D'accordo, le cose non stanno proprio come scritto nel preambolo, ma è innegabile come questa stagione abbia portato alcune serie ad offrire vibrazioni diverse da quelle che apparentemente sembravano promettere. Munou na Nana (Nana la senzadote) è una di queste serie. Prima di addentrarci in una recensione, che per forza di cose conterrà degli spoiler, invito a visionare il primo episodio per farsi un'idea e tornare a leggere con la cognizione di causa di sapere cosa aspettarsi. D'altra parte però, se state leggendo la recensione per capire se l'opera possa essere nelle vostre corde, sappiate che verrà spoilerato il colpo di scena che accade alla fine del primo episodio.

TRAMA
Un gruppo di ragazzi dotati di poteri speciali frequenta una scuola situata su un'isola sperduta e altrimenti deserta: qui gli studenti vivono e si allenano giorno e notte, con l'intenzione di combattere un giorno dei mostri chiamati "Nemici dell'Umanità". Un giorno, nella classe di Nanao Nakajima, si trasferiscono ben due nuovi studenti: Nana Hiiragi e Kyōya Onodera. Entrambi sembrano nascondere qualcosa... e la vita di tutti gli studenti è destinata a cambiare completamente proprio a causa del loro arrivo.

Munou na Nana

Ultimo avviso: da qui in poi iniziano gli spoiler!

TRAMA (quella vera)
In realtà già la prima scena sembrerebbe essere distonica rispetto alla "trama ufficiale". L'anime infatti inizia con questo messaggio su uno smartphone: "Uccidi i nemici dell'umanità che si annidano sull'isola. Salva dieci milioni di vite umane". Poi la scena passa su Nanao Nakajima, apparentemente il protagonista della storia che funge anche da narratore raccontando di come stia frequentando un istituto speciale per studenti dotati di superpoteri creato allo scopo di allenare questi giovani ragazzi per poter affrontare un giorno i "nemici dell'umanità". Ogni ragazzo possiede una propria dote speciale (un po' come avviene in My Hero Academia) che può essere controllare il fuoco, potersi teletrasportare, telecinesi e così via. Nella loro vita di tutti i giorni sono coadiuvati da insegnanti adulti che però non solo altro che normali esseri umani senza alcun potere.
Quello stesso giorno si trasferiscono nella scuola due nuovi studenti, il misterioso e scontroso Kyōya Onodera e la allegra e amichevole Nana Hiiragi. Kyōya rifiuta di rivelare agli altri la natura della propria dote, mentre Nana rivela di essere in grado di leggere nel pensiero.
Nanao fatica a fare amicizia con i suoi compagni di scuola, ma riesce in qualche modo a legare con Nana che sembra ben disposta a sostenerlo. Presto però arriva il colpo di scena in cui Nana rivela la sua vera natura e uccide Nanao.
È lei stessa a spiegare come i veri nemici dell'umanità siano proprio i dotati, che imparando a sfruttare le loro capacità a proprio vantaggio, sono stati causa in passato di guerre, incidenti e di numerose vittime. Nana in realtà non ha alcun potere, ma la sua missione è infiltrarsi nella scuola ed uccidere i dotati per poter salvare l'umanità.

Munou na Nana

Il canovaccio risulta così segnato. Nana è l'impostore di "Among Us": può contare solo sulla sua astuzia per fingersi una dotata e uccidere esseri con poteri al limite dell'assurdo come teletrasportarsi o fermare il tempo. Lo schema è sempre lo stesso: guadagnare la fiducia del compagno, fargli abbassare la guardia, scoprirne i punti deboli e ucciderlo senza farsi scoprire dagli altri. In tutto questo è Kyōya a fare da contraltare a Nana, a sospettare di lei e a cercare di smascherarla.

Abbiamo quindi un giallo-thriller psicologico in cui i protagonisti si sfidano a colpi di intelligenza? Purtroppo no. Per arrivare ad un risultato del genere, occorre uno svolgimento impeccabile della sceneggiatura e qui iniziano i problemi.

