Quest'anno Lucky Red, tramite la disponibilità offerta dalla manifestazione annuale Lucca Comics & Games, ha regalato un'anteprima assoluta di primo piano per gli amanti del cinema d'animazione. Infatti, dopo 15 anni di attesa nel Belpaese, è stata proiettata al cinema centrale di Lucca la versione italiana del film Mimi wo Sumaseba, perla dello Studio Ghibli tratta dal manga omonimo dell'autrice giapponese Aoi Hiragi.

mimi wo sumaseba - introduzione


Dopo un breve intervento di presentazione all'opera effettuato dal curatore dell'adattamento e direttore del doppiaggio Gualtiero Cannarsi, il pubblico in sala (gremita per l'occasione) ha potuto gustarsi in un'occasione più unica che rara le quasi due ore di proiezione su maxi-schermo.
Non volendomi appositamente concetrare sulla trama, di cui abbiamo già abbondantemente parlato in occasione della proiezione in madrelingua sub-ita avvenuta durante il festival del cinema di Roma, rimando per informazioni alla recensione riguardante l'evento.

Al contrario porrò il mio accento sul dibattito avvenuto a fine proiezione, al quale hanno preso parte il già citato Gualtiero Cannarsi; Luca Della Casa, docente di storia del fumetto e coordinatore del Future Film Festival di Bologna, e Luca Raffaelli, fra i maggiori giornalisti del settore fumetto/animazione e autore del celebre "Le anime disegnate. Il pensiero nei cartoon da Disney ai giapponesi".
Mi son preso la libertà di dividere il dibattito in 3 macro-aree principali, in modo da permettere una più fluida lettura.


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BREVE DIGRESSIONE SULLO STUDIO GHIBLI E SULLE SUE ANIME PORTANTI


Cannarsi - Cosa ne pensate del film?

Raffaelli - Film attesissimo all'epoca, gli appassionati erano curiosi di vedere il livello di un nuovo regista diverso da Takahata e Miyazaki.
Visto per la prima volta in corea, in madrelingua sottotitolato in coreano, non aveva capito nulla.
Riguardandolo in italiano lo reputa magnifico, ricco di emozioni adolescenziali senza "zuccherosità". Visione molto vivida della realtà giovanile giapponese e del difficile rapportarsi con il primo amore.
Rievoca la magia di Miyazaki e il lavoro di Takahata (Omohide Poro Poro).

Della Casa - La cosa che colpisce è il passaggio dai piccoli elementi quotidiani tipici della narrativa di Takahata alla "meraviglia che esplode" tipica di Miyazaki. Kondo è a tutti gli effetti il vero erede dei due registi, attingeva dalle caratteristiche di entrambi.
I momenti magici rievocano Naohisa Inoue (divisionista puntinista, corrente surrealista) le cui opere erano state usate da Kondo per ricreare le atmosfere del mondo fantastico di Iblard. Si ricordi che Miyazaki era grande fan di Naohisa.

naohisa inoue


Cannarsi - Il soggetto del film è il manga di Hiragi Aoi, dal quale Miyazaki aveva attinto la sceneggiatura del film. Era però molto difficile trovare un erede che interpretasse bene l'anima dello studio.
Kondo riesce nell'impresa: aveva lavorato tanto con Takahata, e lavorava sulla sceneggiatura di Miyazaki, connubio perfetto delle due anime dello studio. Significativa in tal senso una scena del film, più precisamente la scena in cui il mondo fantastico di Iblard (Miyazaki?) sfuma nella città reale (Takahata?) senza interruzioni, con soluzione di continuità.

Della Casa - Ricorda come il 1995 fosse un anno significativo per l'animazione (è l'anno del film Ghost in the Shell di Mamoru Oshii) e in generale per la nuova generazione di registi (vedasi Hideaki Anno in Neon Genesis Evangelion).
Lo Studio Ghibli lavorava anch'esso in tal direzione, in modo da spingere registi esordienti.

