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Adotta un titolo 1Adotta un titolo 2Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[MANGA] Samurai (Scadenza: 19/7/2015)

[ANIME] 
Rainy Cocoa (Scadenza: 22/7/2015)

[LIVE] 
Limit (Scadenza: 26/7/2015)

Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con i manga Rave, Il giocattolo dei bambini e Dr. Slump & Arale.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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Mediocre, veramente mediocre. Sono arrivata fino in fondo solo perché ho potuto scroccare i volumi che mi mancavano, altrimenti avrei tranquillamente lasciato le cose a metà senza alcun rimpianto, con tanti saluti ad Haru e compagnia bella.
Rave viene definito da molti “infantile” e consigliato soltanto a chi si avvicina per la prima volta al mondo dei manga; io lo giudico semplicemente “fatto male” e non penso sia il caso di suggerirlo proprio a nessuno.
Vi serve un punto di riferimento verso il basso per valutare gli shonen d’azione/avventura? Volete un perfetto esempio di serie inutile, piena di luoghi comuni e buona solo a far lievitare il numero dei manga di cui si poteva fare a meno? Ecco, in questi casi (e in questi soltanto!) avete trovato ciò che fa per voi.

I difetti sono talmente tanti e talmente evidenti che non saprei da dove cominciare… ma forse potremmo partire celebrando degnamente l’abilità dell’autore nella sceneggiatura!
Non mi pare necessario far notare come questo manga sia basato in gran parte sul già visto, basta avere occhi e cervello per poterlo constatare, comunque, per quanto mi riguarda, la mancanza di innovazione non è un difetto imperdonabile; molte storie riescono ad essere simpatiche e divertenti pur non essendo per nulla originali, mentre capita di trovare idee nuove ed interessanti rovinate da un loro cattivo utilizzo. Insomma, il più delle volte è la sceneggiatura a decretare o meno la riuscita di un’opera.
Il guaio è che Mashima non solo ha poche idee, ma è anche totalmente incapace di gestirle decentemente, e poco m’importa che questo sia il suo manga di debutto, perché altri (e non serve tirare in ballo Oda, basta un Masashi Kishimoto) alla prima opera importante hanno saputo fare ben di meglio.

La prima saga è semplicemente imbarazzante, da due secco.
Prevedibilità alle stelle, banalità a go go, incapacità di creare pathos, aspettative o di costruire un colpo di scena che sia tale; è sufficiente un accenno ad una qualsiasi situazione e puoi già capire perfettamente dove si andrà a parare, basta solo immaginare lo sviluppo più insulso e stereotipato possibile. Inoltre - non so se sia un tentativo di dare ritmo alla storia o una compensazione della scarsa qualità con la quantità degli avvenimenti - la narrazione risulta fin troppo veloce, incapace di dare il giusto peso agli eventi e di qualsivoglia genere di approfondimento, al punto che, in alcuni casi, il lettore ci metterà un po’ a capire se si trova in un momento topico o nel bel mezzo di una delle tante subquest allunga-brodo - vedi l’immancabile processo di distruzione del mondo, che qui inizia e si arresta nel giro di un capitolo come fosse robetta da niente.

Nemmeno la tanto decantata grafica a mio parere si salva: scialba e anonima, copia un po’ da One Piece, un po’ da Final Fantasy e un po’ da Toriyama (certi tizi sembrano usciti direttamente da Dragon Ball!), ma senza mai mostrare una sua personalità.
L’impressione generale dopo i primi 9 volumi è quella di un compito svolto controvoglia da uno studente che non nutre alcun interesse verso l’argomento in questione, con la piccola differenza che lo studente è obbligato a fare i suoi compiti, mentre non mi risulta che Mashima sia costretto da chicchessia a lavorare come mangaka.

