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Ci sono due modi di approcciare un prodotto del genere. Uno (quello che secondo me sarebbe preferibile scartare) consiste nel considerarlo l'ennesima variazione su tema di uno schema già visto che non ha niente di nuovo da dire. L'altro invece si basa sul capire che al di là degli stereotipi di genere è sempre possibile ottenere una caratterizzazione dei personaggi, una trama e delle dinamiche relazionali interessanti e affettivamente valide, se pure vogliamo condannarle come non originali (e sull'originalità comunque si può discutere).
In particolare, per quanto possa essere accostato sicuramente a un prototipo che è quello già molto abusato dello studente acido e disilluso, un po' svogliato e insofferente alla giovialità dei suoi più motivati e spensierati coetanei, il protagonista si lascia andare a riflessioni e conversazioni tutt'altro che banali, mostrando una visione della vita che, per quanto trattata spesso all'interno dell'anime con la dovuta dose di ironia, è tutt'altro che scontata e superficiale. Il cinismo e l'isolamento che vengono mostrati, per farla breve, non sono un semplice tratto abbozzato di un personaggetto messo su alla bell'e meglio tanto per rifarsi a una categoria nota. Quello mostrato è davvero un modo di vedere le cose in cui penso quasi ogni adolescente (e non solo) che si sia dato il motivo e il tempo di riflettere su sé stesso e sugli altri possa rivedersi almeno un po'. E forse ancora più coinvolgente ed efficace è il modo in cui questa visione del mondo si articola e si modifica nel corso degli episodi, mostrandosi a volte tutt'altro che controproducente o illogica, e facendo passare una nota di crudo realismo accanto all'atmosfera avvolgente e confortevole tipica degli slice of life.
Insomma, se ve lo vedete, non fate male.