Una nuova e interessante intervista a Giorgio Bassanelli Bisbal, dialoghista e direttore del doppiaggio (e ridoppiaggio) per Yamato Video dei già annunciati Berserk – L’epoca d’oro III, Rocky Joe, Kotetsu Shin Jeeg, Saint Seiya – The Lost Canvas, Una tomba per le lucciole, Giant Robot, è stata pubblicata dal sito tematico 199X - Hokuto no Ken. Con il permesso dell'autore ne riportiamo di seguito alcuni estratti, invitandovi poi a leggerla in versione integrale direttamente alla fonte.
Successo con Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza e successone con Le Notti dei Super Robot. Una nuova giovinezza per il fenomeno anime in Italia?
Non so se si può parlare di nuova giovinezza o se la realtà dei fatti è che questo settore è rimasto addormentato per anni e anni e anni. Si è addormentato nel 2006 (e non lo dico a caso) e semplicemente adesso ha riaperto gli occhi… meglio: è stato risvegliato. C’è qualcuno che, con qualche “pizzico”, gli ha fatto aprire gli occhi e l’ha risvegliato.
Quali pensi siano state le cause di questo “torpore”?
Vedi, se pure sotto al culo hai un’auto da formula uno, ma non sei un pilota, con quella macchina non ci fai niente. Puoi fare un percorso, puoi farla camminare quella macchina, ma finisce là. Se invece sei un pilota, e sai spingere il veicolo al limite, il motore di quella macchina, la sua aereodinamica e le sue caratteristiche, ti daranno il massimo. E questo secondo me è quello che è successo. Diciamo che il mercato è finito in mano a persone che non sapevano fare quello che avrebbero dovuto fare. Poi, a un certo punto, ogni tanto capita il miracolo, e il volante finisce in mano (ma ogni tanto, eh) a chi quel veicolo lo sa sfruttare più o meno al massimo.
Puoi parlarci dei titoli che vedremo prossimamente? Mi pare tu stia lavorando sul terzo film di Berserk e su Rocky Joe…
Ho finito l’adattamento di Berserk da un po’ e sono in attesa di andare in doppiaggio. Credo che il terzo capitolo sia in assoluto il più bello, non solo dal punto di vista qualitativo, ma proprio per quello che accade, per la trama. Mi auguro veramente, ma veramente, che sia un terzo capitolo che anticipa un quarto, un quinto, un sesto… come è stato promesso tempo fa (infatti questo film si conclude con un “continua”), perché Berserk merita di essere animato per intero, perché i fan di Berserk debbono poter vedere l’opera completa (un giorno, chissà…) e perché, veramente, per quello che è stato fatto (a parte la computer grafica che anche lì se la potevano risparmiare. Certe scene le hanno davvero rovinate, ma lasciamo perdere…), per me i film di Berserk sono molto belli, le musiche sono trascinanti ed adeguate, veramente l’opera è stata resa molto bene e quindi spero che ci siano quei famosi 12 film, come era nelle intenzioni dei produttori. Me lo auguro.
Per quanto riguarda Ashita No Joe… che dire? Sono veramente, veramente, ma veramente felice che approdi al cinema un capolavoro di tale levatura, però, a livello di lavorazione, stiamo ancora neanche a “Caro amico”. Il fatto di poter portare in Italia sia il primo lungometraggio riassuntivo di Ashita No Joe che il secondo, mi rende molto ma molto contento, perché in quei film vengono riportati alla luce i punti salienti, i personaggi più belli e più importanti del racconto e, onestamente, l’idea di poter riestituire dignità, coerenza e soprattutto (almeno questo è quello che mi impegnerò a fare) le atmosfere originali della storia, mi riempie d’orgoglio. Ashita No Joe è una delle mie serie preferite da sempre e Toru Rikishi è uno dei personaggi che più mi ha influenzato da bambino (mi piacevano i cattivi, sempre i cattivi – ride – se così si può definire Rikishi). L’ho sempre trovato un personaggio molto interessante, molto profondo e… quindi, come dicevo, l’idea di portare sul grande schermo una storia così, se vogliamo, anche attuale, mi riempie di felicità. Poi non ci dimentichiamo dello stile dei disegni: la prima parte tutta fatta un po’ con le scene al carboncino… per me Ashita No Joe è un’opera d’arte in animazione quindi, insomma, spero che il doppiaggio si sappia distinguere, che faccia veramente dimenticare il lavoro abbastanza discutibile che è stato fatto in passato. Certo, non sto accusando i vecchi addetti ai lavori di non avergli reso giustizia, è che loro erano costretti a lavorare in determinate condizioni, oggi però la storia può cambiare… la musica può cambiare.
