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"Uchoten Kazoku" è il chiaro esempio di come basti semplicemente una sceneggiatura solida per produrre un anime di gran pregio, senza bisogno di inutili fanservice, ragazzine moe o combattimenti megagalattici. Essendo la trasposizione animata di un romanzo (tra l'altro di Morimi, fra i più eccentrici e geniali scrittori giapponesi contemporanei, paragonabile, a mio avviso, a nomi come Calvino e Queneau), questa serie trova un grande punto di forza nella caratterizzazione dei personaggi e, soprattutto, nei dialoghi, che riescono a reggere intere puntate.

L'anime mette in mostra la doppia anima di Kyoto, metropoli moderna e allo stesso tempo "città dei mille templi", in cui le strade piene di lavoratori del nuovo millennio vengono attraversate da piccoli personaggi tradizionali e mitologici che si confondono tra la folla.
Abbiamo, quindi, una famiglia di allegri tanuki, abili nelle trasformazioni e così tanto ingenui nell'affrontare e accettare le difficoltà delle loro vite. Abbiamo gli umani, col famigerato Club del venerdì, che mangiano i tanuki per tradizione; ad essi si affiancano, infine, i tengu, sovrani dell'aria incredibilmente superbi e permalosi. I tre differenti gruppi si incontrano e si scontrano nelle loro vicende quotidiane, finendo in maniera inevitabile di condizionarsi reciprocamente. Quelle che, infatti, sembrano realtà separate, con l'avanzare della serie diventano rapporti sempre più stretti che culminano, nelle ultime puntate, in un'effettiva trama generale che coinvolge tutti quanti.

È impossibile non lasciarsi trasportare dalla frenetica genialità di Yasaburo, personaggio cardine di tutta la vicenda, o non rimanere ammaliati dal fascino di Benten, che rimarrà una donna ambigua e indecifrabile fino alla fine, malinconica e avida come una famosa Fujiko. Allo stesso modo, sarai commosso dalla storia dolce e triste di Yajiro e dal vecchio professor Akadama, che non riesce ad accettare gli acciacchi dell'età.

La storia prosegue senza difficoltà, lasciandoti sempre con una sensazione di vivace tranquillità, nonostante sia ricca di colpi di scena e inaspettate situazioni angoscianti. Perché in "Uchoten Kazoku" tutti sanno qual è il loro ruolo, tutti si sono ritagliati il loro posto nel mondo. Tutti, tranne Yasaburo, che spezzerà quest'ordine fin troppo noioso e caverà le rane dai pozzi o i vecchi tengu dalle loro stanze polverose; il nostro tanuki riuscirà persino a far breccia nel cuore indurito degli umani, e alla fine forse anche lui saprà trovare la sua strada, che non ha mai potuto vedere fino ad ora, semplicemente voltandosi.

Non parlerò di audio/video, perché, seppur ben organizzati e piacevoli, vengono in secondo (se non in terzo o quarto) piano rispetto al resto. Perché se un anime non risulta noioso nemmeno con una puntata in cui troviamo solo i dialoghi fra tre personaggi, non è di grafica o di musiche che si deve parlare. Seppur meno psicologico e più leggero di "Tatami Galaxy" o meno poetico di "Taiyo no To", "Uchoten Kazoku" si rivela essere un'ulteriore dimostrazione del genio di Morimi, che, con pochi colpi di pennello, riesce a creare un mondo vivace, spassoso e accogliente da cui sarà difficile separarsi.