Quattro anni e mezzo: tanto c'è voluto per avere il seguito di Miss Kobayashi's Dragon Maid che tanta popolarità si era conquistato nella prima stagione con le sue gag e i suoi personaggi. In mezzo la tragedia dell'incendio costato un prezzo altissimo in termini di vite umane e di talento e una pandemia che ha ulteriormente gravato sulla ripresa dello studio. Inizialmente la stagione era prevista per l'autunno del 2019, è quindi logico pensare che questa stagione sia il risultato di un lavoro già iniziato dal vecchio staff e terminato da uno nuovo: una sorta di passaggio di consegne, un omaggio ai colleghi deceduti e uno sforzo anche emotivo per fare in modo che il loro lavoro non venisse perso.
Il vecchio regista Yasuhiro Takemoto viene creditato alla regia insieme a Tatsuya Ishihara un veterano dello studio che tante volte con Takemoto aveva lavorato fianco a fianco. E se negli episodi comunque la regia mantiene una certa continuità con la prima stagione, la mano di Ishihara risulta evidentissima ad esempio nella sigla iniziale dove si ripetono concept già utilizzati nelle opening di Nichijou e Chūnibyou demo koi ga shitai!.

Anche per la direzione artistica si passa dalla compianta Mikiko Watanabe ad un'altra veterana dello studio: Shōko Ochiai e gli sfondi sono talmente indistinguibili da rendere questo passaggio praticamente invisibile.
Le animazioni restano sull'altissimo livello che Kyoani ci ha abituato. In questo caso Nobuaki Maruki, sopravvissuto alla tragedia, rimane in carica come direttore, ma sono tantissimi i nomi nuovi che lavorano allo show e che rappresenteranno l'eredità della nuova Kyoto Animation.

Kobayashi-san Chi no Maid Dragon S

Era un obbligo iniziare la recensione dagli aspetti tecnici prima di entrare nell'analisi di storia e personaggi proprio perché è la curiosità di tutti sapere se e come la nuova Kyoani, senza il talento di chi è rimasto vittima della tragedia come Takemoto, Nishiya o Kigami e di chi come Naoko Yamada ha deciso di lasciare sotto il peso psicologico che la tragedia ha lasciato, possa essere comparabile con la qualità del passato. Probabilmente sugli aspetti tecnici si potrà essere ottimisti: Kyoani ha mantenuto la sua scuola e la sua filosofia. Alcuni veterani sono rimasti e faranno da mentori per i giovani talenti e in questo questa seconda serie di Dragon Maid è ancora in una sorta di fase di passaggio dove vecchio e nuovo si fondono e dove è evidentissima la voglia di continuità e lo spirito tutto giapponese del "Nana korobi ya oki" (Cadi sette volte, rialzati otto).

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Kobayashi è un'impiegata come tante che trascorre la sua vita noiosamente tra ufficio e appartamento in cui vive da sola. Durante una serata in cui si è lasciata andare troppo con l'alcool finisce con il perdere la sua fermata del treno e a vagare per le campagne della città (l'immaginaria Oborozuka nell'anime, ma ispirata alla reale Koshigaya nella prefettura di Saitama). Qui incontra un drago proveniente da una dimensione parallela, ferito da una spada divina e ormai in fin di vita. Kobayashi la cui fede negli dei è pari a zero (e credendo comunque di avere le visioni per aver alzato troppo il gomito), riesce ad estrarre la spada e a salvare il drago, proponendole di diventare una cameriera al suo servizio. Il fiero drago, una femmina di nome Tohru, inizialmente rifiuta la proposta ritenendo gli esseri umani inferiori e sciocchi.
La mattina successiva tuttavia, Kobayashi, aprendo la porta del suo appartamento pronta per andare a lavoro, si ritrova di fronte un gigantesco drago, che assunte le sembianze di una giovane fanciulla vestita da maid, le comunica di accettare la sua proposta e che da quel giorno diventerà la sua cameriera personale. Inizia così questa strana convivenza tra l'annoiata impiegata e la cameriera drago assolutamente ignara di usi e costumi della società umana, ma desiderosa di soddisfare le esigenze della sua padrona. A complicare la situazione, giungeranno poi dalla dimensione parallela tanti nuovi personaggi che cominceranno a vivere tra gli umani causando situazioni sempre più surreali e divertenti.

