Pochi sono i personaggi nati dalla fantasia di animatori e mangaka giapponesi in grado non solo di superare i confini nipponici, ma anche quelli temporali del periodo in cui hanno beneficiato di una piccola o grande popolarità. Quando succede questi personaggi superano la concezione stessa di fumetto e animazione e assurgono al ruolo di vere e proprie icone pop, capaci di ergersi tra le generazioni, incuranti dei cambiamenti di gusto e di moda. Non possiamo non ascrivere Lupin a questa categoria di eroi del fantastico, anche se stiamo parlando di un ladro, seppur gentiluomo.
 
Lupin III - The First: la recensione del film in 3D, ma dal sapore nostalgico
 

LA STORIA


Le avventure di Lupin hanno inizio ufficialmente nel 1967 sulla testata Manga Action grazie alla fantasia del fumettista conosciuto da sempre con lo pseudonimo di Monkey Punch. Le storie di azione e avventura di Lupin e della sua banda, suscitano in un batter d’occhio grande interesse, tanto che nel 1971 in Giappone inizia la trasmissione della serie televisiva animata trasmessa in Italia a partire dal 1979. Le avventure di Lupin in giacca verde (più cupe e vicine alle atmosfere del fumetto) saranno seguite, dal 1977 e in Italia dal 1981, da quelle di Lupin in giacca rossa, più ironico se non addirittura comico, conquistando il cuore di molte persone e rendendo il personaggio incredibilmente popolare.

Alle serie televisive seguono altre opere di grandissimo successo su Lupin, opere che non hanno perso brillantezza e sono amate ancora oggi, tra cui Lupin III – La pietra della saggezza (1978), primo film cinematografico della serie, e Lupin III – Il castello di Cagliostro (1979), primo film da regista del celebre Hayao Miyazaki. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un ritorno del personaggio verso i toni più adulti del fumetto, accentuando la cupezza e la sensualità delle storie cartacee, con la bellissima serie La donna chiamata Fujiko Mine. Questa ha poi dato il via alle due ultime serie “in giacca azzurra” che hanno modernizzato maggiormente il brand scegliendo una via di mezzo tra l’ironia e la drammaticità.

A meno di un anno (11 aprile 2019) dalla perdita del suo papà Monkey Punch, arriva un nuovo Lupin cinematografico, che vede al timone (e alla sceneggiatura) quel Takashi Yamazaki che aveva già portato sui grandi schermi un'altra icona come Doraemon con Stand By Me Doraemon. La presenza di questo regista non è casuale: si tratta infatti del primo film della serie in computer grafica, tecnica che lo stesso Punch desiderava poter vedere sul suo amato personaggio.

E qui veniamo alla recensione vera e propria che, per quanto possa essere oggettiva, non può che risentire del grande amore che ho sempre provato per Lupin nelle sue varie incarnazioni. Gli anime fan, si sa, non amano la CG, men che meno quella 3D, tecnica che si tende ad unire a doppio filo a prodotti a stelle e strisce prettamente destinati ad un target di bambini. Generalizzare è sbagliato, lo so, i tanti ottimi titoli Pixar ne sono testimonianza, eppure la paura del fanboy è sempre quella di vedere un proprio mito svilito da una pura operazione commerciale. I trailer non mi avevano convinto e non nego di essermi seduto al cinema con qualche pregiudizio di troppo... Quanto mi sbagliavo!
 
Lupin III - The First: la recensione del film in 3D, ma dal sapore nostalgico
 

LA TRAMA

 
Francia, anni 60. Lupin III ritorna in una colossale rapina in giro per il mondo per rubare il misterioso Diario di Bresson: l'unico oggetto che suo nonno non era stato in grado di trafugare. Il Diario racchiuderebbe oscuri segreti di grandissimo interesse anche per una malvagia organizzazione contro cui Lupin, Jigen, Goemon, Fujiko e perfino Zenigata, dovranno scontrarsi per impossessarsi delle enigmatiche memorie di Bresson. Da Parigi al Brasile, Lupin e la sua banda, insieme alla loro nuova complice Laetitia, una giovane aspirante archeologa, vivranno un'avventura davvero mozzafiato.

Un film che definirei a metà strada tra Indiana Jones e Il Castello di Cagliostro, che ci riporta il Lupin in giacca rossa della nostra infanzia, ironico, scanzonato e sempre pronto a mettersi alla prova ma anche affascinato dall'avventura e ... dalle belle ragazze! Un antieroe dalle abilità sconfinate ma dagli umanissimi comportamenti. Un film fatto ad uso e consumo dei fan più nostalgici ma in "abiti" diversi, inusuali, a cui però ci si abitua con inaspettata velocità già alla prima sgommata della 500 gialla e al primo ascolto delle amatissime note di Yuji Ono. Perché lo spirito di Lupin e della sua banda è sempre lo stesso, riprodotto con grande maestria dallo staff tecnico con una meticolosa ricerca di ogni possibile espressione e movenza del nostro beniamino. La CG infatti è sí tendente ad un estremo realismo per quanto riguarda le ambientazioni ma rimane volutamente "cartoonesca" per quanto riguarda i personaggi.
 