Munou na Nana

Munō na Nana nasce come shōnen manga serializzato su Monthly Shōnen Gangan, rivista che ha avuto al suo attivo anche serie dal grande successo come Fullmetal Alchemist, Soul Eater o Guru Guru. Il manga è disegnato dalla debuttante Iori Furuya e sceneggiato dall'altrettanto debuttante Looseboy. In realtà Looseboy arriva dal mondo degli erogame dove ha firmato 3 visual novel di discreto successo, una delle quali (The Devil on G-String) abbastanza vicina a Munō na Nana come atmosfere. La mancanza di esperienza come giallista si vede eccome. Quello di cui la sceneggiatura si preoccupa è di tenere alta la tensione e riempire la trama di cliffhanger che a volte neanche avrebbero senso. Capita quindi che magari un personaggio sia in possesso della prova schiacciante che inchioderebbe Nana, ma che questa prova venga banalizzata e dimenticata subito nell'episodio successivo. Altre situazioni invece risultano essere un po' forzate nel loro svolgimento e risoluzione. Insomma da una parte il gioco del gatto e del topo viene portato all'eccesso, dall'altra questo incalzare degli eventi sembra sfuggire un po' troppo all'autore quando un rallentamento potrebbe giovare alla storia.

A volte si ha anche l'impressione che l'autore non sappia bene dove voler andare a parare, se su un thriller, una storia investigativa, una critica al filone supereroistico o altro ancora... ma avendo letto tutto il manga pubblicato finora, posso affermare che le idee sono in realtà chiare, ma che la pubblicazione settimanale di uno sh
ōnen (lungo quasi per definizione) impone dosare le parti che muovono la trama andandosi a dividere per minisaghe che vadano a diluire la storia.
E questo è sostanzialmente il problema: l'autore ha in testa lo svolgersi della trama, la storia e la psicologia di Nana e come questa cambi interagendo con i vari personaggi, ma appare in difficoltà a gestire i particolari dei singoli episodi facendo sì che alcune scelte risultino eccessivamente forzate e i personaggi particolarmente stupidi.
Looseboy stesso ha scritto sul suo account Twitter come la storia venga discussa solo insieme al suo editor e alla disegnatrice e immagino che questo fatto e i tempi stretti non permettano quella cura dei dettagli di cui questo tipo di storia avrebbe avuto bisogno.


Munou na Nana

Ho divagato sul manga perché fondamentalmente l'anime ne è una copia al 100%. L'esperto regista Shinji Ishihira (che ironicamente è anche nello staff dell'anime di My Hero Academia) non cambia nulla, persino le inquadrature rispettano quelle delle tavole. Questo lo annovero tra i punti positivi, è sempre un bene non stravolgere l'opera originale, ma crea anche un grosso limite: fumetto e animazione sono media diversi e ognuno ha le sue peculiarità. Un manga che gestisce bene le tavole permette al lettore di soffermarsi su determinati momenti e particolari. Riportare tutto così com'è rischia di appiattire la storia senza le dovute sottolineature necessarie. Lo studio Bridge si occupa delle animazioni e non è certo Madhouse, Ufotable o Kyoani e anche la colonna sonora (ending a parte) rimane nella mediocrità. Tutto il comparto tecnico purtroppo non si eleva sopra la media e seppure possiamo considerarlo sopra la sufficienza, non contribuisce ad elevare l'esperienza dell'anime sopra a quella del manga.

Inoltre questa aderenza crea un altro grosso problema: l'anime risulta completamente troncato con un finale che non va a chiudere neppure l'arco di storia iniziato. Addirittura viene mantenuta una scena in cui Ky
ōya trova un qualcosa che getterebbe un'ombra su un altro personaggio. Questa cosa viene spiegata più avanti nel manga, ma nell'anime si rimane con il dubbio.
Certo, a pensarci bene meglio così. Ho sempre preferito la soluzione alla Berserk (prima serie, il finale con l'eclisse) che lasci la porta aperta a future stagioni, piuttosto che i finali inventati di sana pianta (Claymore grida ancora vendetta), però l'amaro in bocca e la voglia di sapere come proseguirà la storia rimangono, tanto più che lo stop è proprio in un importante momento di svolta.

