C’è un mondo in cui tutti, crescendo, prima o poi, sviluppano particolari superpoteri (chiamati Quirk) e decidono di utilizzarli per diventare supereroi o supercriminali.
Tutti, tranne uno: il giovane Izuku Midoriya, che attende da anni il momento in cui otterrà il suo personale superpotere, in modo da poter seguire le orme dei supereroi dei suoi sogni. Ma il dottore a cui si è rivolto è stato chiaro: il povero Izuku il suo personale superpotere Quirk non lo svilupperà mai, probabilmente.
Una delusione cocente, che tuttavia non ferma il ragazzo, che ha continuato per anni a studiare e catalogare eroi e cattivi e a coltivare il sogno di iscriversi al liceo Yuuei (anagramma di “eiyuu”, eroe), la scuola per superdotati che plasma gli eroi del domani.
L’incontro con All Might, l’eroe più stimato e ammirato da tutti, cambierà una volta per tutte il suo destino, donandogli un “potere in prestito” che sulle prime è più un guaio che un miracolo e il diritto di frequentare l’ambita scuola. Qui Izuku incontrerà compagni e insegnanti dotati dei poteri più straordinari, ma dovrà anche fare i conti con terribili nemici: l’amico d’infanzia/rivale Katsuki Bakugo, che lo ha sempre preso in giro e non vede di buon occhio il suo ingresso nella scuola; un gruppo di misteriosi supercattivi che trama nell’ombra per vendicarsi di All Might e, non ultima, la propria debolezza dovuta al non aver mai avuto un potere per anni e a non saper controllare per bene quello appena ricevuto.

Tratta dall’omonimo manga di Kouhei Horikoshi (pubblicato in Italia per Star Comics), My hero academia ha fatto capolino sulle tv giapponesi da aprile a giugno del 2016, per un totale di 13 episodi. Il manga, attualmente, è una delle punte di diamante dell’acclamata rivista Shounen Jump. Conclusi manga celebri e longevi come Naruto, Bleach, Toriko e addirittura Kochikame, adesso tocca a questo piccolo eroe dai capelli verdi e dal grande coraggio l’arduo compito di guidare gli eroi del domani: quelli all’interno della sua storia, ma anche quelli delle altre storie della rivista che verranno a sostituire il vuoto lasciato dai successi del passato e finiscono per rappresentare il fumetto e l’animazione giapponese per ragazzi di domani.
La casa editrice Shueisha sta spingendo molto questo titolo, al punto che i numeri disponibili sono ancora pochissimi ma è già stata creata la serie animata. Come quasi sempre accade, quando il successo arriva, si porta dietro anche gadgets, videogiochi, linee di abbigliamento, figures, manga spin off, cd musicali, attrazioni nel parco a tema di Shounen Jump a Tokyo, che hanno fatto di My hero academia uno degli attuali successi del panorama fumettistico e animato in Giappone, dove attualmente non è raro trovare nelle librerie o nei negozi dedicati all’animazione installazioni che vendono i volumi del manga, i cd delle sigle o i più vari gadget a tema.

In realtà, il successo di My hero academia stupisce un po’ i fans con qualche anno sulle spalle: come può una storia così semplice, che manca quasi totalmente di originalità (la trama è praticamente la stessa di Sky High, film Disney del 2005 ambientato proprio in una scuola per giovani supereroi), piacere così tanto?
La risposta pare scontata, ma non lo è poi così tanto. My hero academia è il più classico degli shounen di Jump, che prende un tema attualmente di moda, quello dei supereroi (esplorato al cinema dai vari cinecomics Marvel e DC e, di recente, anche in produzioni giapponesi come Tiger & Bunny o One Punch Man), e lo cala in un contesto, quello della scuola, che funziona sempre (sia essa una scuola per maghi, ninja, streghette o giovani eroi). Aggiungiamo un’intera classe di personaggi carismatici dai poteri particolari (c’è chi controlla i fulmini, chi fuoco e ghiaccio, chi ha le caratteristiche di un animale, chi ha speciali abilità fisiche) e combattimenti in cui poterli usare in maniera spettacolare e la ricetta per una serie di successo è praticamente già pronta, ma manca ancora l’ingrediente segreto: il cuore.