Raffaelli - Nel 1985 è andato per la prima volta in Giappone e ha avuto l'occasione di far un'intervista a Osamu Tezuka (e il grande onore di potergli stringere la mano). Nonostante l'attuale emozione nel ricordarlo, sa di aver fatto una brutta intervista (all'epoca non c'erano tutte le informazioni circolanti come attualmente grazie all'avvento di internet).
Però per farsi perdonare (per così dire), nel 1995 ha invitato Isao Takahata a Cartoombria, con il quale ebbe una splendida collaborazione. Lo rincontrò parecchi anni dopo a Hiroshima, si buttò ai suoi piedi e lo invitò al festival Castelli Animati di Genzano, giunto alla sua decima edizione (2005). Potè così porgli una domanda che covava da tempo "E' perfettamente consapevole della magia che scaturisce dalle sue opere? Quando ha letto Heidi di Johanna Spyri e ha dovuto purgare la storia dalle importanti parti a tematica religiosa, sapeva che l'avrebbe resa così una poetessa della laicità, capace di insegnare agli adulti come vivere?"
Non gli rispose direttamente ma poco dopo tempo gli fece pervenire uno scritto autografo con le sue considerazioni, da cui si evince chiaramente come il regista sia un profondo teorico delle sue scelte e decisioni (lo scritto è naturalmente conservato gelosamente).

horusu no daibokenCannarsi - Miyazaki e Takahata sono due registi totalmente diversi. Per capirlo è utile il documentario-intervista su Yasuo Otsuka (NdT: "Otsuka Yasuo no Ugokasu Yorokobi", noto anche come "Yasuo Otsuka's Joy Of Animating").
Infatti se possiamo definire Miyazaki una personalità legata ad un'animazione molto sensuale, al contrario Takahata è il tipico regista intellettuale.
Nella storia dei due fondatori, punto di svolta è stato il film d'animazione "Taiyo no oji - Horusu no daiboken" (conosciuto in Italia come La Grande Avventura del Principe Valiant), che vedeva Takahata alle prese con la sua prima regia di un lungometraggio, Yasuo Otsuka come direttore dell'animazione, Miyazaki e Yasuji Mori alle animazioni. Erano quelli gli anni del cosiddetto socialismo giapponese e le lotte sindacali avevano raggiunto anche la Toei (NdT: sono i tempi in cui la Toei Doga, per attenuare le frustrazioni degli addetti ai lavori, concesse loro più libertà, una sorta di valvola di sfogo. Horusu no daiboken si inquadra in tal contesto, avvento di una maggior democrazia a livello operativo e nascita di veri e propri team d'animazione. Utile per comprendere la situazione quest'approfondimento).
Tuttavia Miyazaki e Otsuka non stavano al passo con Takahata. Miyazaki era più indirizzato sul fare effetti grafici stupefacenti, far vedere la sua bravura, palesando la sua grande difficoltà a capire il regista.
Quando però Miyazaki vide l'opera completa pianse e comprese i suoi limiti. Decise quindi di seguir pedissequamente Takahata, e di apprendere la sua profonda intellettualità. Se non avesse fatto questa scelta probabilmente sarebbe diventato un animatore mediocre interessato prettamente nel sensazionalismo.
Otsuka invece fece una scelta opposta, non considerando raggiungibile il livello di Takahata continuò a fare l'animatore per tutta la vita.

Raffaelli - Questa differenza si vede anche nel rapportarsi col team. Miyazaki è un regista molto duro, pretende la perfezione da sè e dagli altri. Takahata al contrario è più tranquillo, si fida dei suoi collaboratori e della loro individualità.

Cannarsi - Riallacciandosi a Raffaelli, evidenzia come Miyazaki fosse ritenuto un "dittatore", ma bisogna sempre considerare che lo Studio Ghibli era era nato in funzione della realizzazione di Laputa.
(N.B. Si ricordi sempre che Takahata era IL regista, quello con più riverbero alle spalle).
Lo Studio Ghibli si è quindi affermato come studio atto a dar vita alle opere di Miyazaki. Nonostante Miyazaki stesso fosse in principio propenso al lavoro di squadra, prograssivamente ha assunto un modello diverso, forse più autoritario (NdT: forse più definibile come egocentrico). Miyazaki chiede sì agli animatori di fare e rifar le scene fatte "male", montarle e smontarle, ma evidenziando sempre i problemi di fondo, cerca di stimolare, di far capire la sua visione.

