Recensione
Fino a diversi anni fa, le serie tv giapponesi soffrivano del grave problema che gli attori scelti per dei ruoli da liceali (o peggio ancora, per studenti di scuole medie) non ricordavano in alcun modo dei liceali.
A un primo sguardo si capiva subito che chi era stato scelto per interpretare un sedicenne/diciasettenne purtroppo non riusciva in alcun modo a nascondere la sua reale età, che il più delle volte passava i venti anni.
Negli ultimi anni questo problema è stato decisamente risolto: vuoi che l’età media degli attori si è abbassata, vuoi un po’ per un cambio di moda in Giappone (sia a livello di vestiario che di acconciature), in un live action di oggi anche chi ha passato i vent’anni riesce ad interpretare bene un liceale.
Purtroppo non si può dire lo stesso per questo live action, datato 2017.
Nessuno degli attori e delle attrici, sia personaggi principali che comparse, ricordano dei liceali, specialmente la protagonista.
Protagonista che con quel gilet rosso sembra più un’impiegata di una qualche azienda che una liceale alle prese con il primo amore!
Analizziamo la trama:
Kumi Kumakura (il cui nome è scioglilingua) si è appena trasferita e sfrutta un giorno festivo per fare un giro di orientamento nella sua nuova scuola.
Entrando in una stanza vuota che viene usata come magazzino incontra Hyo, un ragazzo fin troppo bello, che le fa compagnia per tutto il giorno.
Kumi se ne innamora immediatamente, pensando di aver trovato il suo principe azzurro, ma l’indomani scopre che Hyo è un farfallone incredibile, che ama circondarsi di tutte le ragazze della scuola.
Hyo ci prova ancora con lei, ma Kumi gli urla in faccia che i ragazzi come lui li odia.
Naturalmente questa è solo una delle tante frasi insensate che la protagonista ama dire, perché già sul finire dell’episodio dimostra di essere innamorata più che mai di Hyo.
Alla coppia protagonista si aggiungono Kanna, che diventa la migliore amica di Kumi e che è la classica ragazza malvista da tutti per un qualche oscuro segreto nel suo passato; Tatsuki, amico di Hyo, e che ha una cotta per Kanna; Chihaya, amico di Tatsuki, che si innamora poco a poco di Kumi e che riuscirà a farglielo capire solamente perché le si confesserà.
Tutto quanto girerà attorno a questi quattro personaggi, che nella brevissima opening del live action appaiono sullo schermo nello stile con cui appaiono i personaggi di un picchiaduro quando si deve scegliere con chi combattere.
Il perché Kumi, sempre nella opening, mantenga la divisa della scuola precedente, rimane un mistero.
La ragazza indossa la vecchia divisa solamente durante il primo episodio.
In sostanza, la storia non si discosta da un classico shoujo.
La protagonista è una ragazza assolutamente normale che si ritrova contesa tra due ragazzi: uno che non capisce se faccia davvero sul serio e un altro che veglia su di lei silenziosamente.
Il motivo per cui Hyo si interessa davvero a Kumi non viene chiarito.
Si può semplificare il tutto che essendo Kumi la protagonista, allora è d’obbligo che il ragazzo più bello e ambito di tutta la scuola si innamori di lei.
Quando Kumi e Hyo si mettono insieme, con tanto di scambio di anelli come prevede la tradizione della loro scuola, capitano le classiche cose che fanno desistere Kumi dal continuare la relazione per non voler ferire nessuno dei suoi amici, in questo caso Kanna.
Le battute sono le classiche che si sentono dall’alba dei tempi e che mi chiedo se facciano ancora venire il tanto famoso batticuore alle ragazzine a cui è indirizzata la serie.
- “se tu stessi con me non ti farei mai soffrire”
- “io ti proteggerò qualsiasi cosa accada”
- “tu sei mia” con abbraccio condito dalla canzone cantata dalla boy band di turno, che fa da colonna sonora alla serie
- “tu la farai soffrire” ed ecco che i due maschi alfa se le danno di santa ragione
Le situazioni che coinvolgono i personaggi sembrano capitare un po’ a caso, infilate perché loro devono essere lì, non importa come e se non hanno senso, ma devono esserci.
