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sergix00

Episodi visti: 13/13 --- Voto 5
Tanto tempo fa mio padre fu truffato da un uomo che finse di conoscerlo e riuscì a vendergli dei vestiti di bassa lega a un prezzo spropositato. Perché vi racconto questo breve aneddoto? Perché mi sono sentito come mio padre, dopo aver finito "Violet Evergarden": fregato.
Lo si può notare nei commenti positivi che ho scritto per ogni episodio, elogiavano ovviamente il comparto tecnico e la maestria nel far commuovere lo spettatore. Eppure, dopo aver concluso, non sono mai stato più amareggiato e confuso che con un'altra opera. Ho passato ore a chiedermi il perché. Cosa c'è che non va? Cosa non mi ha soddisfatto? Dov'è che ha fallito? Dopo una bella dormita sono riuscito a trovare la risposta: quest'anime ha volato troppo in alto. Cosa vuol dire? Vuol dire che ha affrontato temi seri e complessi come la guerra, la crescita personale, l'accettazione del lutto, il significato dell'amore con strumenti non all'altezza.

Purtroppo è riuscito a ingannare molte persone, me incluso, grazie a un comparto tecnico sublime e delle storie commoventi che ci riguardano da vicino, come i drammi familiari. Ed è proprio con queste storie che c'è la prima truffa. Sono tutte autoconclusive, durano un episodio e poi vengono buttate nel dimenticatoio. Non sto dicendo che, se un anime sceglie questo format, è destinato a fallire, ma lo deve gestire con i guanti di velluto, altrimenti il risultato è una forzatura ridicola e ripetitiva. Lo schema è questo: Violet viene chiamata da un cliente in difficoltà, le viene chiesto di trasmettere i sentimenti in parole, lei magicamente diventa la miglior psicoterapeuta della storia (cosa leggermente assurda, se ci pensate, visto che fino a quattordici anni è stata allevata come un robot), scrive delle lettere commoventi, tutti sono felici, si passa alla prossima e chi si è visto si è visto. Personaggi che hanno lasciato il segno sia in Violet che nello spettatore spariscono come delle mere comparse, per non parlare delle sue colleghe, che dopo qualche siparietto assumono un ruolo secondario rispetto alla vicenda.

Devo ammettere che mi mette in difficoltà questa valutazione, perché, innanzitutto (lo so che l'ho già sottolineato diverse volte, ma è davvero mozzafiato), un comparto tecnico del genere non l'avevo mai visto. Poi perché l'anime, col suo scopo principale di fare emozionare il pubblico, con me ci è riuscito. Eppure, non bastano le apparenze e le emozioni facili, soprattutto quando si vuole puntare così in alto.
Perciò, vista una trama molto forzata, "protagonisti" comparsa e strumentalizzati ai fini della storia e di far risaltare Violet, una protagonista che si trasforma irrealisticamente, ma soprattutto con un carattere che troppo stona con le tematiche affrontate, non posso dare la sufficienza a quest'opera. Mi dispiace un sacco vedere tutto questo potenziale sprecato, ma almeno lo studio Kyoto Animation non ha fatto lo stesso con "A Silent Voice", un capolavoro che gli è riuscito alla perfezione.


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Dreamweaver99

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
Può una macellatrice di vite diventare creazione, conforto, umanità?

È questa la domanda principale che in termini diversi si pongono gli stessi personaggi quando si parla della protagonista omonima di questa serie, “Violet Evergarden”.

Si tratta di un’opera che è stata trasposta da una light novel di Kana Akatsuki e Akiko Takase per Netflix dallo studio Kyoto Animation, che prende piede in un continente fantastico di nome Telsis (il quale sembra avere una fisionomia, una cultura e un’onomastica europoidi).

Violet è un’orfana prodigio dalle spiccate doti combattive e mnemoniche che è stata presa dall’esercito di Leidenschalftlich e trattata fin da piccola come un robot senza cuore, pronta solo a prendere ordini e agire senza pietà, poiché priva di alternative. Con il suo temperamento remissivo, apparentemente apatico, non ha fatto molto per cambiare questo stato di cose, di isolamento emotivo e culturale, incapace di comprendere i mali della guerra finché non stabilisce degli affetti.

Qualcosa cambia quando incontra un maggiore che la ama e tratta per la prima volta come un essere umano, per poi scomparire in guerra. Da lì in poi, Violet si iscrive a un lavoro di scrittura di lettere, dove il suo mestiere viene chiamato auto memories doll (noi lo chiameremmo più ghostwriter), occupandosi di esprimere su carta i sentimenti dei clienti paganti; in questo mestiere la protagonista vede un’opportunità per comprendere le proprie emozioni e il significato della frase “Ti amo” detta dal maggiore prima di congedarsi.

Da questa premessa, è una serie che sicuramente aveva diverse gatte da pelare per garantire la propria qualità, con la trama a rischio di essere un po’ troppo da “slowflake”, cioè l’idea della vittima incompresa che è troppo buona per un mondo crudele. In più, gli eccessi del melodramma, genere a cui essa certamente appartiene per i suoi struggimenti romantici e le scene talvolta fatte a tavolino per far scaturire il pianto, come da tradizione millenaria del filone comune a tutti i media narrativi.

“Violet Evergarden” certamente cammina sul filo e in alcuni casi cade sotto, non si può negare, ma in linea generale l’opera è contestualizzata molto bene, perché il temperamento della protagonista e l’indulgenza verso i comprimari (che, come la protagonista, hanno un po’ tutti i loro pregi e difetti senza facili manicheismi) rendono l’atmosfera mutevole, sospesa tra momenti di leggerezza, di riflessione e momenti commoventi, comunque quasi sempre genuina, con una protagonista dal cuore d’oro ma mai perfetta e antipatica, sempre in evoluzione.

L’anime è strutturato quasi antologicamente nel coinvolgere ogni volta personaggi diversi e situazioni diverse che hanno un fil rouge relativamente vago, ma in realtà finalizzati il più delle volte ad essere soprattutto strumenti viventi per la crescita di Violet, che rende la serie un viaggio che non è fisico e neanche didattico o intellettuale in senso stretto, quanto più emotivo.

La particolarità della struttura della serie è però che questo viaggio ha un corrispettivo pratico, perché il procedere di questo viaggio segue il ritmo di formazione di Violet come doll, in grado di volta in volta di entrare più in empatia con i clienti e affinare la sua penna; questa scelta porta dunque a un intreccio che pone le emozioni non solo come un cammino personale ma come una riflessione perenne sulle difficoltà comunicative, sulle briglie psicologiche che un ambiente tossico, la crudeltà della guerra e i fraintendimenti possono generare nell’individuo.

La stessa scelta della mansione di Violet è un pretesto originale per parlare di tutte queste difficoltà che non permettono una completa autonomia di espressione. Di conseguenza, se nel mondo reale il ghostwriter viene visto molto spesso come una figura squallida o perlomeno superflua, in una cultura del genere, tecnologicamente diversa e segnata dalle avversità della guerra, il mestiere assume un valore diverso, non più finalizzato a sopperire alle carenze di creatività artistica ma ai fini di mediazione, di ricombinazione di concetti preesistenti nel cliente, dove Violet mette in relazione le vicende altrui con le proprie, per cui il suo vivere meglio le cose diventa un modo per donare più genuinità catartica e universalità ad affari privati, che si riflette anche nel rapporto che lo spettatore ha con la visione, conoscendo sempre nuovi personaggi, senza che abbiano il tempo di essere approfonditi in molte puntate. Questi sono in grado di colpire e commuovere comunque lo spettatore, perché le loro storie sono diversificate e cesellate tra di loro per rimandare a sentimenti ancestrali e di ampia portata (ed è proprio in questo aspetto che l’anime talvolta “gioca sporco” con le scene, ricorrendo a soluzioni un po’ facili per far scaturire struggimento, benché altre ancora siano memorabili nella loro spontaneità e delicatezza).

La figura della doll sembrerebbe, tra l’altro, l’unico forte elemento antropologico nella nazione inventata nell’anime, visto che per il resto è descritta in maniera generica e verosimile: probabilmente questa nazione è un’allegoria di un territorio di guerra in generale, con una fisionomia simile a quella della prima metà del ‘900, sebbene le protesi delle braccia di Violet siano una licenza artistica finalizzata a dare un aspetto più robotico a una ragazza concepita per avere tratti sovrumani.

In questo contesto, la doll assurge a simbolo per i festeggiamenti di pace, non è solo al centro di una vicenda privata dei personaggi su cui si regge la trama intera, ma lascia intendere come questa mansione fosse anche al centro di un’importante tradizione culturale e sociale diffusa, come avrebbe potuto esserlo una banda militare.

Tra le tante qualità di quest’anime, abbiamo anche un comparto tecnico e uno stile di disegno patinati e dettagliati, che lo rendono simile a molti anime del decennio dal punto di vista del disegno elegante e verosimile, ma da cui si distingue per la cura e la perfezione con cui tutto questo viene orchestrato, che lo rende tecnicamente impeccabile, non solo nella rappresentazione dei personaggi ma anche degli ambienti, dai colori luminosi ma mai stroboscopici, più che altro vividi e suggestivi, perfetti per amplificare le sensazioni delle vicende, insieme alla splendida colonna sonora dominata da violini e pianoforte.

I comprimari di Violet Evergarden sono altre doll e commilitoni, tutti gradevoli e utili alla trama, ma su cui inevitabilmente la protagonista spicca di gran lunga, in quanto narrativamente concepiti per essere in funzione delle sue esperienze e della sua evoluzione. È una dinamica che si sarebbe potuta evitare se l’anime fosse stato più lungo, ma in tal caso l’impatto psicologico delle tristi vicende avrebbe potuto con ogni probabilità essere monotono e troppo sfilacciato, per cui è un bene che l’equazione sia rimasta questa.

“Violet Evergarden” è un gioiellino fruibile e apollineo, dove il messaggio etico è chiaro e i mali della guerra si sentono in tutta la loro tragicità, ma il tutto è sempre filtrato da una delicatezza e un’eleganza di fondo che, per chi nutre certi pregiudizi cinici, può essere fraintesa con conformismo, furbizia e superficialità, ma che in questo caso è più che altro una scelta stilistica che indubbiamente può essere parte di una logica di mercato per la sua fruibilità, che è giustificata dalla sua combinazione con i disegni e il modo di narrare delicato, mai morboso, senza che i temi trattati siano comunque banalizzati (si parla per esempio di persone costrette a partecipare al business della guerra per sbarcare il lunario, che per uno storico potrebbe essere scontato, in un'opera narrativa non è un discorso così comune).

Nonostante i difetti sopracitati, “Violet Evergarden” è un anime intenso, in grado di colpire lo spettatore con una trama solida e senza facili frenesie, che, nonostante la scarsa durata in episodi, si prende il suo tempo e restituisce una visione romantica e quasi naïf della vita, dove il cammino verso la conoscenza e la verità è prima di tutto basato sul cuore e, per questo, organico ai valori della scrittura e dell’arte, al senso di umanità in generale.


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menelito

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
Questa è la maxi-storia di come la mia vita cambiata, capovolta, sottosopra sia finita; seduta su due piedi qui con te, ti parlerò di Violet, il cyborg di Gilbeeert... scherzi a parte, questo è il racconto di come un cyborg ha sviluppato i sentimenti di un essere umano. Ok, no, ora sono serio... ho appena finito il tredicesimo episodio e devo scherzare in qualche modo, per scacciare la malinconia.

Partiamo dicendo subito che il format in generale è quello degli episodi autoconclusivi, durante i quali la nostra protagonista incontrerà situazioni e persone diverse, lasciando in esse la propria impronta e crescendo caratterialmente. Personalmente ho molto apprezzato questa struttura, poiché permette quasi sempre di "staccare" per un po' fra un episodio e l'altro, garantendo una visione non "anestetizzata" dalla malinconia della puntata precedente. I personaggi sono praticamente tutti interessanti, anche se avrei gradito ulteriori approfondimenti su qualcuno di questi, per capire meglio i loro processi mentali, visto che in certi casi non mi hanno granché convinto (cough cough, il fratello di Gilbert, cough, ehm... scusate...). Ci tengo a sottolineare che l'interesse per i personaggi viene non tanto dal loro carisma ma dalle relazioni che questi intrecciano con gli altri. Che sia un rapporto fra due amanti lontani, fra nobile e serva o fra genitori e figli, cambia poco: in un modo o nell'altro, questa serie riesce a toccare certe corde nello spettatore e a far trapelare la bellezza, la forza, la malinconia (etc.) che a volte può scaturire dai legami fra esseri umani.

In tutta onestà, trovo difficile da definire precisamente il punto di forza di questa serie, le animazioni davvero splendide e le musiche a dir poco toccanti (soprattutto l'ending) di certo aiutano a conferire maggiore peso alla storia raccontata, ma non pensavo che una trama del genere potesse far scaturire così tante emozioni. Obbiettivamente, ho visto storie più tragiche che mi hanno fatto aprire i rubinetti molto meno di questa... ma se proprio devo evidenziare un qualcosa che ha avuto particolarmente effetto su di me, è stato vedere la protagonista cambiare di episodio in episodio. Lo sviluppo nel suo modo di reagire agli eventi e alle persone intorno a sé risulta gratificante per lo spettatore: è un personaggio a cui è difficile non affezionarsi velocemente, e vederla crescere non solo è bello per l'istintivo desiderio di volere il suo bene, ma ha anche la funzione di renderla gradualmente più "umana", e quindi più simile allo spettatore che gradualmente si troverà ad immedesimarsi sempre più in essa, aumentando esponenzialmente le reazioni dello spettatore stesso nei confronti della storia raccontata. Sviluppare il tutto in questo modo è stata una trovata obbiettivamente azzeccata... o perlomeno con me ha fatto centro in pieno. Chapeau.


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Nicola Scarfaldi Cancello

Episodi visti: 13/13 --- Voto 7,5
"Lungo le sponde del mio torrente
Voglio che scendano i lucci argentati
Non più i cadaveri dei soldati
Portati in braccio dalla corrente"

Ed è con questa citazione alla canzone più nota (o, come dicono i malfidati, più "mainstream") di De André che mi appresto a iniziare questa recensione di "Violet Evergarden".
Perché la guerra non è esattamente il tema principale di "Violet Evergarden", ma è parte importante della sua essenza e del suo setting narrativo. Però, non proprio la guerra, ma le sue conseguenze, la sua eredità.
Quando i veterani tornano a casa, scontrandosi con ciò che hanno perso, con il fatto di essere membri di una generazione mancata.