Munou na Nana

Tutto da buttare quindi? Non esattamente. La serie intrattiene, le interazioni tra i personaggi sono buone e anche i momenti thrilling riescono ad emozionare.
Molte problematiche imputate nascono dal fatto di essere uno shōnen con le sue regole e i suoi cliché. Munō na Nana qualcuna di queste regole la viola anche, ma non certo tutte.

Un protagonista villain che uccide gli altri personaggi rimanda per forza di cose a Death Note. Certo l'opera di Ohba e Obata era molto più complessa e la sceneggiatura iniziale era solidissima e scritta molto bene. La verità però è che quella stessa sceneggiatura andava poi a mostrare crepe sul lungo periodo: c'è chi fa coincidere con un certo evento, chi ancora prima, ma c'è una grossa concordanza di opinioni sul fatto che non tenesse sulla lunga distanza. Un'altra grossa fortuna di Death Note fu poi che dopo una riunione in Shueisha, venne tolto il "death eraser" previsto nell'episodio pilota (edito anche in Italia all'interno del volume speciale), segno della possibilità avuta dagli autori di correggere i problemi prima di dare alla stampa l'opera definitiva. A detta degli stessi autori poi, a parte l'apparizione di un secondo Kira, nulla era pianificato dall'inizio, ma la storia veniva scritta settimana dopo settimana. In Munō na Nana, anche se si capisce solo leggendo il manga e proseguendo oltre i fatti dell'anime, l'autore sa dove andare a parare e ha la capacità di centellinare le rivelazioni, ma l'impressione è che non riesca a essere sempre brillante nel particolareggiare le singole situazioni.

Munou na Nana

Si diceva in particolare che spesso i personaggi sembrano compiere azioni particolarmente stupide o non riuscire a cogliere i nessi logici messi sotto il loro naso. Nana stessa non riesce mai ad agire in modo perfetto, ma si ritrova anche a compiere passi falsi (cosa voluta dall'autore che ne vuole probabilmente suggerire la fallibilità).
Non che questo sia un problema assoluto: non è che degli adolescenti debbano essere per forza dei "piccoli detective" o avere la razionalità di esaminare la situazione in un momento in cui si trovano sotto la spada di Damocle di un nemico potente e sconosciuto.
Invece di cercare un improbabile infiltrato, trovo che sia più istintivo fare "fronte comune". E Nana, che non a caso ha scelto di fingere di saper leggere il pensiero, sembra più contare molto più sulle sue abilità manipolative, che non su quelle da assassina. Alla luce di come possa essere lei stessa stata vittima di una sorta di lavaggio del cervello, la cosa assume molto senso.
E poi non dimentichiamoci che non siamo in un giallo classico dove da spettatori decostruiamo il delitto assieme al detective. Qui lo spettatore conosce già vittima, assassino, modalità e movente, ovvero la quasi totalità degli elementi che invece non sono disponibili ai vari personaggi. Certo le forzature sono innegabili, ma non è così inverosimile vedere personaggi escludere l'esistenza di un traditore.


Munou na Nana

Da detrattore del filone supereroistico, una delle cose che ho più apprezzato di Munō na Nana è la rappresentazione dei supereroi. Quello che inizialmente sembra una scopiazzatura di My Hero Academia, rivela subito una natura opposta. Le persone che acquisiscono un potere tendono ad utilizzarlo egoisticamente per i propri scopi, prevaricando le regole della società e facendola finire nel caos: per questo motivo devono essere eliminati (tralasciamo la parte di isola come campo di concentramento, le considerazioni ci sono ma sono rimandate ad una parte di storia del manga che è successiva a quanto mostrato nell'anime).

