Shocking!


Utilizzo l'esclamazione, nonchè l'unica parola utilizzata dalla blatta gigante Jonson, per riassumere in una sola parola Dorohedoro, serie anime di 12 puntate basata sul manga scritto da Q Hayashida ed approdato da poco su Netflix. Siamo infatti di fronte ad uno dei titoli che definirei tra i più particolari e bizzarri di questo 2020. Basato su una storia ambientata in una realtà distopica piena di magia, brutale violenza e follia allo stato puro, Dorohedoro era sicuramente uno di quei manga che, per temi e difficoltà reale di trasporne il mood, non faceva pensare alla possibilità di una trasposizione animata.

Il manga, ricordiamolo, debuttò nel lontano 1999 sulla rivista Monthly Ikki; quando nel 2014 la rivista, chiuse il manga si spostò su Hibana e quando anche questa chiuse nel 2017 finì su Monthly Shonen Sunday dove si concluse nel 2018. In Italia ce lo ha portato Planet Manga e anche qui è concluso dall'anno scorso.
 
Dorohedoro

Dorohedoro ancora una volta rompe lo stereotipo che vuole la fumettista donna dedicarsi al romance e disegnare eteree, se non efebiche creature. Hayashida è cresciuta con Akira e le opere di Junji Ito e Kazuo Umezu, di cui non smette di professarsi fan ancora oggi. Influenze che non possiamo non ritrovare nella sua storia e nei suoi personaggi che definire "particolari" è un vero eufemismo.

I 12 episodi di quella che, si spera, dovrebbe essere la prima stagione di Dorohedoro seguono le vicende di Cayman, la cui testa ora è quella di un verde lucertolone a causa di un nefasto sortilegio operato da uno stregone sconosciuto. Siamo infatti in una realtà in cui esiste la magia e stregoni e umani vivono divisi da speciali portali. Hole è una città che fa da cuscinetto tra le due realtà ma che gli stregoni, rendendola il terreno di esercitazione delle loro pratiche raccapriccianti, hanno reso distopica e pericolosa. Cayman è vittima di tutto questo e perciò dichiara la sua guerra agli stregoni con l'aiuto della forte amica Nikaido, giovane proprietaria del ristorante Hungry Bug e con cui condurrà la ricerca di chi lo ha reso a tutti gli effetti un mostro temibile.
 
Il sortilegio gli ha donato infatti anche una forza inumana, un'abilità non comune nell'utilizzo delle armi da taglio e soprattutto la totale immunità nei confronti della magia. Cayman affronta ogni stregone che riesce a scovare per immobilizzarlo e morderne la testa con le ampie fauci. All'interno della sua bocca chi è stato morso ha la visione di un uomo misterioso con tatuaggi crociati attorno agli occhi; ad ognuno Cayman pone la stessa domanda: "Cosa ti ha detto l'uomo all'interno della mia testa?". In caso di risposta non adeguata alle sue aspettative, il malcapitato sarà ucciso in maniera truculenta.
 
Dorohedoro

Già da questo possiamo capire l'essenza di Dorohedoro, serie TV certo poco adatta alle persone impressionabili e deboli di cuore. Le scene d'azione sono meravigliosamente animate e le coreografie hanno un dinamismo impressionante, ma ciò che soprattutto distingue questo anime dagli altri è il fatto che Dorohedoro non evita di rappresentare la violenza e il sangue, li mette invece ben in evidenza con un certo gusto del macabro e del black humor.
 

Molte serie anime usano questo stesso livello di violenza ma qui viene sfumata e resa "creativa" a beneficio di una commedia oscura in cui tutti i personaggi la usano con una tale sconsiderata naturalezza mista ad esagerazione che non si riesce a non ridere di fronte a certe trovate. Sia gli antagonisti che i protagonisti riescono a suscitare la simpatia dello spettatore sia quando parlano di cibo (vedi la passione di Cayman per i gyoza) sia quando tagliano a pezzi le persone o le uccidono nei modi più variegati che la pazzia umana possa escogitare. Un gusto del lugubre che si esalta anche e soprattutto quando entra in scena la banda di En  (le cui abilità magiche includono trasformare persone e oggetti in funghi!), il capo di un gruppo di stregoni simile ad una cosca mafiosa.