In questo contesto, seguiamo l'evolvere e il maturare di, appunto, Violet Evergarden.
Ragazza orfana cresciuta come bambina soldato, come "arma umana" per combattere nel conflitto tra Leidenschaftlich e il suo nemico, che dopo aver perso le mani in battaglia e aver visto morire il suo maggiore, l'unica persona che non la considerava uno strumento, passerà il corso della serie interrogandosi sul significato delle sue ultime parole, "Ti amo".

Il tema principale di "Violet Evergarden" sono appunto le emozioni: il conoscerle, il comprenderle, il riuscire a comunicarle. Tramite il suo lavoro di Auto Memory Doll, ovvero di dattilografa per coloro che non possono scrivere lettere, Violet sarà chiamata ad affrontare il suo analfabetismo emotivo per poter comprendere ciò che i suoi clienti le vogliono comunicare, e di conseguenza anche facilitarsi la vita nel cogliere le sfumature di quelle parole così semplici, ma al contempo così complesse per lei.

L'intreccio narrativo si districa quindi in una struttura episodica perlopiù slice of life, dove Violet è chiamata a interagire ogni volta con un nuovo cliente, e interagire ogni volta con una nuova emozione, o con una nuova interpretazione e modo di vivere la stessa emozione.
Questa è una serie che mira a commuovere, è evidente ed è facile che ci riesca. Alcuni l'hanno accusata di essere eccessivamente melodrammatica, ma mi trovano in disaccordo. Nella mia esperienza, "Violet Evergarden" si è rivelata una serie che non scade mai nella banalità da questo punto di vista. Nonostante la tragicità di alcune scene, ho percepito sempre una cura e un lavoro di rifinitura dietro, volto a rendere con il dovuto rispetto certe tematiche e certi momenti. Ritengo che le serie che usano le emozioni in modo strumentale siano ben altre, e "Violet Evergarden" non ne fa parte.

La serie di "Violet Evergarden" ha anche un lato d'azione/fantapolitico che... è semplicemente la sua parte più debole.
Nonostante l'importanza del conflitto in "Violet Evergarden", quando viene mostrata la guerra vera e propria, con i flashback o con scene d'azione nel presente, questa viene trasposta con un livello di verosimiglianza ben più basso di quello mantenuto dal resto della serie.
I soldati non seguono alcuna tattica, le sparatorie non sono credibili e, soprattutto, Violet non è un essere umano.

Benché il tema di Violet vista come "arma umana" sia importante e parte del suo personaggio, in questi momenti viene interpretato in modo... troppo giapponese, semplicemente.
Con Violet che diventa un Terminator capace, da sola, di tenere testa a decine di uomini armati, nonché di fare salti di almeno cinque metri.
Da quello che mi è stato detto, non posso confermarlo, questo succede perché la light novel da cui l'opera è tratta aveva un mood e una gestione ben diversi, quindi queste parti sono una "scomoda" eredità della novel.
È un peccato, perché, pur non essendo parte delle tematiche principali dell'opera, queste scene ci sono e non possono essere ignorate. Quantomeno è anche una cosa di cui gli autori hanno tenuto conto, poiché non vi saranno più scene del genere nei due film sequel dell'opera.
Ma non è questa la sede dove parlarne.

A coronare il tutto vi è un comparto tecnico mozzafiato.
Ambientazioni curate e costruite con una cura al dettaglio incredibile, colori e giochi di luce parte di una fotografia perfetta, una regia capace di rendere ogni momento e inquadratura memorabile e delle animazioni semplicemente perfette.
Solo guardare uno specchio d'acqua su cui galleggiano le foglie vi farà commuovere, perché tale è la perfezione e la potenza estetica di "Violet Evergarden".
Anche la colonna sonora non è da meno, con in particolare una traccia che vi stringerà il cuore ogni volta che la risentirete, perché la assocerete a un episodio in particolare.

Questo è tutto. Spero in molti altri possano fare esperienza di questo anime e ritrovarsi ad apprezzare.
Io, personalmente, ho provato troppe emozioni. Vado a guardarmi un hentai.
Auf wiedersehen!


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Trevex

Episodi visti: 13/13 --- Voto 10
Capolavoro, secondo me è un perfetto capolavoro.
Iniziando dalla grafica eccellente, dai colori splendidi e dalle animazioni straordinarie, con colonne sonore perfette al momento giusto. Già solo per queste qualità il giudizio e il voto migliorano in maniera rilevante.

Ovviamente, a tutto si aggiunge la storia che racconta le vicende di questo "strumento" con sembianze prettamente umane costruito principalmente per scopi bellici.
La trama a mio parere è super-originale e trasmette un messaggio molto importante, cioè le emozioni umane che, spesso, si danno per scontate e ovvie, come se fossero automatiche, ma che in realtà sono più complesse e contorte di quanto sembri, e che influenzano in maniera drastica la nostra vita. Infatti, vengono trattate tutte le "tipologie" di emozioni che un essere umano può provare (per di più quelle più estreme).

Importante anche lo spazio che viene dato, soprattutto a fine serie, al fatto che Violet venga considerata unicamente uno strumento/macchina dalle persone che conoscono la sua natura, cosa che lei cerca di smentire, andando contro allo scopo per cui lei è stata costruita, eseguire gli ordini, passaggio molto importante e non indifferente, in quanto segna che dal quel momento lei vivrà libera proprio come le ultime volontà del maggiore. Scene molto belle e toccanti.
Bellissimo anche quando si impegna a superare i traumi della guerra, le cosiddette scottature.

Essendo una serie che si concentra sull'importanza delle emozioni umane, ovviamente non ci si può aspettare chissà quali scene d'azione o comunque scene movimentate, in quanto tutto si concentra su argomenti astratti, le emozioni, ma nonostante ciò non ci si annoia mai.

Alcuni si lamentano che l'anime sia troppo sentimentale, in questo caso non è l'anime a non piacere, ma il genere. Se proprio dovessi dire un difetto, sarebbe la questione del fatto che Violet nel suo percorso lavorativo come bambola (lavorativo, non percorso di crescita) raggiunga l'eccellenza fin troppo velocemente e con poche difficoltà.

Concludendo, l'anime è un capolavoro con un significato dietro notevole, da vedere assolutamente!


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erGino

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
Ci troviamo davanti non a un capolavoro assoluto, come tanti sostengono, né tantomeno a una schifezza, come qualcuno, secondo me inspiegabilmente, vuole convincerci.
"Violet Evergarden" ha sicuramente qualche difetto, dopo ne parliamo, ma ha una storia originale e coerente, è supportato da un ottimo comparto tecnico (e almeno qua siamo tutti d'accordo), affronta temi importanti in maniera assolutamente decorosa.

Violet è un'orfana e viene usata come strumento di guerra. A soli dieci anni viene regalata (sì, proprio come gli schiavi) a un maggiore dell'esercito molto gentile e premuroso. Una volta finita la guerra e morto il maggiore, l'unica persona al mondo per Violet, lei ne esce profondamente segnata. Viene presa sotto l'ala di un altro ufficiale dell'esercito, che la fa lavorare nella sua fabbrica, dove rimane affascinata da un lavoro: le bambole di scrittura automatica. È un lavoro che non esiste nel nostro mondo, ma si ispira al fatto che una volta c'era tanto analfabetismo ed era usanza, specie nei paesi, rivolgersi a uno dei pochi alfabetizzati per farsi scrivere una lettera... di certo però si trattava di un puro lavoro meccanico, non si cimentavano di certo nell'interpretazione dei sentimenti altrui, cosa che invece fanno le suddette bambole. Ma questo è un dettaglio importante, fatto appositamente per lo sviluppo della trama, perché Violet, apatica e quasi robotica (il dettaglio delle braccia meccaniche lo sottolinea), ha un ultimo ricordo del maggiore che però non riesce a capire: la sua dichiarazione d'amore. Dunque Violet, svolgendo questo lavoro, spera di capire il significato di quelle parole, perché si compia la memoria dell'adorato maggiore.

Dunque, l'intera serie si basa semplicemente sul seguire le vicende di Violet, che a poco a poco la introdurranno al mondo sentimentale. Non dobbiamo stupirci, né tantomeno criticare, che siano quasi tutte storie autoconclusive, hanno senso perché il lavoro di Violet consiste proprio nel fare tanti piccoli viaggi e conoscere tante persone, ognuna delle quali aggiungerà un pezzetto alla sua complessa personalità.
Possiamo dividere la storia in due fasi: nella prima Violet vive nella completa apatia, nella seconda invece, in seguito a un evento che la sbloccherà, sperimenterà un'eruzione di sentimenti (le storie saranno appositamente più strappalacrime). Il finale è coerente con le premesse, ovvero alla fine Violet troverà la soluzione all'enigma, il suo viaggio alla ricerca delle emozioni avrà un compimento.
Si possono discutere alcuni episodi meno sensati, più noiosi, un po' ripetitivi fra loro (queste le critiche più frequenti), ma alla fine è tutto coerente con la trama e questa è la cosa più importante.

Ho visto tante critiche all'inconsistenza dei personaggi secondari. Non sono per nulla d'accordo, per due motivi: Violet è la protagonista indiscussa di questa opera (che non a caso porta il suo nome), e questo implica un certo 'prot-centrismo'; le storie sono autoconclusive, quindi ovviamente ogni personaggio incontrato ha poco tempo a disposizione, e comunque riescono quasi tutti a lasciare qualcosa, ad emozionarci.

Una critica su cui invece mi trovo in linea è sulle scene d'azione un po' esagerate e non coerenti con il tipo di opera. Sicuramente il difetto principale, insieme a un eccesso di sentimentalismo qua e là, in un'opera che comunque ne ha veramente pochi.

Non mi metto neanche a commentare un comparto tecnico eccellente (giusto le musiche un po' troppo alte, che a volte sovrastano le voci) e concludo dicendo che "Violet Evergarden" va visto almeno una volta, poi può non piacere, ma rimane un lavoro di ottima fattura da mettere nel proprio bagaglio.
Il mio sarebbe un 7,5, ma arrotondo a 8 come premio per avermi anche fatto commuovere.


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MG10

Episodi visti: 13/13 --- Voto 9
"Violet Evergarden" è una serie di tredici episodi del 2018, trovabile su Netflix con annesso doppiaggio italiano (grazie al quale ho conosciuto la talentuosa doppiatrice Emanuela Ionica). Partendo questa volta dai lati negativi, penso che nei primi episodi l'eccessiva non espressività di Violet potrebbe infastidire più di qualcuno, inoltre ho trovato l'episodio 4 abbastanza noiosetto, e credo se ne potesse decisamente fare a meno, riducendo il numero degli episodi ai canonici dodici.

Per quanto riguarda invece i lati positivi, bisogna sicuramente nominare la grafica, gli splendidi colori e le animazioni. Senza dimenticare poi alcuni intensi e memorabili episodi (per buona parte autoconclusivi), dei quali ricordo in particolar modo il terzo, il settimo e soprattutto il decimo.
In conclusione, uno dei migliori anime dell'ultimo decennio, facilmente reperibile e senza particolari limiti di età, quindi consigliato a tutti.

Annab

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Annab

Episodi visti: 8/13 --- Voto 7
È una serie molto toccante e non pesante da seguire. Mi è stata consigliata e la sto adorando. Si lascia seguire con facilità e ha una trama semplice ma molto bella. Violet ha un carattere molto freddo e distaccato, poiché comunque passa tutta la sua vita fino ad allora in guerra e non conosce cosa siano i sentimenti; li scoprirà scrivendo appunto le lettere nel suo lavoro di “doll”, cioè bambola. Nonostante ciò riesce a stringere molto con una ragazza dai capelli rossi molto carina e dolce, la sua storia è toccante. Infine, vi consiglio questa serie, se cercate qualcosa di carino da vedere ma non impegnativo.


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esseci

Episodi visti: 13/13 --- Voto 7,5
Dopo aver visto tutta la saga, mi ritrovo a tentare di scrivere un’opinione a riguardo di “Violet Evergarden” e la sua serie di dodici più uno episodi.

Premetto che la serie all’inizio mi ha illuso per tutti gli elementi messi in evidenza in partenza. Una guerra appena terminata (in modo vittorioso), la protagonista Violet, una ragazza che si sveglia in un letto di ospedale con due braccia artificiali (meccaniche), smarrita e confusa dopo una violenta battaglia in cui ha perso il suo comandante e punto di riferimento, maggiore Gilbert Bouganvillea. Violet, nonostante il bellissimo aspetto fisico e il viso angelico, è stata una sorta di killer professionista e formidabile al servizio dell’esercito vincitore, senza paura, sentimenti, emozioni... insomma, in apparenza un “Terminator” d’antan... Quindi una “macchina” o “arma” a servizio di un padrone che si ritrova all’improvviso menomata, senza nessun punto di riferimento e senza l’habitat in cui aveva sempre operato: la guerra, la sofferenza, la morte...

Con un soggetto così potenzialmente complicato sarebbe stato lecito attendersi un personaggio “problematico” nel senso più ampio del termine, con notevoli scompensi caratteriali e comportamentali una volta reinserita nella vita normale, se può essere definita come tale il primo periodo post-pace e della ricostruzione.

E invece...

La trama si articola in un serie di alternanze tra passato e presente, col solo fine di spiegare cosa era successo a lei e al suo comandante, il loro rapporto e la sua evoluzione, fino al momento in cui le loro vite si sono separate, dove il presente a mio avviso perde di mordente rispetto al passato per la sua ripetitività e “inverosimiglianza”.
Tanto è intrigante il passato di Violet e del suo rapporto di dipendenza con il suo maggiore, tanto è poco avvincente (e tremendamente lento e insipido) il presente di Violet in cui, grazie al colonello Hodgins e amico del maggiore Gilbert, diventerà una “bambola di scrittura automatica” (definizione che ritengo un po’... “orrenda”), ossia una dattilografa che scrive per conto di persone analfabete lettere e messaggi, cercando di tradurre in parole i sentimenti e le emozioni di chi le espone.
E mi “sgorga” spontanea la domanda: “Proprio Violet deve diventare una persona capace di leggere tra le righe dei sentimenti umani, quando lei sembrava in guerra un mero automa incapace di affezionarsi ad alcunché e a mettere a repentaglio la sua stessa vita per una causa che forse nemmeno capiva e non le apparteneva? E senza un mentore, una guida o semplicemente una o più persone che potessero coinvolgerla affettivamente?” La risposta è ovviamente sì, anche perché la narrazione dovrà chiudere il "cerchio"... ma il "percorso" scelto è troppo pretenzioso...

