Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo a titoli del 2012, con Fate/Zero (2012), Shin Sekai Yori e Magi - The Labyrinth of Magic.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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7.0/10
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Sarà che non avendo giocato le visual novel non posso comprendere appieno il contesto e le scelte di alcuni personaggi, sarà che il fansub con cui ho guardato le puntate aveva delle basi inglesi fatte con i piedi, sarà che semplicemente sono rintronato e non l'ho capito, ma a me questo "Fate/Zero" non è piaciuto poi tanto.

Le premesse sono le stesse di "Fate/Stay Night", il fulcro delle vicende è sempre la guerra per il Graal, ma si capisce fin da subito che il nuovo studio ha deciso di prendere una strada diversa per la messa in scena, ritagliando a tutti i personaggi il proprio spazio nella vicenda e soffermandosi sui loro discorsi e sulla loro caratterizzazione. Quindi la crescita dei personaggi e lo sviluppo delle loro relazioni diventano centrali e non mancheranno momenti d'introspezione. "Bene", mi sono detto. Ma l'entusiasmo iniziale, purtroppo, è andato via via scemando mentre mi rendevo conto che molti dei personaggi risultavano essere caratterialmente inconsistenti e immobili nel loro percorso di crescita. Non che siano tutti privi di sviluppo, ci mancherebbe; alcuni di loro sono portati avanti abbastanza bene, altri non si schiodano minimamente dalla loro personalità, mentre altri ancora vengono fatti "crescere" con un metodo un po' furbetto che definirei "botta di vita": encefalogramma piatto fino al massaggio cardiaco e poi bam!, l'onda sul monitor sale al picco e improvvisamente ci si trova davanti un altro personaggio. Puro effetto scenico. Allo stesso modo, e probabilmente con lo stesso fine, alcuni personaggi sono stati eccessivamente calcati, risultando in un retrogusto di fanservice che in un anime con pretese di profondità come questo mi sembra in parte una mancanza di rispetto verso l'intelligenza dello spettatore.

I membri del cast che mi hanno convinto di meno sono sicuramente gli antagonisti, in particolar modo la coppia principale. Da un lato del ring abbiamo due psicolabili che fanno mattanza di bambini perché credono sia veramente "cool" (?!); dall'altro un prete inespressivo, che esce a scatto dall'apatia quando capisce che non capisce il perché delle sue azioni (!), per poi dedicarsi alle cattiverie più gratuite. Poi ci sono nonno Matou e la piccola Sakura. Il primo incarna la macchietta capace di sola malvagità, monodimensionale al massimo, mentre la seconda per gran parte dell'anime viene lasciata in disparte per poi rifare la sua comparsa nel finale. Non posso parlarne liberamente senza cadere in spoiler pesanti, quindi dirò soltanto che la conclusione della sua vicenda mi ha lasciato veramente l'amaro in bocca: senza capo né coda. Stesso discorso per Kariya: trovo che alcune sue azioni siano totalmente incoerenti con la caratterizzazione del personaggio e il suo sviluppo nel corso dell'anime. Assassin e Tohsaka, poi, mi hanno colpito così poco che quasi dimenticavo di citarli. Personalmente trovo i personaggi elencati fino ad adesso alquanto piatti e inverosimili, ma mi rendo conto che a molte persone sono piaciuti, quindi mi limito a dire "non è la mia tazza di tè, ma potrebbe essere la vostra". Nonostante tutto, qualche personaggio che è piaciuto anche a me c'è stato, come per esempio la coppia Rider/Waver e quasi tutto il cast femminile dell'anime.

Comunque, superate le delusioni, alcuni momenti di quasi-drop e le maledizioni virtuali ai personaggi, sono arrivato alla fine dell'anime, momento in cui la storia si ricollega all'inizio del sequel senza troppe forzature, non dando però un senso di completezza alla serie di per sé. Le musiche mi sono sembrate nella media e non mi sono rimaste impresse, il ritmo della trama è buono, ma ogni tanto indugia su discorsi infiniti di dubbia utilità (anche se alcuni mi sono piaciuti, soprattutto nella prima parte: per esempio quello del ritrovo dei re e il confronto della loro idea di sovrano). Non c'è nessun colpo di scena da far cadere la mascella e combattimenti un po' deludenti, anche se risulta essere il male minore, essendo palesato da subito che non sono il fuoco della serie. Il mio voto ai contenuti è 6, che si alza leggermente grazie al buon lavoro fatto per unire i puntini della mitologia Fate e alla realizzazione tecnica, ottima in certi casi e buona in altri. Non riesco a dare un voto più alto, le aspettative erano tante e, complice la mia ignoranza in materia di "nasuverse", mi sono ritrovato a non gradire la serie quanto avrei sperato.

