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“La rivoluzione di Utena” è un anime composto da trentanove episodi, avente per protagonista una ragazza dal nome Utena, apparentemente un maschiaccio negli atteggiamenti e non solo. La ragione è semplice: il suo obiettivo è diventare un principe, poiché da bimba aveva incontrato un bel principe. Un incipit coi fiocchi, ma è solo l’inizio...

Questa opera è complessa da comprendere nella sua interezza, avendo come comune denominatore simbolismo, allegoria e un certo ermetismo di fondo, il quale dà spazio a tante interpretazioni, anche bizzarre, durante gli eventi che si susseguono. La storia procede spedita, a tratti difetta di ripetitività, caratteristica classica in ogni puntata (o quasi), che può stancare i più, ma emozionare gli altri. Peraltro queste ripetizioni sono dense di significato simbolico; ad esempio, come non citare l’epica scalata verso il “confine del mondo”, ove è situato il misterioso castello dei miracoli, uno dei grandi enigmi su cui è poggiata la serie? Ad un certo punto il surrealismo di cui è permeata l’opera prende il sopravvento e bisognerà fare attenzione ad ogni dettaglio, ogni singolo frame sarà importante come in un prodotto d’animazione dall’animo psicologico che si rispetti.

I personaggi sono abbastanza numerosi, sebbene i principali siano pochi, a cominciare a Utena e Anthy, due anime contorte e meritevoli di grande attenzione nel corso dell’opera. Il loro rapporto d’amicizia (e forse altro) è ben raffigurato da gesti, sguardi e parole. Utena mi piace tanto sia caratterialmente sia sotto il profilo puramente esteriore, eccetto quando dimostra eccessiva ingenuità o semplicemente eccessiva fiducia verso gli altri. Anthy mi piace meno, ma ha il suo ruolo all’interno dell’anime, fondamentale e non banale, apparendo abbastanza lampante il proprio comportamento bizzarro nei confronti degli altri. Lunga vita a lei! Cito tra gli altri Wakaba, l’amica di Utena così solare e piena di vita, che mi fa sorridere ogni volta che entra in scena, anche se mi è dispiaciuta l’evoluzione dedicata al personaggio; poi Nanami, ragazza scemotta e snob, ricca e viziata, innamorata perdutamente del bellissimo fratello, ha a suo carico alcune puntate cucite su misura nelle quali tenta (?) di sdrammatizzare la tensione, riuscendoci alcune volte ma meno in altre. Infine, Akio e gli altri duellisti del consiglio sono tutti personaggi da novanta, esaminati psicologicamente nei limiti del possibile, avendo ognuno di loro rispettive problematiche (anche disturbanti) da affrontare e risolvere. In particolare Akio è un personaggio dannatamente efficace, buca lo schermo con la sua bellezza, il carisma travolgente e i retroscena ambigui che lo pervadono dovunque egli appaia o parli. Fantastico!

Le tematiche della serie sono numerose, spesso non adatte a un pubblico immaturo e giovincello, come la classica crescita personale, in particolare il passaggio all’età adulta; tuttavia vengono inseriti concetti astratti, impliciti ma non troppo, come l’incesto, che potrebbero allontanare i puristi dell’animazione. E come non citare la macchina di Akio? Anche la decostruzione del concetto classico fiaba-favola è pesantemente messo in discussione, uscendone distrutto a fine serie. Ogni personaggio non è stereotipato, non ha un destino predefinito, un obiettivo chiaro da raggiungere (eccetto Utena) e perciò ingaggia i fatidici duelli allo scopo di mostrare la volontà ferrea nel raggiungerli. Utena è simile a Lady Oscar, in un certo senso, nel senso che non trova chiara inizialmente la propria identità sessuale, l’essere donna, e non comprende bene cosa significhi essere femminile, sforzandosi di allontanarsi dai classici canoni della bella donzella da salvare. Ma in lei trovo qualcosa di diverso, una sorta di evoluzione “meno femminile” e tendenzialmente solitaria, quasi “gender”, oserei definirla, perché persegue un percorso di maturazione maestoso, consapevole di ciò che fa, ricco di ostacoli e che culmina in un finale ad effetto, onirico quanto reale, capace di spaccare le opinioni di chi guarda e suscitare curiosità sul significato di tale finale. Insomma, non si appoggia a nessun maschio che la aiuti, bravissima. Scordatevi principi e principesse made in Disney. In effetti, anche “Neon Genesis Evangelion” sembra aver dato spunti a questa serie animata. Come anticipato in precedenza, l’incesto viene trattato in maniera implicita ma limpida per i più, espandendo molteplici tipologie di coppie incestuose, da quella soltanto fantasticata a quella abbozzata, terminando con quella reale e realmente disturbante. E come non citare le ombre chiacchierone, presenti in ogni episodio a inscenare uno spettacolo teatrale dal forte impatto, sempre pertinente all’episodio, all’argomento trattato e mai banale? Certo, bisogna cercare di interpretare cosa vogliono dire e a chi vanno indirizzati i loro riferimenti... mai puramente casuali.

Musiche divine, probabilmente sperimentali, restano in testa per giorni, da canticchiare durante il giorno e forse la notte. Meravigliose sia la prima ending sia l’opening, mentre le canzoni dei duelli non annoiano mai, svolgendo il loro dovere nell’intrattenere durante i numerosi duelli che hanno la caratteristica negativa però di avere sequenze identiche nonché finali pressoché fotocopiate, salvo rarissime eccezioni. E la canzone che risuona ogniqualvolta Utena sale le scale (l’ascensore in seguito) è gasante, tra le più belle ascoltate nel mondo d’animazione.

Un anime veramente rivoluzionario per quei tempi, attuale ancora oggi, “La rivoluzione di Utena” è un magistrale viaggio nel mondo di una ragazza, leggermente confusa, e di altri personaggi conturbanti benché empatici, consigliato a coloro i quali vogliono spremere le meningi in qualcosa di serio, anche troppo, non fermandosi alla superficialità dei classici anime senza onore. Difetta in alcuni episodi francamente inutili e noiosi, in alcune ripetizioni stancanti alla lunga e nell’eccesivo ermetismo, tuttavia un voto alto è meritatissimo!