Siamo ad arrivati già ad un terzo delle 15 opere da presentare con questo quinto appuntamento dello Yaruki 2019 - Italian Japstyle Comics Award, il contest di AnimeClick per le opere italiane con forti influenze manga. Nel corso dei prossimi due mesi vi presenteremo 15 opere PRO mentre, dopo l'estate, sarà il turno delle opere indie. Ricordate di contattare [email protected] per ogni informazione sul contest e per candidare le vostre opere indie!

Ecco tutto per voi Sahaam di Elena Toma, edito da Kasaobake.
 
yaruki 2019
 
In arte TonkiPappero, Elena Toma nasce a Lecce il 26 marzo 1990. Il manga è da sempre la sua passione, cosa che la spinge, dopo un periodo da autodidatta, a studiare per migliorare la sua tecnica. Dopo la laurea in Editoria d’Arte nel 2012, quindi, si iscrive all'Accademia Europea di Manga, dove si diplomerà l’anno successivo. Sempre con la stessa Accademia, a settembre 2013 partecipa a un viaggio studio a Tokyo della durata di 22 giorni, dove ha frequentato un corso di approfondimento sulla tecnica manga presso la Yoyogi Animation Gakuin. Nel settembre 2015 torna a Tokyo per frequentare nuovamente la Yoyogi grazie alla vincita del primo premio del concorso di illustrazione indetto da Campari: “I Pirati del nuovo Millennio”.

Nel web si è fatta conoscere fondando la rivista online gratuita “Mangakugan”, dove nel 2011 ha pubblicato la sua prima opera “Domination Reiyel”. Sempre per la stessa rivista, si occupa delle illustrazioni di altre due light novel, “Medieval” ed “Energheia”, della quale è in lavorazione anche una versione manga edita da Kasaobake. Nel mondo dell’editoria “su carta”, invece, si è fatta conoscere con il fumetto “Màsche”, del quale ha curato i disegni, edito da Araba Fenice Libri. Per l’editrice Elledici, invece, si occupa della realizzazione di alcune storie brevi per la rivista mensile “Dimensioni Nuove”.

Sahaam” è la sua prima opera in più volumi edita prima da Mangasenpai, e in seguito ripubblicata in una nuova edizione da Kasaobake, per la quale è in corso tutt'ora. Sempre per la casa editrice Kasaobake, si occupa dei disegni di “Energheia”, opera realizzata in collaborazione con lo sceneggiatore Thomas Luckinggiunta al volume 4 e tuttora in corso. A breve, inoltre, uscirà “Ashen Memories” la sua prima opera per il mercato francese, edita dalle Edizioni H2T – Pika Editions.

Ci sono storie che hanno la loro forza nell'immediatezza, nella semplicità, una ricetta semplice; altre storie invece necessitano di più tempo, di un maggior respiro e di essere aspettate. Sahaam diciamo che non è nessuna delle due, è più che altro un fumetto che cela dentro di sé una storia lunga e complessa, scritta con grandissima attenzione e precisione certosina, ma che non mette eccessivamente in attesa il lettore. Ad oggi si direbbe che questa è una storia per gli amanti delle lore, ma vediamo meglio nel dettaglio.
 
La notte delle due Lune di sangue: è con essa che tutto ha inizio. Due Helian, ultime superstiti di un’antica razza creduta estinta, vogliono vendicarsi per quanto accaduto al loro popolo. Per far ciò, evocano una misteriosa entità di nome Luneo, grazie al cui potere potranno riprendere l’opera interrotta 17 anni prima. Ma l’evocazione ha terribili conseguenze nei territori circostanti, e a subirle è anche un giovane ragazzo di nome Sokar, il quale decide a sua volta di farla loro pagare per quanto accaduto. Inizia così l’avventura del giovane, il quale entrerà in contatto con Radios – un potente Majian che in passato ha avuto a che fare con le due Helian – divenendone un apprendista. Ai due si aggiungeranno anche Lemlia, figlia adottiva di Radios, e Kepso, cugino di Sokar, uniti insieme per affrontare quella che sembra un’impresa suicida: stanare le Helian e sconfiggerle prima che portino il mondo di Sahaam alla distruzione!