Come quando tutti accorrono in ospedale perché Hyo si è fatto male durante il lavoro part time.
Kumi scoppia in lacrime, già vedova di quello che è il suo unico grande amore, sapendo già che non amerà mai nessun altro come lui, ma ecco che da tutt’altra direzione spunta il suo bellone, che aveva solo preso una botta in testa e decisamente non era con un piede nella fossa.
Personaggi scialbi che non dicono niente di nuovo, cercando di puntare sul fattore estetico, come Hyo che in una scena si affaccia dalla stanza magazzino in cui si rifugia sempre in canottiera.
Perché il giovane era in canottiera?
E perché, durante la serie, si rifugia sempre lì?
Non ci è dato saperlo e la protagonista non è così intelligente da riuscire a chiederglielo.
Speravo che con il proseguire della storia si scoprisse un “lato oscuro” di qualche personaggio, ma ciò non accade, perché nessuno ha un qualche lato della sua vita che vuole nascondere.
Hyo si reca in ospedale per un parente: speravo che almeno ci fosse dietro una storia seria, magari legata a una malattia o a della droga, ma la mia era una fantasia ardita.
Il fratello di Hyo (mai neanche apparso) sta in ospedale perché cagionevole di salute e lui è solo un pretesto per far sì che in certi momenti importanti per Kumi, Hyo non ci sia.
Tutto qua.
Personaggi che oltre a essere scialbi fanno anche quello che gli pare, specialmente Hyo, che in quanto maschio alfa si sente in diritto di portare Kumi dritta all’ospedale quando si fa male durante la maratona della scuola, ignorando i professori, che sono solamente per fare le belle statuine.
Recitazione da parte di tutti davvero pessima.
Sembra che questo live action sia stato fatto solamente per far sognare le ragazzine in età preadolescenziale e adolescenziale.
Poco importa se la storia è trita e ritrita e le situazioni si succedono una dietro l’altra, con i personaggi che sbucano al momento opportuno.
Non contenti di aver realizzato una stagione di dieci episodi, dopo due anni ne è arrivata un’altra, di cui potevamo fare decisamente a meno.
A un primo sguardo si capiva subito che chi era stato scelto per interpretare un sedicenne/diciasettenne purtroppo non riusciva in alcun modo a nascondere la sua reale età, che il più delle volte passava i venti anni.
Negli ultimi anni questo problema è stato decisamente risolto: vuoi che l’età media degli attori si è abbassata, vuoi un po’ per un cambio di moda in Giappone (sia a livello di vestiario che di acconciature), in un live action di oggi anche chi ha passato i vent’anni riesce ad interpretare bene un liceale.
Purtroppo non si può dire lo stesso per questo live action, datato 2017.
Nessuno degli attori e delle attrici, sia personaggi principali che comparse, ricordano dei liceali, specialmente la protagonista.
Protagonista che con quel gilet rosso sembra più un’impiegata di una qualche azienda che una liceale alle prese con il primo amore!
Analizziamo la trama:
Kumi Kumakura (il cui nome è scioglilingua) si è appena trasferita e sfrutta un giorno festivo per fare un giro di orientamento nella sua nuova scuola.
Entrando in una stanza vuota che viene usata come magazzino incontra Hyo, un ragazzo fin troppo bello, che le fa compagnia per tutto il giorno.
Kumi se ne innamora immediatamente, pensando di aver trovato il suo principe azzurro, ma l’indomani scopre che Hyo è un farfallone incredibile, che ama circondarsi di tutte le ragazze della scuola.
Hyo ci prova ancora con lei, ma Kumi gli urla in faccia che i ragazzi come lui li odia.
Naturalmente questa è solo una delle tante frasi insensate che la protagonista ama dire, perché già sul finire dell’episodio dimostra di essere innamorata più che mai di Hyo.
Alla coppia protagonista si aggiungono Kanna, che diventa la migliore amica di Kumi e che è la classica ragazza malvista da tutti per un qualche oscuro segreto nel suo passato; Tatsuki, amico di Hyo, e che ha una cotta per Kanna; Chihaya, amico di Tatsuki, che si innamora poco a poco di Kumi e che riuscirà a farglielo capire solamente perché le si confesserà.