Lupin III - The First: la recensione del film in 3D, ma dal sapore nostalgico
 

ASPETTO TECNICO


Un lavoro, quello sul character design, iniziato già nel 2015, parallelamente alla sceneggiatura. Sono stati incaricati alcuni character designer e concept artist e preparato il character design di Lupin III in una trentina di pattern in 2D, fino a selezionarne solo tre. Questi ultimi sono stati ulteriormente migliorati scegliendo così quello definitivo. Per quanto riguarda i personaggi principali, due character mode­ler hanno utilizzato Zbrush (software che consente di creare i modelli 3D come fossero di argilla) sulla base di quello in 2D, e grazie alle loro rispettive interpretazioni è stato prodotto un digital maquette (modello).

Dopo un minuzioso lavoro di modelling è stato prescelto quello con la più ampia gamma di espressioni e che rendeva l’animazione in CG più ricca di sfumature. Si è prestata parecchia attenzione alle basette, ai lineamenti e alla rappre­sentazione dei dettagli, fino a completare il modello 3D di ogni personaggio. 
 
Lupin III - The First: la recensione del film in 3D, ma dal sapore nostalgico

Per Daisuke Jigen, Goemon Ishikawa e l’ispettore Zenigata il processo di definizione del pattern è stato relativamente semplice, dopo l'approvazione di quello di Lupin, mentre per il character design di Fujiko Mine il procedimento è stato più complesso per via delle varie immagini che sono state date negli anni alla bella ladra. Ed è forse per questo che risulta il personaggio esteticamente meno convincente della banda, mentre alcuni, come Jigen e Zenigata, sembrano addirittura giovare di questo restyling. Un elemento di fascino dei personaggi in 3D è la ricchezza delle sensazioni trasmesse da ogni dettaglio grafico. Ad esempio, per quanto riguarda l’abbigliamento, la sensazione di brillantezza della giacca di pelle (ma è sempre stata cosi'?) di Lupin III è così reale proprio perché disegnata in 3D.
 


Discorso ambientazione. La storia si svolge negli anni '60 e si sviluppa principalmente in Francia. Per far capire il lavoro che c'è dietro questo titolo non posso non far notare la minuziosa ricerca storica.
Un esempio lampante? La scena dell’inseguimento in auto sull’autostrada, una delle scene chiave posta all'inizio del film. Grazie alla voluminosa documentazione e all’intervento di uno staff di animatori francesi, si è ricreato con cura l’aspetto dell’autostrada del tempo, che non aveva la linea di mezzeria in Francia. Anche per quanto riguarda gli oggetti del film, la ricerca è stata estremamente minuziosa. Per la pistola di Jigen o la katana di Goemon, si è fatto riferimento alla voluminosa documentazione inerente alla serie classica. Il diario di Bres­son, invece, è stato realizzato sulla base dell’immaginazione del regista, che lo voleva come "un orologio svizzero di lusso di tipo meccanico". L’ermetico puzzle del medaglione è stato escogitato usando realmente l’argilla.
 
Lupin III - The First: la recensione del film in 3D, ma dal sapore nostalgico

Tutto questo enorme lavoro fatto da uno staff internazionale di grandi professionisti sarebbe comunque considerato davvero poco dal fandom se il film fosse solo bello a vedersi, ma non è così. Come dicevo, le emozioni che si provano sono tante e ben conosciute! Si ride, si rimane a bocca aperta e ci si commuove per un film che è una citazione continua, dall'inizio fino al finale che fa tanto Cagliostro, per la felicità di chi è cresciuto con questo personaggio. Poco importa che questa non sia una storia innovativa o che i personaggi non vengano neanche presentati.


IL DOPPIAGGIO


Permettetemi poi di elogiare l'operato dei doppiatori nella release italiana. Stefano Onofri si è ormai calato perfettamente nei panni di Lupin e ci offre la sua interpretazione a mio avviso migliore da quando ha sostituito il compianto Roberto Del Giudice. Ritroviamo a sorpresa, per la felicità dei fan, Alessandra Korompay su Fujiko, mentre sulle prime sembrava essere stato deciso uno storico cambio con Joy Saltarelli (poi dirottata sul personaggio di Laetitia) mentre confermatissimo è il cast vocale degli ultimi anni delle serie andate in onda in tv: Alessandro D’Errico su Jigen, Antonio Palumbo su Goemon e Rodolfo Bianchi su Zenigata. Per darvi un'idea del lavoro svolto guardate il video qui sotto.
 
Che dire quindi di questo Lupin in salsa CG3D? Lo ripeto, è un film fatto per i fan storici. Dimenticatevi le introspezioni psicologiche e il Lupin (bellissimo) cupo e sporco di Takeshi Koike: se cercate questo allora evitate di spendere soldi. Se invece cercate il profumo della nostalgia con un Lupin in giacca rossa in versione Deluxe allora correte al cinema senza esitazione. Questo film è per voi, è per tutti noi!