Insomma, per gustarsi veramente quest'anime, o si scende a piccoli compromessi oppure bisogna avere ben presenti i vari rimandi alle serie e al resto della mitologia. Mi sento di consigliarlo a chi ha l'occhio rivolto alla resa visiva e ai fan dell'universo Type/Moon, soprattutto i più informati, che probabilmente lo apprezzeranno molto, sicuramente più di quanto ho potuto fare io. Per me, a conti fatti, tre quarti di delusione.



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"Era circa 500 anni fa. Un ragazzo vagava per le montagne, in cerca di erbe…"

"Shin Sekai Yori": Dal nuovo mondo.
Una famosa sinfonia del compositore Antonín Dvořák: "From the New World".
Un mondo che ti fa girare la testa, una realtà muta e silenziosa dietro la quale si cela la distopia che l'uomo ha costruito dalla degenerazione dei propri desideri.

Siamo nell'anno 3000, in una dimensione storica (basata sulla realtà) in cui l'uomo ha sviluppato la capacità di utilizzare fondamentalmente il potere della propria mente, il "Juryoku", o, in altre parole, la telecinesi. Le tecnologie sono scarse e la società, demograficamente ridotta in maniera radicale, è raccolta in piccoli paesi a ridosso di zone naturali. Un gruppo di cinque ragazzi - bambini - verrà coinvolto in vicende inquietanti e misteriose fino a mettere in dubbio il mondo stesso in cui vivono, soffocante e completamente controllato, avvicinandosi ai meccanismi che ci sono dietro alla (im)perfezione di facciata che permea le loro vite quotidiane. Dopo aver appreso fin troppo, questi ragazzi sono costretti alla fuga e a un viaggio che li porterà ai principi della storia - per loro segreta e sconosciuta - del genere umano, del loro potere e dell'evoluzione del mondo.

La A-1 Pictures ("Sword Art Online", "Blue Exorcist") ci propone questa volta un titolo decisamente innovativo - anzi, "nuovo", per essere fedeli - sotto molti punti di vista.
Già in seguito alla visione del primo episodio spiccano per la peculiare cura apparato tecnico, musicale ma soprattutto registico: il settore grafico si concentra sulla lavorazione dei fondali, carichi di suggestione e di innovazione, tanto da rendere davvero l'idea di una realtà storica prossima a noi di mille anni; gli stessi costumi, la situazione geografica, i paesaggi descrivono un mondo nuovo. La regia, combinata alle musiche che spaziano dall'orchestrale alla tensione drammatica, presenta sempre una prontezza e una sofisticatezza tali da coinvolgere lo spettatore col palato più pretenzioso: citazioni, immagini allegoriche, riferimenti a conoscenze ricercate sono elementi disseminati negli episodi, i quali, tuttavia, si dimostrano di alto livello anche per dialoghi, inquadrature e tagli particolari, ma soprattutto per il coinvolgimento e le sensazioni lasciate alla fine di ogni episodio. Insomma, un conglomerato di potenzialità.

Certamente, sono individuabili anche situazioni di dubbia linearità, altre in cui la logica è stata esagerata o altre ancora in cui il reparto grafico ha accusato debolezze notevoli. Fortunatamente, "Shin Sekai Yori" ha sopperito con lo svolgimento stesso della trama, attraverso la quale vengono date tutte le risposte, lasciando ogni spiegazione esauriente.
L'evoluzione non è tuttavia solo della trama, bensì anche dei personaggi stessi, che si muovono in tre piani temporali e lungo i quali cresceranno, rapportandosi e venendo a conoscenza col mondo stesso, cercando di debellare le paure e di farsi strada nelle incertezze, temprando il loro carattere; la narrazione viene portata avanti da uno dei protagonisti, Saki, che, posizionandosi in una cornice esterna, interviene con l'espediente della voce fuori campo.

Le caratteristiche che fanno assumere a "Shin Sekai Yori" un'identità tutta sua sono due e sono direttamente collegate. La prima è il coraggio che la serie ha d'intraprendere dei temi nuovi, di fare scelte registiche che si discostano da ogni stereotipo, di andare incontro a un pubblico abituato a produzioni di diversa natura - esempio evidente può essere la grafica sperimentale di cui il titolo si veste quando la narrazione entra in flashback; la seconda nasce di riflesso alla prima: una tensione totalmente inaspettata, che sorprende, che spaventa, che assale lo spettatore nella rivelazione della falsa utopia illustrata dall'anime stesso.
"Shin Sekai Yori" non è altro che un intreccio che ha del mirabile, un crescendo di tappe che si realizzano nell'epilogo, condito da un'impronta psicologica, da temi audaci e da immagini evocative.