Tornando a quello che dicevamo all’inizio, visto che la conversazione è molto informale, volevo chiederti un parere da addetto ai lavori. Seguimi un attimo: tempo fa parlavo al telefono con Musashi, amico e collaboratore che da poco è tornato dal Giappone. La sua fidanzata è del posto e, proprio lei, diceva che il pubblico giapponese è molto passivo, nel senso che mangerebbe anche la cacca se gli venisse presentata con una bella pubblicità. Credi che anche il pubblico italiano rischi di diventare così?
No, questo non lo credo, non credo che gli italiani siano così passivi da accettare qualsiasi cosa gli si propini sotto gli occhi. Però credo fortemente che le mode, i gusti, quello che poi prende piede, si possa in qualche modo imporre, come dicevo poco fa. Ecco, io credo che il pubblico italiano sia un pubblico che si presta ad essere educato. Bada bene che “educato”, per me, non significa “portarlo a quello che vuoi”, significa semplicemente abituarlo bene, talmente bene che ad un certo punto il suo gusto si affina e quindi, nel momento in cui gli viene presentata (concedimi il termine) una zozzeria, è in grado di scansarla. Vedi, la nostra generazione si è nutrita di talmente tante opere d’arte che oggi è in grado di fare questa distinzione e quindi di dire “questa è merda e questo no”. Al contrario, le nuove generazioni vengono riempite di schifezze tanto da non avere più la capacità di distinguere cosa è di qualità e cosa non lo è, cosa ti lascia un messaggio e cosa non te lo lascia, cosa ti lascia qualcosa e cosa non te lo lascia. C’è una bella distinzione. Io credo che, da questo punto di vista, l’immensa disponibilità di tali produzioni, abbia anche portato un appiattimento generale del gusto, il fatto di avere così tanti titoli è un po’ “disorientante”, ecco.
C’è qualcosa che ti mette particolarmente in difficoltà durante un adattamento dal giapponese?
In tutta onestà, no. Ecco, forse l’unica cosa che mi mette, non in difficoltà, ma che mi urta un pochino, è questa maniacale tendenza, in tutti gli anime giapponesi, ad inserire parole inglesi. Questo comporta che, nell’adattamento italiano, a volte mi costringono ad usare termini inglesi, mentre invece siamo italiani e bisognerebbe usare parole italiane. Ti faccio un esempio: per me non esiste “Rocket Punch”, per me esiste “Pugno a Razzo”. Perché io devo dire il nome di un’arma in inglese? Questa è una cosa su cui io mi sto battendo molto, anche perché, specie negli ultimi anni, anche in Italia c’è questa tendenza, in tutto quello che si fa, a mettere parole inglesi quando noi abbiamo l’italiano e possiamo usare la nostra lingua. Anche sui social network, molto spesso leggo parole inglesi buttate lì e mischiate all’italiano. Si tratta di un imbastardimento della nostra lingua che mi dà molto fastidio. Siamo italiani? Parliamo italiano! Tra l’altro io preferisco l’italiano all’inglese, francamente. Le parole straniere si usano quando non esiste il vocabolo nella nostra lingua, ma questa necessità non c’è, perché noi abbiamo un vocabolario vastissimo e abbiamo tutte le parole per indicare qualsiasi cosa. Io poi, vabbé, da questo punto di vista sono anche un po’ estremista. Ultimanente c’è questa parola, che è molto usata e che mi urta veramente i nervi, è la parola “selfie”. In italiano esiste da secoli e si dice autoscatto, cioé ti fai uno scatto da solo. Punto. Sono tutte mode estremamente puerili… non lo so, guarda, veramente, è questa l’unica cosa che mi mette in difficoltà, il dover sopportare l’obbligo, a volte, di dover mettere delle parole straniere nei dialoghi. Ad esempio, in Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza, sono stato costretto a dover lasciare il nome della nave, Death Shadow, piuttosto che tradurlo come Ombra della Morte. Mi ha dato molto fastidio, ma lì sono stato costretto anche per un fatto di nomi di giocattoli, merchandise e quant’altro.