Attenzione: la parte seguente contiene spoiler

Si sa che le potenzialità umane non hanno limiti (né gliene dobbiamo porre), e pertanto da buona “soldatessa” Violet inizia con una determinazione sovraumana un percorso di crescita interiore, in cui la sua intelligenza, capacità di apprendimento e sensibilità si sviluppano esponenzialmente attraverso lo svolgimento delle “missioni” che è chiamata a svolgere: scrivere lettere per persone che “soffrono” per una persona che “amano”.
Questi “stimoli” le hanno consentito in breve di diventare la migliore “traduttrice” di sentimenti in parole scritte, rendendola sempre più umana, emozionabile, sensibile e soprattutto consapevole di tutto quanto di brutto vissuto nel passato, in cui è stata ella stessa causa di sofferenza e morte per molte persone che ora in senso lato cerca di aiutare.

Ed ecco che l’anime documenta in una serie di “episodi” la sofferenza umana post-bellica: alcuni mi sono anche piaciuti per l’idea (penso allo scrittore di romanzi e a quello della madre che scrive le lettere alla figlia quando sarà deceduta), ma più che costituire un percorso di crescita mi sono sembrati solo “strappalacrime” fini a sé stessi... e ammetto che per me è stato difficile trattenerle in un discreto numero di circostanze.
E in tutto questo tourbillon di forti sentimenti ed emozioni, uniti alla gratitudine dei mittenti e dei destinatari delle missive scritte da Violet, lei continua a struggersi nella ricerca di qualche indizio della possibile sopravvivenza del maggiore e nella ricerca del significato di quanto Gilbert le ha detto nella battaglia decisiva, invitandola col tono perentorio di un ordine ad andarsene libera alla ricerca di sé stessa e della sua felicità, e a lasciarlo dove si trovava ferito e morente, chiudendo il discorso con le fatidiche parole “Ti amo”.

Tutto l’anime (quello in episodi) è pertanto incentrato sulla “riabilitazione” di Violet e sul suo personale e inverosimile percorso di crescita affettiva, alla ricerca di un nuovo equilibrio interiore per elaborare e superare il vuoto lasciato dal maggiore Gilbert, con un finale che lascia volutamente aperto a un sequel, dopo che negli ultimi due episodi la narrazione riacquista un po’ di azione che ci permetterà di vedere Violet all’opera ancora come “strumento” di guerra, in funzione di “peacekeeper” .
Sulla chiusura della serie tralascio ogni commento su come risolverà la possibile grave crisi che si stava generando tra le due potenze che erano state in guerra. Mi permetto solo di evidenziare che Violet, che per come è sempre vestita mi sembra “Mary Poppins”, diventa nuovamente una specie di Keanu Reeves nelle vesti di John Wick, e magicamente riprende ad essere il formidabile sicario e risolutore dei problemi, costi quel che costi, ma ispirandosi ora al rispetto della vita altrui, che risparmia anche a costo di rischiare la propria... bontà sua...

Le pecche di una storia simile sono intrinseche nella trama come congegnata e narrata: Violet evolve nella sua affettività in modo completamente autonomo senza alcuna relazione interpersonale, se non quelle dovute alla sua professione. A livello personale non c’è alcuna persona significativa, ad eccezione del ricordo idealizzato del suo maggiore. Fa del bene anche in modo volontario e ne sembra essere consapevole... nel miglior dei casi sembra ispirarsi alla “filantropia”.
Purtroppo, sembra vivere solo per capire cosa significa “amare” attraverso le esperienze degli altri... e ciò mi sembra perlomeno “stravagante”... e troppo immune da difetti, lacune, mancanze... Una specie di asceta...
Del suo passato nessuna traccia, se non nella volontà di superarlo attraverso il bene che ha ricevuto dall’unica persona che le ha dimostrato riguardo e affetto: il maggiore Gilbert.
E se Violet dimostra di subire dei momenti di smarrimento, questi sembrano essere solo legati allo struggente ricordo di quanto vissuto col maggiore (paradigmatico il regalo della spilla da cui non si separerà mai) e non a veri momenti di crisi dovuti al suo status (è pur sempre una reduce di guerra con due arti artificiali, che ha ucciso senza pietà molte persone e che ha assistito a tutte quelle atrocità, senza essere mai riuscita a vivere la sua infanzia e adolescenza).

Da quanto premesso è chiaro che gli altri personaggi dell’anime sono solo “strumenti” per ribadire il solito “refrain”: nessuno spicca in modo chiaro e le loro interazioni, a parte qualche passaggio col colonnello Claudia Hodgins (della ambiguità del nome del colonnello e di quella del postino Benedict non se ne capisce molto il senso, senza dei dovuti approfondimenti di trama), non aggiungono molto alla trama, che resta incentrata (e in modo approssimativo) su Violet e il suo percorso di “redenzione”.

Se la trama narrata presenta non pochi problemi, il reparto tecnico è invece notevole: le animazioni e colori sono sempre ineccepibili. Un giudizio altrettanto positivo lo merita anche la colonna sonora. Anche il doppiaggio italiano sembra convincente per i personaggi principali, meno con quelli comprimari.

Se consiglio la visione dell’anime? Sì, ma tenendo conto che difficilmente ci si potrà immedesimare in un personaggio come quello della protagonista: troppo idealizzato e lontano dalla nostra “umanità”. Sarà più semplice farlo con una delle tante storie di sofferenza raccontate che faranno versare più di una lacrima... peccato.


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Nae

Episodi visti: 13/13 --- Voto 6
Se dovessi definire questo anime in poche parole, direi: tanto potenziale, ma non realizza. Ammetto che non ho letto le light novel, quindi non so se lì invece rende meglio, ma, visto il risultato qui, diffido.

La trama si svolge alla fine di una sanguinosa guerra tra gli stati di Nord e Sud, nella fattispecie seguiamo le vicende del Leidenschaftlich (regione meridionale) nella sua capitale in ricostruzione dopo gli scontri: Leiden. Protagonista della faccenda la Violet del titolo, un'ex soldato della regione del Sud; particolarità della suddetta: era un soldato infante.
Violet è un'orfana traumatizzata addestrata come killer, presumo dall'impero di Garalick (Nord), visto che non si parla di bambini soldati nel Sud, ma non viene mai spiegato nulla in proposito. Questa viene salvata accidentalmente dei soldati della regione del Sud e viene circa adottata dal Maggior Gilbert Bougainvillea, che finisce per continuare ad utilizzare la ragazzina nel suo battaglione. Una scelta molto forte, a mio avviso, il militare non solo le insegna a leggere e scrivere e prova a darle una parvenza meno selvaggia e ferale, ma si pone anche come bussola emotiva per la ragazzina-arma, eppure decide di portarla di nuovo in guerra, invece che allontanarla. L'avrà fatto perché temeva che il PTSD la mettesse in brutte situazioni senza di lui in giro? Sadismo? Chissà...
Allora, qui devo confessare, mi aveva proprio intrigato: l'idea della bambina killer usata come arma dall'esercito apriva scenari narrativi notevoli, oltre che svariati intrighi emotivi ed eviscerazioni psicologiche, e sì, francamente cercavo, pur nella trama romantica filosofica, magari distorta dai reciproci drammi, un attimo di attenzione per il benedetto PTSD e traumi associati; peccato che tutto questo non avvenga. Ci sono spunti, sussurri qua e là, ma sono rumori di fondo che non prendono piede in modo serio, cosa che debilita l'intensità della storia stessa.
L'intreccio segue il dopoguerra ed è infarcito di flashback, cosa funzionale come scelta narrativa, se non fosse che lo spettatore finisce per essere più attaccato ai momenti del passato rispetto al presente. Si vuole sapere di più di Gilbert, dell'attaccamento ossessivo che la ragazzina ha per questa discutibile figura venerata, di più di quell'ultima battaglia dove lui le aveva preventivato un prossimo allontanamento dal suo battaglione. Insomma, troppo presi da qualcosa che non ci sarà poi su schermo in modo estensivo.
Vedere Violet post-guarigione dall'ospedale in cui le hanno impiantato delle protesi per via della perdita delle braccia e vedere come si muove in una società che si sta ricostruendo non prende molto. La presenza dell'ex commilitone di Gilbert che si occupa ora della ragazza aiuta in qualche modo minimale il gioco di confronto "normalità post-guerra" vs "solo modalità guerra", e francamente tutta la faccenda delle ragazze bambole dell'ufficio postale che scrivono lettere in nome e per conto è grazioso, ma distorce il background di struttura della protagonista. Se si è emotivamente deficienti e l'empatia non è cosa chiara, le cose dovrebbero vedersi in un lavoro che richiede entrambe, invece Violet eccelle, e senza fare un solo giorno di terapia.
Che dire? La sequela di esperienze "umane" che fa nel suo lavoro di doll, che dovrebbe essere la chiave di crescita di Violet, non poggia su un terreno solido, e i mille successi che questa ottiene con soggetti dalla personalità non proprio semplice sono un po' come l'aspetto della protagonista: troppo perfetto. Io due cicatrici sul bellissimo viso gliele avrei messe, pur lasciandola bellissima, se era proprio cosa imprescindibile.
Concludo la parte storia dicendo che poggiare l'evoluzione emotiva della protagonista anaffettiva a caccia del significato delle parole "Aishiteru" ("Ti amo"), dette dal suo adorato Maggiore, non trattando il come supera il trauma della guerra e del mostro che è stata resa è un po' uno spararsi nei piedi.

Il comparto tecnico è sicuramente il cavallo da battaglia di questa serie, i disegni sono bellissimi. Il character design è davvero notevole, i volti sono dettagliati e non si vedono le file di facce uguali, i fondali sono assolutamente mozzafiato e le animazioni fluide e piacevoli. La colonna sonora è veramente molto bella e opening ed ending sono davvero graziose. Questo il vero motivo per cui riesce ad andare a casa con la sufficienza, nonostante il potenziale di trama buttato.


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Gabri31

Episodi visti: 13/13 --- Voto 10
Un anime intenso. È difficile trasmettere dei sentimenti e delle sensazioni, ma quest'opera centra in pieno l'obbiettivo di coinvolgere lo spettatore nella storia profonda e accurata che viene raccontata.
Molto importanti sono le animazioni, è stato curato molto il dettaglio degli elementi che lo compongono, e soprattutto i colori che donano allo spettatore bellissimi attimi di tranquillità nelle scene più sentimentali.
Il cuore dell'opera è sicuramente la dolce e triste storia della protagonista Violet. Comincia tutto nel mistero, per poi iniziare un 'cammino' di ricerca e di comprensione dei sentimenti di Violet, la quale è incapace di comprenderli.
Da non tralasciare è sicuramente il contesto in cui si svolge la storia, certo non è una guerra accaduta realmente, ma riesce comunque a trasmettere il senso di impotenza, crudeltà e inutile perdita che portano a sensibilizzare sé stessi.
Dopo un'analisi dell'opera ho deciso di valutarla con un 10, perché l'apprezzo senza voler cambiare niente.


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Franzisko

Episodi visti: 13/13 --- Voto 7,5
Nord e Sud in perenne conflitto, sempre e ovunque. Così anche come la ragione e il sentimento.
Così è cresciuta la protagonista di questo anime, Violet Evergarden. Tutto il suo viaggio inizia nella speranza e nella volontà di capire le parole "Ti amo" che il maggiore Gilbert le pronuncia in punta di morte durante una dura battaglia. Un personaggio "vergine", un foglio bianco su cui scrivere la nuova storia della sua vita, dopo che la fine della guerra le porta via una persona, che intuisce sia stata importante, e un cruento passato.

A Violet tocca vivere tra la gente che si relaziona nella quotidianità, e giorno dopo giorno le tocca vedere più a fondo nelle cose, nelle relazioni, tra i sentimenti. Dalla sua parte ha la pura innocenza che le fa scoprire in primis il fascino della scrittura delle lettere come mezzo per trasmettere i sentimenti delle persone (e non solo le parole).
Lei il suo viaggio l'affronta con tutta la caparbietà che il maggiore Gilbert le ha trasmesso, e lettera dopo lettera comincia ad impregnarsi dei colori delle emozioni della gente che incontra. Alla fine comprende l'importanza che ha avuto l'uomo che le ha dato sia la libertà dalla guerra che la libertà per agire con la propria volontà: la capacità di fare una scelta dopo aver provato "qualcosa".

È un anime con una tecnica di alto livello; oltre al comparto grafico mi hanno stupito molto i colori. Ho avuto la sensazione che puntata dopo puntata diventassero sempre più brillanti e che il loro miscelarsi fosse sempre più ricercato man mano che Violet comprendeva le emozioni.

I personaggi sono molto ben definiti e con una funzione drammaturgica che aiuta Violet nel suo viaggio nella vita.

Il comparto sonoro poi è di una delicatezza unica, nei momenti fortemente emotivi riusciva a rendere palpabile il tutto senza sembrare invadente: la scelta degli archi è stata azzeccata. La ciliegina sulla torta è data dalla fantastica opening che già dalle prime note ti introduce nella tipologia delle atmosfere di quest'anime.

Tuttavia pecca a livello drammaturgico. È un misto di puntate autoconclusive intervallate da una narrazione "principale" che tarda ad arrivare e zoppica nell'incedere. Un peccato, perché isolatamente gli episodi si lasciano vedere, emozionano... solo che mettono a dura prova la voglia dello spettatore di scoprire fatti e avvenimenti, del perché delle cose, del passato, e i nodi importanti degli eventi.

Un peccato, perché con una storia più curata avrebbero fatto di questo buon anime un capolavoro.
Comunque sia, mi sento di consigliare la visione di questo più che buono "Violet Evergarden".

Anna Carolina Panzeri

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Anna Carolina Panzeri

Episodi visti: 13/13 --- Voto 9
L'ho iniziato a guardare per i disegni mozzafiato, non mi aspettavo di essere travolta da una storia così bella e da delle musiche commoventi.
È un percorso di rinascita, di crescita e di scoperta, attraverso gli occhi di un'adolescente provata dagli orrori della guerra e con un'unica figura accanto.
Parlare di quest'anime senza cadere in spoiler è complesso. Sono delle mini-storie, che, come piccole perle, formano una collana che porterà Violet a capire molte cose e a conoscere l'amore, il rimorso... le faranno capire di essere una persona libera di vivere.


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Raulzanta05

Episodi visti: 13/13 --- Voto 10
Partendo dal presupposto che è stato l’anime che mi ha fatto commuovere di più, non penso sia necessario ripetere la trama. Ogni episodio è a sé stante, ma è anche vero che si sviluppa una storia. Non voglio fare spoiler, ma solo dire come quest’opera cerca e, a parer mio, riesce a esprimere l’amore in tutte le sue forme, e lo sviluppo del personaggio di Violet, lasciando profonda amarezza ma anche la sensazione che a volte, per lasciare un segno indelebile nell’anima, basta poco. L’unica pecca è la tristezza immensa di certi episodi (come il decimo), che però è riuscito a toccarmi dentro.
Molto breve, disegni stupendi (si vede quando c’è dietro Netflix) e musica azzeccata.