Tutto quanto girerà attorno a questi quattro personaggi, che nella brevissima opening del live action appaiono sullo schermo nello stile con cui appaiono i personaggi di un picchiaduro quando si deve scegliere con chi combattere.
Il perché Kumi, sempre nella opening, mantenga la divisa della scuola precedente, rimane un mistero.
La ragazza indossa la vecchia divisa solamente durante il primo episodio.
In sostanza, la storia non si discosta da un classico shoujo.
La protagonista è una ragazza assolutamente normale che si ritrova contesa tra due ragazzi: uno che non capisce se faccia davvero sul serio e un altro che veglia su di lei silenziosamente.
Il motivo per cui Hyo si interessa davvero a Kumi non viene chiarito.
Si può semplificare il tutto che essendo Kumi la protagonista, allora è d’obbligo che il ragazzo più bello e ambito di tutta la scuola si innamori di lei.
Quando Kumi e Hyo si mettono insieme, con tanto di scambio di anelli come prevede la tradizione della loro scuola, capitano le classiche cose che fanno desistere Kumi dal continuare la relazione per non voler ferire nessuno dei suoi amici, in questo caso Kanna.
Le battute sono le classiche che si sentono dall’alba dei tempi e che mi chiedo se facciano ancora venire il tanto famoso batticuore alle ragazzine a cui è indirizzata la serie.
- “se tu stessi con me non ti farei mai soffrire”
- “io ti proteggerò qualsiasi cosa accada”
- “tu sei mia” con abbraccio condito dalla canzone cantata dalla boy band di turno, che fa da colonna sonora alla serie
- “tu la farai soffrire” ed ecco che i due maschi alfa se le danno di santa ragione
Le situazioni che coinvolgono i personaggi sembrano capitare un po’ a caso, infilate perché loro devono essere lì, non importa come e se non hanno senso, ma devono esserci.
Come quando tutti accorrono in ospedale perché Hyo si è fatto male durante il lavoro part time.
Kumi scoppia in lacrime, già vedova di quello che è il suo unico grande amore, sapendo già che non amerà mai nessun altro come lui, ma ecco che da tutt’altra direzione spunta il suo bellone, che aveva solo preso una botta in testa e decisamente non era con un piede nella fossa.
Personaggi scialbi che non dicono niente di nuovo, cercando di puntare sul fattore estetico, come Hyo che in una scena si affaccia dalla stanza magazzino in cui si rifugia sempre in canottiera.
Perché il giovane era in canottiera?
E perché, durante la serie, si rifugia sempre lì?
Non ci è dato saperlo e la protagonista non è così intelligente da riuscire a chiederglielo.
Speravo che con il proseguire della storia si scoprisse un “lato oscuro” di qualche personaggio, ma ciò non accade, perché nessuno ha un qualche lato della sua vita che vuole nascondere.
Hyo si reca in ospedale per un parente: speravo che almeno ci fosse dietro una storia seria, magari legata a una malattia o a della droga, ma la mia era una fantasia ardita.
Il fratello di Hyo (mai neanche apparso) sta in ospedale perché cagionevole di salute e lui è solo un pretesto per far sì che in certi momenti importanti per Kumi, Hyo non ci sia.
Tutto qua.
Personaggi che oltre a essere scialbi fanno anche quello che gli pare, specialmente Hyo, che in quanto maschio alfa si sente in diritto di portare Kumi dritta all’ospedale quando si fa male durante la maratona della scuola, ignorando i professori, che sono solamente per fare le belle statuine.
Recitazione da parte di tutti davvero pessima.
Sembra che questo live action sia stato fatto solamente per far sognare le ragazzine in età preadolescenziale e adolescenziale.
Poco importa se la storia è trita e ritrita e le situazioni si succedono una dietro l’altra, con i personaggi che sbucano al momento opportuno.
Non contenti di aver realizzato una stagione di dieci episodi, dopo due anni ne è arrivata un’altra, di cui potevamo fare decisamente a meno.
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