Dalla seconda saga in poi bisogna ammettere che la situazione migliora e si riscontrano piccoli passi avanti sotto diversi aspetti: l’intreccio risulta un pochino più elaborato grazie alla presenza contemporanea di svariati gruppi di nemici, si aprono alcune sottotrame, c’è una maggior varietà nelle ambientazioni e la narrazione rallenta un po’ (non troppo; questo rimarrà un punto dolente fino alla fine. Soprattutto alla fine!); in ogni caso si tratta di miglioramenti infinitesimali, che è possibile notare solo perché la saga iniziale era davvero di infimo livello.
In pratica, Mashima fa quel tanto che basta per portare il voto da due (= manga talmente osceno da lasciare allibiti) a quattro (= manga “semplicemente” brutto), per il resto sono sempre le pecche a caratterizzare questa storia: la solita prevedibilità degli sviluppi; personaggi di cui non si comprende l’utilità ed altri liquidati fin troppo in fretta; nemici che hanno il solo scopo di esaltare coprotagonisti altrimenti inutili; finte morti che tentano pateticamente di strappare qualche lacrima (ce n’è uno che va avanti a tecniche suicide e non crepa mai!); scontri davvero poco ispirati e troppo simili tra loro, in cui i cattivoni passano l’80% del tempo a tirarsela e a spiegare nei dettagli il loro potere e il restante 20% a stupirsi davanti alla forza della speranza & dell’amicizia.
Già, la forza della speranza & dell’amicizia… raramente è riuscita ad essere così devastante! Ai protagonisti di questo manga basterà infatti sparare frasi retoriche con un'espressione seria in volto per riuscire a mandare nel panico gli avversari, camminare con le ossa rotte, redimere i malvagi, conquistare la totale e incondizionata fiducia di tutti i presenti nel raggio di 100 metri… un potere divino, insomma! E io che mi lamento delle occasionali sparate buoniste di Naruto Uzumaki!
Tutti questi difetti saranno presenti, elevati alla seconda, anche e soprattutto nella pessima parte finale, durante la quale, per la nostra gioia, tornerà a trovarci pure la narrazione-flash. Vi dico solo questo: nel penultimo volume non è ancora iniziata la battaglia tra Haru e il boss finale, a metà dell’ultimo è tutto finito.

Se storia e sceneggiatura lasciano alquanto a desiderare, nemmeno la caratterizzazione dei personaggi si dimostra in grado di alzare il livello complessivo dell’opera.
Haru è la summa di tutto ciò che odio in un protagonista: l’eroe prescelto senza macchia e senza paura, che sempre vince e sempre ha ragione, la cui attività preferita è ammorbare chiunque gli si pari davanti con insopportabili predicozzi. Chissà perché, nei manga di questo genere, l’essere un irritante sputasentenze non viene mai considerato un difetto!
Elie è un tale concentrato di stereotipi da far rabbrividire: bella smemorata alla ricerca del proprio passato + custode di un potere devastante e per questo inseguita da tutti + oggetto dei desideri sia dell’eroe che del nemico principale + tipica incapace da shonen che combatte esclusivamente in scontri umoristici e per il resto buona solo a urlare il nome del protagonista, esibire le sue grazie, frignare e farsi rapire.
Per quanto riguarda Musica… suvvia, lo si potrebbe eliminare dalla storia e nessuno se ne accorgerebbe! Mashima gli deve pure inventare delle sottotrame su misura per farlo sembrare utile!
Provvede a completare il party una vasta gamma di pokemon, ex cattivi e gente raccattata qua e là, ma non mi sembra il caso di descriverli, un po’ perché sarebbe spoileroso anche solo fare i nomi, un po’ perché, come ho già detto, sono così indispensabili da necessitare di scontri contro sottonemici-comparsa per potersi mettere in mostra. D’altronde, in un manga in cui uno come Musica è il terzo personaggio per importanza, non si può dare addosso ai coprotagonisti secondari per la loro inutilità…
Una nota di demerito anche per gli antagonisti principali: dopo aver passato il tempo a spiegarci quanto sono malvagi, a illustrarci quanto siano oscuri i loro scopi (voi siete riusciti a leggere tutti gli sproloqui di Doryu? Io no!), dopo essersi dedicati a una serie di bastardate in perfetto stile “cattivo di serie B” (tipo malmenare i sottoposti incompetenti), ecco che, in seguito ad un breve scontro (durata media: 3 capitoli, bla bla bla inclusi), si sciolgono in lacrime, rievocano i loro traumi e si fanno sopraffare dalla forza della speranza & dell’amicizia. In parole povere: non possiamo nemmeno prenderci la soddisfazione di tifare per i cattivi!