Prima di tutto vorrei dire immediatamente che Elena Toma non è una partecipante come tante, di certo se esiste uno Yaruki, se il japstyle italiano ha un cuore pulsante e piccole realtà riescono a dire la propria cercando di emergere è anche grazie a lei, che fin dalla creazione dello storico Mangakugan (casa di quasi tutte le light novel italiane), e poi prendendo le redini di Kasaobake, si è dimostrata attiva quanto pochi altri per dare una direzione al japstyle. Quindi potrebbe mai essere banale una storia di un'autrice simile? Sahaam è una vera e propria epopea fantasy, una storia di grande spessore che cela tantissimo al suo interno ma che sa divertire e prendersi continuamente alla leggera, due anime che possono intrecciarsi solo quando al timone di un fumetto c'è un'autrice esperta; del resto, non possiamo neanche dimenticare nemmeno l'esperienza da scrittrice che chiaramente non può non avere aiutato nella stesura di Sahaam.

Ci troviamo di fronte ad un manga fantasy da manuale, pieno di combattimenti magici sullo sfondo di un mondo devastato da una guerra interna, l'odio tra due razze e un universo narrativo letteralmente diviso in due, come le lune del loro cielo. Il nostro protagonista, Sokar, è un degno protagonista del suo genere: un destino da predestinato (per quanto sia logico comprendere a questo punto della storia), ma un carattere alla mano, un ragazzo a volte un po' con la testa sulle nuvole ma con con un grande cuore, accerchiato da un perfetto gruppo di compagni per portare a termine la propria avventura. Molto semplicemente ci sono tutti gli ingredienti per un'avventura epica esattamente come potreste aspettarvela, ma se volete saperne ancora di più ecco il Booktrailer di Sahaam:
 
 
Yaruki 2019


Intervista all'autrice:

Elena, è sempre un piacere averti tra di noi: pronta?

Il piacere è mio! Prontissima, parti pure con l’interrogazione!


Com'è nata la tua opera, quanti volumi durerà?

Sahaam ha una gestazione moooolto lunga, è una storia nata tantissimi anni fa (facevo il primo liceo, quindi nel 2004-2005, pensa te!) ed era il periodo in cui mi stavo avvicinando al mondo dei manga. Ho sempre creato fumetti, anche prima di quel periodo, ma è stato con Sahaam che ho voluto sancire per sempre il mio ingresso nella tecnica manga. A quell'epoca ero in fissa con Inuyasha, e trovavo quella storia così ben realizzata e coinvolgente che mi è venuta voglia di creare anch'io qualcosa di altrettanto appassionante, e Sahaam è stato un tentativo di ciò. Ho creato dei personaggi e un’ambientazione, e la trama si è sviluppata praticamente da sola. Disegnavo le tavole dopo la scuola, e la lavorazione mi ha presa talmente tanto che non riuscivo a smettere di lavorarci, finendo col disegnare praticamente tutta la storia fino alla fine. Quindi sì, in teoria ho una vecchissima versione di Sahaam già terminata. Col passare del tempo, comunque, diventavo sempre più consapevole non solo circa la tecnica manga, ma ho iniziato anche a studiare sceneggiatura, storytelling e tante altre cose che mi hanno fatto capire che di fatto stavo sbagliando tutto. Ma ho finito con l’affezionarmi così tanto a questa storia da volergli dare il meglio, così ho ripreso dall’inizio la mia idea, e dopo averla buttata giù, l’ho ricostruita pezzo pezzo applicando le attuali conoscenze: ed è così che è nata la versione definitiva di Sahaam, quella edita da Kasaobake.
L’opera, come vi ho già detto, l’ho già tutta disegnata, quindi sono abbastanza sicura che non supererà i 15 volumi. Sembra tantissimo (e lo è, specie per una come me che dovrà disegnarli!), ma la trama è divenuta così complessa e articolata che ridurre il numero dei libri la farebbe apparire forzata. Inoltre, non avrei modo di approfondire per bene le psicologie dei personaggi e sarebbe un peccato!



Sahaam è per te qualcosa di speciale, alla quale lavori da parecchio, che cosa rappresenta per te? 

