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Quanti litri di lacrime ha versato il povero protagonista, Nobuaki, durante lo svolgimento degli Osama Game? Quante volte lo spettatore si è dovuto sorbire i suoi lunghi e noiosi discorsi sul salvare i propri compagni di classe? In quante circostanze Nobuaki ha messo da parte sé stesso per garantire la sopravvivenza degli altri? Ma, soprattutto, questo impegno, questo coraggio, questo desiderio di rivalsa e non arrendersi mai di fronte agli ordini del Re, a cosa è servito? In sostanza, a niente.

Il protagonista ha assistito, inerme, alla scomparsa dei suoi amici, addirittura delle volte causandone egli stesso la morte, per delle decisioni che si sono rivelate affrettate o sbagliate. È proprio la sua concezione di collettivo, di rimanere compatti e uniti, che ha condannato molti a pene atroci e facilitato la risoluzione dell'Osama Game. Nel momento in cui l'essere umano è posto di fronte alla dicotomia tra la vita e la morte, ha la tendenza a privilegiare sé stesso, in quanto intrinsecamente egoista, di conseguenza è paradossale riscontrare l'esistenza stessa di un personaggio come Nobuaki, il quale è così proiettato nel salvare gli altri, che singolarmente non riesce a trasmettere nulla, è un main character vuoto, privo di personalità e troppo irritante, soprattutto quando cominciano a scendere fiumi e fiumi di lacrime. Piange, piange e ancora piange, in qualsiasi momento, in qualsiasi circostanza e per qualsiasi compagno. Sembrerebbe strano, ma esiste davvero una sola occasione in cui il protagonista non ha pianto: quando gli è stato ordinato dal Re. E mentre lui continua a piangere e purtroppo, ahimè, a sopravvivere, alcuni degli studenti in gioco riescono a raccogliere delle informazioni interessanti sull'origine e sullo svolgimento dell'Osama Game. Naturalmente è inutile sottolineare quale sarà il destino di questi poveri ragazzi, i quali, pur apparendo per mezzo episodio durante l'anime, si sono rilevati molto più utili del protagonista, che nel frattempo sta ancora versando ettolitri di lacrime.

Stranamente il protagonista non rappresenta l'unico problema della serie, anche la storia in sé è ricca di forzature e di alcuni particolari eventi al limite del ridicolo. Se è vero che "Osama Game" tra i suoi generi annovera il soprannaturale, gente che prende fuoco e continua a parlare come se nulla fosse, l'informatica che viene confusa erroneamente con la biologia, la scala per il paradiso o anche la completa mancanza di un contesto sociale esterno rendono le vicende poco coinvolgenti e credibili. E a proposito dell'aspetto contestuale della narrazione, è come se la storia fosse ambientata all'interno di uno spazio labirintico nel quale esiste solo ciò che è strettamente necessario: la Classe, il Re e l'Osama Game. Del resto, è cosa da tutti i giorni assistere a una serie di omicidi-suicidi di massa, uno dietro all'altro, oppure di ritrovarsi in ospedale dei ragazzini con ossa rotte o arti amputati senza che nessuno intervenga o si ponga delle domande su quello che stia effettivamente accadendo.

Una delle pochissime note positive, in un oceano di confusione e nefandezza, è il personaggio di Natsuko: la ragazza considerata pazza e spietata da tutti i suoi compagni, in realtà, ha compreso perfettamente la natura del gioco. Non si può uscire dall'Osama Game tutti insieme, perché non solo alla fine deve rimanere solo una persona in vita, ma alcuni degli ordini vengono pensati proprio in maniera tale, da creare scompiglio fra i partecipanti e rendere la collaborazione impossibile. Natsuko è chiaramente la nemesi di Nobuaki, un personaggio a primo impatto da odiare e sperare fino all'ultimo che faccia una brutta fine, invece, con un pizzico di furbizia e follia riesce sempre ad essere un passo davanti a tutti e, soprattutto, a sopravvivere! Perché si sta parlando della propria sopravvivenza, non della banale routine quotidiana, di conseguenza è auspicabile che qualsiasi persona con un minimo di cervello e intelligenza provi in tutti i modi a salvarsi ed evitare di fare una brutta fine.

La grafica rappresenta, in assoluto, il punto di forza dell'anime: il disegno dei personaggi è ben realizzato nei lineamenti, di un altro livello rispetto a quelli del manga in tutte e tre le versioni; anche le OST sono molto belle, la ending è "Lost Paradise" di Pile, mentre la grandissima opening è "Feed the Fire" dei Coldrain, la quale ha centrato in pieno il tema della serie: "This is the end, This is the end, The end"! Anche il doppiaggio è promosso, perché ben coadiuvato alle scene splatter: le urla strazianti, le divagazioni folli di Natsuko e i discorsi inutili di Nobuaki sono stati interpretati alla perfezione.

"Osama Game the Animation" è uno dei peggiori prodotti mai realizzati nella storia dell'animazione giapponese, non si può neanche parlare di una serie dal potenziale sprecato, perché la maggior parte delle vicende non hanno delle vere e proprie connessioni logiche, inoltre le forzature sono all'ordine del giorno. Tutto ciò che si cela dietro l'identità del Re o rispetto ai meccanismi dell'Osama Game è una tremenda forzatura, se poi si aggiungono alcune scelte da parte dei personaggi volte a sabotare sé stessi, senza alcun motivo apparentemente razionale, il gioco è fatto. Sul protagonista sono state spese già tante belle parole, ma non è tutto, Nobuaki ha già partecipato a un altro Osama Game e, sebbene ne sia uscito vincitore, non ha imparato nulla dal precedente gioco, anzi, ha commesso gli stessi identici errori e peggiorato ulteriormente le cose, a differenza di Natsuko che ha compreso in pieno come comportarsi in una situazione estrema del genere. A proposito della storyline, la serie anime è una sorta di crossover tra le tre versioni canoniche del manga, le quali è vero che sono state scritte dallo stesso autore, ma realizzate da tre disegnatori diversi, pertanto è possibile apprezzare Nobuaki e alcuni degli altri personaggi in ben tre differenti versioni.
Sebbene "Osama Game" sia stato criticato negativamente dall'inizio alla fine, è impossibile sconsigliarne la visione. Per quanto si possa trattare di un ossimoro, l'anime si lascia guardare senza troppi sforzi, perché lo spettatore è già consapevole dai primi episodi che si tratta di una serie senza troppe pretese, completamente illogica, insensata e che addirittura non vale neanche la pena soffermarsi a criticare. È possibile attribuire un voto alla serie per tre motivi: Natsuko, il character design e le OST, il resto è inqualificabile. Il To Be Continued alla fine vale il prezzo del biglietto!
Il mio voto è 3!