In questo mare di mediocrità, l’unico aspetto che, effettivamente, migliora fino a superare la sufficienza è la qualità del disegno, il quale, pur rimanendo sempre un mix di scopiazzature di altri autori e altri stili, diventa sempre più gradevole e particolareggiato, soprattutto nella rappresentazione dei personaggi femminili. E infatti, non appena si rende conto di avere talento nel disegnare le ragazze Mashima aumenta vertiginosamente la quantità di fanservice, non credo sia possibile trovare 20 pagine consecutive senza almeno un’inquadratura strategica!

Altri pregi? … no, basta così!
In definitiva: brutto, che altro dire? Un’opera priva di originalità e spessore, della capacità di divertire o coinvolgere, ma soprattutto di un autore che, in mancanza di talento, abbia almeno il buon gusto di buttarsi sul disimpegno totale senza pretendere di fare il serio o il melodrammatico, così da evitarci penose finte tragedie che si ridimensionano dopo un capitolo, trovate dell’ultimo secondo spacciate per colpi di scena e moralette da quattro soldi offensive anche per l’intelligenza di un bambino delle elementari.
Consigliato: a nessuno, tranne a chi ha davvero un sacco di tempo e denaro da buttare.




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Se doveste mai trovarmi nella mia scheda e doveste chiedermi: <i>"Quale shojo mi consiglieresti di leggere?"</i> Inutile dirvi che uno dei primissimi titoli che mi verrebbero in mente, se non il primo, è senz'altro Kodomo no Omocha - Il Giocattolo dei Bambini, il manga da cui è tratto la celebre serie animata di successo di Italia 1, Rossana. Ci troviamo di fronte ad un piccolo gioiello che l'abile Miho Obana ha prodotto più di quindici anni fa e che ancora oggi all'ennesima ristampa vende e strappa sorrisi ai suoi lettori.

La storia ruota attorno a Sana Kurata, nell'edizione animata adattata da Mediaset, meglio conosciuta come Rossana Smith, scelta adoperata parzialmente per giustificare la scritta <i>Sana</i> onnipresente sulle shirt della protagonista o sui cartelloni d'ammirazione scritti e disegnati dai suoi fan che poi diventerà per la maggior parte dei dialoghi il soprannome della ragazza, e cognome inglesizzato come succede spessissimo in tanti altri anime da tempo, anche per evitare l'infelice gioco di parole adottato nella nostra lingua a causa dell'assonanza (Il Grande Mago Piccolo di Dragonball vi dice niente in proposito... ?). Brillante, estroversa, divertente ed un po' pazza, star del programma TV, <i>Il Giocattolo dei Bambini</i> molto in voga tra i ragazzi della sua età, prova a <i>normalizzare</i> la sua vita da diva, andando incontro alle sue esigenze di adolescente, iniziando a frequentare una scuola. Tuttavia, l'estro della piccola non passa inosservato ed è tutt'altro che mera finzione dedita a incarnare un personaggio televisivo! Questo farà sì che Sana sfiderà i ragazzi, teppisti nella sua classe arrivati addirittura a ricattare i propri insegnanti, dichiarando loro guerra al fine di far tornare pace e serenità e proseguire gli studi. Compito difficile visto che il leader del gruppo, Akito Hayama (per qualche strana ragione ribattezzato Eric Akito nell'edizione italiana dell'anime dalla solita Mediaset), è un tipo piuttosto duro e spietato. Eppure quando la situazione fra le teste calde della classe sembra essere giunta ad un punto morto, fra i due scatta qualcosa...

Questo è l'incipit principale della serie che di primo acchito visto il design delicato e longilineo, i visi paffuti e gli occhioni dolci, possono trarre in inganno il lettore convincendolo di trovarsi di fronte all'ennesimo prodotto per bambini o neo-adolescenti, e credetemi... non c'è niente di più sbagliato! Se il tratto di Miho Obana, estremamente particolareggiato e dolce può incantarvi e il plot iniziale può trarvi in inganno, in realtà le tematiche affrontate da Kodocha (abbreviato così in Giappone e successivamente anche all'estero), ci porta di fronte dei personaggi molto giovani ma allo stesso tempo turbati a causa delle profonde tematiche che colorano il rispettivo background di ognuno di essi con problemi difficili quali abbandono, adozione, violenza psicologica, taccheggio, morte, problemi di stampo sociale e psicologico che incidono sulla personalità dei medesimi e influiscono nel corso della crescita. In Kodocha non esistono personaggi davvero buoni o cattivi, ma vittime di soprusi e problemi che lasciano segni, o meglio, cicatrici indelebili nel loro cuore crescendo di pari passo con esse.