Devo molto a Sahaam, si può dire che sia il motivo grazie al quale ho iniziato a disegnare manga. Come ho già spiegato, volevo creare una storia coinvolgente come secondo me lo era Inuyasha (a quell’epoca mi aveva colpita veramente tantissimo!), e ho capito che il media “manga” era l’unico che potesse darmi ciò che cercavo per Sahaam. Se non fosse stato per questa storia e per la mia volontà di portarla a termine, probabilmente adesso non disegnerei affatto. E invece ora il manga è la mia vita e il mio lavoro, e tutto ciò è stato possibile grazie alla storia che ho inventato in prima liceo. Si può dire, quindi, che per me Sahaam rappresenti praticamente TUTTO, e questo può spiegare benissimo quanto io possa essere affezionata a questo progetto.


Quanto è lunga e complessa la storia dietro e dentro Sahaam? 

Abbastanza, e questa è la risposta a entrambe le domande. Per quanto riguarda la storia “dietro” Sahaam, vi ho già raccontato come è nata l’opera. Com’è diventata una pubblicazione è una questione altrettanto interessante, poiché io inizialmente non volevo pubblicare questa storia. Sembra strano, specie considerando che Sahaam è il motivo per cui ora sono una fumettista. Il fatto è che proprio perché a questa storia tengo tantissimo, non volevo mostrarla al pubblico finché non fosse praticamente perfetta, e volevo tenermela da parte per pubblicare, intanto, altre storie che ho inventato nel frattempo, e inizialmente ho fatto proprio così sulle pagine di Mangakugan. Sahaam lo vedevo come un sogno remoto e lontano, da ritirare fuori solo “quando sarebbe stato il momento giusto”. Quando ho ricevuto la mia prima proposta di pubblicazione da una casa editrice, ero ancora indecisa se presentare Sahaam o meno. Ma poi mi sono detta: e se non avessi altre occasioni in futuro? E se questa fosse l’unica possibilità di far conoscere la storia a cui tengo tantissimo al pubblico? Allora ho deciso che il “momento giusto” era arrivato, e quindi eccomi qui!
La storia “dentro” Sahaam comprende una trama di base abbastanza lineare, alla quale però si aggiungono tantissime sottotrame che spesso si intersecano con quella principale, andando quindi a creare una vera e propria rete che in certi casi è molto difficile da gestire. Mi aiuta tantissimo il fatto che Sahaam è una storia a cui lavoro da tantissimo (e ho già quella vecchissima versione del liceo su cui basarmi), per cui, conoscendo bene nel dettaglio tutti gli eventi della storia, mi è molto più facile far combaciare i vari pezzi di trama. Se dovessi creare adesso una storia con la stessa complessità, probabilmente non ci riuscirei o ci metterei davvero tantissimo (con un sacco di problemi e difficoltà).



Qual è la tua più grande influenza artistica?

A parte Inuyasha che mi ha fatto entrare nel mondo dei manga (e quindi sicuramente mi ha influenzato tantissimo nei miei primi disegni), ho sempre cercato di prendere ispirazione da tutto ciò che mi piaceva, senza fissarmi con uno stile in particolare. Naturalmente, avendo in testa l’idea di disegnare manga, le mie primissime influenze erano dati da artisti giapponesi che usavano quella tecnica. Ho appreso tantissimo, per esempio, da Hiromu Arakawa, dalle CLAMP, da Daisuke Moriyama e Hana Saitou (e questi ultimi due rappresentano tutt'ora i miei riferimenti maggiori). Crescendo, però, mi sono resa conto che qualsiasi cosa può diventare un’ispirazione, non solo altri mangaka. Quindi ho iniziato a guardarmi un po’ di più intorno, e ora qualsiasi cosa può ispirarmi, come un film, anche solo una canzone particolare o una foto. Inoltre, spesso apprendo molte cose interessanti dai miei stessi colleghi. Anche se ormai ho un mio stile ben definito, non voglio mai smettere di imparare e se, possibile, di migliorarmi!


Qual è a tuo avviso lo stato del manga italiano nel 2019?