“Non può esistere un supereroe senza amore nel cuore”, diceva trent’anni fa la sigla di un altro successo di Shounen Jump che parlava di eroi straordinari e che, infatti, è tacitamente citato nell’estetica di uno degli studenti del liceo Yuuei. Questo, di sicuro, i tanti supercriminali che infestano il mondo di My hero academia lo hanno dimenticato, e probabilmente ancora non lo sanno i giovani studenti dello Yuuei, per i quali i poteri sono magari solo un mezzo per vantarsi e sentirsi fighi. Ma, guardando il protagonista di questa storia, possiamo ben dire che, invece, lui lo sa benissimo.
Izuku è un ragazzo sfigato, sottovalutato dalla propria madre e che ha come unico “amico” un bulletto che storpia la lettura del suo nome e lo chiama “Deku” (buono a nulla), che per anni ha desiderato il suo potere, gli è stato detto che non poteva averlo, ne ha finalmente ottenuto uno e gli è toccato “prenderne in prestito” uno di cui non si può nemmeno vantare coi compagni, che quasi lo uccide ogni volta che lo usa. Eppure, questo piccolo grande eroe non ha mai perso, nemmeno per un istante, di vista il suo sogno e il senso di giustizia che da sempre lo contraddistingue: Izuku non vuole un potere di cui vantarsi con gli amici, vuole diventare un eroe che combatte i cattivi e salva i bisognosi, ed è disposto a farlo anche senza poteri.
E’ un personaggio semplice, costruito secondo tutte le linee guida dell’eroe tipo di Shounen Jump, come ne abbiamo visti a centinaia negli anime nel corso degli anni, ma è proprio impossibile odiare Izuku, che si impegna anima e corpo a lottare contro un destino avverso e un potere complicato in nome di un sogno grande e importante.
Il cuore pulsante di questo piccolo eroe dai capelli verdi è anche il cuore di My hero academia. Il messaggio cardine della serie è tanto semplice quanto efficace: è questo cuore il potere più grande, quello che, se ti impegni, ti permette di superare qualsiasi ostacolo, anche lezioni e corsi sui generis e orribili supercattivi.
Potrà sembrare sciocco e banale a noi che lo guardiamo da fuori e che di manga e anime ce ne siamo sciroppati tanti, ma in un paese come il Giappone, dove i ragazzi continuano imperterriti ad inseguire i propri sogni sportivi allenandosi coi club scolastici a qualsiasi ora e in qualsiasi condizione atmosferica, non stupisce affatto che My hero academia piaccia così tanto, toccando le corde del cuore di centinaia di ragazzini che, nel loro piccolo, inseguono un sogno impossibile senza arrendersi mai.

Le cose più belle di My hero academia nascono proprio dal rapporto di Izuku con gli altri personaggi. E’ splendido vedere come riesca, ovviamente tramite un combattimento al cardiopalma, ad aver finalmente ragione del bullo Katsuki, ed è divertentissimo e toccante al tempo stesso il rapporto di maestro-allievo/vip-fan che lega Izuku e All Might.
Se lo avessimo avuto nella nostra scuola (e lo abbiamo avuto), avremmo senza alcun dubbio odiato Katsuki, ultimo rappresentante in ordine di tempo di un’infinita serie di amici/rivali rosiconi che popolano da decenni le pagine di Shounen Jump. Eppure, a guardarlo adesso, con gli occhi di chi da molti anni a scuola non ci va più e che spesso si chiede “Ma a parlarci adesso che tutti siamo grandi e vaccinati, coi bulli della scuola, non si potrebbe essere amici?”, risulta difficile anche odiare Katsuki, nonostante non faccia granché per rendersi simpatico né a Izuku né a noi. Vogliamo però divertirci ad immaginare la ragione di questo suo comportamento, e ci piacerebbe che lui e Izuku riescano a chiarirsi e a diventare amici, un giorno, con la velata speranza che non decida di tradire la scuola e allearsi coi supercattivi perché rosica, che di Sasuke Uchiha ne abbiamo avuti già tanti e quelli no, non ci sono mai piaciuti.