Il concetto di mettere in dubbio la moralità dei supereroi è abbastanza avulso alla produzione giapponese (escludendo qualche prodotto di nicchia come ad esempio Concrete Revolutio) dove al massimo esiste una separazione netta tra supereroi e supercattivi, meno che mai negli sh
ōnen, dove regola vorrebbe che il protagonista fosse un eroe positivo (anche qui ci sono eccezioni) ma è comunque stato già esplorato più approfonditamente in alcuni comics classici come Watchmen, X-men o The Boys dai quali Munō na Nana trae sicuramente ispirazione.

L'equazione: dotato = malvagio, viene presa dalla protagonista come un dogma e lo stesso autore sembra suggerire che possa essere vero facendo spesso scontrare Nana contro personaggi con un accentuato lato oscuro se non proprio assassini a loro volta.
Tutto questo può inizialmente essere utile a far sì che lo spettatore possa parteggiare per la protagonista, anche se dall'altro lato vediamo come Nana faccia fuori anche personaggi di cui ci viene svelato poco o che, come Nanao non sembrerebbero avere lati oscuri.
Lo scopo è in realtà un altro, serve proprio a costruire Nana come personaggio e la prima lampadina lo spettatore l'accende alla fine del settimo episodio, quando rinunciando ad una facile uccisione, Nana si confronta contro il un suo avversario per confermarne o smentirne il lato oscuro e, una volta confermato, domandandosi se avesse potuto risparmiarlo in caso contrario.
La storia prosegue normalmente, ma a questo punto il dubbio è instillato nella testa dello spettatore, l'assioma che ogni dotato sia malvagio non è più certo al 100%. Chi l'ha insinuato nella testa di Nana? Cosa succederà quando lei stessa arriverà a rendersene conto? Ed eventualmente c'è possibilità di redenzione per lei?
È qui che l'autore comincia a scoprire le sue carte ed è forse qui che Nana legittima il suo ruolo di protagonista. Non è un duello d'intelligenza o una caccia all'impostore (come detto su questi lati le carenze della storia sono gravi), ma semplicemente la storia di un personaggio imperfetto e maledetto, forse vittima stessa di qualcun altro.
È anche qui che assume un forte significato la ending Bakemono to Yobarete cantata da Chiai Fujikawa in cui una Nana da sola immagina una festa con tutti i suoi amici per poi alzarsi sorridente e rendersi conto di essere in un mondo totalmente desolato. In tutta onestà all'inizio pensavo erroneamente e distrattamente che preludesse ad una svolta alla "volemose bene" che gettasse un colpo di spugna alle premesse dark: ecco perché penso che nonostante tutte le lacune nel dettagliare le situazioni, l'autore abbia comunque giocato bene le sue carte nello svelare con perizia il quadro globale della trama e dell'ambientazione.

Ad ogni modo da quell'episodio, sebbene tutto sembri proseguire normalmente, comincia un'escalation che porterà poi ad un finale ad alto contenuto emotivo e che purtroppo interrompe la storia non solo a metà lasciandoci un mare di dubbi, ma proprio in un importantissimo momento di svolta.

Munou na Nana
 
In definitiva Munō na Nana è un'opera d'intrattenimento con pregi e difetti, non eccelsa sul lato tecnico (nota di merito però alla ending), ma che può facilmente appassionare se si accettano alcune deviazioni dagli standard classici da shōnen e si accetta una protagonista che può essere controversa e che si può  finire con l'amare o con l'odiare. Non è propriamente un giallo psicologico anche se ne ha degli elementi che potevano essere sceneggiati meglio e che ne avrebbero potuto alzare la valutazione. Purtroppo la storia si interrompe offrendo una visione molto parziale di dove voglia andare a parare e questo fa sì che il voto resti in qualche modo sospeso in attesa di sviluppi che permettano di pesare meglio pregi e difetti sul piatto della bilancia. Per quanto mi riguarda, la sorpresa della stagione e se uscisse il manga in Italia lo acquisterei subito.