Stiamo vivendo un’operazione di rilancio dei robottoni che non ha precedenti. C’è qualcosa che puoi anticipare circa quello che ci attende nel 2015? Goldrake è già in onda su Man-ga a festeggiare il suo 40° anniversario in Italia. E tutti gli altri?
Sì, una bella sorpresa, che poi tanto sorpresa non è, sarà finalmente un’edizione che concluderà la versione italiana di Mazinga Z. Tra l’altro Mazinga Z, come Gattaiger, è uno dei miei titoli preferiti. La mia amicizia con Francesco Di Sanzo parte proprio da Mazinga Z alla fine degli anni ’80, quindi anche qui ho lanciato un boomerang ed è tornato indietro. Non so che dire. Non so se considerarlo un regalo del fato, non so… speriamo solo di riuscire a fare qualcosa di buono, visto che l’Italia ha dovuto aspettare tutti questi anni per vedere la conclusione di Mazinga Z, un titolo che per me significa molto.
Potete leggere l'intera intervista su 199X - Hokuto no Ken.
Successo con Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza e successone con Le Notti dei Super Robot. Una nuova giovinezza per il fenomeno anime in Italia?
Non so se si può parlare di nuova giovinezza o se la realtà dei fatti è che questo settore è rimasto addormentato per anni e anni e anni. Si è addormentato nel 2006 (e non lo dico a caso) e semplicemente adesso ha riaperto gli occhi… meglio: è stato risvegliato. C’è qualcuno che, con qualche “pizzico”, gli ha fatto aprire gli occhi e l’ha risvegliato.
Quali pensi siano state le cause di questo “torpore”?
Vedi, se pure sotto al culo hai un’auto da formula uno, ma non sei un pilota, con quella macchina non ci fai niente. Puoi fare un percorso, puoi farla camminare quella macchina, ma finisce là. Se invece sei un pilota, e sai spingere il veicolo al limite, il motore di quella macchina, la sua aereodinamica e le sue caratteristiche, ti daranno il massimo. E questo secondo me è quello che è successo. Diciamo che il mercato è finito in mano a persone che non sapevano fare quello che avrebbero dovuto fare. Poi, a un certo punto, ogni tanto capita il miracolo, e il volante finisce in mano (ma ogni tanto, eh) a chi quel veicolo lo sa sfruttare più o meno al massimo.
Puoi parlarci dei titoli che vedremo prossimamente? Mi pare tu stia lavorando sul terzo film di Berserk e su Rocky Joe…
Ho finito l’adattamento di Berserk da un po’ e sono in attesa di andare in doppiaggio. Credo che il terzo capitolo sia in assoluto il più bello, non solo dal punto di vista qualitativo, ma proprio per quello che accade, per la trama. Mi auguro veramente, ma veramente, che sia un terzo capitolo che anticipa un quarto, un quinto, un sesto… come è stato promesso tempo fa (infatti questo film si conclude con un “continua”), perché Berserk merita di essere animato per intero, perché i fan di Berserk debbono poter vedere l’opera completa (un giorno, chissà…) e perché, veramente, per quello che è stato fatto (a parte la computer grafica che anche lì se la potevano risparmiare. Certe scene le hanno davvero rovinate, ma lasciamo perdere…), per me i film di Berserk sono molto belli, le musiche sono trascinanti ed adeguate, veramente l’opera è stata resa molto bene e quindi spero che ci siano quei famosi 12 film, come era nelle intenzioni dei produttori. Me lo auguro.