Kodocha ci permette di crescere insieme ai suoi protagonisti e di vedere come essi possano evolversi nell'arco della loro vita, convivere coi propri problemi e riuscire ad affrontarli e risolverli con la più tormentata - ed efficace - delle cure: l'Amore. Una storia che vorremmo non finisse mai che ci mostra il dietro le quinte dei bambini prodigio, una situazione famigliare complicata, l'Amore incondizionato che un bambino è in grado di dare al prossimo e la crudeltà che talvolta qualcuno può riversare nei confronti degli altri senza nemmeno rendersi conto delle eventuali conseguenze che queste possono nutrire nel Cuore di chi le subisce.
Nel suo piccolo, rasenta la perfezione del genere.




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Delizioso. Questo è l'aggettivo che mi viene subito in mente dovendo definire questo manga. L'incipit è presto detto: Senbee Norimaki (genio, come si autodefinisce) è un inventore di 26 anni che decide di creare un androide perfetto che chiamerà Arale. L'androide è talmente perfetto da essere miope, dotato di una forza spaventosa e assolutamente pazzo, come folli sono tutti i personaggi che mano a mano si vengono a conoscere nel fantastico villaggio Pinguino. Inutile cercare una trama, personaggi con dello spessore psicologico, colpi di scena che ti fanno saltare sulla sedia. Niente di tutto questo: Dr. Slump & Arale è un manga demenziale, in cui trovi tutto e il contrario di tutto, in una serie di episodi autoconclusivi che comunque sono legati tra loro (per esempio, quando Senbee si taglia i capelli, nei successivi due-tre episodi si vede la chioma in ricrescita). Tra animali che parlano, invenzioni dotate di faccia che sorprendentemente funzionano (chi non vorrebbe la pentola concretizzante o la macchinetta che ti accompagna nelle varie ere temporali?), progetti geniali per riuscire a vedere un paio di mutandine, intermezzi da settimana enigmistica, un dossier su come si sviluppa il lavoro dell'autore, non si può non leggere senza un grossissimo sorriso perennemente stampato sulla faccia. Quando non si ride proprio di gusto alle strampalate avventure di Arale e della sorellina (?) acquisita Gacchan, un "putto" volante con le antennine (che scopriremo essere discretamente letali) che dice solo "GUPI!". Fantastico poi l'adattamento delle onomatopee: si va dal "trici trici" della bambina in triciclo, al "VULCA'N" per un'eruzione e amenità del genere che danno un tocco di demenzialità in più, strappando più di una risata.

Il disegno di Toriyama è qualcosa di eccezionale: tutti i personaggi sono disegnati in modo da poter essere deformati in ogni modo (meraviglioso Senbee che da basso e cicciotto diventa alto e figo quando vuole fare colpo sull'insegnate di Arale), è un tripudio di occhi fuori dalle orbite, mascelle spalancate all'inverosimile, sputacchi e goccioloni vari, il tutto reso con uno stile tondeggiante ma che arriva ad un livello di dettaglio incredibile. In conclusione, un manga decisamente fresco nonostante risalga agli anni '80, antidepressivo che ti fa ridere anche se non sei nelle migliori condizioni di spirito e soprattutto non stanca grazie alla struttura ad episodi.
Peccato per l'edizione Star Comics: non che sia malvagia, per carità, ma personalmente non ho mai gradito le "sottilette" e mi sarebbe piaciuto avere a colori le numerose illustrazioni messe alla fine e all'inizio dei vari episodi. Per il resto, nonostante abbia la sua età, il volumetto tiene egregiamente e si fa sfogliare con piacere.
Non posso che consigliarlo a tutti, voto 9.