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Quando un mio amico mi disse che la Manglobe e il regista Shinichirō Watanabe avevano intenzione di collaborare nuovamente per sfornare un altro titolo assieme, rimasi scettico: ritenevo impossibile l'idea che essi riuscissero a raggiungere o perfino superare la fama di "Cowboy Bebop". Come mi accade spesso, dopo aver visionato "Samurai Champloo", mi dovetti subito ricredere: anche in questo caso Watanabe è riuscito a creare un capolavoro. Cercherò in tutti i modi di scrivere una recensione il più oggettiva possibile, analizzando dettagliatamente cosa secondo me fa di "Samurai Champloo" uno dei migliori anime in circolazione e per quale motivo darei l'ordine a tutti di andare a guardarlo immediatamente.
L'anime in questione lo dovrò paragonare molto spesso con il suo predecessore "Cowboy Bebop", poiché condividono tantissime caratteristiche, oltre che pregi. Solo la trama e il sonoro di queste due serie differisce in maniera evidente.

Trama: ci ritroviamo ancora una volta nel periodo Edo, solo che questa volta l'era in questione è stata invasa dal movimento hip hop, che in realtà è di ben cento e più anni successivo. La giovane quindicenne Fuu lavora in una piccola locanda in cui si servono di solito dango e tè. All'interno del locale si scatenerà un putiferio per colpa di Mugen, un rozzo spadaccino esiliato che proviene dalle isole Ryūkyū. Successivamente, si unirà nello scontro il rōnin Jin, che ingaggerà un scontro con Mugen, fino a quando non si distruggerà la locanda. Essi sopravvivono, ma sono condannati alla pena di morte. Saranno salvati da Fuu, che pretende da loro di seguirla in un viaggio alla ricerca del "samurai che profuma di girasoli". La trama in sé è piuttosto originale e preannuncia un viaggio pieno zeppo di avventure strampalate.

Personaggi: rispetto a "Cowboy Bebop" in questa serie abbiamo tre e non quattro personaggi principali. Ognuno di loro è caratterizzato molto bene e molto spesso durante il loro viaggio è costretto a dividersi temporaneamente per colpa di vari eventi in cui sarà costretto a compiere delle scelte molto differenti o addirittura drastiche. I personaggi secondari sono presenti al massimo per due o tre puntate, e anche loro sono caratterizzati piuttosto bene e adatti alle situazioni in cui si vanno a ficcare. Nota di merito in questo caso va all'introspezione psicologica dei tre protagonisti.

Sceneggiatura: proprio come per "Cowboy Bebop", o per altri anime simili per genere, "Samurai Champloo" propone ventisei episodi di cui la maggior parte di essi sono autoconclusivi. Inoltre, ogni tanto riaffiora la trama di fondo, ricordandoci l'obiettivo di Fuu e del viaggio in generale. Tutto sfocerà in uno stupendo finale della durata di ben tre episodi. Anche i flashback sono utilizzati adeguatamente, comprendendo come in questa serie si dia molta importanza alla gestione temporale dei vari eventi. I colpi di scena non mancano e sono quasi tutti imprevedibili. I combattimenti sono molto belli, violenti ma non troppo, e basati sulla frenesia. Dialoghi e doppiaggio in italiano sono tra i migliori. Gli episodi propongono storie molto diverse tra di loro, sia per tematiche che per personaggi.

Sonoro: scordatevi le tipiche tracce del Giappone classico del periodo Edo, poiché qui la fa da padrone tutto il genere hip hop e rap. Opening, ending e OST sono sublimi, e sanno trasmettere le giuste emozioni per ogni evenienza, non risultando mai fuori luogo. Anche durante i momenti sentimentali o drammatici questa serie può far commuovere alcuni. Infatti Watanabe aveva già compiuto un perfetto lavoro con "Cowboy Bebop" e qui si è riaffermato sugli stessi altissimi standard di qualità.

Grafica: il character design è egregio e ogni personaggio ha la sua peculiarità, rendendolo unico. Le ambientazioni sono piacevoli da osservare e sono adatte a ogni situazione. Le animazioni, specie durante i combattimenti, si attestano su alti livelli, aumentando il piacere di guardarli. Lo stile del disegno, soprattutto nei visi, appare più adatto al genere comico, grazie anche alla grande varietà di colori utilizzata per gli sfondi, ma esso è pure adatto a tutte le scene drammatiche o sentimentali in questione.

Tematiche: principalmente, "Samurai Champloo" si prefigge come primi temi quelli del viaggio e dell'avventura. Bisogna osservare però che il termine "Champloo" significa "mischiare". Per questo motivo durante la serie in ogni singolo episodio si mettono sotto esame molte tematiche molto differenti tra di loro, ma trattate opportunamente e senza risultare mai fuori luogo.

"Samurai Champloo", dopo quest'attenta analisi, ne esce pieno zeppo di pregi e con alcuni leggeri difetti, che secondo il mio parere sono così insignificanti da non dover nemmeno essere presi in esame. Per quanto riguarda il consiglio da offrire a chi non ha ancora visionato questo magnifico anime, direi questo: questa serie mescola efficacemente molte tematiche, generi e personaggi molto differenti tra di loro, sotto lo spirito del "Champloo". Quindi, se siete amanti di anime polivalenti e variegati, quest'anime fa per voi. E ora andate subito a guardarlo!