Per quanto riguarda Ashita No Joe… che dire? Sono veramente, veramente, ma veramente felice che approdi al cinema un capolavoro di tale levatura, però, a livello di lavorazione, stiamo ancora neanche a “Caro amico”. Il fatto di poter portare in Italia sia il primo lungometraggio riassuntivo di Ashita No Joe che il secondo, mi rende molto ma molto contento, perché in quei film vengono riportati alla luce i punti salienti, i personaggi più belli e più importanti del racconto e, onestamente, l’idea di poter riestituire dignità, coerenza e soprattutto (almeno questo è quello che mi impegnerò a fare) le atmosfere originali della storia, mi riempie d’orgoglio. Ashita No Joe è una delle mie serie preferite da sempre e Toru Rikishi è uno dei personaggi che più mi ha influenzato da bambino (mi piacevano i cattivi, sempre i cattivi – ride – se così si può definire Rikishi). L’ho sempre trovato un personaggio molto interessante, molto profondo e… quindi, come dicevo, l’idea di portare sul grande schermo una storia così, se vogliamo, anche attuale, mi riempie di felicità. Poi non ci dimentichiamo dello stile dei disegni: la prima parte tutta fatta un po’ con le scene al carboncino… per me Ashita No Joe è un’opera d’arte in animazione quindi, insomma, spero che il doppiaggio si sappia distinguere, che faccia veramente dimenticare il lavoro abbastanza discutibile che è stato fatto in passato. Certo, non sto accusando i vecchi addetti ai lavori di non avergli reso giustizia, è che loro erano costretti a lavorare in determinate condizioni, oggi però la storia può cambiare… la musica può cambiare.
Tornando a quello che dicevamo all’inizio, visto che la conversazione è molto informale, volevo chiederti un parere da addetto ai lavori. Seguimi un attimo: tempo fa parlavo al telefono con Musashi, amico e collaboratore che da poco è tornato dal Giappone. La sua fidanzata è del posto e, proprio lei, diceva che il pubblico giapponese è molto passivo, nel senso che mangerebbe anche la cacca se gli venisse presentata con una bella pubblicità. Credi che anche il pubblico italiano rischi di diventare così?
No, questo non lo credo, non credo che gli italiani siano così passivi da accettare qualsiasi cosa gli si propini sotto gli occhi. Però credo fortemente che le mode, i gusti, quello che poi prende piede, si possa in qualche modo imporre, come dicevo poco fa. Ecco, io credo che il pubblico italiano sia un pubblico che si presta ad essere educato. Bada bene che “educato”, per me, non significa “portarlo a quello che vuoi”, significa semplicemente abituarlo bene, talmente bene che ad un certo punto il suo gusto si affina e quindi, nel momento in cui gli viene presentata (concedimi il termine) una zozzeria, è in grado di scansarla. Vedi, la nostra generazione si è nutrita di talmente tante opere d’arte che oggi è in grado di fare questa distinzione e quindi di dire “questa è merda e questo no”. Al contrario, le nuove generazioni vengono riempite di schifezze tanto da non avere più la capacità di distinguere cosa è di qualità e cosa non lo è, cosa ti lascia un messaggio e cosa non te lo lascia, cosa ti lascia qualcosa e cosa non te lo lascia. C’è una bella distinzione. Io credo che, da questo punto di vista, l’immensa disponibilità di tali produzioni, abbia anche portato un appiattimento generale del gusto, il fatto di avere così tanti titoli è un po’ “disorientante”, ecco.