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Shadow01

Episodi visti: 13/13 --- Voto 10
È un anime molto bello e coinvolgente, deprimente al punto da farti piangere ma pieno di insegnamenti e riflessioni personali. Sarà che era una giornata piovosa e cupa, ma mi ha fatto piangere molto a dispetto del mio solito cuore di pietra.

Violet è una ragazza reduce di guerra che è sempre stata trattata come arma militare per vincere guerre, più che come una persona, e questo l'ha portata a non riuscire a provare sentimenti, tanto meno comprenderli. Nell'arco della storia viene molto sviluppato il profilo psicologico della protagonista, che continua ad evolversi sino all'ultima puntata, in cui finalmente capisce il significato delle ultime parole del maggiore Gilbert.
I personaggi secondari, soprattutto i clienti per cui scrive le lettere, sono molto ben fatti e, sebbene gli episodi da quel punto di vista siano auto-conclusivi, vengono molto approfonditi e ti entrano nel cuore con una facilità assurda. Anche i colleghi di lavoro che hanno più che altro lo scopo di far sentire Violet amata sono molto simpatici e profondi. È anche vero che Violet rientra un po' nel cliché della donna/ragazza perfetta (è la più forte, la più veloce a scrivere a macchina, sa camminare sulle foglie del lago ecc.), ma mi sembra una cosa del tutto giustificata: se le avessero tolto anche queste capacità, sarebbe rimasto solo un guscio vuoto che non prova emozioni e che non potrebbe mai provarne, se, appunto, non avesse anche solo una delle sue capacità (essenzialmente è anche uno scopo narrativo per far andare avanti la trama). Questo per me non le fa assolutamente perdere punti, anche perché le storie che ogni persona preferisce sono probabilmente quelle in cui si immedesima di più o che rispecchiano qualcosa che gli è familiare e gli piace in modo particolare.

Le sigle sono molto belle, e su YouTube se ne può trovare una cantata in italiano che personalmente adoro. Gli episodi (tredici) sono molto accattivanti e ti spingono a continuare a guardarli, è una storia molto drammatica, e si vede che vuole farti piangere con tutte le storie tristi, ma la consiglierei comunque a tutti. Soprattutto se ci si trova in una situazione triste o si ha una giornata storta è consigliabile, non tanto per il buon umore, ma per farti riflettere che comunque c'è di peggio e farti andare avanti.


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maxcristal1990

Episodi visti: 13/13 --- Voto 9
Nessuno conosce la provenienza di questa ragazzina, un'arma da guerra vera e propria, un soldato addestrato unicamente ad obbedire, che viene assegnata al maggiore Gilbert per combattere in prima linea. Si dimostrerà un soldato infallibile, per poi alla fine della guerra iniziare un nuovo percorso di vita che la porterà non solo a vivere il presente e il futuro, ma in particolare il suo passato.

Posso iniziare direttamente dicendo di aver visto un capolavoro vero e proprio. "Violet Evergarden", nome di un fiore datole dal suo maggiore, cognome della famiglia che la ha accolta, è una storia drammatica che vede al centro questa ragazza, trovata e addestrata unicamente a uccidere sul campo di battaglia, che mostra come le persone possano ignorare i propri sentimenti o come ci si possa perfino abituare a convivere con tali disagi interiori. Dopo la fine della guerra, Violet, ormai priva di ordini impartiti, imparerà sia a vivere le proprie emozioni che a vivere la vita indipendente dai comandi altrui, trascinata dalla sua ignoranza emotiva. Il suo obbiettivo è scoprire cosa vuol dire "Ti amo", le ultime parole ricevute dall'unica e più cara persona che aveva, il maggiore Gilbert. Rispetterà la sua ultima volontà, quella di vivere libera, lavorando come Auto Memory Doll, "scrittrice di lettere su commissione", imparando così a capire le emozioni umane che, al tempo della guerra, pensava di non poter provare.

Questo anime manda dei messaggi veramente adulti e esemplari. Innanzitutto mette pienamente in mostra la differenza che c'è tra un animale e un umano, le emozioni. Quando una persona non prova emozioni, diventa come gli animali, e alcune volte, spinto dall'istinto, può fare cose che nessuno penserebbe mai di fare, come questa ragazza priva di sentimento, cresciuta in mezzo al sangue come un cane, fa quello che deve fare senza nessun filo logico da seguire. Nonostante tutto, inconsciamente, comincia subito a provare qualcosa a lei sconosciuto, al primo contatto con il sentimento ricevuto. Il suo percorso ci può perfino mostrare quante volte si sbaglia nella vita, volontariamente o involontariamente, consapevoli o non, fatto sta che le ferite interne rimangono e certe cose non te le dimenticherai mai, presto o tardi che tu te ne accorga. Sul piano emotivo centra sempre il punto esatto! La storia e le animazioni trasmettono tutto perfettamente, a partire dalle situazioni illustrate nelle puntate, molto drammatiche ma di impatto, fino ai disegni: basta guardare Violet presentata come un vero robot senza espressione, per poi arrivare alla fine e vederla come una persona umana piangere. Ultima cosa, bellissimo anche il fattore relativo a come una persona con il giusto calore può cambiare: questo messaggio è davvero bellissimo, e spero che, vedendolo, sia arrivato a tutti.

Sul piano tecnico, come ho già detto, le animazioni sono perfette, le musiche forse troppo azzeccate, visto che qualche volta mi veniva da piangere - anche se è veramente bella questa cosa, la vivi proprio quando è così. Consiglio la versione doppiata in italiano, perché si assapora meglio tutto quello che viene trasmesso dalla animazioni, e il doppiaggio è molto curato. Difetti non ne ho trovati, sul piano narrativo scorre egregiamente e ogni puntata regala una visione più che lodevole.


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Federica7

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8,5
"Violet Evergarden" è un anime da non sottovalutare.
Se ciò che colpisce a primo impatto è la bellissima grafica, sicuramente il pathos accompagna tutta la serie fin dal primo episodio. Infatti, dai primi cinque minuti sappiamo qualcosa che Violet, invece, scoprirà solo a fine stagione e che, però, è proprio ciò che la spinge ad andare avanti. In ogni singolo episodio la vediamo barcamenarsi in un mondo di cui non sa nulla: lei è un soldato e ciò che conosce è la guerra.
E' innegabile che la trama sia esigua, ma non è questo il punto focale della serie: Violet cresce sensibilmente e lo spettatore con lei; ogni storia che viene raccontata trascina e coinvolge inesorabilmente. Ogni singolo episodio suscita sentimenti sempre più intensi e commuoversi appare inevitabile.

Serie vivamente consigliata.


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AljeniX

Episodi visti: 14/13 --- Voto 9
Secondo il mio modesto parere questo anime è sempre stato a un livello molto alto, non facendo mai annoiare o deludere lo spettatore: riesce a coinvolgerti facendoti immergere nei panni di Violet. Per quanto riguarda l’aspetto grafico, credo che i produttori abbiano fatto un lavoro eccellente con animazioni e stile utilizzato. Anche se l’anime è incentrato su Violet, e quindi sulla sua crescita e sugli eventi che ad essa contribuiscono, e non una sequenza di eventi, gli altri personaggi son tutti ben realizzati. Un altro aspetto importante dell’anime sono i flashback, che, pur essendo numerosi, sono perfettamente «giustificati» e non diventano pesanti o ripetitivi per lo spettatore. Forse l’unica pecca è che quest’anime cerca di farti piangere/emozionare dal primo fino all’ultimo episodio, che può trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Termino col dire che consiglio al 100% questo anime, soprattutto se siete amanti del drammatico come me.


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Darek

Episodi visti: 13/13 --- Voto 6,5
Ho deciso di iniziare questo anime perché mi era stato consigliato da conoscenti, amici, parenti... chiunque. Con mio grande dispiacere, si è rivelato essere una noia mortale ai miei occhi.

Gli "archi narrativi" (se così possiamo chiamarli) sono inconcludenti, mirati forse soltanto a una crescita psicologica della protagonista, che comunque ho continuato ad odiare per le sue caratteristiche "iper perfette" (lei è la più bella, lei è la più forte, lei diventerà la migliore in qualsiasi cosa farà). Il tutto contornato da storie fatte appositamente per far scendere una lacrimuccia allo spettatore quasi in modo forzato.
I personaggi secondari sono anonimi e soprattutto inutili, con la protagonista che non ha un vero scopo se non quello di piccione viaggiatore che si muove da un luogo all'altro, per mostrare allo spettatore quelle storie strappalacrime che ho citato precedentemente. Provate a chiudere gli occhi e ascoltare soltanto le voci, poi ditemi se non vi sembra di star ascoltando una qualsiasi soap opera in stile "Il segreto".

Il mio voto oscilla tra il 6.5 e il 7, soltanto perché è innegabile come sia stato realizzato un lavoro ineccepibile, tecnicamente parlando. Senza di esso, sicuramente non avrei dato la sufficienza, probabilmente.


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Randagio

Episodi visti: 13/13 --- Voto 6
Ed eccoci qui a recensire il forced drama meno commovente della storia dell'animazione.
"Violet Evergarden" non farebbe piangere nemmeno quelli che, alla decima volta che guardano "Titanic", hanno ancora una pila di fazzoletti sporchi da una parte e un pacchetto di patatine dall'altra.

Per cominciare voglio fare una similitudine: "Violet Evergarden" è come il classico regalo della zia per il compleanno. Ovvero una maglietta di una sottomarca bulgara, impacchettata però con una bustina luccicante e un nastrino dorato. Dico questo perché l'anime è bello solo graficamente, tanto vale guardarlo senza volume.

Tecnicamente la serie è veramente buona, realizzata con cura in ogni singolo dettaglio. Il character design è particolare e dettagliato, e la protagonista riesce ad essere affascinante anche senza cadere nella volgarità dell'ecchi. Le ambientazioni e gli sfondi sono disegnati in modo realistico e si fondono veramente bene con l'ottima qualità dell'animazione. A livello sonoro devo dire che tutte le musiche sono molto malinconiche e si sposano bene con il contesto, peccato solo che l'opening si senta sì e no nella metà degli episodi. Tanto è vero che per i primi tre episodi viene da chiedersi se ci sia davvero un'opening.

Finito di analizzare il pacchetto regalo, apriamolo e vediamo cosa contiene... quello che troviamo è veramente ai limiti del patetico. Violet Evergarden è questa ragazza che inizialmente ci viene presentata come una macchina da guerra priva di emozioni e fedele solo a un certo maggiore Gilbert Bouganvillea. Ebbene, la ragazza decide di diventare una bambola di scrittura automatica (ovvero ragazze incaricate di scrivere i sentimenti dei clienti su una lettera da consegnare poi al destinatario di quelle emozioni), per comprendere il significato delle parole che il maggiore le ha detto prima di morire: "Ti amo". Ovviamente una ragazza priva di emozioni fallisce i primi due tentativi di scrivere una lettera, ma già dalla terza volta in cui ci prova è diventata la miglior bambola al mondo, così, senza una spiegazione logica. E quindi, dopo tre episodi di introduzione, si entra nel già citato forced drama. Sì, perché, ad esclusione di qualche sporadico episodio, lo schema narrativo di ogni singola puntata di questa noia mortale è così:
- Arriva un incarico per Violet;
- Lei si reca sul posto;
- Storia strappalacrime sul passato di un personaggio a caso.
- Violet risolve il problema e se ne torna a casa dopo essere stata ringraziata.
Ok, alcuni episodi funzionano molto bene (su tutti mi vengono in mente quello dello scrittore e quello sulla mamma malata e la bambina), però seguire questo schema per otto puntate di seguito è nauseante. Il vero problema di questa serie è l'incredibile monotonia delle storie che vengono raccontate, che riguardano tutte lo stesso tema: l'amore (sia esso per un genitore, per un figlio, per un fratello o per la fidanzata). Se si vuole parlare di un unico tema in una serie, si deve quantomeno cercare di mischiarlo a qualcos'altro. In "Violet Evergarden" è invece tutto dannatamente uguale.

Parlando dei personaggi, non ci perdo neanche troppo tempo. Tutti, esclusa Violet, sono statici: hanno il loro episodio di gloria e poi basta. L'esempio più iconico è Iris: l'amica di Violet, poverina, è già protagonista del peggior episodio della serie per distacco, ma dopo quella puntata praticamente non ha più una sola battuta, nonostante sia uno dei personaggi secondari più importanti. Oppure parliamo del maggiore Gilbert, che in tutta la serie ci viene rappresentato come un uomo gentile e basta! Durante la guerra non ha un'evoluzione, non ha una particolarità, è semplicemente gentile, punto. Come se le personalità degli esseri umani fossero formate solo da una singola emozione... Alcuni personaggi ricorrenti della serie non hanno nemmeno un carattere. Pensiamo al postino biondo o alle bambole che lavorano con Violet (esclusa la povera Iris), sono personalità veramente trasparenti, nonostante appaiano per gran parte degli episodi (tra l'altro mi ha fatto molto ridere la scena dove una delle bambole che lavora con Violet dice al postino biondo - non mi ricordo i nomi, ok? "Vai a consolarla, ora le serve uno come te". Violet con questo personaggio ci ha a malapena parlato, all'improvviso sembra che abbiano chissà quale rapporto confidenziale).

A livello di temi, come già detto, l'unico degno di nota è l'amore. La trama post-bellica viene ripresa solo negli ultimi episodi, ma non si percepisce mai questa grande volontà dell'anime di mostrare la crudeltà della guerra. Un altro tema che dovrebbe essere portante è la crescita di sé stessi attraverso gli altri. E qua c'è un piccolo grande fallimento logico dell'anime. Se Violet crescesse come persona, imparando dalle esperienze proprie e dei clienti che incontra, non ci sarebbe nulla di sbagliato. Il problema sorge quando Violet riesce magicamente a risolvere le disgrazie di queste persone scrivendo una lettera per loro. Violet praticamente impara che cos'è l'amore risolvendo problemi legati all'amore stesso, senza averlo mai provato. È come se un politico volesse risolvere le difficoltà di un Paese senza esserci mai stato. È fondamentalmente impossibile che sia Violet a risolvere i dilemmi dell'amore senza nemmeno sapere cosa sia.

Concludendo questo poema omerico: "Violet Evergarden" è una serie vuota e noiosa, ma che cerca comunque di far riflettere e commuovere, riuscendoci sporadicamente. Contando anche le musiche e la grafica, non mi sento di bocciare la serie, ma di sconsigliarla a tutte le persone che non si emozionano guardando "Titanic" per la decima volta.

Voti: trama 5,5; personaggi 4; tematiche 5; grafica 9,5; musiche 7,5.
Voto complessivo: 6 (arrotondato per difetto, perché "Violet Evergarden" mi ha fatto addormentare almeno un paio di volte).

