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"Rikei ga Koi ni Ochita no de Shoumei Shite Mita", traducibile in "Science Fell in Love, So I Tried to Prove It" è un anime uscito nell'inverno 2020 composto da dodici episodi.

N.B. Non farò qui un riassunto, poiché non ce ne sarebbe bisogno e non avrebbe senso, quindi questa analisi potrà essere letta anche da chi ancora è indeciso se vedere o meno l'anime.

Allora, mi fermo subito, anche se non ho ancora cominciato, perchè qui un incipit è obbligatorio. Quest'anime è totalmente distante da tutti i suoi colleghi del genere e fuori dagli schemi! Mi spiego meglio, so che non ci state capendo niente, ma ora arrivo al punto: tutti gli anime basati su questo genere, purtroppo o per fortuna, hanno quasi sempre una timeline non criptata e ben definita, questo no! Abbiamo la confessione di rito neanche finita la sigla d'apertura, e neanche un secondo dopo veniamo catapultati, come da titolo, su una lavagna da laboratorio per provare e confutare, con ipotesi, tesi e dimostrazioni varie, se una persona è innamorata o meno... Abbiamo un genere, che non è più quel genere che tutti ci aspettiamo, tutti gli elementi che ci ricordano una storia di quel tipo sono non spariti, ma sfumati, non poco, in soli cinque minuti, almeno all'inizio. Tranquilli... poi torneranno.

A questo punto ti starai chiedendo: "Ma questa "recensione", o presunta tale, cosa vuole dire?" Ebbene, il fatto di indicare un genere, con annessa trama, che poi verrà smontata a neanche pochi minuti di visione, è straordinario, fermo restando che poi gi elementi ritornano tranquillamente nel prosieguo degli episodi e si sviluppano anche in maniera molto fedele, se così vogliamo dire, ma l'incipit iniziale è qualcosa di sorprendentemente gradito e inaspettato, che porta per un attimo lo spettatore a domandarsi: "Ma cosa sto guardando?"

Passiamo, ora, ai protagonisti, di cui abbiamo "sparlato" finora, i due "incappati" in questo strano ma interessante esperimento: sono Yukimura-senpai lui e Himure-senpai lei, li chiameremo così, perchè un senpai da qualche parte ci sta sempre bene, no!? La storia parte subito alla ricerca di prove, ipotesi, raccolta dati e calcoli su come fare per dimostrare se una persona sia innamorata o meno dell'altra, il tutto corredato da coprotagonisti, i compagni di laboratorio, che non perdono mai l'occasione di farci sorridere con una gag in un modo o nell'altro, anche solo con dei commenti, su come la "ricerca", e quindi, indirettamente, l'opera stessa, abbia un sottile divisorio immaginario tra il credibile e il surreale... insomma, della serie "Sì, facciamo gli esperimenti, tanto sappiamo tutti che non porteranno a ciò che vogliamo dimostrare!"

Episodio dopo episodio abbiamo la concreta spiegazione di ogni singolo esperimento che vada dalla misurazione cardiaca al confronto della temperatura, tutto spiegato nel minimo dettaglio da un orso con un camice da laboratorio... esatto, hai letto bene, uno orso che con bacchetta e lavagna spiegherà ogni esperimento nel minimo dettaglio, invitandoci anche ad andare a informarci se qualcosa non ci fosse stata chiara. Inutile dire che l'orso (kuma in giapponese, che è anche la parola con cui finisce ogni frase) si è guadagnato di diritto la fascia di mascotte indiscussa dell'opera.
Come detto in precedenza, nonostante l'incipit iniziale, tutto quello che siamo abituati a vedere in un genere come questo si ripresenta, ma sotto forma di esperimenti con relativa e accurata raccolta dati.

Gli ambienti e il design dei personaggi sono molto ben fatti, non si scorgono particolari pecche, opening ed ending sono belle e ritmicamente riconoscibili, quindi ottimo lavoro!

Che dire? La mia analisi è finita qui e "QED" (come volevasi dimostrare) consiglio assolutamente la visione di quest'opera, e sottolineo l'ottima idea avuta nell'aver sviluppato una storia unica nel suo genere, strappando molte volte quella risata che fa piacere avere.