C’è qualcosa che ti mette particolarmente in difficoltà durante un adattamento dal giapponese?
In tutta onestà, no. Ecco, forse l’unica cosa che mi mette, non in difficoltà, ma che mi urta un pochino, è questa maniacale tendenza, in tutti gli anime giapponesi, ad inserire parole inglesi. Questo comporta che, nell’adattamento italiano, a volte mi costringono ad usare termini inglesi, mentre invece siamo italiani e bisognerebbe usare parole italiane. Ti faccio un esempio: per me non esiste “Rocket Punch”, per me esiste “Pugno a Razzo”. Perché io devo dire il nome di un’arma in inglese? Questa è una cosa su cui io mi sto battendo molto, anche perché, specie negli ultimi anni, anche in Italia c’è questa tendenza, in tutto quello che si fa, a mettere parole inglesi quando noi abbiamo l’italiano e possiamo usare la nostra lingua. Anche sui social network, molto spesso leggo parole inglesi buttate lì e mischiate all’italiano. Si tratta di un imbastardimento della nostra lingua che mi dà molto fastidio. Siamo italiani? Parliamo italiano! Tra l’altro io preferisco l’italiano all’inglese, francamente. Le parole straniere si usano quando non esiste il vocabolo nella nostra lingua, ma questa necessità non c’è, perché noi abbiamo un vocabolario vastissimo e abbiamo tutte le parole per indicare qualsiasi cosa. Io poi, vabbé, da questo punto di vista sono anche un po’ estremista. Ultimanente c’è questa parola, che è molto usata e che mi urta veramente i nervi, è la parola “selfie”. In italiano esiste da secoli e si dice autoscatto, cioé ti fai uno scatto da solo. Punto. Sono tutte mode estremamente puerili… non lo so, guarda, veramente, è questa l’unica cosa che mi mette in difficoltà, il dover sopportare l’obbligo, a volte, di dover mettere delle parole straniere nei dialoghi. Ad esempio, in Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza, sono stato costretto a dover lasciare il nome della nave, Death Shadow, piuttosto che tradurlo come Ombra della Morte. Mi ha dato molto fastidio, ma lì sono stato costretto anche per un fatto di nomi di giocattoli, merchandise e quant’altro.
Stiamo vivendo un’operazione di rilancio dei robottoni che non ha precedenti. C’è qualcosa che puoi anticipare circa quello che ci attende nel 2015? Goldrake è già in onda su Man-ga a festeggiare il suo 40° anniversario in Italia. E tutti gli altri?
Sì, una bella sorpresa, che poi tanto sorpresa non è, sarà finalmente un’edizione che concluderà la versione italiana di Mazinga Z. Tra l’altro Mazinga Z, come Gattaiger, è uno dei miei titoli preferiti. La mia amicizia con Francesco Di Sanzo parte proprio da Mazinga Z alla fine degli anni ’80, quindi anche qui ho lanciato un boomerang ed è tornato indietro. Non so che dire. Non so se considerarlo un regalo del fato, non so… speriamo solo di riuscire a fare qualcosa di buono, visto che l’Italia ha dovuto aspettare tutti questi anni per vedere la conclusione di Mazinga Z, un titolo che per me significa molto.
Potete leggere l'intera intervista su 199X - Hokuto no Ken.
Quoto, ed è uno dei motivi per cui le opere giapponesi sono sempre meno esportabili.
E questo porta a:
Questo infatti mi fa venire in mente le badilate di lodi ad Aldnoah.Zero, che si è rivelato (e si stà rivelando) a tutti gli effetti un'opera mediocre, a parte per color che non hanno ancora visto che c'è di meglio (e non di poco).
La sua fidanzata è del posto e, proprio lei, diceva che il pubblico giapponese è molto passivo, nel senso che mangerebbe anche la cacca se gli venisse presentata con una bella pubblicità.