Joey il Padrino

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
Nella sterile, a tratti imbarazzante, stagione invernale 2018, un posto di rilievo l’ha sicuramente avuto “Violet Evergarden”, anime prodotto dalla Kyoto Animation (studio d’animazione che vanta un curriculum non indifferente, basti pensare al recente “A Silent Voice”). Presentato al pubblico, fin dai primissimi trailer, come l’anime della stagione, “Violet Evergarden” si distingue fin da subito per le sue animazioni fluide, con degli sfondi, e direi anche utilizzo dei colori, da grande cinema, e per una meticolosa cura, anche in particolari apparentemente minori, dal fruscio del vento, al rumore di passi, fino allo stesso riverbero della luce sull’acqua. Ma dietro questo comparto tecnico da capogiro risiede davvero un piccolo capolavoro?

L’ambientazione di “Violet Evergarden” è tardo-ottocentesca, ma risente fortemente dell’influsso steampunk, dove la scienza è già arrivata a concepire parecchie invenzioni avanguardistiche, a tratti fantascientifiche, come per esempio protesi sostitutive perfettamente funzionanti. Quasi in contrapposizione a questo tripudio tecnologico, la comunicazione risulta essere ancora alquanto arretrata, con le lettere che hanno ancora una grandissima valenza e con specifiche figure professionali, le automail, pronte a scrivere e inviare messaggi al bisogno. In particolare si narrano le peripezie di Violet, giovane ragazzina quattordicenne, conosciuta nell’esercito come un soldato prodigio durante la guerra, al servizio di un rinomato maggiore, tal Gilbert. Proprio questi, durante l’ultima battaglia, cade sotto il fuoco nemico, e la nostra ragazza-soldato finisce, al termine del conflitto, per trovarsi catapultata in una realtà a lei sconosciuta: la vita di tutti i giorni, con tutti i pregi e difetti ad essa correlati. Violet, inoltre, dopo aver perso ambo le braccia durante l’ultima battaglia, sfoggia adesso delle protesi di metallo, e vive con il doloroso ricordo delle ultime, strazianti parole sussurrategli da Gilbert: “Ti amo”. Violet, però, è completamente ignara di quale significato si celi dietro tali parole, pertanto, sotto suggerimento dell’ex generale Hodgins, decide di prestare servizio come postina presso la CH Postal Services. Desiderosa di dare interpretazione all’ultimo messaggio del suo defunto maggiore, Violet, la ragazza, rimasta affascinata dall’attività di Auto Memory Doll, o automail che dir si voglia (copiste che riescono a trascrivere in parole i più svariati sentimenti ed emozioni), intraprende un’importante decisione: lavorerà come automail per imparare il significato di quella misteriosa parola. Da qui in poi inizierà un profondo e complesso processo di formazione psicologica (e, passatemi, sessuale) per la nostra Violet che, presto, attraverso la sua attività, arriverà a comprendere quante sfumature possa comprendere la parola “amore”, in tutte le sue meravigliose, e sfaccettate, forme.

Innanzitutto credo sia doveroso distinguere la trama in due linee: quella autoconclusiva, dove Violet funge solo da scrittrice, e in parte spettatrice, alle singole vicende narrate in ciascun episodio, con personaggi di volta in volta diversi e con le proprie distinte tematiche affrontate; e quella in cui c’è la trama di fondo, ovvero la formazione della bella automail. Ecco, la mia opinione non potrei definirla più divergente: gli episodi autoconclusivi, presi singolarmente, soprattutto il settimo e il decimo, riescono a risultare memorabili, grazie soprattutto a una colonna sonora sempre al posto giusto, e da un livello di animazioni tale, da far concorrenza a capolavori cinematografici, il tutto impreziosito da tematiche commoventi trattate con incredibile tatto; la trama di fondo, invece, risulta essere solo abbozzata superficialmente (e condita da alcune scelte registiche alquanto discutibili), tanto che finisce per diventare, paradossalmente, un fastidioso contorno. Ad un certo punto si può quasi finire per detestare la Violet “protagonista”, e apprezzarla di più nei panni di “automail-spettatrice”. Il che, detto francamente, è un vero peccato, anche perché nei primi episodi le aspettative verso la storia di fondo risultano essere assai alte, complici alcuni flashback intriganti.
Per quanto riguarda i personaggi, dispiace un po’ ammetterlo, ma sono delle macchiette. Pur non ricalcando stereotipi o concept già visti, soffrono tutti di una caratterizzazione assente, complice la struttura stessa della “non-trama”. Molti, pur essendo presentati alla grande con piccole, ma incisive, peculiarità, finiscono per diventare anch’essi meri strumenti usati solo per narrare le vicende narrate. Anche la stessa Violet, che pur risulta un po’ più abbozzata nella psiche e con un accenno di evoluzione nelle ultime battute, finisce spesso, suo malgrado, per occupare lo sfondo della scena, abbandonata da una sceneggiatura mai davvero interessata a portare avanti un personaggio che pure sulla carta si presenta come originale e interessante. Un vero spreco di potenziale.

La colonna sonora è di ottimo livello, così come sono spettacolari, e aggiungerei a tema, opening ed ending.
Sulle animazioni c’è poco da dire: “Violet Evergarden” è probabilmente uno degli anime meglio animati degli ultimi tempi, con grandissima cura nel riprodurre anche dettagli insignificanti che rendono la sola osservazione di alcuni frame pura contemplazione. Magari tutte le serie anime fossero animate così.

Concludendo, potrei definire “Violet Evergarden” come un capolavoro mancato. E’ una buona storia di formazione, dove a farla da padrona sono alcuni episodi autoconclusivi che riescono a donare picchi emotivi non indifferenti, ma la trama di fondo, proprio quella che avrebbe dovuto maggiormente far affezionare lo spettatore alla bella Violet, finisce per rivelarsi solo accennata, e in alcune occasioni persino ridicola. Resta comunque un anime che consiglio fortemente, soprattutto per la sua ambientazione steampunk, oltre che per il comparto tecnico e musicale mozzafiato, ma soprattutto perché alcuni episodi, con le loro peculiari tematiche, meritano seriamente almeno una possibilità. Insomma, resta comunque un valido prodotto di intrattenimento.
Un ultimo consiglio: se siete spettatori un po’ emotivi, armatevi di fazzoletti, perché potreste averne bisogno...

ALUCARD80

Episodi visti: 13/13 --- Voto 9
Prodotto nel 2018, “Violet Evergarden” è probabilmente uno dei migliori anime drammatici a “raggio breve” (solo una season di tredici episodi) mai scritti.

Ambientato in un mondo molto simile al nostro, in un periodo storico che ricorda fortemente la triste, arida e barcollante pausa fra le due Grandi Guerre, questa è la straziante storia di Violet, un’orfana che fin da piccola è stata addestrata a combattere, utilizzata e sfruttata come un oggetto bellico, privata della propria sacrosanta infanzia (elemento inevitabilmente spietato già visto in altre storie, ma che rimembra gli orrori di guerre ben più recenti e ben più realistiche, da cui abbiamo appreso come migliaia di bambini, per anni, hanno imparato - e imparano tuttora - ad utilizzare armi da fuoco e uccidere persone che non conoscono, in nome di ideali che non sono i loro, abbagliati da tante parole di mostri sotto forma di esseri umani capaci di plagiarli e deviarli in modo irrimediabile).
Il messaggio è piuttosto chiaro. Chiaramente in “Violet Evergarden” tutto ciò assume un tono meno realistico e più romanzato, ma il concetto di base rimane quello.
Un incipit terribile, ben più reale di quel che si pensi, messo così. Violet è giovanissima, non conosce le piccole gioie della vita, non le ha mai conosciute e chi l’ha addestrata non si è mai preoccupato di fargliele conoscere, fino a quando non incontra un ufficiale dell’esercito che la prende sotto la sua ala, e che cambierà le cose per sempre.
Con tali premesse, l’anime decolla tuttavia con uno scenario postumo ai fatti fin qui raccontati, un nuovo punto di partenza da cui Violet tornerà a “vivere” per comprendere pian piano sé stessa e, cosa più importante, familiarizzare con tanti sentimenti che o non riesce a decifrare o non conosce affatto: tutto questo, quando inizierà ad andare a lavorare presso un’azienda di scrittura e consegna lettere, decisa a diventare una scrittrice di lettere per conto di persone che non sanno, non possono o per vari motivi non desiderano scriverle in prima persona.

Siamo di fronte ad un lavoro tecnicamente ineccepibile. Bisogna essere onesti: raramente ho visto un comparto grafico così curato in un anime seriale di tredici episodi. Kyoto Animation fa “più sul serio” delle altre volte, e questa produzione distribuita direttamente da Netflix sancisce ciò che è un vero e proprio capolavoro visivo: fondali e paesaggi appaiono curatissimi, le luci e le ombre sono dosate sapientemente e le animazioni dei personaggi sono sempre sopra la media. Ciò che più colpisce sono i colori nella loro brillantezza: in una cornice fra lo steampunk vittoriano e l’inizio di un ipotetico 1900, dove la meccanica pare avanzatissima rispetto ai nostri tempi, immagini evocative, colori pastellati, luci acquose e lacrime a fiumi si intrecciano in una storia che va dritta al cuore.

“Violet Evergarden” non è affatto originale, non stupisce per contenuti innovativi né vuole farlo; semplicemente non ne ha bisogno. Parla tramite vecchi temi, mette sentimenti confusi, nudi e crudi sul vassoio d’argento lucido e scintillante di quelle case post-vittoriane che si possono ammirare durante gli episodi, e li sviscera, li prende uno ad uno e li pone di fronte allo spettatore che, presto o tardi, ci si immedesima inevitabilmente.
Tramite le sofferenze, le gioie, le paure, i sentimenti contrastanti, le emozioni e tutto lo spettro emotivo dei personaggi con cui interagisce, la signorina Violet Evergarden comprende cosa significhi vivere, vivere davvero, vivere libera. Affronta le emozioni e gli imprevisti della vita come una bambina alla sua prima camminata, e le lettere che scriverà per conto dei suoi clienti saranno veri e propri insegnamenti “a doppio taglio”, capaci di aprire vecchie ferite nella sua anima, ferite tuttavia necessarie per capire e accettare il proprio posto nel mondo, e infine rinascere come una fenice color acquamarina, lo stesso splendido, liquido colore della gemma che porta sempre con sé e che ai fini della storia ha un significato importantissimo.

In questa fragile, romantica e struggente trama di sentimenti, si dipana una colonna sonora divina, pezzi orchestrati che arricchiscono le scene e donano atmosfere uniche che difficilmente si scorderanno.

E’ un prodotto super-consigliato a chi ama i drammi e le storie strappalacrime; talvolta eccede forse in drammaticità quasi telefonata, ma che, nonostante non sia sempre spiazzante, tocca inevitabilmente il cuore. Il climax lo raggiunge nella seconda metà della storia (l’episodio 10 è veramente straziante, ma al tempo stesso dolcissimo, e, se ce ne fosse bisogno, ci ricorda quanto sono importanti le persone e i familiari che abbiamo vicino tutti i giorni, mentre gli ultimi tre sono poesia visiva pura).
Opening ed ending accattivanti, animazioni sublimi, cura nelle espressioni, nei movimenti del corpo, comunicazione eccellente: preparate i fazzoletti, perché anche il più duro dei cuori difficilmente non si lascerà andare, scoprendo l’amara, travagliata, ma splendida storia di Violet Evergarden.


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Martynsmessi97

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
E' un anime tratto da una graphic novel che non ho avuto il piacere di vedere.
Che dire? Da un punto di vista tecnico è stupefacente, con animazioni ben realizzate, e lo stile utilizzato mi piace molto. Per non parlare dei paesaggi mozzafiato, che sia un cielo nuvoloso o una vista su città, è tutto molto ben strutturato e lineare, cosa che ormai in alcuni anime è andata persa.
Sotto il punto di vista del concept, allora, la trama è bella, è bello il tema di cui parla ed è assolutamente toccante. Diamine, quest'anime tenta di farti piangere dal primo all'ultimo episodio, che può essere un'arma a doppio taglio: è giusto far emozionare, ma così forse è un tantino troppo. Altro tasto dolente per me è la disposizione degli episodi: avrei preferito che gli ultimi tre episodi venissero sviluppati o integrati in maniera differente - nel senso che questo prolungare una guerra ormai conclusa solo per allungare il brodo mi ha fatto storcere il naso, in quella che poteva essere una piccola opera. Peccato, peccato, peccato.


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Ninfea

Episodi visti: 14/13 --- Voto 9
Era da un po' che volevo vedere questa serie. Tratta da una graphic novel che non conosco, il trailer prometteva benissimo dal punto di vista della grafica, che ho scoperto essere davvero eccezionale, forse una delle migliori che mi sia capitato di trovare in un prodotto del genere. Di solito una tale cura dell'immagine l'ho trovata solo nei film e in pochissimi altri casi, ma qui davvero non delude affatto.
Anche la storia pareva essere davvero interessante oltre che affascinante; sarò un po' controtendenza, ma non condivido le critiche ai capitoli autoconclusivi che mi sono piaciuti molto, spesso commoventi e quasi sempre, in maniere differenti, pertinenti al passato della protagonista, al suo vissuto personale e alla sua ricerca di sé stessa; in fondo è di questo, ma non solo, che la storia parla.

Cosa sono i sentimenti? Cosa ci rende umani, capaci di provare empatia verso gli altri? Il percorso della protagonista è intrapreso allo scopo di comprendere queste cose, e attraverso il suo lavoro di scrittura automatica sperimenta, prova a comprendere cosa sia il dolore, la sofferenza, la gioia.
Violet sembra anaffettiva, ma in realtà per tutta la durata della serie non fa altro che pensare al tenente Gilbert, l'unico essere umano che l'abbia trattata come una persona e non come uno strumento di morte da usare in una guerra insensata. Di fatto Violet ama Gilbert, ma non è consapevole di questo, e non potrebbe esserlo, non avendo conosciuto altro che una vita militare fatta di violenza e morte.
Cos' è l'amore? Cosa significa amare gli altri? Pare una domanda banale, ma la risposta non è così scontata, perché l'amore è forse uno dei sentimenti più complessi e complicati che l'essere umano possa provare.

