I disegni di Kei Urana e i graffiti di Hideyoshi Ando hanno iniziato a prendere vita su Crunchyroll con Gachiakuta, adattamento anime del manga edito in Italia da Star Comics.
 
 
La serie racconta di Rudo, un ragazzo orfano che vive con Regto, l’uomo che lo ha raccolto dalla strada. Regto gli dona un paio di guanti logori per coprire le cicatrici sulle mani, e Rudo vi si affeziona profondamente, convinto che ogni oggetto, se rispettato, possa acquisire un’anima, compresi quelli scartati dai più abbienti.

Il mondo di Rudo è infatti diviso in due: da un lato, i benestanti che vivono nell’entroterra; dall’altro, i cosiddetti “tribali”, discendenti di criminali ed emarginati, confinati ai limiti della società, presso il “baratro”, ovvero un enorme pozzo in cui vengono gettati rifiuti e condannati a morte. Quando Rudo viene incastrato per l’omicidio di Regto, viene a sua volta gettato nel baratro. Sopravvive a una lunga caduta, ritrovandosi in una gigantesca discarica popolata da mostri e Bestie Immonde fatte di rifiuti che hanno preso vita; laggiù incontra i Giver: individui capaci di combattere quelle bestie grazie al potere racchiuso nei loro oggetti più consunti ma anche più preziosi.
 
Gachiakuta


Per ora, l’adattamento anime si mantiene piuttosto fedele al manga, anche se alcune scene eccessivamente didascaliche tendono a ridurre l’impatto emotivo e sociale della narrazione. Ci viene spiegata la società rigidamente stratificata, segnata dallo spreco e dall’emarginazione in cui vive Rudo, ma viene fatto troppo rapidamente, lasciando appena intuire la complessità del mondo narrativo tramite un paio di spiegazioni inserite poco accuratamente tra gli scambi di battute dei personaggi. Un altro lato negativo lo troviamo in alcuni limiti tecnici che emergono sin da subito, come la resa in CG delle Bestie Immonde, non particolarmente ben riuscita.

Tuttavia, il ritmo narrativo è ben calibrato e avvincente. Le prime due puntate si chiudono con cliffhanger efficaci, capaci di stimolare la curiosità senza risultare artificiosi. Contrariamente alle preoccupazioni iniziali, l’ambientazione in fondo all’abisso non risulta eccessivamente cupa o illeggibile: la regia riesce a mantenere un buon equilibrio visivo, valorizzando il protagonista attraverso un uso sapiente della luce e del contrasto. Emblematica è la scena della caduta di Rudo, animata in negativo, che evidenzia solo i contorni bianchi e contrastanti del protagonista.
I personaggi si preannunciano carismatici e ben differenziati, inseriti in un team di combattenti che sarà approfondito progressivamente. Il character design, adattato da Satoshi Ishino (Excel Saga, Date A Live), responsabile anche della direzione generale delle animazioni, trasmette perfettamente l’eccentricità e l’energia dei personaggi che verranno man mano introdotti, con particolare attenzione per Rudo, il cui aspetto spicca rispetto agli altri “tribali”, visivamente più uniformi.
 

La regia di Fumihiko Suganuma (alla sua prima direzione di una serie, con Studio Bones alla produzione) si mantiene solida, ma non rinuncia a momenti di sperimentazione visiva che arricchiscono la narrazione, come appunto, la scena della caduta libera del protagonista.

Infine, la sigla di apertura, "HUGs" dei Paledusk, dona alla serie uno stile sfrontato, provocatorio e deciso, adatto alla storia di un ragazzo di quelli sempre un po' sfacciati e arrabbiati con il mondo, che si oppone a una società immacolata e candida, in difesa di persone e oggetti emarginati.

Menzione speciale va però alla sigla di chiusura, "Tomoshibi" dei Dustcell, che sperimenta con stili e materiali diversi per raccontare il mondo interiore fragile di Rudo, in contrasto con la matericità e durezza dell’ambiente che lo circonda. Il tutto giocato sui contrasti tra bianco e nero... e un significativo filo rosso che tiene tutto insieme.
 
 
Gachiakuta si presenta come uno shōnen d’azione e combattimenti classico, ma è attraversato da un sottotesto di riflessione sociale molto attuale, che invita a riflettere sul valore degli oggetti, sull’accumulo e sul rifiuto, e non è difficile associare questi temi al discorso sull'ecologia: infatti accanto ai temi classici dell’amicizia e della "famiglia di elezione", propone una riflessione sul valore di ciò che viene scartato. Per il momento possiamo dire che la serie lascia lo spettatore curioso di scoprire come proseguirà la storia, e soprattutto quali imprese sapranno compiere i vecchi oggetti, ora trasformati in catalizzatori di una nuova forza.