Da un lato c'è il pubblico passivo, dall'altro certi produttori che sarebbero disposti a venderla davvero la cacca, pur di avere soldi tra le mani.
La nave di HARLOCK ha la stessa DIGNITÁ dell' ENTERPRISE di star trek del MILLENNIUM falcon di " star wars" (una volta Guerre stellari..) .. Non capisco questo accanimento italiota verso i termini inglesi negli anime QUANDO oramai tantissimi termini sono di uso quotidiano nella nostra vita ..
Sono esagerato? Sono un dinosauro? Gira troppo la girella? Non mi importa! Mi fa piacere leggere interviste così, collimano quasi alla perfezione con il mio pensiero! Non se la prendano a male i più giovani, lo so ci sono anche prodotti buoni molto recenti, io stesso sono il primo a riconoscerlo, però vorrei rivolgere una preghiera a coloro che a prescindere inorridiscono di fronte a qualcosa prodotto più di dieci anni fa: provate a dare un'occhiata anche a queste cose che vengono dagli anni '70/'80, non dico che poi vi debbano piacere per forza, ma almeno cercate di non farvi influenzare dalle mode e dai pregiudizi che svolazzano sul web... forse alla fine scoprirete che quelle due patate cucinate alla vecchia maniera non sono poi così male!
Sull'uso della lingua inglese a sproposito sono completamente d'accordo con quello che dice Bisbal! Forse per i giapponesi l'infilare a casaccio termini inglesi è un modo per rendere più "figo" il dialogo, dal punto di vista mio però mi sembra un modo un po' provincialotto di ragionare. Per questo mi stanno bene i "pugni a razzo" piuttosto che i Rocket Punch, così come voler non tradurre certi termini dal giapponese pur essendovi gli esatti corrispettivi in italiano, alla fine non si fa il bene né dell'una, né dell'altra lingua. Sulla CGI, forse sarei un po' meno critico, in fondo se la si sa usare bene, ed in mano ad un buon regista, il prodotto può venire molto bello. Su Capitan Harlock in CGI non dico sia venuto male, però trovo che il meglio su questo personaggio lo si sia raggiunto in Waga seishun no Arkadia, del quale ringrazio sentitamente Yamato e Koch per averlo portato al cinema così come avrebbe dovuto essere da sempre! Il film dei Cavalieri dello zodiaco invece è proprio scadente come sceneggiatura, ancor prima di criticarne l'animazione, nemmeno se l'avessero rifatto alla vecchia maniera sarebbe potuto salvarsi. Sembra più di assistere ad una partita di un arcade da Playstation piuttosto che ad un lungometraggio cinematografico!
Avremmo vissuto la prima stagione anime, quella mitica e magica, ma la nostra buona dose di m++++a o, almeno di mediocrità l'abbiamo avuta anche noi..
Dai, anche fra i robottoni, ce n'erano alcuni veramente inguardabili, a livello di trama come di animazioni..è solo la nostalgia a indorare la pillola
e il fatto, ovviamente, che internet non c'era, dunque il Giappone era una terra indistinta, dai contorni quasi mitici e tutto quello che arrivava da lì era entusiasmante per forza.
Che l'abbondanza di materiale e informazioni di questi ultimi anni, vada a discapito della capacità di giudizio, può essere vero: si assorbe passivamente, ma almeno c'è la possibilità di scegliere..noi assorbivamo e basta, guardavamo quello che arrivava e siamo stati fortunati che le difficoltà realizzative di allora incidessero per forza di cose sul numero delle produzioni, che erano poche e per il 90% buone, per così dire, non c'erano i soldi per mettere in cantiere mediocrità
Per quello che riguarda i termini stranieri, non sono italocentrica e molti concetti possono essere espressi adeguatamente solo con una parola straniera..se ne rende conto anche Giorgio Bassanelli...e proprio mentre è intento a criticarli XDDD
Social network?? Perchè non reti sociali su internet?..e noo, non va bene neanche internet ^^
@Meganoide: altro che Aldnoah.Zero, io mi sono sempre chiesta la stessa cosa con SAO...
