’oscurità fa rima con libertà e forse con un po’ di follia si spera che qualche vampiro possa distruggere la monotonia di un’esistenza razionale fino all’eccesso. Perché a volte fa più paura la triste realtà accecata dal sole, che l’ilare follia al chiaro di luna, e se ci scappa qualche morso, che male c’è?

Call of the Night è la trasposizione animata in 13 episodi del manga di Kotoyama, pubblicato in patria dalla Shogakukan e in Italia da J-POP Manga, mentre l’anime è stato prodotto da Liden Films con la regia di Tomoyuki Itamura, già celebre per aver diretto l’anime di The Case Study of Vanitas ma soprattutto diversi capitoli dei Monogatari (Nisemonogatari, Owarimonogatari 2 eccetera). L'anime è stato annunciato proprio ieri 11 novembre da Yamato Video, il quale ne ha annunciato il doppiaggio in italiano. Il manga è attualmente in corso e l'anime copre i primi cinque volumi.

 
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Complici sotto l’albero di mele
 

Kō Yamori è un ragazzo di quattordici anni apatico che non comprende a pieno chi deve o chi dovrebbe essere. La sua vita non ha nulla che non vada e vista dal di fuori, potrebbe andare benissimo così: ha degli amici, è abbastanza popolare da non risultare uno sfigato e i suoi voti sono tra i più alti della scuola. Però è stanco, tanto stanco; non che abbia sonno, diciamo che quella è una preoccupazione che non gli appartiene, ma la sua stanchezza è dovuta dalla monotonia di una vita che sembra già essere scritta e che lo fa sentire come se fosse obbligato a seguire un percorso prestabilito. Che lui abbia davvero motivo di sentirsi così o meno questo a noi non interessa, è molto giovane ed è normale che la sua testa sia un turbinio di emozioni difficili da decifrare, è comprensibile che lui metta in crisi se stesso e il mondo che conosce cercando di prendere il controllo su quelle poche cose che può davvero gestire da sé, perché anche se un quattordicenne non sarà mai realmente libero può cercare lo stesso di riappropriarsi della propria vita.

Kō smette di andare a scuola e comincia a uscire a notte fonda, abbagliato dalla luce tenue di un mondo che in quelle ore assume una forma diversa. Anche l’altalena torna a essere divertente, le risate sono più rumorose e il cuore batte più forte. Non esistono soluzioni semplici a nessun problema, ma Kō riesce per la prima volta a trovare se stesso ma non solo, trova anche una compagna che gli offre la possibilità di vivere questa vita per sempre, chiedendo in cambio la cosa più cara che ogni singola persona possieda. Inutile girarci attorno, parliamo proprio di una vampira.

Nazuna Nanakusa è una vampira dalla bocca larga, sempre pronta a fare shimoneta (battute con doppio senso) ma che nasconde un animo sensibile che la rende vulnerabile ai discorsi intrisi d'amore. Kō per lei non è altro che un ragazzino del quale approfittarsi, perso nella solitudine della gioventù e accolto tra le sue braccia ma ancor di più dal suo caldo morso. Ma dietro quell’inaspettato calore si cela qualcosa di ancora migliore, ovvero la possibilità per Kō di poter vivere la vita seguendo soltanto le sue regole, la possibilità di potersi sentire libero. Lui, ragazzo apatico che ha per la prima volta trovato un obiettivo nella vita, un qualcosa di fuori da questo mondo che lo fa sentire davvero vivo, ha deciso che diventerà un vampiro… ma come detto prima c’è una sola condizione: dovrà innamorarsi di Nazuna! Solo quando sei innamorato del vampiro che ti morde può avvenire la trasformazione.

 
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Da qui inizia il racconto di un ragazzo che cerca di comprendere emozioni estremamente umane per dire addio alla propria umanità. Un’assurda storia d’amore senza amore tra due persone che di normale non hanno nulla ma che vogliono imparare ad amarsi per distruggere la monotonia e abbracciare per sempre la libertà di una notte eterna. Tra appuntamenti strani e un continuo rincorrersi per mostrare all’altro quanto si è seri in questa assurda ma anche dolce missione facciamo la conoscenza anche di altri personaggi, che per tanti altri motivi vedono nella notte un luogo sicuro. Prima tra tutte è Akira Asai, compagna di classe e amica d’infanzia di Kō che vorrebbe che lui tornasse a scuola ma che si sveglia ancora prima dell’alba e quindi riesce a condividere con lui sprazzi di questa routine; così come conosceremo Mahiru Seki, altro amico d’infanzia che fa dei lavoretti che lo tengono sveglio la notte.

Ogni personaggio mostra un punto di vista diverso sul valore che la notte riesca ad assumere, così come ognuno ha un parere diverso su Kō e la sua bizzarra scelta di diventare un vampiro. Faremo la conoscenza di numerose altre vampire (e qualche vampiro), tutte molto differenti tra di loro e che fanno evolvere, a partire dall’episodio 7, la serie da una sequela di eventi quasi autoconclusivi fino a portarci a una sceneggiatura più complessa, con ostacoli ben delineati e un mondo definito, concludendo il tutto presentandoci un “nemico” dei vampiri, ma lascio a voi la scoperta. Interessante vedere come questi ragazzini siano costretti a interagire con un qualcosa di completamente nuovo che mette in discussione tutto ciò che davano assodato della vita. Nazuna e Kō forse sono complici di un atto contro Dio, pronti a compiere un peccato mortale guidati dal morso di Eva verso una succosissima mela, per sfidare il creato e riscrivere le leggi della natura.

