Sul sito di Animeclick non era partito benissimo ma con il tempo ha recuperato quel terreno e quei fan che notavo già da un po' essere piuttosto numerosi sui social, fino ad arrivare alla vetta delle serie più spolliciate. Stiamo parlando di Vivy -Fluorite Eye’s Song-, produzione originale targata Wit Studio, appena conclusasi e diventato uno dei titoli più chiacchierati della stagione primavera 2021. Visivamente sbalorditivo e ricco di azione, tanto che in rete lo definiscono come “l'equivalente anime di un blockbuster di Hollywood”, in effetti fa piuttosto strano non vederlo nel catalogo di Netflix.

 
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Vivy, come dicevamo, è una storia originale nata dalla fantasia di Tappei Nagatsuki e Eiji Umehara, il duo dietro il successo di Re:ZERO -Starting Life in Another World-, che in questo caso ci porta in un’ambientazione tipicamente sci-fy che sulle prime, è inutile negarlo, ai fan delle serie tv non potrà che ricordare Westworld - Dove tutto è concesso. Quest'ultimo titolo, datato 2016, era ambientato in un parco dei divertimenti immaginario e tecnologicamente avanzato, popolato da "figuranti" androidi esattamente come lo è NiaLand dove si svolge la prima parte della serie animata.
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Siamo in un mondo futuro in cui i progressi tecnologici hanno portato alla creazione di un'intelligenza artificiale autonoma e di corpi androidi che possono imitare l'aspetto umano ma per superare i vincoli di programmazione, tutte le IA sono programmate per compiere una specifica "missione". La nostra protagonista è la prima IA autonoma esistente e nei panni della cantante Diva ha la missione di rendere felici le persone con le sue canzoni al parco divertimenti. Purtroppo i suoi esordi sono tutt’altro che memorabili e le sue esibizioni sono un susseguirsi di flop.

Questo fino all’incontro con Matsumoto, una potente IA mandata dal suo programmatore dal futuro al passato, indietro di 100 anni per prevenire, con l’aiuto proprio di Diva, una guerra sanguinosissima tra umani e IA. Partendo da questa premessa alla Terminator, la nostra protagonista viene trasformata in Vivy, una super IA da battaglia, trascinata in un vortice di cospirazioni governative, bande criminali, robot assassini, terrorismo e chi più ne ha più ne metta..
Il tutto senza però scordarsi la sua missione che è quella di fare felici tutti cantando, ripetuta fino all’ossessione nel corso di tutte le 13 puntate della serie.

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Da qui parte una storia che mischia vari temi presi da titoli cinematografici senza però scordarsi la buona fantascienza classica e i suoi grandi autori come Asimov e Dick. Peccato che ci si limiti al solo citazionismo, in un mix che fa pensare più a una lettura frettolosa su Wikipedia piuttosto che a una conoscenza approfondita dei temi trattati. Si passa infatti frettolosamente di scenario in scenario avanti nel futuro, cambiando personaggi, sfondi e storie senza che nessuna di queste ci resti davvero nel cuore (pur avendo ognuna un potenziale davvero ottimo) ma rimanendo funzionali a quella che dovrebbe essere la crescita del personaggio, il suo aprirsi la strada nel capire come fare ciò che deve "con il cuore".

Il problema principale però è che non si riesce a empatizzare con Vivy/Diva, che gli autori vorrebbero dipingere come un'eroina tragica, ma che il più delle volte si dimostra essere poco più di una semplice pedina. Il tutto a scapito di un worldbuiling futuribile in cui non si capiscono a volte neanche le intenzioni di nemici e amici nonché delle vere ragioni del perché si debbano davvero osteggiare le IA, divise fra meri robottini o creature quasi, anzi fin troppo, umane. Un vero peccato perché per il resto la produzione di Vivy: Fluorite Eye’s song è a dir poco incredibile: ottimo il character designer dei personaggi fatto da Loundraw, così come le coreografie di combattimento. La musica di Satoru Kōsaki ( La malinconia di Haruhi SuzumiyaBeastars  ) è più che discreta, come dovrebbe sempre essere con titoli del genere e a maggior ragione se ha la protagonista cantante, questo sia dal  lato bgm che in quello delle canzoni vere e proprie. Penso però che nessuna di queste ultime sarà ricordata a lungo, o forse solo "Sing My Pleasure", opening per gli episodi 4-6 e 8-12.

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Senza contare il maestoso doppiaggio con un Jun Fukuyama sugli scudi. Il nostro Koro sensei di Assassination Classroom riesce in questo caso da solo ad elevare l’irritante Matsumoto quasi a personaggio prediletto della serie, soprattutto nella prima parte in cui Vivy assomiglia ad una copia IA di Violet Evergarden, rendendo poco credibili i siparietti forzatamente ironici con il suo “partner”.

Inutile però girarci intorno, è il lato tecnico/estetico il punto forte di questo titolo, quello che fa sorridere lo spettatore e magari fargli anche gridare "al miracolo". Dicevamo delle scene di combattimento superlative  (Vivy vs Elizabeth e il combattimento Diva/ Matsumoto vs Antonio/Yugo su tutti), ma anche sul resto della serie c'è poco da lamentarsi, grazie a una CG  ben al di sopra della media e un un ottimo lavoro di integrazione tra 2D e animazione 3D. E' il lato tecnico che aumenta il voto generale di questo anime, e mi fa pensare che, con dietro una sceneggiatura molto più forte, potevamo davvero aspirare a qualcosa in grado di rimanere nella memoria collettiva degli appassionati e non solo...

Le scene di combattimento sono sicuramente il piatto forte della serie


Che dire quindi di questa serie? In un fluorilegio di splendide animazioni in cui sembra bearsi (tipo le diverse fantastiche inquadrature degli occhi della protagonista che alla lunga però diventano ridondanti) a questo titolo mancano però sia una narrazione davvero coinvolgente che la profondità del suo personaggio per aspirare ad essere un titolo da “ricordare” anche solo nell'ambito del suo genere. Il finale piuttosto telefonato tenta di legare insieme i fili intricati della trama e la linea temporale contorta (non proprio riuscendoci), ma alla fin fine francamente resta piuttosto anonimo.
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Ad essere sinceri poi, nella parte post credit dell'ultima puntata, mi resta ancora più l’idea di Vivy come un personaggio/pedina, nonostante proprio pochi minuti prima essa sembrava fosse giunta ad una sua piena coscienza di sé stessa e di quanto fatto. Il mio resta comunque il giudizio di un “vecchio marpione” cresciuto a pane e Urania ed è innegabile che questa serie sia piaciuta anche, e forse di più, all’estero, dove vedo fioccare voti da “mezzo capolavoro”. Io invece tendo a pensarla più come quelli che la paragonano, con gli ovvi distinguo, ad un’altra serie di Wit Studio, bella e divertente ma “dimenticabile”, ovvero Kabaneri. L’aggravante secondo me è che Kabaneri era un titolo che voleva intrattenere senza grandi pretese di trama, mentre Vivy sembra un titolo che vuole avere un certo spessore e prendersi troppo sul serio. In questo, a mio modesto parere, ha fallito.