Guardando All Might, sono tante le cose che ci vengono in mente: un po’ un Capitan America del Giappone volutamente esagerato, un po’ un invincibile Heihachi Edajima dei giorni nostri (e di personaggi come Heihachi Edajima i manga e gli anime hanno sempre bisogno, quindi ben venga), questo massiccio e platinato omaccione riesce ancora, in qualche modo, a farci brillare gli occhi. In fondo, All Might è l’eroe di tutti, l’invincibile simbolo della giustizia. “Va tutto bene, adesso ci sono qua io” dice lui, con la voce calda e massiccia di Kenta Miyake, e tu sai che puoi fidarti completamente, che caccerà mostri e cattivi a calci nel sedere e che la giustizia trionferà. Ci puoi contare. Come dargli torto, del resto, quando ti regala un combattimento splendido come quello che lo vede protagonista verso la fine della serie, dove sbaraglia in maniera esaltante e fighissima una banda di cattivi che, ci credeva proprio, aveva preso tutte le misure necessarie per creare l’anti-All Might e averla vinta?
E se l’All Might simbolo di tutti fosse, appunto, solo un simbolo di tutti, un personaggio costruito per proteggere la gente, ben lontano dalla fragilità dell’uomo dietro ai muscoli e al costume appariscente?
La parte più umana e vera dell’eroe si rivela a Izuku e il personaggio di All Might cambia completamente, riuscendo ad essere forse ancora più eroico di quanto già non sembri (e quando sei un supereroe invincibile dai muscoli d’acciaio, com’è possibile essere più eroico di così?) e rendendosi un indimenticabile punto cardine del cuore che batte con passione tra i disegni di questa storia.

La trama di My hero academia deve ancora definirsi per bene, ma pian piano si rende più interessante, alternando le bizzarre lezioni del liceo Yuuei e spettacolari combattimenti contro un ancora misterioso gruppo di supercattivi. A chi faranno capo? Qual è il loro scopo? Quali segreti celano i professori della scuola? Quanti bizzarri personaggi vedremo ancora tra gli studenti? Riuscirà Izuku a controllare il suo potere e a realizzare il suo sogno? La serie è ancora giovanissima e le risposte non le sappiamo, ma ci siamo interessati e vogliamo conoscerle, addentrarci più in profondità in questo universo colorato e avvincente, dove si muovono personaggi che hanno poteri sovrumani ma sentimenti, difetti, vizi e dubbi umanissimi.

My hero academia è una serie animata scoppiettante e vitale, che ci affascina con ottime animazioni, uno stile di disegno carismatico e una colonna sonora d’eccezione (la opening “The Day” dei Porno Graffiti e la ending “Heroes” di Brian The Sun sono bellissime e si sentivano spesso per radio nel periodo di trasmissione). Paga lo scotto di essere veramente troppo breve, finendo per essere più un succoso antipasto (una seconda stagione uscirà nella primavera 2017, don’t worry). Tuttavia, ai personaggi ci si affeziona con estrema facilità, i possibili modi in cui la serie potrà svilupparsi sono infiniti e la curiosità di scoprirli è tanta, con la speranza che anche questa serie non finisca per restare intrappolata nelle spire della casa editrice, che deciderà di prolungarla all’infinito ma dando spazio solo ai personaggi che piacciono più ai lettori e nel modo in cui i lettori vorrebbero, finendo per farle perdere questo suo cuore così bello.
Ma di questo ci preoccuperemo, semmai, in futuro. Al momento possiamo goderci quello che abbiamo: una serie troppo breve e innegabilmente incompleta, ma carismatica e ricca di emozioni, degnissima di portare avanti la tradizione di tante belle storie uscite dalle pagine di Shounen Jump e capace di farsi apprezzare in maniera diversa ma ugualmente efficace sia dai ragazzi (che sognano ogni giorno di diventare eroi) che dagli adulti (che sono stati ragazzi, un tempo, e il loro eroe dei sogni lo stanno ancora cercando).