La serie ha dei punti deboli nella narrazione, alcuni personaggi secondari restano in superficie e non vengono mai approfonditi (a parte una delle dolls di cui scopriamo il passato), c'è qualche zona d'ombra, come il passato della stessa protagonista, di cui in fondo si sa poco: chi è? Da dove viene, e perché una bambina era arruolata nell'esercito? Un esperimento?
Tutte cose che possono lasciare perplesso lo spettatore, ma nell'insieme lo sviluppo della trama e la crescita del personaggio di Violet funzionano; per carità, non un'eroina straordinaria, anche se sembra fare cose fuori dall'ordinario - dunque un po' irreale, ma siamo nel mondo fantasy e le prendiamo per buone. Inoltre, non si può fare a meno di provare simpatia e tenerezza per lei, per la sua dolcezza e la sua fragilità.

Molto buono il doppiaggio italiano.
In definitiva, un'opera che vale la pena vedere.


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sarad

Episodi visti: 13/13 --- Voto 9,5
Non è la perfezione, ma poco ci manca.

Il comparto tecnico è ovviamente di altissimo livello, uno fra i migliori mai visti in una serie anime, alcune sequenze e fotogrammi sono semplicemente da togliere il fiato da quanto bene sono stati creati; opening ed ending (e colonna sonora in generale) ottime.

E' una serie in cui la trama è centrata sul personaggio principale, sulla sua crescita e sugli eventi che ad essa contribuiscono, e non su una sequenza di eventi, ostacoli esterni e power-up vari; è una scelta che ad alcuni può non piacere, ma dire che "non c'è trama" è semplicemente errato. Per onestà voglio però precisare che, a mio parere, si sarebbe potuta evitare (anche con relativa facilità) un'ingenuità nei primi episodi che un pochino stona (penso chiunque abbia visto l'anime capisca a cosa mi sto riferendo), ma è un qualcosa che sono riuscita a perdonare facilmente; posso però capire che uno spettatore più pignolo possa storcere il naso.
Ho trovato in più di un'occasione molto toccante l'inevitabile collegamento e riferimento alla situazione dei bambini-soldato e delle conseguenze psicologiche che essi devono affrontare.

Ottimo il finale, ben orchestrato; da quanto ho capito, è stata una scelta precisa e non totalmente coincidente con il romanzo, spero in una traduzione delle due light novel per leggere definitivamente il finale "originale". Ogni opera, comunque, deve essere compiuta in sé stessa, quindi, a prescindere che i due finali coincidano o meno, trovo che quello proposto nell'anime sia molto coerente e interessante per lo spettatore.

9.5 meritato, sperando che non vogliano fare una seconda stagione.


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Xen_x

Episodi visti: 14/13 --- Voto 7
Cercherò di esser più breve possibile, anche se non sarà facile, dal momento che questo anime mi ha suscitato sentimenti contrastanti.
Tecnicamente è di certo un'opera degna di lode, davvero nulla da dire, dalle tonalità della colorazione alle animazioni, tutto curatissimo. Anche la trama è interessante, così come le varie storie narrate, storie che non è difficile immaginare certamente simili a molte altre davvero accadute, tra l'altro raccontate con molta sensibilità e capaci di arrivare al cuore. Cos'è che non mi ha convinto allora? Per farla breve, mi aspettavo di più. Un maggiore sviluppo della trama principale, ma soprattutto l'evoluzione dei sentimenti di Violet. Mi è sembrata poco fluida, in alcuni casi repentina, avrei voluto "viverla" insieme a lei, "sentirla" maggiormente, in sostanza è un problema di empatia.
Detto questo, non posso comunque che consigliarne la visione, è una serie valida che tratta alcune realtà che non andrebbero mai scordate.


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scarlet nabi

Episodi visti: 13/13 --- Voto 5
Questa recensione non può essere del tutto positiva.

Conoscete tutti la trama: una ragazza, allevata come arma per uccidere, dopo la guerra viene assunta in una società postale incaricata di scrivere lettere per conto di altri. Attraverso questo lavoro, Violet scopre il significato dei sentimenti.

Quando ero bambina e gli anime si chiamavano “cartoni animati” questo genere era soprannominato “strappa-lacrime”: davvero troppo mieloso per i miei gusti.
Nella storia, che potrebbe sembrare originale, ho tuttavia riscontrato diversi riferimenti o quanto meno similitudini. In primo luogo, il tema dei postini è la base di uno dei miei anime/manga preferiti, “Letter Bee” di Hiroyuki Asada, anche se in quel caso era declinato in chiave shōnen. E anche il messaggio di fondo che le lettere veicolano i ricordi cari alle persone è lo stesso.
Ovviamente per l’aspetto concernente la guerra in opposizione alle emozioni (femminili), il primo richiamo è “Lei, l’Arma Finale” di Shin Takahashi.
Infine Violet ricorda per forza Ed Elric di “Fullmetal Alchemist”, per via delle protesi d’argento alle mani.

I personaggi hanno un bel character design, ma sono poco approfonditi da un punto di vista psicologico, laddove in “Fullmetal Alchemist” vedevamo tutte le sfaccettature dell’animo dei protagonisti: sarà una conseguenza naturale della brevità dell’anime (solo tredici episodi)? A proposito dell’aspetto visivo, ho trovato ottimo il colouring, ovvero la colorazione delle scene, che però sospetto essere in buona parte digitale. Ecco, questo è forse l’unico aspetto che mi ha spinto a guardare “Violet Evergarden”: il colore eccezionale degli occhi di Violet e quello della spilla regalatale dal Maggiore Gilbert!

Vorrei fare ancora qualche riferimento letterario per coronare le mie riflessioni generali. Quando ho iniziato a guardare “Violet Evergarden” mi è subito venuto in mente Florentino Ariza, protagonista di “L’Amore ai tempi del colera” di Gabriel García Márquez, perché anche lui scriveva lettere per gli analfabeti, ma il romanzo si svolgeva negli Anni Venti del Novecento a Cartagena in Colombia. Perché nel mondo di “Violet Evergarden” - distopico o futuro - ci sono tante persone che non sanno scrivere?
Ho sempre trovato affascinante la costruzione di mondi immaginari o paralleli propri dei romanzi fantasy, e ho provato a capire dove potrebbe essere situata la città di Violet: i nomi dei luoghi hanno un suono teutonico e anche i paesaggi sembrerebbero austriaci, ma poi i personaggi bevono tè occidentale in tazze che sembrano inglesi e si parla anche di yakisoba, che è un piatto giapponese...
Altro elemento interessante è la trasformazione di Violet da strumento di morte a “bambola di scrittura automatica”. In entrambi i casi, cioè sia in pace sia in guerra, la ragazza (e quindi le donne in generale?) è uno strumento, anche se è ovvio che lei possieda i propri sentimenti.
A tale proposito, da tanti anni vorrei leggere un libro, testimonianza terribile sui bambini-soldato della Sierra Leone, “Memorie di un bambino soldato” di Ishmael Beah. Sospetto che in quel diario ci sia molto meno poesia.


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indianpaleale

Episodi visti: 11/13 --- Voto 5
“Violet Evergarden” è un anime del 2018 tratto da una serie di light novel.

La storia a grandi linee narra di una ragazza che, scampata alle atrocità della guerra combattendo in prima linea, si ritrova sola senza più il suo amato Maggiore a darle ordini. Violet inizia così un lungo percorso come scrittrice di lettere in giro per il Paese, per aiutare chi non riesce ad esprimere su carta le proprie emozioni, riuscendo così a comprenderle e a viverle in prima persona dopo un’infanzia e una vita passata nell’apatia più totale.

Come iniziare la mia recensione? Parto dal presupposto che avevo grandi aspettative dopo aver visto il primo episodio: grafica strabiliante, musiche sublimi (entrambe da 10 e lode), dialoghi che sembravano usciti da un poema drammatico ricercato... Il tutto condito da una storia che pareva tremendamente complessa e intrigante. Ma tutto questo mi ha solamente illuso e, con il passare degli episodi, il mio entusiasmo è sprofondato lentamente.
La storia è tremendamente banale e scontata, ogni episodio è autoconclusivo e non lascia nulla di concreto per quello successivo.

Il personaggio di Violet, all’inizio robotica, si ritrova a provare un turbinio di emozioni senza una vera e propria crescita, ma solo come osservatrice di drammoni strappalacrime cercati con il lanternino: madri che muoiono, fidanzati che muoiono, figli che muoiono... insomma, delle storie che possono tranquillamente essere paragonate alle fiction della Rai, che sembrano create apposta per farti piangere, anche se in realtà non vorresti. Piangi non perché ti emoziona davvero, ma perché, se si ha un briciolo di umanità, sono tematiche che toccano sempre. Ma, così facendo, una volta passato il pianto, non ti resta niente di niente, almeno così è accaduto a me.

I personaggi secondari sono pressoché inutili, alcuni spariscono nel giro di un episodio, altri tappano i buchi per far continuare la narrazione.

Consiglio la visione? Sì, se si cerca la lacrima facile, no, se si cerca una storia profonda, sviluppata e con personaggi ben caratterizzati.

so2390

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so2390

Episodi visti: 13/13 --- Voto 9
E' poetico e delicato come molti lo definiscono.
Violet, con tanti rimorsi e poca consapevolezza alle spalle, cerca un modo per comprendere i sentimenti, accettarli e andare avanti. Forte è quindi il tema dell'autodeterminazione e del superamento del dolore. Inoltre, Violet, giorno dopo giorno, attraverso la comprensione dei sentimenti altrui, comprende lentamente anche sé stessa, cosa ancora più difficile per l'essere umano.
E' sicuramente un capolavoro per il suo romanticismo e la sua poesia, non un capolavoro per la trama, anche se nella sua semplicità abbastanza originale, con qualche piccolo dettaglio tralasciato. I disegni sono bellissimi. Lo consiglio a coloro a cui piace il genere romantico e sentimentale.


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Mizuki.

Episodi visti: 13/13 --- Voto 9
Premetto che non è un anime per coloro che amano l'azione, anzi, ha un ritmo abbastanza lento e pochi colpi di scena. Detto questo, credo possano essere gli unici "difetti" collegabili a questa bellissima opera.

La storia, come molti avranno già appreso dalla trama, è incentrata su Violet, una ragazza cresciuta all'interno dell'esercito come strumento militare senza sentimenti e debolezze; a guerra conclusa, questa ragazzina si trova a dover affrontare la vita di tutti i giorni, scoprendo ogni aspetto dei sentimenti e delle emozioni umane, universo a lei totalmente sconosciuto. Per raggiungere il suo obiettivo, inizia a lavorare come Auto Memories Doll, ovvero una ragazza che scrive lettere per i propri clienti analfabeti, interpretando i loro sentimenti e traducendoli su carta.

La bellezza con cui è tracciato il percorso di Violet lascia senza parole. Vi è una sensibilità immensa nello sviluppo della trama, nelle storie che la ragazza tocca con mano, nella riflessione sulla guerra che sollecita, nella sua storia e nella ricerca personale del Maggiore Gilbert, sua guida durante la guerra.
Se la trama tocca le corde profonde dell'animo dello spettatore (facendolo piangere molte volte), l'animazione lo lascia letteralmente senza parole: disegni fantastici, ottima scelta delle musiche, paesaggi e dettagli da brivido. Questa opera è un vero piacere per gli occhi!


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Shiva87

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
"Violet Evergarden" appare sin dalla prima scena di un altro livello rispetto alla maggior parte delle serie anime che escono ormai. Il punto di forza di questa serie è l'animazione. I disegni sono curati nei minimi dettagli e certe scene lasciano senza fiato per quanto sono belle e ben concepite. La regia riesce a far cogliere allo spettatore tutte le sfumature dei personaggi. Anche le musiche sono curate, delicate e convincenti.
Per quanto riguarda la storia, "Violet Evergarden" è una serie che commuove, fa sorridere e coinvolge. La caratterizzazione dei personaggi è approfondita, le varie storie che si intrecciano sono belle e alcune volte molto commoventi.
Non mancano però i difetti. Il problema forse più grande è nella costruzione della protagonista: una bambina orfana costretta a fare la guerra e usata come "arma". Sarebbe bastato renderla più grande e migliorare quindi la sua storia, rendendola più verosimile. Nonostante tutto questo, mi sono comunque ritrovata a commuovermi e a "tifare" per Violet, che ho trovato davvero dolce, e la cui fragilità mi ha commosso nel finale. In generale consiglio quindi vivamente questa serie!

Maru Maratesta

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Maru Maratesta

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
"Violet Evergarden" è metaforicamente come una perla di acqua dolce: solo il 2% esce perfettamente sferica, "Violet Evergarden" fa parte del 98%. Senza dubbio è una perla, c'è stata un'attesa snervante per la sua uscita, ma non è perfetta: è un gioiello con splendidi colori ma che presenta alcune imperfezioni. C'è da dire che o si ama o si odia; io alla fine l'ho adorato, perché sotto la corazza da "metallara" ho una predilezione per le storie un po' strappalacrime. Se siete così, non solo lo amerete, ne sarete ossessionati e cadrete dalla sedia al fotogramma finale col fazzolettino in mano.

Qui si parla dell'anime, perciò non faccio rimandi alla novel vera e propria, premetto.
Allora, i suoi punti a favore: i disegni, la grafica, le animazioni, tutto ciò che viene percepito dai nostri occhi è un tripudio alla bellezza, alla cura del dettaglio; i colori passano da toni realistici a tonalità che vi rimarranno impresse per la loro unicità (il colore degli occhi di Violet è vivido nella memoria di chiunque), i movimenti dei personaggi sono molto ben realizzati e i personaggi stessi sono graficamente ben definiti, si intravede molto del loro carattere e personalità (molto più di quanto lo faccia la loro presentazione effettiva: non vengono sviluppati troppo, e quel poco che si vede non è caratterialmente così di spicco o rilevante). Una menzione speciale alle braccia di Violet, vedere per credere e confermare.
Anche l'udito non viene tradito: sigla e colonna sonora portante sono ben eseguite, quest'ultima in particolare conduce il nostro animo verso picchi emotivi non da poco.

Cosa può fare un po' cilecca? La trama, e purtroppo non è un dettaglio da poco, infatti si può anche odiare l'anime, ricordo: al di là delle differenze con l'opera madre, si sviluppa in un modo incostante, e si può dividere in tre parti.
Nella prima c'è un filone narrativo che cattura lo spettatore, Violet ci viene presentata assieme a uno squarcio sul suo passato, iniziamo ad affezionarci e a sperare con lei, avanziamo tra i ricordi della sua vita e quasi vorremmo essere noi a spiegarle il significato delle parole, per evitarle una catarsi così dolorosa.
Poi succede l'impensabile: una serie di episodi un po' fini a sé stessi, medesima modalità narrativa per tutti, anche se vengono rappresentate situazioni diverse, tuttavia a seconda del nostro vissuto personale troveremo alcuni davvero toccanti, altri più distanti/noiosi; questa è la parte a mio parere più debole, la tensione emotiva non è abbastanza, perché sotto sotto noi lo stiamo guardando per un motivo: il maggiore è vivo? Quasi salteremmo all'episodio finale direttamente per il dubbio amletico, ma ricordiamoci che probabilmente noi troviamo noiosa questa parte perché noi già sappiamo stare al mondo, a differenza di Violet, sono esperienze già vissute e quindi passabili, ma non per Violet, lei le sta vivendo per la prima volta, sbatte la faccia su rapporti fraterni, familiari, di amicizia, di amore, ed è giusto che faccia esperienza e che noi come genitori attenti la guardiamo e pensiamo: "Che fai? Guarda che va a finire così, se ti comporti o si comportano così".
Arriva la terza parte, quasi ci eravamo dimenticati del maggiore, forse anche gli sceneggiatori, e quindi di punto in bianco troncano i sipari sull'apprendimento relazionale di Violet e ci ri-catapultano nel filone narrativo finale, che attraversa un crescendo fino ai quindici secondi finali (che personalmente avrò guardato per trenta minuti di fila col fazzoletto in mano, per carpire ogni dettaglio, per cercare di comprendere se è così o cosà).