E perchè di grazia avrebbe dovuto tradurla? Se il nome originale è quello perchè è stato scelto dall'autore originale, quello deve rimanere, altrimenti si rischia di avere un altra "Death Star" cioè la "Stella della morte" che diventa "Morte Nera".
Sono molto entusiasta all'idea del III capitolo di Berserk; i primi due gli ho acquistati, il prossimo li seguirà a ruota.
Nell'inglese usato dai giapponesi occorre fare un distinguo, perché ci sono termini inglesi che sono entrati nella quotidianità e quindi vanno tradotti, mentre ce ne sono altri, soprattutto in caso di nomi propri, che non andrebbero tradotti.
Ne parlavamo giusto ieri sera col buon Musashi, per l'appunto.
Per quanto riguarda la CGI, la odio profondamente anche io.
I suoi lavori mi fanno dire "nì". Per metà vanno bene, per metà no. E quando vanno bene, il merito è dei grandi doppiatori professionisti che coinvolge. Ma basta un professionista non troppo malleabile e avvezzo al genere oppure una nuova leva per crollare.
Preferirei che Yamato Video si affidasse a direttori del doppiaggio molto più esperti e che hanno già dimostrato grandi capacità di gestire l'animazione giapponese con risultati pienamente efficaci.
Per quel che riguarda le parole in inglese, sono d'accordo con chi sostiene che si debbano sicuramente mantenere i nomi propri di luoghi, oggetti particolari e direi anche incantesimi e affini. Sono, invece, d'accordo nel tradurre termini comuni che i giapponesi inseriscono semplicemente perché fa figo (per esempio non ho particolarmente gradito che in Sailor Moon - manga, ed. GP - abbiano lasciato i titoli nobiliari in inglese. Frasi come «Dobbiamo salvare la nostra princess!» oppure «Non si deve ripetere la tragedia della princess e del prince» suonano francamente imbarazzanti).
Non so se il primo film di Berserk era curato da Bassanelli...
in DaitaRn 3?
E poi sta facendo un discorso che mi suona un po' "i giovani sono tutti scemi e solo noi vecchi ne capiamo" e mi risulta antipatico anche se io sono uno dei vecchi.
Alcuni punti dell'intervista sono anche condivisibili, altri decisamente meno. Tuttavia le parole su Ashita no Joe danno buone sensazioni per i futuri film proiettati al cinema. Speriamo che almeno sta volta avremo le cose fatte come si deve.
@Micheles- ho capito anche io cosa dice tra le righe, ma non m'infastidisce più di tanto e non reputo antipatica questa riflessione, anzi dovrebbe far riflettere molti della generazione di oggi, e non perchè scemi, ma perchè "educati" da persone sbagliate.
Tempo fa proprio quì in un'altra discussione misi il link di un'intervista a Joe Dante
che parlava proprio degli errori di questa generazione "veloce e distratta" incapace di valutare tutto ciò che appartiene al secolo scorso.....
Sì, è farina del suo sacco http://www.antoniogenna.net/doppiaggio/film1/berserk-capitolo1.htm
E lo stesso vale per qualsiasi altra lingua, mi viene in mente ad esempio The Five Star Stories, in cui sono presenti frasi in francese o tedesco, senza traduzione. Giustamente, nella versione italiana, sono state mantenute in francese o tedesco, senza traduzione.
E perchè in un'altra lingua non dev'essere un uso decorativo? E che è, dobbiamo essere trattati da ritardati?
Ed è un tipo di traduzione che è continuato pure nel 2000 con Dendoh (maledizione).
se fossi un direttore sceglierei il pugno a razzo
Rocket Punch diventa "pugno a razzo" solo in Mazinkaiser e Due come Noi, all'epoca si usava "pugno atomico".
C'è una bella differenza, non trovi?
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