Raffaelli - A tutti gli effetti il 1988 fu l'anno boom per lo Studio Ghibli: Una tomba per le lucciole di Takahata e Il mio vicino Totoro di Miyazaki, due film dalle tematiche molto diverse.

Della Casa - Anche il film di Kondo è uscito in concomitanza con un altra opera dello Studio Ghibli, "On your mark", videoclip creato sulle e per le note della canzone dei cantanti Chage & Aska.
Interessante come il 1995 sia l'anno dell'exploit della figura dell'angelo (vedasi sempre Neon Genesis Evangelion di Anno).
Il tema dell'angelo ritorna anche in Mimi wo Sumaseba, negli occhi di Baron sono presenti le "Engel's Zimmer", la cosiddette "stanze degli angeli".

baron - engel's zimmer


Cannarsi - Nel 1997 troviamo invece 2 film fondamentali nel panorama dell'animazione giapponese. E' infatti l'anno del fenomeno mediatico The End of Evangelion dello Studio GAINAX e di Mononoke Hime di Miyazaki.
Mononoke Hime ha portato in uno stato di grave difficoltà economica lo Studio Ghibli, si puntava molto su di esso. Oltretutto ciò portò grande sofferenza fisica e mentale a tutto lo staff. Non per niente Kondo, impegnato come animatore, morirà l'anno successivo a causa di overwork. Grande stress quindi per Miyazaki, che annuncia un probabile ritiro dalla scena.
Infatti Mononoke Hime era nato per essere un "classico", al quale Miyazaki non avrebbe mai voluto cambiare una sola virgola. Film molto intellettuale per Miyazaki e dunque molto impegnativo (è l'ultimo film di Miyazaki "giovane uomo", dopo ci saranno solo film di un nuovo Miyazaki definibile "anziano", con tutt'altro modo di rapportarsi al mondo e al suo operare).
Si ricordi che in quel periodo Miyazaki non era esente da critiche in Giappone e come sempre accade c'era bisogno di consenso. Si decise quindi di far distribuire le sue opere in tutto l'occidente tramite Buena Vista, un mezzo per lo Studio Ghibli di autopubblicizzarsi in Giappone. Probabilmente in secondo piano rispetto alla capitalizzazione, alla necessità di fondi, ma ugualmente importante.
p.s. Il successivo premio oscar, vinto nel 2003, è stato anch'esso una forte legittimazione, nonostante a Miyazaki stesso non gliene importasse, dato che non lo ritirò neppure.

Della Casa - Si ricordi che probabilmente Miyazaki si sentì corresponsabile della morte di Kondo, e questo fu a tutti gli effetti un grande fardello da superare.

Raffaelli - Riallacciandosi al discorso di Cannarsi sulle due "anime" del regista nel corso degli anni, si sofferma sul fatto che il Miyazaki giovane sembra volesse scoprire e innovare, mentre l'anziano risulta invece più pacificato, fa scorrere la vena espressiva del suo "ruscello".

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PICCOLI RETROSCENA E CHIAVE INTERPRETATIVA DI ALCUNE SCENE


Cannarsi (esordisce facendo presente che nell'home video di Mimi wo Sumaseba ci saranno i sub dei cartelli, non ancora inseriti nella versione proiettata in sala).

- Shizuku non comprende il significato della "terra natia" all'interno della famosa canzone di John Denver che sta traducendo e adattando. Lo scopre solo nel momento in cui capisce che quella città rappresentava qualcosa di importante per lei grazie a Seiji. Ecco da cosa nasce la canzone alternativa che compone Shizuku nella parte iniziale del film. Infatti la sua città era rappresentata solo dalla "Concrete Road" di cemento che si inerpica fra i palazzi e le colline in lontanaza, priva di alcun legame significativo con lei.

mimi wo sumaseba - frame 1


- Nella scena in cui Shizuku è seduta accovacciata sul balcone o davanti la porta dell'antiquario, non si vedono mai le sue mutandine. Miyazaki se fosse stato il regista non si sarebbe fatto scrupoli a mostrarle (ritorna quella caratteristica di "sensualità" espressa precedentemente). Secondo Takahata, considerabile il più grande critico del collega Miyazaki (NdT: attenzione non necessariamente in chiave negativa, "critico" ha significato neutro) Kondo aveva una "delicatezza" che Miyazaki non possedeva.