Sicuramente migliore di quello degli anni passati! Il periodo del “solo i giapponesi possono disegnare manga” sta praticamente finendo, e me ne accorgo anche dalle reazioni delle persone in fiera, quando si fermano davanti allo stand di Kasaobake. Siamo passati da “Sono manga italiani? Ma cosa??” a “Sono manga italiani! Figata!”. Inoltre sempre più case editrici si stanno interessando a questa tecnica, sancendo la fine dell’epoca in cui non era possibile pubblicare manga in Italia. Inutile dire quanto questo significhi per me e per i miei colleghi che usano questa tecnica: molte porte prima chiusissime ora si stanno aprendo, e questo significa avere molte più possibilità di lavoro e carriera. Non si può ancora vivere facendo il “mangaka in Italia” (la situazione non si è ancora evoluta a tal punto, anche se le prospettive sono buone), ma almeno ora possiamo dire di far parte di una realtà che esiste e che cresce sempre di più, una realtà che ormai si è fatta riconoscere e valere!


Quali sono i tuoi obiettivi futuri? Non solo come fumettista ma anche come editrice.

Come fumettista, sembrerà banale, ma a me basta poter continuare a disegnare per lavoro. Poter vivere facendo ciò che amo è uno dei miei più grandi sogni, ma come tale è anche difficile da portare a termine, e se non ci sono risultati la realtà ti rende complicato continuare, purtroppo. A breve termine vorrei innanzitutto portare a compimento le storie a cui sto lavorando (inclusa Sahaam), sperando che possano essere lette e apprezzate da più persone possibile. Ho molte altre idee di storie per il futuro, ma per ora preferisco non pensarci, concentrandomi piuttosto sui progetti attuali.
Come editrice (ma anche come fumettista), il mio obiettivo è fare la mia parte per contribuire a rendere più salda possibile la realtà del manga made in Italy, in modo da permettere a me stessa e ai miei colleghi fumettisti di poter vivere facendo ciò che amano. Gestire una casa editrice è molto difficile e bisogna tenere a mente tantissime cose, ma si ha anche una forte influenza concreta nell'editoria italiana: ed è anche grazie a ciò che la situazione del manga in Italia sta cambiando in meglio. Siamo già riusciti a fare qualcosa, ma il nostro lavoro non è affatto finito. C’è ancora tanto da cambiare nelle mentalità altrui, che poi rappresentano il vero ostacolo da superare… ma ce la faremo!



Secondo te, cosa possiamo imparare da realtà come quella francese che sta avendo sempre più successo pure nell'ambito dei manga europei?

Secondo me la realtà francese è un esempio da seguire. Loro hanno iniziato a fare manga molto prima di noi, ma anche loro, come noi adesso, hanno incontrato un sacco di difficoltà date dai pregiudizi altrui. Mi è stato raccontato che (ormai) parecchi anni fa anche da loro si usava dire spesso “eh, ma i manga possono essere fatti solo dai giapponesi” e cose simili. E cosa hanno fatto gli artisti francesi? Se ne sono fregati, continuando a disegnare con la tecnica che amavano. Alla fine l’editoria francese ha dovuto accettare questa nuova realtà (esattamente come adesso l’editoria italiana sta iniziando ad accettare il manga) e ora, dopo tanto tempo, la tecnica manga è completamente sdoganata, tanto da avere lettori che ormai non fanno più differenza se un manga è stato realizzato da un francese o da un giapponese. A loro la storia piace? Perfetto, comprano il fumetto. Fine. Questo è ciò che spero accada anche da noi, in futuro. Ma come ho detto su, la situazione sta decisamente migliorando in questa direzione, quindi le prospettive sono rosee!
I francesi hanno anche iniziato a esportare i propri fumetti all'estero, in Europa e addirittura in Giappone (vedasi il caso di Radiant). Questo è un ulteriore passo avanti per noi ancora lontanissimo, ma non impossibile se continuiamo in questa direzione. Speriamo bene!



Grazie per tutto quel che fai e per esser stata con noi, saluta pure tutti quanti!

Grazie a voi per questo bel tempo passato insieme, è sempre un piacere! Un bacione a tutti e leggete Sahaam! Così, nel caso vi annoiaste.
 



Link Utili:
Tonkipappero's Art

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