Nonostante lo sviluppo poco carismatico dei personaggi di contorno e della trama un po' altalenante, non posso scendere al di sotto di 8; questo perché innanzitutto la grafica è troppo superlativa per accostarci un voto inferiore, anche se comprendente di tutto. Inoltre, è vero che la trama è carente in alcune zone, ma riesce soventemente a farci cacciare giù una lacrima, e questo comunque vale molto, perché è difficilissimo creare empatia nello spettatore utilizzando un personaggio apatico come Violet.
Detto questo, guardatelo, ma portate un pochino di pazienza nei momenti più monotoni, vale l'attesa.


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EikichiElric

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8,5
Ancor prima che uscisse, "Violet Evergarden" generò enormi aspettative nel pubblico. Tutti non poterono fare a meno di rimanere a bocca aperta davanti alla bellezza delle animazioni, che già dai primi trailer rilasciati si capiva sarebbe stata eccellente e di gran lunga sopra la media per un anime a puntate che deve uscire ogni settimana.
Tutti lo attendevano, tutti volevano vederlo.

Una volta uscito, però, il pubblico si divise in due: da una parte quelli che lo criticavano per la sua lentezza o per la trama poco interessante, dall'altra quelli che lo elogiavano.
Tuttavia, sia detrattori che sostenitori erano d'accordo su una cosa: l'assoluta qualità dell'apparato tecnico. I trailer magnifici non erano un inganno, la serie dimostrò fin dal primo episodio quanto avesse da offrire dal punto di vista grafico. I disegni, le animazioni, gli sfondi, ogni singola cosa era a dir poco stupenda. Molte volte, durante la visione, mi ritrovai a bocca aperta davanti alla bellezza di ciò che stavo vedendo scorrere sullo schermo.
Non c'era un singolo disegno fatto male. Ho anche provato a vedere alcune scene a rallentatore per esaminare i fotogrammi chiave, ma non ne ho trovato nessuno fatto male. Ogni singolo frame era ben disegnato. Una simile qualità visiva non è rara nell'animazione giapponese, ma solo nei lungometraggi, ovvero produzioni multimilionarie che hanno alle loro spalle anni interi di lavoro prima che escano. Ma per "Violet Evergarden", un anime a cadenza settimanale, un simile apparato tecnico è solo da applaudire.
Avere Netflix, un'azienda enorme e ricchissima, come produttore sicuramente ha giocato il suo ruolo nella qualità visiva della serie, dato che possono permettersi di mettere a disposizione degli studi d'animazione un budget considerevole.

Parlando della trama, ammetto che io ero uno dei più scettici all'inizio; la protagonista non mi convinceva, il ritmo era eccessivamente lento e gli episodi erano quasi tutti autoconclusivi.
Tuttavia, continuai imperterrito a seguirlo. Non so bene perché, ma c'era qualcosa che mi impediva di smettere di guardarlo settimana dopo settimana.
Ad ogni episodio, la nostra protagonista entrava in contatto con nuovi personaggi, tutti con un problema emotivo che li attanagliava, e lei doveva aiutarli a superarli con la sua abilità nella scrittura. Ciascuno di questi personaggi aveva sempre delle storie da raccontare, le quali avrebbero lasciato un segno indelebile nel cuore della nostra protagonista. Inizialmente, Violet era quasi un automa, non riusciva a capire neanche le più basilari delle emozioni. Ma di puntata in puntata, di storia in storia, si è evoluta sempre di più, maturando sia come scrittrice di lettere sia come persona. Lei voleva riuscire a capire cosa fosse l'amore, quel sentimento che tutti provano per qualcosa o qualcuno, e ognuno dei suoi "clienti" glielo ha fatto comprendere in ogni sua singola sfaccettatura. L'amore per la famiglia, l'amore romantico, l'amore per una professione, qualsiasi tipo di amore viene analizzato, vissuto e, infine, compreso da Violet che, poco a poco, da essere senza un minimo di empatia arriverà a versare lacrime di profonda tristezza davanti alla sofferenza che spesso porta un sentimento così bello ma allo stesso tempo difficile, e arriverà a provare empatia verso gli altri. E questa sua graduale comprensione si trasformerà in fonte di sofferenza anche per lei, facendo tornare a galla terribili ricordi del suo passato pronti a tormentarla.
Dal quinto episodio in poi, soprattutto, le storie dei clienti si fanno sempre migliori, intense e drammatiche, infatti mentirei se dicessi di non aver versato una lacrima in più di un'occasione.
E le ultime puntate hanno concluso più che a dovere una serie, tutto sommato, meritevole.

Un anime semplice nelle meccaniche narrative, ma che è riuscito a coinvolgermi nel dolore provato dai suoi personaggi, in parte grazie anche alle animazioni spettacolari che facevano risaltare ogni scena.
"Violet Evergarden" va visto, secondo me. Non è una serie perfetta, ha senz'altro dei difetti ben evidenti e non a tutti può piacere la struttura autoconclusiva degli episodi, ma, se volete qualcosa di abbastanza coinvolgente, ben raccontato, emotivamente coinvolgente in alcune occasioni e visivamente indimenticabile, ve lo consiglio.


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Cajst

Episodi visti: 6/13 --- Voto 4
Premetto che ognuno ha gusti e sensibilità diverse, quindi capisco e accetto che ad alcuni una serie possa piacere e ad altri no, ma da un titolo rimasto quasi sempre in testa alla classifica degli anime più 'spolliciati' della sua stagione, con pollici verdi su pollici verdi, mi aspettavo molto di più, almeno qualcosa che potesse più o meno mettere d'accordo buona parte degli spettatori sulla qualità dell'opera.

Violet è una ragazza (di quattordici anni, sigh!) che ha trascorso tutta la sua vita in guerra. Al termine di questa è costretta a ricominciare da zero, aiutata dal suo commilitone Claudia (sorvoliamo sull'assurdità della scelta del nome) che la fa lavorare nella sua società come Auto Memory Doll, ovvero come redattrice di lettere per persone non in grado di leggere e scrivere. Violet si impegna in questo suo nuovo ruolo nel tentativo di comprendere le emozioni umane, per lei indecifrabili, e soprattutto per comprendere il significato della dichiarazione di amore che le aveva rivolto il maggiore Gilbert, l'unica persona a cui Violet era realmente legata, scomparso a seguito del conflitto.

Puntata dopo puntata i personaggi secondari vengono abbandonati o accantonati, per focalizzarsi sul reale obbiettivo della trama, ossia la crescita di Violet, ma purtroppo è proprio lei a risultare un personaggio non credibile e non riuscito. La ragazza viene presentata (e parla di sé) come una persona del tutto anaffettiva, ed è proprio questo estremo punto di partenza che genera incoerenze su incoerenze sia nei suoi miglioramenti come Doll sia perché già da subito palesa evidentissime emozioni, salvo poi tornare un robot a momenti alterni, contraddicendosi in continuazione.

Il ritmo della narrazione è lentissimo, e la serie non riesce mai a cambiare registro: il sentimentalismo è talmente eccessivo e onnipresente, che non riesce alla fine neanche a far presa, anche a causa dell'impossibilità di empatizzare con un personaggio come Violet, e l'anime così risulta monocorde.

Parlando del comparto tecnico, invece, sembra di recensire una serie totalmente diversa. Visivamente l'opera è eccezionale, di sicuro la migliore che io abbia visto, e tutto, dal character design di ogni personaggio, anche di quelli secondari, alle animazioni, alle espressioni facciali, ai fondali, è perfetto. Dal punto di vista sonoro si nota una cura maniacale per rumori di fondo e OST, abbinati a una buona opening, mentre la ending risulta per me l'unica nota stonata dell'aspetto tecnico.

La cura di questi aspetti, però, lascia ancora di più l'amaro in bocca per il confronto con la qualità di storia, gestione dei personaggi e sceneggiature: un comparto tecnico impeccabile non può mascherare gli aspetti insufficienti o inesistenti di una storia, e viene da chiedersi se non si poteva lavorare così su altri titoli.


 2
npepataecozz

Episodi visti: 13/13 --- Voto 7,5
Ricordo ancora quel giorno di trent’anni fa in cui mio padre decise, mosso da chissà quale strana motivazione, di comprare una macchina da scrivere, una “Olivetti Lettera 35”. So che sembra una banalità, ma avvertii subito una forte attrazione verso quell’oggetto; il rumore che facevano i martelletti quando colpivano la carta, il movimento del carrello con tanto di scampanellata per indicare che si era arrivati ai margini del foglio, la matura eleganza dei caratteri (che su un foglio facevano una figura ben migliore rispetto alla mia bruttissima calligrafia) erano tutte cose che inconsciamente mi affascinavano. Avvertivo davvero la sensazione di riuscire a “inchiodare” sul foglio pensieri ed emozioni, e poco importa che il pensiero inchiodato fosse “il mio compagno di banco è un cretino” e che l’emozione fosse “però sua sorella ha degli ottimi argomenti”: la sensazione di liberazione che provavo era reale.
So che state pensando: “Npepata, invece di recensire, ha deciso di raccontarci i fatti suoi”. Pur ammettendo che un pochettino mi son lasciato trasportare, in realtà mi son sentito in dovere di fare un’introduzione del genere, perché oggi, in un mondo dominato da computer e stampanti, la macchina da scrivere è diventata un oggetto di antiquariato, ancora usata solo da qualche vecchio nostalgico amante del bianchetto per le correzioni. Per questo, oggi, a qualcuno potrebbe apparire bislacca l’idea che una persona possa riuscire a interpretare le proprie emozioni mettendosi a scrivere a macchina lettere dettate da altre persone (“Peppiniè! Quelle pizze diventano due!”); e forse non ha nemmeno del tutto torto. Però il dover cercare di interpretare le emozioni e i sentimenti provati da chi ti sta di fronte, unito a quella strana sensazione di riuscire a intrappolarle sul foglio ad ogni battitura, ha davvero il potere di stimolare una ricerca interiore. Per cui non deve apparirci più di tanto strana la scelta di Violet, la protagonista di questo anime, di cercare di capire il significato di tutte quelle emozioni attraverso l’uso della macchina da scrivere.

Qualche breve cenno sulla trama di “Violet Evergarden”.
Il continente di Telesis è devastato da una sanguinosissima guerra tra l’esercito del Nord e l’esercito del Sud. Dopo quattro anni di furiosi combattimenti si giunge finalmente a un accordo di pace tra le due parti, e i soldati possono finalmente far ritorno alle loro case. La giovane Violet, però, aveva vissuto fino a quel momento unicamente tra i ranghi dell'esercito, dove, fin dalla tenera età, era stata addestrata affinché diventasse una vera e propria “arma”; negli ultimi anni la sua casa era stata quella del maggiore Gilbert, un militare che, mosso da un sentimento di pietà nei suoi confronti, non l’aveva mai considerata come uno strumento da battaglia, ma come un semplice essere umano. Purtroppo, però, al termine della guerra il maggiore risulta disperso in battaglia e Violet si ritrova da sola, sperduta in un mondo fatto di azioni ed emozioni di cui la ragazza non ha esperienza. Grazie all’aiuto di Claudia Hodgins, un commilitone di Gilbert, Violet viene assunta come “Bambola di Scrittura Automatica”, cioè un’impiegata il cui compito è scrivere lettere per quelle persone che non sanno né leggere né scrivere. Inizialmente la ragazza appare come un guscio vuoto, bellissima nell’aspetto esteriore ma del tutto incapace di comprendere le sue emozioni e, soprattutto, la vera natura di quella soffocante ossessione verso il maggiore Gilbert; la sua speranza è che, ascoltando i racconti fatti da altri, e riportandoli in forma ordinata su carta, sia possibile arrivare a capire il significato dell’amore e degli altri sentimenti che sente fiorire giorno dopo giorno dentro di sé.
La storia raccontata da questo anime è una storia di rinascita e di evoluzione interiore. Abituata ad agire seguendo degli ordini, con la fine della guerra Violet si troverà ad agire in un mondo in cui si è responsabili in prima persona delle proprie scelte e non si è più dei meri esecutori della volontà altrui. Ma il libero arbitrio spinge automaticamente le persone a farsi delle domande e a cercare le risposte; e ciò accadrà anche a Violet, che comincerà così un’indagine su sé stessa che la porterà a crescere episodio dopo episodio, acquisendo consapevolezza del significato dei propri sentimenti e dell’orrore della guerra appena conclusa.

Con una trama ambiziosa come quella appena descritta, una grafica da urlo e una buona colonna sonora, questo “Violet Evergarden” è un anime che ha sicuramente generato grandi aspettative tra gli appassionati di anime. Il fatto che Netflix abbia deciso di doppiarlo anche in italiano (lasciando la possibilità di scegliere la lingua originale a chi lo desidera) ha certamente allargato la fascia di pubblico che potrebbe essere interessata a quest’opera, includendo anche coloro che sono disposti a guardare animazione solo a patto di non doversi adattare con i sottotitoli.
Il prodotto finale è sicuramente di ottima fattura; tuttavia, al di là delle visualizzazioni che otterrà, non credo che “Violet Evergarden” verrà mai annoverato tra i grandi classici dell’animazione giapponese. Il problema, a mio avviso, non sta nell’eccessiva piattezza della protagonista, in quanto inizialmente Violet doveva necessariamente essere presentata in questo modo, per poi prodursi in una crescita che, con tutta evidenza, c’è stata. Il vero problema, invece, va ricercato in una sceneggiatura per la quale è stata scelta una struttura basata, in larghissima parte, sui racconti di viaggio di Violet, riassunti in una serie di singoli episodi autoconclusivi: in questo modo, però, si sacrificano troppo i personaggi secondari, ossia coloro che avrebbero dovuto fare da contrappeso all’estrema rigidità della fredda protagonista.
In realtà questo tipo di impostazione ha una sua evidente logica narrativa: mostrare man mano i progressi compiuti da Violet nell’approcciarsi a persone e/o a situazioni diverse. Purtroppo, però, troppi episodi autoconclusivi vogliono anche dire tante piccole storie da inventare, e quelle proposte in questo anime sono sembrate un po’ troppo ripetitive: più che cercare di diversificare in modo adeguato, si è puntato sulla “commozione a tutti i costi”. Quest’ultima mi è sembrata una scelta inutile oltre che azzardata e, nonostante la presenza di tantissimi momenti davvero toccanti, alla lunga non ha pagato.