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- Il libro che legge Seiji in biblioteca è Il meraviglioso paese oltre la nebbia di Kashiwaba Sachiko, lo stesso da cui sarà tratto "Sen to Chihiro no Kamikakushi" (NdT: per chi non lo sapesse è il nome originale de "La città incantata"). Il libro quindi già piaceva molto a Miyazaki essendo sua la sceneggiatura. Si può rilevare una sorta di "continuum" ideologico nello studio.

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- La domanda finale "Vuoi sposarmi?" è stata motivo di dibattito fra lo sceneggiatore Miyazaki e il regista Kondo. Nel manga originale infatti Seiji si spinge solo ad un semplice "ti amo" e Miyazaki voleva rimanere più fedele a questa forma dell'happy ending. Kondo attraverso il "Mi vuoi sposare?" voleva invece infondere fiducia nei giovani, far capire che sposarsi ed essere felici fosse ancora possibile nella società giapponese. Il messaggio di speranza del regista ha infine prevalso.

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DOMANDE A GUALTIERO CANNARSI E INTERVENTI DAL PUBBLICO


Il linguaggio è troppo formale: caratteristiche del parlare giapponese o scelta specifica?

La cosa dipende da film a film. Ad esempio in Totoro si osserva un linguaggio molto semplificato. Dall'altro canto in Karigurashi no Arrietty troviamo un linguaggio sensibilmente differente: le due famiglie principali sono quella dei prendimprestito, tipica famiglia giapponese degli anni '60 (con tutte le tipiche caratteristiche: il padre che parla poco, ecc) e quella del signorino Sho, una famiglia abbiente tipica occidentale, dal gusto raffinato ed erudito.
Ma a parte questo discorso, nel suo lavoro ci sono due punti cardine: il primo è rimanere il più possibile fedele all'originale; il secondo è non livellare il giapponese sull'italiano, non bisogna perdere il fatto che la lingua d'origine sia diversa dalla nostra.
Quindi il linguaggio del film sarà una traduzione e un adattamento IN italiano, la lingua non è l'italiano con le sue specifiche caratteristiche di forma.
Una critica solita che gli viene posta è poi quella del vocabolario troppo ricco. Secondo lui non è un difetto, lui usa il linguaggio che leggeva nei topolini una volta (es. "topolinia è una città morigerata", chi userebbe morigerato al giorno d'oggi?).
Ricorda la discussione avuta con un direttore di produzione riguardo le scelte lessicali e ai motivi per i quali si stia impoverendo il lessico degli italiani.

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mononoke hime


Mononoke Hime verrà mai pubblicato con una nuova traduzione e un nuovo adattamento?

Lo spera, ha curato i sottotitoli durante le proiezioni al festival di Roma, quindi la traduzione sarebbe già pronta. Sicuramente il titolo adottato sarà "Principessa Spettro".

Ma "Principessa Spettro" è un titolo non adatto per i bambini..

Citando Miyazaki, evidenzia come il film non sia stato fatto per i bambini.

Sì, ma sarebbe sicuramente più edificante di altri contenuti che vengono propinati ai bambini e in televisione..

Sottolinea come lui non voglia far piacere Miyazaki, ma vuole solo riportare fedelmente le sue opere in Italia.

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Le opere di Miyazaki mi hanno sempre trasmesso la sua capacità di conciliare lo spettatore con il resto del mondo. Non è questo forse il valore distintivo dello Studio Ghibli? Non è però questo un grosso limite per il futuro il dipendere da un regista di tal livello?