Per concludere, questo titolo rimarrà impresso nella mia memoria al di là delle sue imperfezioni, poiché è riuscito a lasciarmi un senso di completezza, una curiosità che mi spinge a volerlo rivedere per svisceralo, per conoscere ogni dinamica col senno di poi, per comprendere meglio ogni accostamento fatto alla scienza, alla lingua, alla cultura dei nostri tempi e di quelli dei protagonisti.
Uno svolgimento che oscilla tra l'8 ed il 9, e un finale da 10 e lode.

E ora mi chiedo se l'autore non abbia immaginato tutto questo viaggio ascoltando proprio la sinfonia No. 9 "From the New World" di Dvořák. Eppure, il viaggio è finito.
"Il potere dell'immaginazione è in grado di cambiare tutto."



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Nell'apprendere che "Magi - The labyrinth of magic", uno dei manga che ultimamente seguo con più piacere, sarebbe stato adattato in una serie animata, fui particolarmente felice.
Questo perché sono convinto, e dopo aver completato la visione lo sono ancora, che il formato dell'animazione si addica particolarmente a storie come questa.
"Magi - The labyrinth of magic" è la storia di Aladdin, un bambino di piccola statura ma dal cuore grande e dai misteriosi poteri, che viaggia alla ricerca della testa che Ugo, il suo amico genio, ha perduto in uno dei tanti dungeon che si trovano qua e là nel mondo. Una ricerca che lo porterà a vivere incredibili avventure, a visitare luoghi esotici, a scoprire molti segreti e misteri, a fronteggiare pericoli, mostri e uomini malvagi, ma anche ad incontrare insostituibili amici insieme ai quali affrontare il lungo viaggio della vita, condividendo battaglie, peregrinazioni, lacrime e risate.
Lo dirà spesso, il nostro Aladdin, all'insicuro compagno di viaggio Alibabà: "Continueremo a viaggiare insieme ancora a lungo, tante avventure ancora ci aspettano".
Nel sentire queste parole, Alibabà si rassicura, e con lui sorride anche lo spettatore, felicissimo di poter viaggiare con la fantasia e vivere incredibili avventure in un Oriente ricco di fascino e meraviglie, che a cartoni animati, impreziosito da colori, animazioni e musiche, risulta ancora più magico.

I pregi del manga firmato da Shinobu Ohtaka sono rimasti tali e quali anche in questo adattamento animato. "Magi - The labyrinth of magic" è ancora un viaggio ricco d'immaginazione, un cammino lungo e articolato lungo il quale ai personaggi ne succedono di tutti i colori, fra labirinti, templi, caverne, deserti, steppe, isole, mari, città, regni, combattimenti a suon di incantesimi ed evocazioni, mostri, spadaccini, maghi, mercanti, guerrieri, briganti, sovrani, creature fantastiche, misteri da svelare e intrighi di vario tipo.
Gli amanti dell'avventura fantasy possono star tranquilli, troveranno in "Magi - The labyrinth of magic" pane per i loro denti, un'avventura appassionante che ricorderà loro i videogiochi di ruolo vecchio stile (uno su tutti: Dragon Quest) e li terrà volentieri attaccati allo schermo, grazie ad una storia avvincente, un universo narrativo particolarmente articolato e ad ottimi personaggi.
Uno dei maggiori pregi di questa serie è infatti il suo coniugare in maniera quasi sempre ben riuscita un'estetica moderna e uno stile narrativo che rimanda in più occasioni alle serie d'avventura di qualche decennio fa, come "La grande avventura di Dai" o la prima serie di "Dragon Ball". Oltre all'atmosfera avventurosa e fiabesca, "Magi - The labyrinth of magic" ha da loro ereditato anche una buona alternanza di umorismo e dramma e una splendida trattazione di tematiche sempre attuali come la giustizia, il razzismo, le differenze sociali, i matrimoni d'interesse, gli intrighi di corte, la guerra, la schiavitù, il passare del tempo e gli effetti che ha sui legami fra le persone, il sacrificio e, soprattutto, l'amicizia, tematica cardine di questo tipo di storie che fa bella mostra di sé anche questa volta.
Quella rappresentata in "Magi - The labyrinth of magic" è un'amicizia fortissima, che si mostra nei suoi più svariati aspetti: un bambino che, trovandosi davanti un enorme e possente genio capace di esaudire qualsiasi suo desiderio gli chiede semplicemente di poter diventare amici; due ragazzi che maturano un legame indissolubile dopo essersi inizialmente osteggiati; una ragazza che, salvata da un destino crudele, rischia la vita a più riprese per proteggere e aiutare i suoi benefattori; due amici d'infanzia che, ritrovatisi dopo tanti anni, combattono una triste guerra nella quale scopriranno che, in realtà, ciò che li accomuna è più forte delle loro differenze.
E' un anime che dà ampio spazio alle emozioni, quelle dei personaggi e quelle degli spettatori, che in più punti si divertiranno, si commuoveranno o si arrabbierranno contro il cattivo di turno.