Una banda formata da personaggi fuori di testa a partire dalla coppia di scagnozzi, Shin e Noi, che meriterebbero una recensione a parte tanto mi sono piaciuti, per arrivare allo sfigato Fujita e la strampalata Ebisu. Due grandi gruppi di personaggi, insomma, che risiedono in due mondi contrapposti e differenti. Il mondo di Hole, con i suoi sfondi distopici e post apocalittici è fondamentalmente un luogo fatiscente dove si lotta per sopravvivere e dove il deforme la fa da padrone. Un luogo dove non è strano che una blatta gigante parli e dove una notte può capitare di dover affrontare una masnada di zombie affamati.
 
Il mondo degli stregoni invece è una realtà al limite tra il paradosso e il fantasy più estremo, dove vive una comunità ben conscia dei suoi poteri, legata a certe regole particolari come ad esempio la totale devozione ai demoni, trattati al pari di divinità per i loro straordinari poteri.
 
Una creazione fantastica, quella regalata dal manga, che non sempre possiamo apprezzare appieno nella serie anime, dove sviluppi del personaggi e molte spiegazioni sono sacrificati a favore di un ritmo veloce dovuto alla brevità della serie stessa. Perché gli stregoni utilizzano delle maschere? È solo uno dei tanti interrogativi che lo spettatore si pone e che troveranno soddisfazione solo nel lettura del manga originale.

Dove invece Dorohedoro si mantiene fedelissimo all'opera da cui proviene è nell'originalissima caratterizzazione fisica femminile. Le protagoniste non sono solo forti nel carattere ma picchiano forte e hanno muscoli e corporatura da far invidia alle loro controparti maschili! Nel manga in realtà non si capiva proprio che erano del gentil sesso fino al momento in cui non si toglievano la maschera, sorpresa che non può ricrearsi nell'anime dove la voce femminile tradisce da subito la vera natura del personaggio (vedi il personaggio di Noi).
 
Dorohedoro

E ora veniamo alla parte più discussa dai fan, cioè le animazioni e il character design. Lo studio MAPPA, a mio avviso, fa un grosso lavoro di fusione tra i modelli in CG e gli ottimi sfondi 2D, lavoro che migliora puntata dopo puntata. Il regista della serie, Yuichiro Hayashi, sembra aver compreso a fondo sia il mood che i dettagli caratteristici che costituiscono la linfa vitale del titolo cartaceo. Dorohedoro è un manga che ha diverse bizzarrie e nella serie anime queste abbondano alla stessa maniera.

Un aiuto fondamentale nella piena riuscita del progetto è quello che arriva da Shinji Kimura: come art director ci ha regalato gli sfondi che fanno da fantastica cornice a questa storia. Stiamo parlando di un vero e proprio artista che ha realizzato background di opere come Akira, Lamù-Beautiful Dreamer e Totoro. Grazie al suo lavoro sia con i paesaggi urbani in rovina che con quelli più colorati del Mondo degli Stregoni, si riesce a chiudere un occhio su una cg a volte piuttosto legnosa nella fisionomia stessa di alcuni personaggi principali, protagonista compreso.
 
Dorohedoro

Breve menzione per la colonna sonora: la opening intitolata "Welcome to Chaos", già dai primi fotogrammi ci fa capire a cosa andremo incontro. Colori sgargianti e psichedelici ci danno appunto il benvenuto e accompagnano l'apparizione di Cayman e di Nikaido. La sigla iniziale è stata composta e prodotta dal gruppo (K)NoW_NAME che si è occupato di tutta la ost che vanta ben sei ending! Un vero record considerando che parliamo di una serie di 12 puntate. 
 
 
In conclusione questi 12 episodi ci regalano una spassosissima commedia dark, un adattamento che a mio avviso può soddisfare anche i fan del manga originale, rimasti piuttosto dubbiosi se non proprio scettici alla visione dei primi trailer. Lo studio MAPPA è riuscito nell'intento di creare una serie audace e sorprendente mantenendone la freschezza del manga originale. Una serie che, pur tra mille bizzarrie, si fonda sui temi classici della ricerca della propria identità e sull'amicizia ma che lascia anche tante cose in sospeso rendendo, a questo punto, d'obbligo una seconda stagione.