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Per chi non conosce la serie è probabilmente il caso di recuperare per prima cosa la prima stagione che, come la seconda, è disponibile in lingua originale con sottotitoli in italiano su crunchyroll.com. La serie è tratta da un manga originale di Cool Kyoushinsha inedito in Italia ed è fondamentalmente una commedia slice of life, con personaggi che vanno dal puro concentrato di moe al fan service abbondante.
La cura maniacale per il linguaggio del corpo e la comunicazione non verbale tipica della Kyoto Animation, fa sì che gag e situazione a volte ripetute al limite dell'ossessivo come le espressioni estasiate di Saikawa a contatto con Kanna o i tanti atteggiamenti moe di Tohru siano diventate quasi iconiche sul web. Nonostante questo però la varietà di situazioni fa sì che la visione risulti sempre fresca e divertente e non soffra mai di frustrazione da gag riciclate e anzi, anche nel loro ripetersi si finisce sempre con il sorridere. In questo era Takemoto il vero maestro dei tempi comici (come già dimostrato anche in serie come Fumoffu) e anche in questa seconda serie si continua sul solco lasciato dal regista.

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Ma dietro alle gag, al moe e al fan service, la serie offre degli spunti di riflessione davvero importanti trattate con estrema delicatezza.

 
Fafnir: Il buon senso di questo mondo non è del tutto compatibile con il nostro modo di pensare. Non dimenticarlo mai.
Tohru: Ma trovare un punto d'incontro non è la parte più interessante?

La convivenza tra draghi e umani non fa che diventare una metafora di multiculturalità, di tolleranza, di accettazione di chi si considera diverso...

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Riusciamo ad apprezzare le nostre differenze e se questa gioia continua, porta all'amore reciproco. Il rispetto si unisce alla fiducia e alla fine crea dei legami. Direi che il rapporto tra me e Tohru è così.

Tohru ama Kobayashi, lei contraccambia anche se è più riservata e non sa esprimerlo, è un amore platonico, ma non fa neanche differenze sessuali. In un episodio Kobayashi diventa uomo, ma questo non cambia certo il rapporto tra le due. I draghi si adattano alla vita degli umani, vanno a scuola, lavorano e acquisiscono il loro stesso ciclo di vita notte-giorno.


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In questa stagione viene approfondito il personaggio di Elma che nella prima stagione era stato invece trascurato con tantissimi flashback sul suo passato e sul suo rapporto con Tohru. Di lei apprezziamo anche come la sua vecchia chioma fluente meglio si adattasse alla sua figura, ma probabilmente il nuovo taglio vuole anche simboleggiare il suo spirito di adattamento a impiegata modello presso la stessa ditta di Kobayashi (ma mi spiace Elma: la chioma che hai tagliato ti donava tanto di più).

Inoltre, seppure molti dei personaggi siano già ben integrati nella società umana, il personaggio di Ilulu viene invece introdotto in questa nuova serie e lo vediamo adattarsi pian piano dall'inizio, ricordandoci che non è facile accettare le differenze, ma che è sempre importante provarci e pensare con la propria testa e non con le idee inculcate dagli altri. Non saprei sinceramente cosa si possa chiedere di più ad uno show essenzialmente comico.

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Non c'è molto da aggiungere per tirare le conclusioni. Se non avete visto la prima serie, partite da lì e poi passate a questa che addirittura riesce a migliorarla. Se avete amato la prima serie, amerete alla follia anche questa a cui assegno mezzo voto in più rispetto alla prima per via dei tanti miglioramenti tecnici e per lo sforzo profuso nel voler portare avanti l'eredità dello studio e di chi ci ha lasciato. E poi la serie non solo non smette mai di divertire e di strappare un sorriso, ma dietro questa apparenza di serie demenziale e leggera, c'è un inno alla diversità, all'integrazione tra culture, al non giudicare, all'accettazione dell'altro e di sé stessi.
E se eravate preoccupati per le sorti di Kyoani non temete, la vita è cambiamento, a volte doloroso e inevitabile, ma come dice Tohru, trovare un punto d'incontro non è la parte più interessante?