"Magi - The labyrinth of magic" è un anime molto spettacolare. Non mancano i paesaggi da cartolina (certe inquadrature dall'alto di città e regni sono davvero molto belle), la serie è molto colorata e le animazioni sono ben curate, soprattutto nelle scene incentrate sull'azione e sui poteri magici, che sono davvero una gioia per gli occhi.
Il disegno dei personaggi è molto moderno, al passo coi tempi e adatto per rappresentare fisionomie di vario tipo. In alcuni casi abbellisce il disegno dell'autrice del manga, in altri fa storcere un po' il naso perché accentua maggiormente gli elementi di modernità che personalmente mi infastidivano già nel manga, eccedendo ogni tanto nel fanservice e nella rappresentazione di belloni fighissimi e donne dai seni troppo grandi e/o troppo messi in evidenza.
L'impatto globale, in ogni caso, è molto buono: lo spettatore si perde nei vasti e coloratissimi paesaggi, nei mille personaggi che li affollano e nello spettacolo di magie e combattimenti, e qualche piccolo granello di polvere negli occhi ogni tanto dà un fastidio relativo.
Anche il doppiaggio è ben fatto. Le voci sono molto adatte ai personaggi, ma disturba un po' il fatto che siano quasi tutti doppiatori di nuova generazione, che danno un'inflessione un po' troppo fighetta o lamentosa a molti personaggi, comunque pertinente ai loro caratteri ma fastidiosa a lungo andare.
Una delle migliori frecce all'arco di "Magi - The labyrinth of magic" è, inoltre, la colonna sonora. Le quattro sigle (due d'apertura e di chiusura) sono molto carine ed orecchiabili, ma il vero fiore all'occhiello sono gli splendidi brani strumentali firmati dal mostro sacro Shiro Sagisu (noto per Orange Road e diverse opere dello Studio Gainax come Nadia o Evangelion), che spaziano con grande maestria da litanie ipnotiche da danza del ventre a cori solenni, donando epicità alle scene e completando al 100% l'evocativo viaggio dello spettatore in un Oriente che è tale anche a livello musicale.

La versione animata adatta i primi nove volumi del manga più o meno fedelemente. C'è qualche taglio qua e là (cambia l'incipit, ma ci si raccorda quasi subito col fumetto) e in generale il ritmo è abbastanza veloce (ma non superficiale). L'ultima mezza dozzina di episodi invece differisce un po' dal fumetto e in effetti è quella realizzata peggio. Si introducono nuovi personaggi piuttosto antipatici e abbastanza fuori contesto con l'ambientazione generale, i risvolti della trama si fanno più superficiali e fuori luogo e l'ultimo episodio, pur lasciando diverse emozioni, conclude uno scontro importante in fretta e furia e lascia più domande che risposte. Domande che, per fortuna, probabilmente avranno la loro risposta nella futura seconda stagione, che sarà trasmessa a partire dal prossimo autunno e che continuerà verso nuove terre il meraviglioso viaggio di Aladdin e dei suoi amici.

Complessivamente, "Magi - The labyrinth of magic" è una buona serie animata, dall'ottimo confezionamento tecnico e in grado di lasciare diverse belle emozioni ai suoi spettatori. C'è qualche defezione negli ultimi episodi, che però probabilmente sarà risolta dal futuro proseguimento della storia, nel quale, si spera, verrà dato anche maggior spazio al personaggio di Hakuryuu, tanto caro agli autori al punto da mostrarlo nella prima sigla circa venti puntate prima della sua effettiva entrata in scena, che però fa poco e niente, a parte piagnucolare un po', una volta comparso, e necessita di un maggior approfondimento che sicuramente avrà in futuro.
Questa prima serie è dunque ottima per diversi aspetti e sicuramente degna di una visione, ma è un po' più frammentata rispetto al manga, che invece racconta la sua storia in maniera più coerente e continuativa, mentre invece l'anime lascia lo spettatore in sospeso con un momentaneo finale aperto, in attesa di nuove avventure che, fortunatamente, si sa già arriveranno.
Chi già segue il manga può dunque star tranquillo e godersi di nuovo, impreziosite da un comparto audiovisivo di prim'ordine, le avventure che aveva amato su carta. Chi invece vuole avvicinarsi al mondo di "Magi - The labyrinth of magic" direttamente tramite l'animazione, vivrà anche lui fantastiche avventure, anche se probabilmente, poi, la tentazione di passare al cartaceo, almeno in attesa della realizzazione della seconda stagione, potrà essere forte.