Nonostante questi difetti, però, “Violet Evergarden” può essere considerato un buon anime, che forse non è in grado di soddisfare le aspettative della vigilia ma che riesce comunque ad appassionare e ad emozionare lo spettatore. La mia valutazione finale è perciò positiva.


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edgofglory

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8,5
Per mettere subito le cose in chiaro per ciò che riguarda quest'opera, bisogna sottolineare un fatto: è un anime da cui dovranno stare lontani coloro i quali odiano gli episodi autoconclusivi e chi vorrebbe vedere uno sviluppo più variegato di tutta la vicenda. E' invece da consigliare a chi si vuole godere una storia di ripartenza e di crescita.

"Violet Evergarden", un po' per la sua durata e un po' per la sua impostazione, non porta a galla come avrebbe potuto, magari con più episodi, molti elementi come l'ambientazione e i personaggi secondari che vivono la stessa quotidianità della protagonista. Però, nonostante queste incompletezze, è un'opera che riesce a farsi guardare e anche amare, merito soprattutto della crescita e delle emozioni che accompagneranno Violet lungo la sua esperienza.
A dare man forte alla protagonista ci saranno poi gli aspetti tecnici: la qualità grafica e sonora, da sempre pane per i denti della Kyoto Animation, durante l'opera non ha subito cali e guiderà lo spettatore a una splendida esperienza visiva. Anche la colonna sonora non ha deluso, soprattutto quando ha accompagnato i momenti più topici della storia di Violet. Di ottima fattura anche il doppiaggio italiano, con Emanuela Ionica perfetta nel prestare la voce a Violet. Certo, in alcune circostanze sono mancati alcuni ricami sulle vicende (alcune scene d'azione sono state poco approfondite) e sulla quotidianità della protagonista (poco spazio ai colleghi dell'ufficio postale, in particolare a Benedict e Cattleya), ma è un difetto che, con una forbice di episodi così ristretta, era molto preventivabile.

Una serie che però, in generale, seguendo il suo schema prefissato, ha comunque centrato l'obbiettivo principale: distinguersi e anche farsi amare da chi adora il suo genere. E poi non va dimenticato che ci sarà presto un OAV e un secondo progetto più avanti (se prequel o sequel non si sa ancora). Basterebbe veramente poco per migliorare (o peggiorare), per il momento però è promosso con ottimi voti: 8.5.

WatchMan

Episodi visti: 13/13 --- Voto 3
Un'altra delusione da parte di Netflix dopo "Devilman Crybaby". Non ho mai letto le novel da cui è stato tratto, ma credo che il proverbio “tutto fumo e niente arrosto” calzi a pennello nel descrivere questo anime.

Violet è una ragazzina (sì, esatto, una ragazzina di quattordici anni) che conosce solo il mondo della guerra ed è temuta da tutti per il suo sangue freddo con cui uccide in battaglia. Una volta catturata dal nemico, fa la conoscenza del Maggiore Gilbert, che, invece di trattarla come un'arma, decide di insegnarle i valori della vita e dei sentimenti, che c'è ben oltre al semplice obbedire agli ordini.
Finita la guerra, un ex commilitone, preoccupato per la sua sorte, la prende sotto la sua ala, offrendole un lavoro come Auto Memory Doll, mestiere che consiste nello scrivere lettere, con l'intenzione di farle costruire una vita nuova. Incomincia così un viaggio interiore alla ricerca del significato delle parole “Ti amo” dette dal Maggiore prima di esalare il suo ultimo respiro.

Seppur le premesse possano apparire ottime, la serie fallisce per due motivi: la protagonista e la narrazione. Violet è un personaggio vuoto, il cui scopo è quello di imparare durante i suoi viaggi l'importanza dei sentimenti attraverso le tragedie che incontra lungo il suo tragitto e riempire quel buco che tanto la affligge; poi, si trasforma in Wonder Woman con l'obbligo di proteggere tutti. Il problema sorge proprio perché la sua apatia non permette di relazionarsi con lo spettatore e, a rincarare la dose, ci pensa uno schema narrativo lento e autoconclusivo, dove diventa difficile affezionarsi o rimanere colpiti da personaggi o eventi tragici che vedi una volta nella tua vita e poi spariscono con uno schiocco di dita. Per carità, qualcuno è anche carino, come quello dello scrittore e della madre ammalata, ma otto episodi su tredici a ripetere lo stesso ritornello diventa melenso e forzato. Forzato, tra l'altro, è il come ottiene il brevetto per poter lavorare come Doll, e il suo essere troppo malinconico.

La partecipazione dei personaggi secondari è frivola, praticamente si fanno vedere quel tanto che basta per notare la loro presenza, ma sono inutili in termini di crescita del personaggio, escludendo leggermente Claudia (che, vorrei far notare, è un personaggio maschile), e la loro introspezione è quasi assente. Sfido seriamente a ricordare i loro nomi.
In più, la geografia del luogo in cui avvengono le vicende ha nomi assurdi, difficili da essere identificati, e rammentarli è un'impresa; soprattutto con le guerre in corso non si capisce chi siano le fazioni in gioco e cosa cavolo stia succedendo. Negli ultimi episodi poi si sfocia nella trama politico-militare, che non serve a nulla se non a incasinare maggiormente la storia; a far ancora più tristezza, sono le parti action anonime e poco credibili, che fanno morire dal ridere da quanto siano ridicole (le scene sul treno e il lancio dall'aereo sono da dimenticare totalmente). Meglio quelle di un B-movie, sul serio.

In conclusione, ho trovato difficile guardare una serie del genere, e ho trovato incomprensibile agire in questo modo. Non c'è mai stato un elemento naturale, tutto risulta forzato ai miei occhi. Credo che siano altre le storie strappalacrime.
Sul lato tecnico non posso dire niente, basta vedere con i propri occhi per vedere quanto sia fenomenale (ad esempio il salto nel lago), ma non è sufficiente a sollevare le sorti di un anime che sostanzialmente non lascia niente. Sicuramente la seconda stagione non rientrerà nei miei piani.

munilight

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munilight

Episodi visti: 13/13 --- Voto 10
Nel momento in cui ho finito di guardare questo anime, ho sentito il bisogno di scriverne, con gli occhi ancora rossi di pianto e il cuore in subbuglio.

Alla domanda: "Ma com'è che alla tua età guardi ancora i cartoni animati?", la risposta più sincera e semplice è: "Perché riescono ancora a farmi sentire così, riescono a farmi piangere, a pensare e riflettere".

"Violet Evergarden" non è un anime facile da seguire: la materia è molto delicata, i ritmi lenti. Non a tutti piace questo tipo di processo narrativo, può sembrare dispersivo o slegato.
A me ha fatto venire subito in mente l'andatura di un romanzo di formazione, dove tutto quello che viene raccontato e tutti i personaggi che vengono presentati, da quelli principali fino all'ultima comparsa, servono alla crescita e allo sviluppo psicologico del protagonista. In "Violet Evergarden" questa tecnica viene portata a un livello straordinario, episodio dopo episodio: attraverso Violet che scopre sé stessa, la iniziamo a scoprire e capire anche noi.
La storia è abbastanza semplice: Violet ci viene presentata come un'orfana senza nome, data in custodia a un ufficiale dell'esercito, in quanto addestrata fin dalla tenera età a venire utilizzata come un'arma letale. Il maggiore Gilbert fin da subito non riesce a vederla come un oggetto da massacro, ma si rende anche conto che la ragazzina non capisce altro che gli ordini: inizia così la prima parte della sua educazione, dove Gilbert le insegna a parlare, a leggere; le insegna che esiste una vita dopo la guerra, cerca di farle capire che lei è giovane, che ha un futuro davanti a sé e che alla fine delle ostilità dovrà vivere come una qualsiasi ragazza della sua età. Per Violet questi concetti sono astrusi ed estranei, ma si impegna con tutta sé stessa per compiacere Gilbert e cercare di capire quello che lui le sta cercando di comunicare.

Finita la guerra, troviamo Violet affidata a un ex-commilitone e amico di Gilbert, dal momento che il maggiore risulta disperso. Inizia così l'avventura di Violet in un ufficio di scrivane, le "bambole di scrittura automatica", che riportano su carta i sentimenti dei clienti, trasformandoli in splendide lettere che hanno il compito di toccare il cuore di chi le riceverà. Per Violet, che non ha mai provato sentimenti o comunque non li sa riconoscere, quello di scrivana è un compito molto difficile; è grazie a questo lavoro e alle persone che incontrerà sulla sua strada, però, che riuscirà finalmente a capire che cosa significhino la gratitudine, la speranza, l'affetto fraterno e familiare, l'amicizia, l'amore. Il percorso di Violet è lungo e impervio, lo spettro del suo passato non mollerà mai la presa e rimarrà su di lei come una bruciatura indelebile, però tutti gli insegnamenti ricevuti faranno di lei non solo una scrivana ricercata, ma anche una persona nuova.

L'anime è tratto da una serie di light novel scritta da Kana Akatsuki e illustrata da Akiko Takase, da cui KyoAni ha tratto la serie animata in tredici episodi passata su Netflix dal 10 gennaio al 4 aprile.
Ho atteso con ansia questo anime, fin dall'anno scorso quando a maggio KyoAni aveva annunciato il progetto dopo il grande successo delle due light novel uscite sempre sotto la loro etichetta. Ero rimasta incantata dall'animazione e dall'ambientazione, nonché da Violet stessa, già al tempo dell'uscita del video promozionale, e devo essere sincera: la serie non mi ha assolutamente delusa, anzi ha superato le mie aspettative.
L'argomento è trattato con una mano delicatissima, che si rispecchia nello spettro dei colori utilizzati: tinte pastello, cieli evanescenti e pieni di sfumature, distese di fiori dai colori tenui in totale contrasto coi grigi cupi e i rossi rabbiosi utilizzati per descrivere la guerra. Anche le musiche che accompagnano la crescita di Violet sono state scelte con cura, per sottolineare i momenti più peculiari e importanti della sua storia.

Lo consiglierei: sì, assolutamente. Fa malissimo e fa commuovere, ma ne vale davvero la pena anche solo per la splendida animazione a cui KyoAni ci ha ormai abituati.

SimoSimo_96

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
Violet Evergarden. Come si può pensare di conoscere una persona solamente sapendo come si chiama? Al primo impatto si definirebbe la cosa impossibile, ma, se quella persona, oltre al proprio nome, non avesse niente? Se dentro di sé fosse consapevolmente vuota? Allora sarebbe possibile, ma quella persona non sarebbe una persona, bensì soltanto un essere umano. Violet Evergarden è, paradossalmente, soltanto un nome.

Trama: Violet Evergarden è una giovane e bella ragazza del continente di Telesis, devastato da ormai quattro lunghi anni da una feroce guerra interna che ha irrimediabilmente diviso le regioni del Nord e del Sud. Violet è nata e cresciuta nell'esercito, al "riparo" sotto l'ala protettiva del maggiore Gilbert, al quale lei è totalmente devota. Al termine della guerra la ragazza, privata del maggiore e delle sue braccia, deve cercare di costruirsi una nuova vita lontana dalle armi, e sarà il Colonnello Hodgins, suo vecchio commilitone, ad accoglierla nella sua società di scrittura e recapito lettere, nel ruolo di Bambola di Scrittura Automatica.

"Violet Evergarden". L'opera non poteva avere un titolo (quindi un nome) migliore di questo. Esattamente come la sua protagonista, essa si presenta come un bellissimo e affascinante contenitore apparentemente privo di contenuto. Violet Evergarden è una stupenda ragazza in apparenza senz'anima; "Violet Evergarden" è una stupenda opera in apparenza senza storia.
Quello che salta immediatamente all'occhio infatti è l'immenso comparto grafico di cui dispone "Violet Evergarden" (la Kyoto Animation ci vizia ogni volta con lavori esteticamente eccellenti). Fondali di montagna, campagnoli o cittadini che siano sono curati con un'attenzione e una precisione nel dettaglio veramente maniacale, e tanta bravura non viene a mancare nemmeno nelle animazioni, le quali sono talvolta così fluide, da eguagliare la realtà. La vera forza, sotto questo punto di vista, di "Violet Evergarden" però la si ha nel character design. Osservando con attenzione i personaggi, si nota e si rimane sorpresi da quanto essi siano curati, non tanto nella rappresentazione dei dettagli (come nei capelli legati di Violet o nelle pieghe delle gonne delle ragazze), quanto nella resa delle loro espressività. Ci si trova di fronte a personaggi umani nel vero senso della parola.
I personaggi sono l'elemento portante di "Violet Evergarden". La ragazza si ritrova infatti a vivere una vita che non percepisce come propria, questo perché non ha la minima idea di come viverla. Saranno i suoi colleghi e, ancor di più, gli innumerevoli clienti, che, passo dopo passo, lettera dopo lettera, la renderanno partecipe e protagonista assoluta della sua stessa vita, della quale prima era una spettatrice disinteressata.

Come si può pensare di conoscere una persona solamente sapendo come si chiama? Quando Violet si presenta ai suoi clienti, loro appaiono convinti di sapere di lei già quanto basta, finché non vengono loro mostrate le sue mani meccaniche, simbolo marcato a più riprese del fatto che dietro a un nome si nasconde una storia, e sapere come si chiama non è sufficiente per conoscerla.
Il rapporto che Violet ha con i suoi clienti e con le loro lettere muta e cresce in concomitanza con la maturazione del personaggio di Violet stessa. Provare emozioni è sinonimo di vita; soffrire o gioire con qualcuno significa entrare in contatto con la sua storia e, in qualche modo, esserne partecipe e non soltanto spettatore. Violet diviene, lettera dopo lettera, partecipe delle storie dei suoi clienti e al tempo stesso della propria.

"Violet Evergarden" è la storia che racconta la rinascita (o nascita?) di questa giovane ragazza. E' la storia di Violet che ricomincia (o comincia?) a vivere. Perché lei non ha avuto niente di quanto è di diritto dovuto ad ogni bambino, lei ha avuto soltanto degli ordini, era questa la sua unica realtà. Può questa essere definita vita?