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È la prima cosa che incontri quando inizi un nuovo anime, quindi parliamo della sigla iniziale. Non dimenticabile, purtroppo. Nel senso che vorrei proprio poterla dimenticare, ma non ci riesco. Le vocine gnè gnè mi perseguiteranno negli incubi futuri fin nella tomba. In compenso, almeno l’ending è abbastanza carina. Piccole grazie.

Cosa dire, cosa dire... È un anime? Parliamo dei disegni. Siamo un pelo sopra gli “Scooby-Doo” di antica memoria, e anche le animazioni sono minimaliste. Non sarebbe grave, in fondo ci sono tante ottime opere con disegni e animazioni anche più scarni, e funzionano benissimo, perché hanno un’idea di fondo interessante. Con uno svolgimento non eccessivamente ripetitivo, riescono magari ad ispirare simpatia nei confronti dei personaggi e delle loro vicende, sviluppando una trama convincente e avvincente. Già. Tutte cose che qui, a modestissimo parere della sottoscritta, mancano a palate. È una serie fatta veramente con le scarpe.

Se il primo episodio può essere gradevole, simpatico e carino, con le sue frecciatine osé, mentre facciamo conoscenza dei personaggi principali, già dal secondo il fanservice ossessivo e fine a sé stesso diventa irritante. Non nascondiamoci dietro un dito: sono arrivata a finire la settima puntata, e quello che ho scoperto, in termini di trama, può essere riassunto in tre righe.
Un giovanissimo nobile, maledetto da una strega, uccide ogni essere vivente tocchi. La famiglia pare volere che erediti il fratello minore e lo isola in un palazzo col maggiordomo Rob e la cameriera Alice, che lo provoca notte e giorno con le sue nudità. Cercheranno di scoprire come liberarsi della maledizione.

Ok, poi ci sono diversi riempitivi quasi inutili consistenti in una sorellina infatuata del vecchio maggiordomo, streghe buone che li portano a un cosiddetto sabba per scoprire qualcosa della maledizione, un fratellino per ora praticamente muto e una madre che trama per farlo ereditare. Padre non pervenuto. Ah, e un gatto nero. Ma la noia regna sovrana! Ci sono episodi interi in cui non succede assolutamente nulla a parte le ennesime provocazioni della cameriera discinta, e quelli in cui succede qualcosa - ma proprio qualcosa, eh! - sono interessanti come un ferro da stiro in estate. Insomma, se “Scooby-Doo” fosse un pelo più sexy, sarebbe più o meno così. Sembra di vedere una serie di OVA extra post-serie principale. Solo che la serie principale sarebbe questa qui.

È un vero peccato, perché ci sono invece alcuni momenti romantici molto teneri, e il prevedibile sconforto del signorino genera momenti di malinconia abbastanza empatici. Purtroppo, però, il tutto è annegato da tonnellate di situazioni fastidiose, sorelline con le caldane per i vecchi ‘rebecucchi’, cosce burrose a sproposito, latterie al vento e provocazioni gratuite, con annessi rossori del povero duchino. Non dimentichiamo poi l’aggressione che le nostre povere orecchie subiscono ogni volta che Alice, e peggio ancora la sorellina, aprono bocca. Intollerabile. Per fortuna, almeno il signorino è stato dotato di una voce molto gradevole.

Non ce l’ho fatta. Nemmeno a scopo di completa recensione sono riuscita a finire questa che reputo una solenne boiata e una criminale perdita del mio tempo. Chissà, magari diventa un capolavoro a partire dall’ottavo episodio. Mi sono persa qualcosa di magnifico? Non credo. E comunque, un’opera non può contare oltre un certo limite sulla sopportazione degli spettatori, per sparare tutte le sue eventuali cartucce nel finale. Bisogna poterci arrivare, al finale. Oltre ai giochini finto erotici triti e ritriti, deve offrire altro, molto altro, altrimenti tutto è noia e irritazione.

Peccato. Le premesse erano carine, sarebbe stato molto più godibile se condotto in maniera diversa. Un’occasione veramente sprecata. Tra l’altro, vengo pure a sapere che non è nemmeno concluso, e ci sarà una seconda stagione.

È proprio vero che al peggio non c’è mai fine.