miyazakiIn questo discorso bisogna premettere la difficoltà dello Studio Ghibli di mettersi al passo con la modernità (a livello contenutistico), non si vedrà mai un ipad nei film dello studio (es. in Arrietty: Sho legge un libro fatto di carta).
Spesso si è interrogato sul perchè Miyazaki abbia tanto successo. La risposta che ha trovato: Miyazaki ha subito il secondo conflitto mondiale ma il padre lavorava nella realizzazione degli aerei "Zero" giapponesi: Miyazaki è stato fortunato, ha avuto il lusso di vedere una "bellezza" nelle forme degli aerei, aerei sui quali gli uomini di quel periodo morivano.
Miyazaki è forse definibile un otaku, forte la componente di ESCAPISMO che lo caratterizza. Crea mondi migliori e questo è riscontrabile in più casi: in Totoro vediamo due bimbe, Satsuki e Mei, che come caratteristiche probabilmente non sono mai esistite nel Giappone del secondo dopoguerra; idem dicasi per Kiki considerando però la Svezia; Sen, che è forse la più realistica fra quelle enunciate, alla fine riesce a purificare il senzavolto, essere che dovrebbe rappresentare tutti i mali della società giapponese.
MIYAZAKI CREA MONDI IDEALI, per far credere alle persone in un mondo migliore. Miyazaki è il Fujimoto che vediamo in Ponyo, un uomo chiuso nella propria "torre di corallo" (lo studio di animazione. Crea dunque il SUO mondo ideale.
Miyazaki è un uomo interessato nelle cose, tira fuori dalla realtà qualcosa di digerito. Processo alla base di ciò è ovviamente l'osservazione, e in questo ha giocato un ruolo chiave la sua formazione di animatore.

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Intenzioni sul futuro delle opere ghibliane da parte di Lucky Red?

Arrietty non è andato male, Lucky Red ha l'intezione di andar avanti (nel dirlo, ancora si interroga come la stessa Lucky Red abbia potuto portare in Italia Ponpoko, un titolo molto "difficile").

Lucky red porterà "Chie la peste"?

Lucky Red ha a disposizione tutto il catalogo dello Studio Ghibli, ma "Chie la peste" non fa parte di quel catalogo, non è dello Studio Ghibli. Oltretutto non è un opera facilmente "vendibile".

Previsione di rifare Laputa? e Nausicaa?

Laputa sì (ironicamente evidenzia la sua soddisfazione nell'intenzione di utilizzar la pronuncia corretta "gAlliver" al posto di "gUlliver") e anche Nausicaa, nonostante sia uscito prima dell'effettiva fondazione dello Studio Ghibli, fa parte del catalogo prima menzionato.

laputa


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C'è la speranza che tutti i film finora usciti solo in dvd abbiano in futuro anche un passaggio in blu-ray?

L'intenzione è quella, bisogna vedere cosa succede in tal senso in Giappone. Bisogna cercar di scoraggiare il fenomeno dell'importazione (molto costosa), soprattutto dei titoli non ancora annunciati. Suggerisce infatti sempre alla Lucky Red almeno di annunciare nuove future uscite, in modo da far sì che il cliente non preferisca prendere il film tramite import.

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Cosa ha portato alla scelta dei titoli "Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento" e "I sussurri del mio cuore"?

Nota dolente: le scelte sono state fatte dall'ufficio marketing, purtroppo un'azienda deve considerare sempre la vendibilità del prodotto.
Per Arrietty aveva proposto "La piccola Arrietty" (il primissimo titolo dato da Miyazaki). Purtroppo lo Studio Ghibli non l'ha autorizzato.
Riguardo Mimi wo Sumaseba stesso discorso della vendibilità del prodotto. Unica sicurezza è che essendoci il titolo originale in copertina, ci sarà la traduzione corretta fra parentesi (oltretutto sarebbe stato alquanto svilente, avendo curato lui l'edizione, il veder "I sussurri del mio cuore" a mo' di traduzione sotto il titolo originale).

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Avverrà mai la pubblicazione dei corti dello Studio Ghibli (inclusi quelli proiettati solo al museo di Mitaka)?

Non è avvenuta neanche in Giappone. Per quelli del museo probabilmente non avverrà fino alla morte di Miyazaki, nella sua concezione "caotica" del museo si dovrebbe girare a caso al suo interno e scoprirvi un corto a caso (NdT: una delle frasi simbolo del museo è "Let's Lose Our Way, Together." e sulla brochure è anche chiaramente riassunta questa intenzione che sta alla base del museo, ma vi lascio il piacere e la curiosità di cercarla da soli).

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In chiusura dell'evento, fra ringraziamenti e applausi, il suggerimento agli astanti di utilizzare sempre la mail del servizio clienti Lucky Red per consigli o richieste specifiche. Magari spingendo per far arrivare in italiano il documentario su Otsuka o sui canali di Yanagawa, che in quanto documentari richiederebbero costi molto ridotti dal punto di vista del doppiaggio.