 
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La forma della Notte

Molti anime sono delle semplici trasposizioni, non trovo deprecabile per definizione quando uno studio semplicemente traspone 1:1 un manga, soprattutto se già il materiale di partenza è di qualità ma nel momento in cui uno Staff capace e altamente competente riesce a dare un'identità artistica e stilistica così marcata, rispettando allo stesso tempo con attenzione e premura l'opera originale, non può che voler dire che ci troviamo di fronte a un prodotto curato con passione.

Liden Films è uno studio d’animazione che dentro di sé nasconde diverse anime ed è difficile aspettarsi qualcosa di ben preciso, ma grazie al lavoro di un regista estremamente ispirato e con grande voglia di andare sempre "oltre" come Itamura, abbiamo potuto apprezzare un’opera che, per quanto segua in maniera fedele il manga, ha una sua anima chiara e precisa. Da sottolineare l’aiuto più che essenziale di Tetsuya Miyanishi (vero e proprio braccio destro di Imanishi), Satoshi Takafuji (regista degli episodi 1, 6, 11), Shuhei Fukuda (animatore) e Yusaku Nagahama (animatore) per citare forse quelli che si sono distinti maggiormente, facendo ovviamente un applauso speciale a Norihiko Yokomatsu, responsabile della direzione artistica.

La notte è una delle protagoniste indiscusse della serie, con i suoi colori e le sue forme. Giocando in maniera netta e divertente con la saturazione del colore abbiamo avuto il piacere di conoscere la notte con le sue molteplici identità, sprofondare dentro di essa e rimanere estasiati da tutte le sue piccole differenze, perché in Call of the Night di certo non si ha paura del buio ma definire la notte come semplice “buio” sarebbe offensivo per tutte queste strane creature che vivono sotto il suo cielo stellato. La notte segue anche il ritmo degli eventi, una creatura camaleontica e a tratti infida che cambia volto riflettendo l'animo di chi si ritrova davanti: i colori quasi psichedelici e aggressivi nell'episodio 9 (causati da una situazione delicata tra un uomo e una donna, senza spoilerare) o come il tutto si spegne nell'episodio 11 e 12 quando vien fuori quel che possiamo definire l'argomento principale degli ultimissimi episodi, in compagnia del nuovo personaggio. La notte è viva ed è una delle protagoniste principali dell'opera, ama interagire con lo spettatore che grazie ai suoi capricci si può divertire nel cercare di comprendere i suoi sbalzi d'umore e le sue espressioni, coinvolgendolo, chiedendogli pareri e facendolo sentire parte attiva della storia. 

La notte però non si deve solo guardare ma anche sentire. La opening ("Daten"), la ending ("Yofukashi no Uta") e la insert song ("Loss Time", praticamente una terza sigla), tutte curate dai Creepy Nuts, sono parte integrante dell’identità della serie e non solo perché il duo è comparso nell’episodio 6 come tizietti che ci provano con Nazuna. Kotoyama è da sempre un grande fan dei Creepy Nuts e non è un caso se le canzoni riflettano così perfettamente lo spirito dell’opera, il titolo del manga è ispirato proprio dall’ending che in realtà è una canzone del 2018 e l’opening, seppur più nuova, è chiaramente ispirata dal manga: la canzone parla di due complici sotto un albero di mele che a causa di un morso cambiano il loro destino, in più il semplice fatto che il testo sia scritto sul corpo dei personaggi e nel cielo, rende ancora più forte la sensazione di immersività. Il rapporto che c'è tra i Creepy Nuts Kotoyama è chiaramente speciale, grazie a questo incontro artistico si sono ispirati e migliorati vicendevolmente, altro elemento che a mio avviso ci aiuta ad apprezzare l'amore e la passione che risiede in questa serie.

In conclusione, sarebbe illegale non sottolineare che Sora Amamiya ha fatto un lavoro incredibile nell’interpretare Nazuna, riuscendo a dimostrare quanto sia camaleontica dando spessore a una voce a tratti gracchiante di una vampira senza finezza ma molto spontanea; solo per poco sentiamo Miyuki Sawashiro (e non dirò su quale personaggio) ma tanto basta per farci sentire benedetti da una divinità.

 
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Azione, romanticismo, sensualità ma soprattutto tanta voglia di crescere, di capire se stessi e capire il mondo che si ha attorno. Se Dagashi Kashi può essere definita una commedia semplice ma brillante, Call of the Night è un atto di maturità di un autore che ha deciso di voler comunicare qualcosa di sé ai propri lettori, in un modo completamente nuovo e intimo ma rimanendo fedele al proprio stile. L'anime è riuscito a dare una nuova vita a un'opera già molto buona, riuscendo nel difficile compito di farci vivere le notti solitarie di un quartiere residenziale dove regna la calma e dove la polizia nemmeno si scomoda a fare le ronde (come viene sottolineato nell'ultimo episodio, per quanto a noi occidentali possa sembrare strana la quiete notturna che regna in certi quartieri giapponesi).

Io ho amato questa serie, ho passato tante notti sveglio (anche ben prima dei quattordici anni) interrogandomi su di lei. Quel che prova Kō lo conosco alla perfezione, sono tutte sensazioni che ho provato sulla mia pelle e sono certo che questi miei stessi pensieri li abbiano fatti tanti altri prima e dopo di me, non bisogna però essere persone prevalentemente notturne per lasciarsi trasportare dalle tentazioni che si celano dietro i canini della notte. 

La notte è uguale per tutti ma decisamente non chiama chiunque, e se dovesse arrivare quella chiamata sarebbe davvero così sbagliato rispondere "presente"?

 
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